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MONTECITORIO - Interrogazione di Giorgio Airaudo (Gruppo Si-Sel) a Renzi e Poletti sull'Inpgi: quali iniziative urgenti il Governo intenda predisporre per riportare l'Istituto sui binari della trasparenza nonché della sana e prudente gestione; come si intenda garantire a chi ha versato «fior fiore» di contributi per decenni, a chi è in pensione, a chi sta per andarci e a chi si avvicina o svolge una professione che ha attinenza con i diritti costituzionali quale il diritto all'informazione la certezza di avere una previdenza e un'assistenza degne di questo nome; se, in situazione così gravemente compromessa, il Governo non ritenga indispensabile assumere le iniziative di competenza per il commissariamento dell'ente, qualora tale misura non fosse già tardiva.

Atto della Camera - Interpellanza 2-01543 presentato da Giorgio AIRAUDO - Martedì 15 novembre 2016, seduta n. 706


Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:


nelle scorse settimana oltre mille giornalisti in una petizione pubblica hanno manifestato profonda preoccupazione per la cosiddetta «riforma» varata dal consiglio di  mministrazione





dell'Inpgi (Istituto nazionale previdenza giornalisti italiani) che stabilisce un prelievo di solidarietà dalle pensioni in essere, eleva l'età pensionabile a 66 anni e 7 mesi di età sancendo quelle che appaiono inique e incostituzionali disparità tra gli iscritti e rappresentando di fatto un ostacolo al riequilibrio del mercato del lavoro tra ingressi e uscite, taglia pesantemente molte delle prestazioni erogate;





tali misure, oltre tutto, non appaiono all'interrogante idonee a mettere in sicurezza i contidell'Istituto a causa della grave crisi che attanaglia ormai da 6 anni il settore dell'editoria;





il consiglio di amministrazione dell'Inpgi presieduto da Marina Macelloni con una delibera del 14 giugno 2016 ha avviato la dismissione di buona parte del proprio patrimonio di edilizia residenziale – conferito al fondo immobiliare «G. Amendola» gestito da Investire Sgr del gruppo Finnat – prevedendo vendite per 450/550 milioni entro il 2018 e complessivi 700 milioni entro il 2020, asseritamente con l'obiettivo di affrontare la grave situazione contabile e finanziaria dell'Istituto e per una diversa pianificazione degli investimenti;





tuttavia, le quantomeno discutibili modalità di vendita starebbero suscitando gravi timori nonché motivate perplessità, non solo tra gli inquilini ma anche in una parte dei membri degli organi collegiali dell'Istituto;





lo sbilancio nei conti dell'Istituto è ormai strutturale con una differenza nella gestione principale, Inpgi1, tra entrate e prestazioni erogate che ha sfiorato i 112 milioni nel 2015 (-81 milioni nel 2014,





-51 milioni nel 2013, -7 milioni nel 2012) -, ma la situazione è ancora più grave se si considera il rapporto tra contributi obbligatori e prestazioni obbligatorie (-140 milioni di euro nel 2015); sbilancio





dovuto alla drammatica situazione del settore (in 5 anni si sono persi oltre 3 mila posti di lavoro, con moltissimi prepensionamenti);





di fronte a questo quadro la necessità inevitabile di vendere parte del patrimonio immobiliare per «fare cassa» era prevedibile se non prevista da anni;





a conferma di una situazione fortemente compromessa diminuisce anche l'avanzo di gestione del cosiddetto Inpgi2, cui sono iscritti i giornalisti «liberi professionisti» (in realtà collaboratori coordinati e continuativi, precari dai redditi compresi tra gli 8 mila e i 14 mila euro l'anno), finora la «gallina dalle uova d'oro», dati i contributi obbligatori incamerati a fronte di prestazioni risibili –:





quali iniziative intenda adottare il Governo per accertare la reale situazione dei conti dell'Inpgi;





se il Governo non intenda verificare, per quanto di competenza, la corrispondenza dei bilanci dell'Inpgi degli ultimi quattro anni alla reale situazione economica e finanziaria;





se il Governo non intenda verificare la sussistenza oggettiva delle plusvalenze derivanti dai conferimenti immobiliari al fondo «G. Amendola» e assumere ogni iniziativa di competenza per chiarire tali operazioni contabili;





se il Governo non ritenga di dover acquisire la stima complessiva della rivalutazione del patrimonio immobiliare operata con l'avvio del fondo dall’«esperto indipendente», nonché le stime di apporto dei conferimenti redatte dal medesimo «esperto indipendente», onde accertare la corrispondenza con i reali valori di mercato dell'epoca;





se il Governo non intenda individuare quali siano le cause che con tutta evidenza, ad avviso dell'interrogante, hanno attenuato il ruolo di vigilanza e controllo da parte dei rappresentanti della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri competenti (lavoro e politiche sociali, economia e finanze) presenti negli organi collegiali dell'Inpgi, di fronte al determinarsi del gravissimo e irreversibile sbilancio nei conti dell'ente provocato dal ricorso continuo agli stati di crisi da parte degli editori, ai contratti di solidarietà e alla cassa integrazione;





se il Governo non intenda accertare se quello che l'interrogante giudica un affievolimento, di fatto, del ruolo di vigilanza da parte dei rappresentanti della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri interessati continui tuttora;





quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché nella dismissione delle case dell'Inpgi vengano introdotti e rispettati criteri di trasparenza;





quali iniziative di competenza intenda intraprendere perché i prezzi di vendita siano rapportati alla situazione reale e attuale del mercato immobiliare, con l'applicazione dello sconto riconosciuto dalle consuetudine su alloggi occupati, e affinché siano garantite tutele reali per le fasce deboli e per chi non può comprare;





se non si intenda verificare, per quanto di competenza, la correttezza sostanziale, oltre che formale, del bando di gara pubblico e delle varie fasi nella costituzione e gestione del fondo «G. Amendola»;





se non si intendano assumere iniziative per chiarire le finalità dell’«operazione Fondo», viste le dichiarazioni dei vertici dell'Inpgi che solo due anni fa escludevano tassativamente di voler vendere, e le finalità del piano di dismissioni, viste le incongrue modalità con cui, ad avviso dell'interrogante, si sta attuando;





quali iniziative il Governo intenda attivare affinché anche nel piano di dismissioni si tenga conto della natura pubblica del patrimonio dell'Inpgi, sostitutivo dell'Inps, ente previdenziale privatizzato incaricato di pubbliche funzioni a norma dell'articolo 38 della Costituzione, con finalità puramente sociali, e non di perseguimento del massimo profitto mediante quelle che appaiono all'interrogante





spericolate e oblique operazioni immobiliari;





se non si intenda verificare con quali strumenti e con quali modalità l'Inpgi affronti, per garantire le normalità attività e il pagamento delle prestazioni dovute per legge, le esigenze di cassa e le carenze di liquidità;





quali iniziative urgenti il Governo intenda predisporre per riportare l'Inpgi sui binari della trasparenza nonché della sana e prudente gestione;





come si intenda garantire a chi ha versato «fior fiore» di contributi per decenni, a chi è in pensione, a chi sta per andarci e a chi si avvicina o svolge una professione che ha attinenza con i diritti costituzionali quale il diritto all'informazione, la certezza di avere una previdenza e un'assistenza degne di questo nome;





se, in situazione così gravemente compromessa, il Governo non ritenga indispensabile assumere le iniziative di competenza per il commissariamento dell'ente, qualora tale misura non fosse già tardiva.






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