Roma, 2 febbraio 2017. L'Inpgi ha piccoli numeri: ogni mese paga 6.800 pensioni, 2.300 assegni ai superstiti e 200 stipendi ad altrettanti dipendenti. Questi numeri non possono spaventare l'Inps, che appare destinato ad assorbire la cassa dei giornalisti (unica cassa sostitutiva dell'Inps medesimo). La confluenza dell'Inpgi nell'Inps ha tre precedenti: anche Inpdai, Enpals e Inpdap sono stati divorati dal fratello previdenziale maggiore. Dal 2012 ad oggi l'Istituto ha subito tra entrate e uscite previdenziali un risultato negativo di 500 milioni. La sua collocazione tra le casse privatizzate peraltro è in contrasto con un giudicato costituzionale (sentenza 214/1972 della Consulta) tutelato dall'articolo 136 della Carta fondamentale: “Insussistente l'analogia fra la cassa di previdenza dei giornalisti e quelle degli avvocati, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e dei geometri". Esiste il diritto alla pensione (art 38 Cost), ma non al quantum dice la giurisprudenza. Così i giornalisti in caso di default rischiano di ricevere l'assegno minimo Inps (501,89 euro lordi al mese x 13). Da fine settembre 2016 si attende la decisione dei ministri Padoan e Poletti sulla riforma della Fondazione, una riforma che restringe le prestazioni generose del passato. Il disastro è stato vaticinato dall'attuario nel 2004, ma le prime misure sono state adottate soltanto nel 2015. In questo arco lungo di tempo dov'era la vigilanza del Governo? E nello stesso tempo la Corte dei conti controllava i bilanci e inascoltata predicava alla Luna. Così oggi l'Istituto è sull'orlo del commissariamento.
Le pensioni sono in pericolo: lo affermano la sentenza 7/2017 della Corte costituzionale e la stessa legge di privatizzazione delle Casse (dlgs 509/1994) che escludono il soccorso pubblico in caso di default. La crisi profonda dell'Inpgi in tema di entrate previdenziali è strutturale come emerge dai bilanci, dalle connesse relazioni del presidente, del direttore generale, del Collego sindacale e soprattutto dalle relazioni annuali della Corte dei Conti; in quella relativa al 2015 si legge: "Il bilancio tecnico acquisito dall’Istituto nel maggio 2016, che tiene conto della normativa vigente (dell’effetto, cioè, dei soli interventi di riforma approvati dai Ministeri vigilanti), espone una situazione, a giudizio dello stesso attuario, di non solvibilità della gestione, con un patrimonio che si azzera nel 2030 e torna ad essere positivo solo dal 2060. Il quadro che emerge dai risultati del 2015 è reso, dunque, ancor più preoccupante dall’andamento prospettico della gestione ed impone agli organi di amministrazione dell’Inpgi di porre responsabilmente in essere ulteriori, severi interventi per rimediare ad una situazione, altrimenti, in modo serio compromessa".
I ministri vigilanti del Lavoro e dell'Economia devono porsi il problema del futuro dell'Inpgi e avviare rapidamente l'iter della collocazione dell’ente nell'Inps. Anche il Cda dell'Inpgi deve studiare la delibera di revoca della precedente determinazione (di fine 1994) che trasformò l'ente pubblico in Fondazione. Appare utile e indispensabile studiare le carte dell'Inpdai privatizzato dal dlgs 509/1994 che poi recuperò la veste pubblica prima di confluire definitivamente nell'Inps (in https://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Dicembre2002/pag28.pdf). Dalla lettura degli ultimi bilanci è facile ricavare i dati che formano una fotografia nitida dell'Inpgi:
."Lo sbilancio nei conti dell'Istituto è ormai strutturale con una differenza nella gestione principale, Inpgi/1, tra entrate e prestazioni erogate che ha sfiorato i 112 milioni nel 2015 (-81 milioni nel 2014, -51 milioni nel 2013, -7 milioni nel 2012) -, ma la situazione è ancora più grave se si considera il rapporto tra contributi obbligatori e prestazioni obbligatorie (-140 milioni di euro nel 2015); sbilancio dovuto alla drammatica situazione del settore (in 5 anni si sono persi oltre 3mila posti di lavoro, con moltissimi prepensionamenti)".
.Dall'assestamento al bilancio di previsione 2016 si apprende che lo sbilancio previdenziale viaggia sui 121 milioni di euro contro un preventivo di quasi 92 milioni. Le previsioni del 2017 parlano di un risultato negativo per 134 milioni.
.I dati portano nel 2016 l’indice di misurazione del rapporto tra il totale della spesa per prestazioni e le entrate contributive complessive a quota 129,53% rispetto a 128,10% del bilancio consuntivo 2015. Il rapporto invece, tra le uscite per prestazioni IVS correnti e le entrate contributive IVS correnti, nel 2016 è pari a 137,71% rispetto al 138,90% del 2015.
.L’analisi della voce di spesa per ammortizzatori sociali - opportuna in un periodo fortemente interessato da questi fenomeni - ci consegna uno scenario in cui la stima dei costi sostenuti per l’assestamento 2016, pari a 34,1 milioni, risulta in aumento rispetto a quanto preventivato, infatti:
- la spesa per i trattamenti di disoccupazione è pari a 14,1 milioni (+ 6,82%);
- la spesa per i contratti di solidarietà è pari a 15 milioni (+ 7,14%).
- la spesa per la cigs è pari a 5 milioni (in linea con quanto preventivato).
.Lo scenario che si delinea a seguito dell’esame degli indicatori del bilancio preventivo per l’esercizio 2017 fa registrare un saldo negativo complessivo pari a circa 37,9 milioni di euro.
.Per quanto riguarda l’obbligo di copertura del patrimonio rispetto alle cinque annualità di pensione, si evidenzia che il rapporto tra la Riserva IVS dopo la copertura del disavanzo e l’annualità di pensione al 31/12/94, pari a Euro 149.238.000, risulterebbe essere di 11,89 anni, mentre il rapporto con l’annualità di pensione corrente, pari a 500.900.000,risulterebbe essere di 3,54 anni (assestamento 2016 pari a 3,73 anni).
.Rapporto giornalisti attivi/pensionati: 1,77
.Il patrimonio finanziario è di 536 milioni di euro, mentre il patrimonio immobiliare ammonta a un miliardo 280 milioni.
Questi numeri dovrebbero suggerire ai ministri Padoan e Poletti di fare in fretta almeno nell'approvazione della riforma del 28 settembre 2016 e nell'avviare una riflessione sul destino dell'Inpgi che appare strettamente connesso con quello dell'Inps.
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.28.9.2016. INPGI - Via libera dal Cda alla riforma delle prestazioni per garantire l’autonomia e la sostenibilità della gestione. Modificati i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia che vede incrementare, progressivamente nel triennio 2017 – 2019, l’età anagrafica richiesta, fino ad elevarla a regime a 66 anni e 7 mesi. Modificati anche i requisiti di accesso alla pensione d’anzianità, che prevede un progressivo innalzamento dell’anzianità contributiva fino ad arrivare nel 2019 a 40 di contribuzione con 62 anni di età. Il Consiglio di amministrazione ha inoltre approvato a maggioranza, con due voti contrari, l’introduzione di un contributo straordinario di partecipazione al riequilibrio finanziario della Gestione previdenziale da applicare, in via temporanea per la durata di 3 anni a decorrere dalla data di approvazione dell’odierna delibera, a tutti i trattamenti di pensione erogati dall’Inpgi, di importo pari o superiore a 38.000 euro lordi annui, con percentuali crescenti in base alle diverse fasce reddituali. Il provvedimento (secretato) ora va all'esame dei Ministri dell'Economia e del Lavoro. Lorusso (FNSI): “Interventi pesanti ma inevitabili”. - di www.inpgi.it - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=21661
.17.1.2017 - L'INPGI E LE ALTRE CASSE. "L'INPGI TORNI ENTE PUBBLICO". - Sentenza 214/1972 della Corte costituzionale (presidente Costantino Mortati): “Insussistente l'analogia fra la Cassa di previdenza dei giornalisti e quelle degli avvocati, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e dei geometri. In sostanza, la cassa dei giornalisti costituisce un settore autonomo del complesso sistema previdenziale predisposto a tutela dei lavoratori dipendenti e i cui compiti sono assolti principalmente dall'INPS". Governo e Parlamento hanno tradito quel giudicato costituzionale (art. 136 Cost.) quando, con il dlgs 509/1994, hanno deliberato la collocazione dell'Inpgi tra le casse privatizzate dei liberi professionisti. Conclusione: l'Istituto di previdenza dei giornalisti deve tornare pubblico come è stato dal 1951 al 1994, quando le pensioni dei giornalisti erano garantite dallo Stato. L’Inpgi era, è e rimane ente sostitutivo dell’Inps, peculiarità che non appartiene alle altre casse privatizzate dei liberi professionisti. FRANCO ABRUZZO/presidente di UNPIT: "L'Inpgi/1 oggi è sull'orlo del commissariamento. Con riferimento alla sentenza 214/1972 della Consulta, Governo e Parlamento devono al più presto rispolverare lo 'schema Inpdai' del 1995/1996: da ente privatizzato come l'Inpgi/1 con il dlgs 509/1994, l'Inpdai (che navigava in brutte acque) tornò prima ente pubblico per poi essere assorbito dall'Inps. Questa storia dovrebbe ripetersi con l'Inpgi/1 che oggi accusa una gestione fallimentare sotto la regia di Fnsi e Fieg. Solo così le pensioni dei giornalisti sarebbero al sicuro". - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=22488
.27.1.2017 - INPGI. Situazione buia. Appello ai ministri Padoan e Poletti: "Fate in fretta ad approvare la riforma che è sui vostri tavoli dal 4 ottobre 2016, cioè da tre mesi e 23 giorni. La situazione dell'Istituto precipita di giorno in giorno: lo dicono i bilanci". Dall'assestamento al bilancio di previsione 2016 si apprende che lo sbilancio previdenziale viaggia sui 121 milioni di euro contro un preventivo di quasi 92 milioni. Le previsioni del 2017 parlano di un risultato negativo per 134 milioni. La certezza delle pensioni serve a dare tranquillità non solo a chi è in quiescenza ma soprattutto autonomia e solidità a chi esercita la professione che vive un momento drammatico (crisi delle edicole e delle pubblicità, assunzioni quasi nulle, costante fuga dalle redazioni). Inpgi di nuovo ente pubblico è una soluzione ragionevole da perseguire in fretta. - di FRANCO ABRUZZO/presidente di Unpit - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=22567