Roma, 7 marzo 2017 - Due professori della Luiss, Fabio Marchetti, docente di diritto tributario, e Luciano Monti, docente di Politiche dell'Ue, propongono di rapinare gli anziani a favore dei giovani. Meno tasse per i giovani, più tasse per i pensionati. Nei piani di Tomaso Nannicini (docente alla Bocconi e consigliere di Matteo Renzi), invece, lo sconto sulle tasse per i giovani non sarebbe compensato da un rincaro su quelle per gli anziani. La differenza ce la metterebbe lo Stato, pescando da un aumento delle entrate fiscali realizzato sia con la tassazione dell'economia digitale (da affrontare a livello europeo) sia da un affinamento degli strumenti anti evasione sull'Iva. Franco Abruzzo (presidente di Unpit) ha dichiarato su questo argomento: "Nei Paesi europei i pensionati pagano meno tasse, in Italia i cervelloni della Luiss, seguendo la politica di Mario Monti, vorrebbero bastonare gli anziani, 14 milioni di cittadini (il 22% della popolazione). Bisognerà mobilitare gli anziani al momento del voto contro i partiti che sposano politiche vessatorie e anticostituzionali". Gli anziani sono in allarme dopo la scellerata decisione dei ministri Padoan e Poletti di avallare il prelievo imposto dall'Inpgi ai suoi pensionati per via amministrativa nonostante ripetute sentenze contrarie della Cassazione (suprema in punto di diritto). E' un brutto precedente che autorizza Inps e le altre Casse ad imitare l'Inpgi.
Tommaso Nannicini, come Tito Boeri, anche se oggi ha corretto il tiro, è un nemico dichiarato dei pensionati di ottone, d'argento e d'oro. "Per Nannicini, - ha scritto la Repubblica all'atto del suo insediamento a Palazzo Chigi come sottosegretario di Renzi - la sfida sarà conservare la sua filosofia economica, che lo ha portato in passato a sostenere proposte anche radicali come un prelievo sulle pensioni più generose". Tito Boeri e Tommaso Nannicini, - articolo del 27.9.2013 pubblicato in lavoce.info -, pensano che per aiutare i giovani bisogna tagliare le pensioni. E si chiedono: “Quanto può restituire il pensionato d’oro?“. La Consulta, però, ha scritto (con la sentenza 116/2013) che se lo Stato ha bisogno di risorse economiche devono pagare tutti, pensionati e lavoratori attivi. Non è più possibile mettere sotto torchio soltanto i pensionati. Tito Boeri e Tommaso Nannicini non dicono nulla sulla lotta ai patrimoni dei mafiosi, dei big del sommerso e degli evasori, che gestiscono ogni anno centinaia di miliardi senza pagare alcuna imposta. La lotta all'evasione Iva è poca cosa).
Il compianto prof Luciano Gallino il 13 febbraio 2015 ha scritto su Repubblica: "I pensionati anche nel 2014 hanno fornito allo Stato i soldi per pagare le anticipazioni che ha versato all'Inps per tappare i buchi di varie gestioni previdenziali (21 miliardi), e inoltre hanno contribuito con 24 miliardi al derelitto bilancio pubblico. Per cui, prima di bastonarli come si usa da tanti proporre, bisognerebbe considerare la loro reale posizione economica, e soprattutto usare in modo corretto e completo i dati del sistema previdenziale”. I guai dell'Inps, infatti, nascono dall'assistenza (che pesa annualmente per 72 miliardi sui conti dell'Istituto). Franco Abruzzo aggiunge sul punto: “Con l’Unpit sto difendendo le pensioni di oggi e quelle di domani, ma soprattutto le pensioni costruite con 35/40 anni di versamenti d’oro. E denuncio la rapina di 10 miliardi perpetrata ai danni di 5,5 milioni di anziani per effetto della mancata perequazione solo negli anni dal 2012 al 2015. I politici riflettano prima di seguire i piani eversivi dei professoroni della Bocconi e della Luiss. E ricordo ai ministri vigilanti Padoan e Poletti nnché agli amministratori delle Casse professionali che non possono ridurre gli assegni per via amministrativa. Sarebbe ed è un crimine. Porteremo questo problema davanti alla Giustizia e daremo battaglia fino in fondo anche se i sindacati di regime girano la testa dall'altra parte".
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CORRIERE DELLA SERA/EDIZIONE DEL 7 MARZO 2017. - Le tasse legate all' età. L' ipotesi suggerita da Tommaso Nannicini: imposte ridotte sui lavoratori neoassunti, progressività anagrafica. Entrate su del 3,3%.
ROMA, 7 marzo2017 - L' hanno chiamata maturità fiscale. E se il principio può sembrare teorico le conseguenze sono decisamente pratiche: far pagare un po' meno tasse ai giovani e un po' più tasse agli anziani. La proposta è in un rapporto preparato da due professori della Luiss. Fabio Marchetti, docente di diritto tributario, e Luciano Monti, che insegna Politiche dell' Unione Europea, lo presenteranno il 22 nell'università romana, con ricca partecipazione di ministri. E probabilmente c' è anche il loro lavoro dietro l'annuncio fatto da Tommaso Nannicini, ex sottosegretario a Palazzo Chigi, ora consigliere di Matteo Renzi.
Intervistato dal Messaggero, Nannicini ha parlato di riduzione della pressione fiscale sulle nuove generazioni. Una carta da giocare al tavolo delle primarie Pd e, soprattutto, a quello delle prossime elezioni. «È proprio una delle idee contenute nel nostro rapporto», dice Monti, uno dei due professori della Luiss. due professori della Luiss. Fabio Marchetti, docente di diritto tributario, e Luciano Monti, che insegna Politiche dell' Unione Europea Perché una mossa del genere? «Il nostro obiettivo - dice ancora il professore - è ridurre il disagio giovanile». Meno tasse uguale (un po') meno disagio. Attenzione, però: perché il progetto è senza oneri per lo Stato. Far pagare un po' meno i giovani significa anche far pagare un po' di più gli anziani. «Visto il momento - dice ancora il professor Monti - mi sembra davvero difficile che lo Stato possa rinunciare a una parte delle sue entrate, senza compensazioni». Nei piani di Nannicini, invece, lo sconto sulle tasse per i giovani non sarebbe compensato da un rincaro su quelle per i più anziani. La differenza ce la metterebbe lo Stato, pescando da un aumento delle entrate fiscali realizzato sia con la tassazione dell' economia digitale, da affrontare a livello europeo, sia da un affinamento degli strumenti anti evasione sull'Iva. Proprio ieri il ministero dell'Economia ha pubblicato dati che sembrano rendere meno impervio questo percorso: nel 2016 le entrate fiscali sono aumentate del 3,3%, superando i 450 miliardi di euro. Quasi sei miliardi in più sono arrivati dallo split payment, il meccanismo che obbliga la pubblica amministrazione a versare direttamente all' erario l'Iva sulle fatture dei propri fornitori. Ma forse l'andamento delle entrate non basterebbe a garantire uno sconto ai giovani senza un rincaro per gli anziani. Per il 2018, il governo deve trovare 20 miliardi di euro per evitare che scattino le clausole di salvaguardia, gli aumenti automatici dell' Iva. L'anno dopo i miliardi da trovare per lo stesso motivo diventano quasi 23.
Senza contare gli altri 10 miliardi che servirebbero, ogni anno, per tagliare le tasse sul lavoro, come appena annunciato dal premier Paolo Gentiloni. Almeno, nella versione dei due professori lo sconto sulle tasse ai giovani dovrebbe durare solo qualche anno. Anche perché, in caso contrario, potrebbe essere dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, come già avvenuto per il contributo di solidarietà a carico dei pensionati. Renzi e Nannicini, invece, hanno in mente un meccanismo stabile, che regga nel tempo. Forse lontano dal governo è più facile coltivare progetti ambiziosi.
PRELIEVO PIÙ ALTO PER GLI ANZIANI - Tommaso Nannicini, consigliere di Matteo Renzi, ha proposto di legare il peso delle tasse non solo al livello del reddito ma anche all' età anagrafica. A parità di reddito, un giovane pagherebbe meno di un anziano. La stessa idea è contenuta nello studio di due professori della Luiss. Nel loro progetto il minor prelievo a carico dei giovani sarebbe compensato da un maggior prelievo a carico dei contribuenti più anziani.
LA SOLIDARIETÀ DIVENTA A TEMPO - Tra le misure per ridurre la differenza tra generazioni, c' è anche una nuova versione del contributo di solidarietà. Non ne parla Nannicini ma la proposta è contenuta in un rapporto curato da due professori della Luiss che contiene anche il principio delle tasse legate all' età anagrafica del contribuente. In tutti e due i casi si tratta di interventi non stabili ma temporanei: anche per evitare la possibile bocciatura da parte della Corte costituzionale.
BONUS DI 3 ANNI PER I GIOVANI - Un'altra misura allo studio del consigliere di Renzi è la cosiddetta dote decontributiva: per i primi tre anni di lavoro e fino alla soglia dei 35 anni, ad esempio, i contributi sarebbero pagati non dall'azienda ma direttamente dallo Stato. Il giovane lavoratore potrà portare con sé lo sconto sui contributi anche in caso di cambio del posto di lavoro. In questo caso a beneficiare dello sconto sarebbe il nuovo datore di lavoro.