La satira costituisce una modalità corrosiva e spesso impietosa di esercizio del diritto di critica. Essa è lecita se funzionale alla manifestazione di un dissenso ragionato
La satira costituisce una modalità corrosiva e spesso impietosa di esercizio del diritto di critica e può realizzarsi anche mediante l'immagine artistica come accade per la vignetta o per la caricatura, consistenti nella consapevole ed accentuata alterazione dei tratti somatici, morali e comportamentali delle persone ritratte. Diversamente dalla cronaca, la satira è sottratta al parametro della verità in quanto esprime mediante il paradosso e la metafora surreale un giudizio ironico su un fatto ma rimane assoggettata al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni o delle immagini rispetto allo scopo di denuncia sociale o politica perseguito. Conseguentemente, nella formulazione del giudizio critico, possono essere utilizzate espressioni di qualsiasi tipo anche lesive della reputazione altrui, purché siano strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dall'opinione o comportamento preso di mira e non si risolvono in un'aggressione gratuita e distruttiva dell'onore e della reputazione del soggetto interessato. La valutazione del limite della continenza e della funzionalità dell'immagine e dell'espressione usata nel titolo costituisce espressione del potere del giudice di merito di valutare i fatti a lui sottoposti. (Cassazione Sezione Terza Civile n. 10656 del 24 aprile 2008, Pres. Mazza, Rel. Bisogni).
(in: www.legge-e-giustizia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3119&Itemid=143)
|