Roma, 13 ottobre 2008. Il giudizio di PUNTOEACAPO (componente sindacale della Fnsi) sull’unica bozza di piattaforma Fnsi finora conosciuta si può articolare in 6 punti.
1) Multimedialità selvaggia. Il documento contiene una liberalizzazione troppo ampia del lavoro nelle testate dei singoli gruppi editoriali e nelle piattaforme multimediali, e non fornisce sufficienti garanzie di mantenere la prevalenza di prestazione per la testata di appartenenza. E, almeno per ora, senza neppure il riconoscimento economico previsto dall’attuale contratto con l'art.14, il mattoncino messo per costruire tutele più stabili in futuro (30 per cento dello stipendio in più per la cessione continuativa di servizi di corrispondenza e 7,75 euro come minimo nel caso di singoli articoli).
La collaborazione per altre testate viene testualmente definita, nella bozza Fnsi, "strutturale" e gratuita, salvo quanto prevedono accordi integrativi aziendali. Ciò significa che in futuro sarebbe assai difficile strappare un emolumento integrativo, per qualcosa che il contratto nazionale già concede gratis.
La cancellazione della norma che vuole che si indichi all’atto dell’assunzione la testata di assegnazione può significare, specie nei grandi gruppi editoriali, sancire la possibilità di essere trasferiti da una testata all’altra e da una città a un’altra senza le attuali tutele.
2) I service. Viene prevista la costituzione di "service" all'interno delle redazioni, ovvero, per usare il linguaggio dell'articolo 4, "unità produttive redazionali aventi la funzione di fornire contenuti informativi giornalistici" che abbiano addirittura un'autonomia di testata, e che potrebbero essere sottratte, se costituite da meno di 15 giornalisti, alle norme dello Statuto dei Lavoratori. La flessibilità viene accentuata dalla marcata liberalizzazione degli istituti del contratto a termine e del part-time. Per il contratto a termine (art.3), è stato cancellato l'elenco delle ragioni in base alle quali l'azienda poteva farvi ricorso. Si dice solo che questo non deve avere durata superiore ai 36 mesi, salvo ammettere subito dopo un "ulteriore successivo contratto" della durata di X mesi. Per il part-time è possibile un aumento di ore sia per quello definito "orizzontale", dove cioè il tempo di lavoro si spalma su più giorni alla settimana, sia per quello "verticale", dove invece l'orario di lavoro è più lungo e per meno giorni.
Sul part-time i Cdr hanno già oggi difficoltà a far rispettare il contratto scaduto, perché colleghi part time vengono talvolta impiegati nelle redazioni provinciali, a chiudere le pagine sostituendo dei capiservizio in corta. Perché mai il sindacato dei giornalisti dovrebbe proporre nella sua ipotesi contrattuale, delle norme "labour saving", che fanno cioè risparmiare occupazione? E dunque tagliando di fatto anche i contributi che entrano nelle casse dell’Inpgi?
3) Parlando di ristrutturazioni, viene resuscitato il fantasma dell'articolo 33 del contratto, che sembrava in tutto o in parte scaduto. Articolo che lasciava libere le aziende di mandare a casa un giornalista che abbia compiuto 60 anni e maturato 33 anni di contributi. Regaliamo anche questo alle aziende? A spese dell'Inpgi e del singolo collega, a cui viene negato il diritto di maturare il massimo dei contributi e di pensionarsi a 65 anni? E questo varrebbe per le aziende in crisi o per tutte le aziende?
4) Chi è giornalista. Nell'articolo 1 la Fnsi vuole definire quale sia il lavoro del giornalista. Ma non bastava la legge istitutiva dell'Ordine? In ogni caso, la formulazione è assai insoddisfacente. Si dice che il giornalista non deve fare "informazione di servizio". Ma con questa espressione tutti noi intendiamo, al contrario, uno degli aspetti più qualificanti del giornalismo: dare indicazioni utili al lettore. Che cosa intende invece la Fnsi? E ancora, nell'articolazione delle funzioni a noi riservate, si parla di ricerca, elaborazione, invio e solo dopo "verifica" della notizia, come se si andasse a verificare una notizia già pubblicata sul giornale. Non si parla del diritto di titolarla: è passato forse alle aziende? Si dice che il giornalista non deve digitare materiali esterni. Ma che si intende per materiali e per esterni? Una notizia di agenzia è materiale esterno? Non è una trappola, anziché una salvaguardia, questa di voler definire tutto? Per tacere del fatto che abbiamo rivisto in questa bozza il binomio "personale giornalistico" al posto di "giornalisti", che poi è esattamente il linguaggio che usano certe aziende editoriali nei loro comunicati.
5) Vi è anche un aspetto positivo, e cioé l'inserimento della qualifica di redattore esperto (equivalente a caposervizio) e di quella di redattore senior (equivalente a redattore capo): un doppio step con il quale si vorrebbe ricostruire una carriera di scrittura, in redazioni che paiono sempre più centrali di confezionamento di prodotti che arrivano da fuori. Ma l’applicazione concreta resta nel vago e affidata alla forza dei singoli Comitati di redazione.
6) Scatti di anzianità. Non c’è alcuna certezza sulla loro conservazione almeno così come sono strutturati (15 scatti con un incremento biennale del 6%). Ricordiamo che questo fu uno degli elementi (insieme a quello del referendum obbligatorio per il contratto) che portò PUNTOEACAPO, in assenza di garanzie, a rifiutare al congresso di Castellaneta l’accordo unitario con la maggioranza nazionale.
Al momento non c’è alcuna certezza sull’adeguamento economico degli stipendi, letteralmente falcidiati da 1300 giorni di mancato rinnovo. Questo aggrava oggi e in prospettiva la situazione per l’Inpgi, la Casagit e il Fondo complementare, per il semplice motivo che l’incremento automatico dei contributi verrebbe penalizzato causando un ammanco nelle casse dell’Inpgi che annullerebbe in buona parte i vantaggi dell’aumento contrattuale in busta. Mentre nel caso del Fondo i giornalisti non avrebbero sufficienti risorse per incrementare la propria quota.
Vantaggi incerti, svantaggi sicuri.
PUNTOEACAPO invita la maggioranza della Federazione della Stampa a confrontarsi "immediatamente" con la Consulta nazionale dei Cdr, come ha invitato all’unanimità il 10 ottobre 2008 la Consulta dei Cdr dell’Associazione Stampa Romana.
Il contratto è necessario, ma non a tutti i costi. Lo è se tutela maggiormente la nostra professione e i nostri salari.
Quello attuale è stato il frutto del fallimentare rinnovo del 2001, ma le architravi delle attuali norme garantirebbero comunque maggiormente i giornalisti rispetto al vento liberista che si intravede chiaramente dalle proposte della Fnsi.
Ricordiamo che il contratto nazionale di lavoro giornalistico stipulato e firmato dalla Fnsi e dalla Fieg, reso efficace erga omnes, ha assunto natura e forza di legge (con il Dpr 16 gennaio 1961 n. 153) e può essere superato solo da successive clausole contrattuali più favorevoli ai lavoratori. In ogni caso, pur in assenza di un adeguamento economico tutto ancora da verificare, agli istituti non errebbe quantomeno a mancare la contribuzione legata agli scatti di anzianità (che non sarebbero toccati) e all’incremento Istat.
Non ci sarebbe di che rallegrarsi, ma tant’è: fu la vecchia e attuale maggioranza a rifiutare tre anni fa il mini-accordo economico staccato dalle modifiche normative al contratto.
Ultimo aggiornamento (Lunedì 13 Ottobre 2008 18:24)
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SIDDI: “SENSO DI RESPONSABILITÀ PER CONTRATTO”.
Milano, 13 ottobre 2008. Il confronto per il rinnovo del contratto dei giornalisti con le federazione degli editori, la Fieg, prosegue e la prossima tappa è un incontro fra le parti giovedì a Milano. Ma «ci vuole concretezza, sapienza e senso di responsabilità di tuttì». Lo ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, a margine di un'assemblea, nel pomeriggio, a “Il Sole 24 Ore” dopo aver concluso un incontro con i pensionati in mattinata. Siddi ha spiegato di «voler arrivare a un buon contratto», ma ha anche sottolineato che «il contratto da solo non basta: la situazione del settore è critica e per questo motivo abbiamo chiesto un incontro urgente con Berlusconi». «Giovedì le parti daranno una valutazione di merito al lavoro delle commissioni su multimedialità, innovazione, qualifiche professionali - ha detto il segretario -. Il contratto deve rappresentare l'intera categoria indipendentemente dal media in cui lavora il giornalista. Bisogna che si arrivi a un contratto che tenga tutto insieme: stabilità del posto di lavoro, retribuzione, socialità. Chi dice che è meglio tornare al contratto del '59 fa un grave errore». Il presidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti (Alg) Giovanni Negri ha aggiunto che «bisogna ritornare alla contrattazione e difendere il contratto nazionale». «Ci sono i margini - ha affermato - per governare il cambiamento. La parte economica non è ancora stata discussa, ma il sindacato intende difendere il potere d'acquisto dei salari: quindi gli stipendi vanno alzati». (ANSA).