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Uffici stampa.
Interrogazione parlamentare
dell'onorevole Giuliano Cazzola
sui problemi previdenziali
derivati dal passaggio
dei giornalisti dall’Ipdap all’Inpgi.

Cazzola chiede “se il Ministro interrogato intenda adottare, ed in caso contrario perché, gli opportuni provvedimenti al fine di evitare che coloro che siano transitati da altri enti in costanza di rapporto di lavoro passando per obbligo di legge all’Inpgi, potendo far valere più di 18 anni di contribuzione al 31/12/1995 nella gestione precedente il passaggio all’Inpgi, mantengano il diritto al trattamento liquidato secondo le regole del sistema retributivo senza penalizzazioni e senza che il costo del ricongiungimento dei periodi contributivi (altri Enti + Inpgi) ricada sui lavoratori”.
NOTA DELLA FNSI.

Roma,  26/12/08. Il parlamentare bolognese del Popolo delle libertà, on. Giuliano Cazzola, ha presentato una interrogazione a risposta scritta in relazione ai problemi apertisi a seguito del passaggio obbligatorio - deciso a suo tempo dall'allora ministro del Lavoro, Roberto Maroni - dei contributi dei colleghi che lavorano nel pubblico impiego dall'Istituto nazionale di previdenza dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche (Inpdap) all'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi). 


 


Interrogazione a risposta scritta


 


Al ministro del Lavoro, della Salute e delle politiche sociali. Per sapere, premesso che:-


Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con la nota 9PP/80907/AG-V-180 del 24 settembre 2002, ha precisato che i giornalisti assunti alle dipendenze della Pubblica Amministrazione - sia a tempo determinato che a tempo indeterminato - con affidamento di incarico giornalistico, ovvero che svolgano attività di lavoro riconducibile alla professione giornalistica, devono essere obbligatoriamente iscritti presso l'Inpgi;


 


Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha fondato il proprio convincimento sulla disposizione contenuta nell'art.76 della legge 388/2000 (legge finanziaria per l'anno 2001), che ha incluso tra gli iscritti all'lnpgi anche i pubblicisti a far data dal 1° gennaio 2001;


 


Di conseguenza, a decorrere dal 1° gennaio 2001, sono obbligatoriamente iscritti all'INPGI, per l'assicurazione IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti), a prescindere dal CCNL ad essi applicato, i giornalisti per i quali concorrano le seguenti condizioni:


 


iscrizione all'albo dei giornalisti:


• registro praticanti, elenco professionisti ed elenco pubblicisti;


• svolgimento di attività lavorativa subordinata di natura giornalistica;


 


 


Per i giornalisti dipendenti dalla Pubblica Amministrazione, i cui rapporti di lavoro sono regolati dal CCNL del comparto pubblico di appartenenza, l'obbligo di iscrizione all'INPGI - come precisato dal Ministero del Lavoro - decorre dal 1° gennaio 2001, ovvero dalla data di assunzione, se successiva;


 


per i lavoratori interessati del comparto della Pubblica Amministrazione, così come quelli del settore privato, già dipendenti con rapporto di lavoro subordinato alla data del 31/12/2000, il mutamento di iscrizione contributiva, da altro Ente all’Inpgi, non ha interrotto il rapporto di lavoro né modificato gli elementi costitutivi e fondamentali del rapporto di lavoro stesso che pertanto è proseguito con le medesime caratteristiche, senza soluzione di continuità;


 


a seguito del cambio di iscrizione previdenziale è sorto un problema in merito alla definizione della futura prestazione pensionistica dei lavoratori obbligati in forza di Legge all’iscrizione all’Inpgi;


 


in un primo tempo l’INPDAP ha sostenuto che gli interessati dovevano trasferire i contributi versati fino al 31/12/2000 all'INPS (con conseguenze sulla misura del trattamento pensionistico), successivamente, con la nota n.5781 del 19/1/2007 Indirizzata a INPDAP ed a INPGI, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale chiariva che: " è ammissibile l'erogazione della pensione a carico dell'INPDAP a favore dei giornalisti dipendenti da pubbliche amministrazioni che pur continuando a prestare servizio con iscrizione all'INPGI, potevano far valere i requisiti contributivi per il diritto a pensione ed abbiano raggiunto i requisiti anagrafici successivamente, in costanza di iscrizione all'INPGI, previa ovviamente cessazione dal servizio". Tale determina ministeriale, che sembrava avere risolto la posizione dei giornalisti dipendenti di pubbliche amministrazioni che si erano venuti a trovare nella condizione esaminata, non considerava il problema del calcolo del trattamento di quiescenza. Infatti, a tal fine il D.Lgs. 42 del 2/2/2006 che detta disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi, all'art.4 comma 3 cita: "Per gli enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n.509, la misura del trattamento è determinata con le regole del sistema di calcolo contribuivo";


 


l'INPDAP con circolare n.5 del 25/1/2007 e relativa alle norme sulla Totalizzazione" dispone che: "Nell'ipolesi in cui il requisito anagrafico si acquisisca non in costanza di iscrizione a questo Istituto, il trattamento pensionistico derivante da totalizzazione viene determinato con il sistema di calcolo interamente contributivo";


 


i giornalisti che alla data del 31/12/1995 avevano maturato 18 anni di contribuzione e che, come iscritti INPDAP avrebbero goduto di un trattamento di quiescenza calcolato con le norme del sistema retributivo, con il mutamento obbligatorio di iscrizione - che comporta l'obbligatorio accesso alla pensione mediante totalizzazione dei contributi - risultano oggi penalizzati dall’applicazione del sistema interamente contributivo, rispetto agli altri lavoratori ai quali, con analoghi requisiti, si applica il sistema retributivo:-


 


se il Ministro interrogato intenda adottare, ed in caso contrario perché, gli opportuni provvedimenti al fine di evitare che coloro che siano transitati da altri enti in costanza di rapporto di lavoro passando per obbligo di legge all’Inpgi, potendo far valere più di 18 anni di contribuzione al 31/12/1995 nella gestione precedente il passaggio all’Inpgi, mantengano il diritto al trattamento liquidato secondo le regole del sistema retributivo senza penalizzazioni e senza che il costo del ricongiungimento dei periodi contributivi (altri Enti + Inpgi) ricada sui lavoratori.


On. Giuliano Cazzola


Roma, 16 dicembre 2008


fonte: www.fnsi.it


 


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Fnsi: "Finalmente in Parlamento la


questione che riguarda quei colleghi


che lavorano nella pubblica


amministrazione e che transitando


dall'Inpdap all'Inpgi


ne ricevono un danno economico"


 


Roma,   30/12/08. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:“Approda, finalmente, in Parlamento la questione dei giornalisti che lavorano nella Pubblica amministrazione i quali sono transitati per obbligo di legge, in costanza di rapporto di lavoro, dall’Inpdap all’Inpgi, potendo far valere più di 18 anni di contribuzione al 31/12/1995 nella gestione precedente il passaggio all’Istituto dei giornalisti. 


Da tale passaggio obbligatorio i colleghi in questione rischiano un danno economico conseguente al cambio del metodo di calcolo della pensione. In una interrogazione con richiesta di risposta scritta al ministro del Lavoro, il parlamentare del Popolo delle libertà, on. Giuliano Cazzola, chiede cosa si intenda fare affinché tali giornalisti mantengano il diritto al trattamento liquidato secondo le regole del sistema retributivo senza penalizzazioni e senza che il costo del ricongiungimento dei periodi contributivi (altri Enti, essenzialmente l’Inpdap, più l’Inpgi) ricada sui lavoratori.


La Federazione Nazionale della Stampa Italiana ringrazia l’on. Giuliano Cazzola per la sensibilità dimostrata rispetto alle problematiche manifestatesi a seguito della pur giusta decisione – assunta, a suo tempo, dall’allora ministro del Lavoro, on. Roberto Maroni – di iscrivere obbligatoriamente all’Inpgi i giornalisti che svolgono la propria attività professionale nei ranghi della pubblica amministrazione.


La decisione, operativa dal 2001, e che parte dal principio che tutti i giornalisti, ovunque svolgano la loro attività professionale, debbono essere iscritti al loro Istituto di previdenza, sostitutivo, quindi, di ogni altra forma previdenziale, ha, però, creato problemi soprattutto per i colleghi che potevano contare più di 18 anni di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995 con un danno conseguente sull’importo della pensione a causa dei meccanismi di calcolo dell’indennità di quiescenza.


Da una scelta corretta consegue, quindi, un possibile danno per una parte dei lavoratori interessati. Il Sindacato dei giornalisti ha, da tempo, segnalato la necessità di trovare una soluzione che salvaguardi quanto maturato da questi colleghi senza mettere in discussione il principio generale affermato con l’unificazione nell’Inpgi delle contribuzioni di tutti i giornalisti.


Ora, con l’interrogazione parlamentare a risposta scritta, presentata dall’on. Cazzola (a cui speriamo possano associarsi altri parlamentari), la questione è posta formalmente all’attenzione del governo.


La Fnsi auspica che ai problemi posti si risponda rapidamente individuando una soluzione positiva per tutti i soggetti interessati”.





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