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Stampa

INTERCETTAZIONI.
GIRO DI VITE PER TOGHE
E GIORNALI. "Ascolto"
possibile SOLO in presenza
di gravi indizi di colpevolezza
e con l'ok di un "Gip collegiale".
ANCHE il CARCERE (da 1 a
3 anni) per i CRONISTI che
pubblicano intercettazioni
destinate alla distruzione.
Ddl in aula il 18 maggio, ma il.
6 maggio il Governo ha
deciso di porre la fiducia.

La reazione dell'Ordine dei giornalisti, dell'Unione cronisti, di Fnsi e Fieg, del Csm. IN CODA: PARERI e CONTRIBUTIi di ENZO CHELI, CARLO FEDERICO GROSSO, MARINA CASTELLANETA e FRANCO ABRUZZO.

di ANSA


Roma, 6 maggio 2009.  L'Aula della Camera inizierà dal 18 maggio l'esame del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. Lo ha deciso il 30 aprile  la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Ma oggi il Consiglio dei ministri ha deliberato di porre il voto di fiducia sul provvedimento.  Il disegno di legge del Governo sulle intercettazioni ha ottenuto il 16 febbraio il primo via libera dalla commissione Giustizia della Camera e ora è atteso in Aula per la discussione generale,  per l'esame degli emendamenti e per il voto con i tempi di discussione contingentati. Questo, in estrema sintesi, il contenuto del provvedimento, modificato ancora stasera nell'ultimo esame della commissione:


GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA - Il Pm potrà chiedere l'autorizzazione a intercettare solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza. Nelle indagini di mafia e terrorismo basteranno sufficienti indizi di reato. La richiesta dovrà essere autorizzata da un Gip collegiale del capoluogo del distretto. Ma il giudice dovrà poi compiere una sua valutazione autonoma del caso.


VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA TROPPO - La toga che rilascia «pubblicamente dichiarazioni» sul procedimento che gli viene affidato ha l'obbligo di astenersi. E dovrà essere sostituito se iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d'ufficio. Il suo nome non potrà essere citato.


OMESSO CONTROLLO, ARRESTO FINO A UN ANNO - Il ddl prevede l'arresto fino a un anno e l'ammenda da 500 a 1.032 euro per pubblici ufficiali e magistrati che omettano di esercitare "il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni".


DIVIETO PUBBLICAZIONE - Per i media le indagini diventeranno 'top secret'. Non si potranno più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare, neanche l'iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, fino al termine dell'udienza preliminare. Anche se gli atti non saranno più coperti da segreto.


NO A NOMI E IMMAGINI del PM - Il ddl prevede lo stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati "relativamente ai procedimenti e processi penali a loro affidati", salvo che l'immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca.


CARCERE PER I GIORNALISTI - Torna il carcere per i giornalisti. Con due emendamenti approvati in extremis è prevista la pena da uno a tre anni per chi, "con volontà di dolo", pubblica intercettazioni per le quali sia stata ordinata la distruzione o relative "a conversazioni o flussi di comunicazione riguardanti fatti e circostanze o persone estranee alle indagini di cui sia stata disposta l'espunzione".


REATI INTERCETTABILI - Sul punto la legge attuale cambia poco. Potranno essere intercettati tutti i reati con pene superiori ai 5 anni, compresi quelli contro la Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione materiale pornografico anche relativo a minori.


INTERCETTAZIONI AMBIENTALI - Si potranno usare le '"cimici" solo per spiare luoghi nei quali si sa che si sta compiendo un'attività criminosa. Unica eccezione per i reati di mafia, terrorismo e per quelli più gravi.


LIMITI DI TEMPO - Non si potrà intercettare per più di 60 giorni: 30 più 15 più 15. Per reati di criminalità organizzata, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20.


PROCEDIMENTO CONTRO IGNOTI - Le intercettazioni potranno essere richieste solo dalla parte offesa e solo sulle sue utenze. L'opposizione contesta il fatto che non si possa più intercettare nei casi di violenza sessuale perchè le indagini richiedevano intercettazioni di tipo esplorativo per l' individuazione dei responsabili. Potranno essere acquisiti però documenti relativi al traffico telefonico per capire chi fosse presente sul luogo del delitto.


ARCHIVIO RISERVATO E DIVIETO DI ALLEGARE VERBALI A FASCICOLO - Le telefonate e i relativi verbali saranno custodite in un archivio presso la Procura. I procuratori avranno il potere di gestione e controllo dei centri di intercettazione e di ascolto.


DIVIETO UTILIZZO IN PROCEDIMENTI DIVERSI - Le intercettazioni non potranno essere usate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte. Salvo i casi di mafia e terrorismo.


STOP A UN GIORNO IN PRETURA - Non si potranno più fare riprese tv nelle aule giudiziarie, a meno che tutte le parti non siano d'accordo..


FINO A 370MILA EURO la MULTA PER gli EDITORI. Gli editori che pubblicheranno atti o intercettazioni in divieto degli obblighi di legge saranno passibili di una multa fino a circa 370mila euro. È il contenuto di un emendamento al ddl intercettazioni approvato dalla commissione Giustizia della Camera. (ANSA).


 


Ordine professionale: sconcerto e indignazione per il carcere ai giornalisti. Del Boca e Iacopino: “E’ in gioco il diritto dei cittadini ad essere informati”.


Roma, 17 febbraio 2009.  «Anche i parlamentari sono uomini. O donne. E a volte non riescono a contenere il risentimento personale. L'indignazione viene di gran lunga dopo lo sconcerto nel vedere una giornalista, l'onorevole Deborah Bergamini, che propone e ottiene la previsione del carcere per i giornalisti che pubblichino intercettazioni delle quali sia stata ordinata la distruzione». Lo affermano il presidente dell'Ordine dei giornalisti (Odg), Lorenzo Del Boca, e il segretario, Enzo Iacopino, in relazione al provvedimento sulle intercettazioni e alle novità introdotte dalla commissione Giustizia della Camera. «Lo sconcerto viene dopo l'incredulità nel vedere un altro parlamentare, l'onorevole Antonino Lo Presti, proporre, e ottenere, che non si possa riferire alcunchè, neanche per riassunto, riguardi fatti e persone estranei alle indagini per le quali quelle intercettazioni furono disposte. Nulla, indipendentemente dalla rilevanza di quanto eventualmente emerso. Non importa -proseguono Del Boca e Iacopino- ci sia l'allarme per un reato grave: se non era quello l'oggetto dell'indagine tutto deve rimanere segreto. Salvo si avvii un'altra procedura con tempi che consentiranno a medici disinvolti di continuare a violare senza ragione il corpo di pazienti sani, a mercanti di morte di integrare i guadagni del traffico di droga con una tratta di esseri umani, a malfattori d'ogni natura e latitudine con molteplicità di interessi criminali di non veder rivelate le loro trame se non una alla volta». «Sbaglia, gravemente, chi lamenta un attentato al diritto di cronaca. Qui in gioco non ci sono i diritti dei giornalisti, ma quello essenziale dei cittadini di essere adeguatamente informati per poter esercitare con consapevolezza i loro diritti costituzionali. Qui in ballo non c'è il desiderio di poter replicare conversazioni più o meno pruriginose, ma il dovere di poter rendere i cittadini partecipi di quel che accade nella società, non solo nel mondo della politica. La previsione di mandare in carcere i giornalisti per fatti collegati al loro lavoro non è certo da Paese civile. I giornalisti -concludono Del Boca e Iacopino- non rivendicano diritti speciali, ma auspicano che il Parlamento non perseveri su una strada che impedisce di onorare i doveri che derivano loro dalla Costituzione». (Adnkronos)


 


Jole SANTELLI: GIORNALISTI? CROCIATA ANTI-LIBERTÀ.


Roma, 17 febbraio 2009. La protesta dei giornalisti contro il ddl Intercettazioni che ripristina il carcere fino a tre anni per chi pubblica il contenuto delle conversazioni ascoltate non riguardanti le indagini è per la responsabile Sicurezza e Immigrazione di FI Jole Santelli «una crociata contro la libertà». «Evidentemente - afferma la parlamentare del Pdl rispondendo all'Ordine dei giornalisti - a troppi interessa che a proposito di intercettazioni le cose rimangano invariate: le limitazioni all' attuale abuso che si fa delle intercettazioni sono scomode per molti magistrati, mentre la libera divulgazione fa comodo a molti giornalisti. Va tutelato l'interesse del cittadino che, anche quando innocente ed estraneo alle indagini, spesso resta esposto al pubblico ludibrio e il suo privato gettato in pasto alla pubblica opinione». «L'indignazione manifestata dall'Ordine dei giornalisti - conclude Santelli - nei confronti di alcune norme come quella proposta dall'onorevole Bergamin ha il sapore di una crociata contro la libertà». (ANSA).


 


Unione cronisti: no ad anonimato sui magistrati.


Roma, 17 febbraio 2009. "La ribadita volontà di mandare in carcere i giornalisti è certamente grave e come tale va contrastata decisamente, ma la questione peggiore che emerge dagli emendamenti al ddl Alfano approvati in Commissione Giustizia della Camera è l'imposizione dell'anonimato sull'operato dei magistrati": è quanto si legge in una nota dell'Unci (Unione Cronisti). Impedire di conoscere il nome del magistrato incaricato di un provvedimento è "esiziale". "Se oggi - spiega L'Unci - il magistrato Tizio scarcera uno stupratore assassino, ne assume in prima persona la responsabilità, davanti alla legge, all'opinione pubblica, alle procedure disciplinari. Se il nome del magistrato dovesse rimanere segreto, non sarebbe Tizio il responsabile della  Carcerazione, ma genericamente 'il magistrato'. Sarebbe cioé tutta intera la istituzione Magistratura a finire sotto accusa e ad essere chiamata a pagare il fio dell'esecrazione popolare, con una evidente e corrosiva opera di delegittimazione del suo ruolo e delle sue funzioni". (ANSA).


 


Fieg-Fnsi,: il ddl è la pietra tombale della cronaca giudiziaria.


Roma, 17 febbraio 2009.  La Fieg e la Fnsi si uniscono nel denunciare al Parlamento e al Paese la gravissima limitazione del diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano in materia di intercettazioni approvato ieri dalla Commissione giustizia della Camera. «Le disposizioni in esso contenute - sottolineano in una nota congiunta la Federazione degli Editori e quella della Stampa - colpiscono duramente giornalisti ed editori, imponendo loro il silenzio totale sulle indagini e sui loro sviluppi, anche quando non sussiste il segreto istruttorio. L'effetto è quello di impedire ai cittadini e all'opinione pubblica di conoscere fatti rilevanti della vita pubblica quali appunto le notizie sugli atti di indagine, non segreti. Se il disegno di legge dovesse essere approvato dal Parlamento, il divieto duramente sanzionato costituirebbe una autentica 'pietra tombalè della cronaca giudiziaria». Fieg e Fnsi sottolineano con forza «all'opinione pubblica che non vanno confusi la limitazione delle intercettazioni e il divieto della divulgazione di loro parti con la possibilità di dare notizia di una investigazione in corso non coperta da segreto (attuazione di misure cautelari, arresti, sequestri, interrogatori, testimonianze). Se fosse approvato il disegno di legge nell'attuale versione - denunciano Fieg e Fnsi- si tornerebbe indietro di molti decenni, all'epoca di vigenza del Codice Rocco del 1930».


«Ad essere violato - proseguono Fieg e Fnsi - è il diritto di cronaca e il diritto di informare e di essere informati e, con essi, la Costituzione che li tutela e garantisce. Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità di norme a tutela della riservatezza delle persone, soprattutto delle persone estranee alle indagini (da proteggere a monte), ma non possono accettare sanzioni fuori luogo rispetto al bene da tutelare ed estranee ad ogni principio di responsabilità». «Gli editori e i giornalisti italiani - concludono - si appellano al Presidente della Repubblica, al Parlamento, alle forze politiche e sociali e all'opinione pubblica affinchè vengano evitate nel nostro ordinamento norme che costituiscono un'evidente e palese compressione dei valori della libertà di stampa riconducibili all'articolo 21 della Costituzione». (Adnkronos)


 


Plenum Csm: misura eccessiva la sanzione penale ai giornalisti.  


Roma, 17 febbraio 2009.  Il ddl della sulle intercettazioni «distrugge» questo strumento investigativo e «mette in serio pericolo le indagini». Il vice presidente del Csm Nicola Mancino rompe il silenzio che si era imposto e esprime la sua contrarietà al provvedimento voluto dal governo e dalla maggioranza.Lo fa poco prima di approvare - insieme con tutti i consiglieri togati (ad eccezione di Giulio Romano che si astiene con il laico dell'Udc Ugo Bergamo),i laici del centro-sinistra e i vertici della Cassazione - il parere che boccia il ddl e che tante polemiche ha suscitato nel mondo politico. Votano contro solo i due laici del Pdl che accusano il Consiglio di essere animato da spirito «antigovernativo e corporativo» e di comportarsi come una «terza Camera». Mancino punta l'indice soprattutto contro la norma che rappresenta il cuore delle riforma: quella che autorizza le intercettazioni solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza. «Tutto questo distrugge la stessa possibilità delle intercettazioni - dice senza giri di parole - La limita fortemente. E mette in serio pericolo le indagini». Ma non è l'unica norma nel mirino del vice presidente, che non è affatto convinto della compatibilità con la Costituzione, e in particolare con la libertà di stampa, di un'altra disposizione :quella che introduce la sanzione penale per il giornalista che pubblica atti coperti dal segreto investigativo. Una misura «eccessiva» proprio «ai sensi dell'articolo 21 della Costituzione» e che fa pagare così severamente solo il cronista, non anche il pubblico ufficiale che gli ha passato le carte: «il venir meno del segreto è opera unilaterale del giornalista o c'è qualcuno che ha concorso con lui nella consumazione del reato?», chiede con un interrogativo retorico il numero due di Palazzo dei Marescialli, che comunque distingue il caso in cui gli atti pubblicati sono estranei alle indagini, perchè «la privacy va rispettata». E c'è anche un richiamo per il ministro della Giustizia che con la maggioranza vuole introdurre un giudice collegiale per autorizzare le intercettazioni: potrebbe essere l'occasione per rendere il gip collegiale, «ma ci vuole una copertura finanziaria tale da mettere la giustizia in grado di funzionare». Le critiche di Mancino riecheggiano in parte quelle contenute nel parere, il quale avverte che il ddl determinerà «un grave pregiudizio» per le indagini «anche in settori particolarmente delicati e sensibili» e di fatto porterà all«'impossibilità» di investigare «proficuamente» pure su reati «gravissimi», dall'omicidio alla violenza sessuale, e di «individuarne i responsabili». Un documento al quale i laici del Pdl non fanno sconti: il Csm «vuole coprire l'incapacità dei Pm, consentire abusi nelle intercettazioni e attuare un regime in cui un cittadino qualunque possa essere intercettato alla cieca»; un regime rispetto al quale «l'Inquisizione era più garantista». (ANSA).



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INTERCETTAZIONI:
per la stampa le indagini
diventano top secret.
ORDINE dei GIORNALISTI:
“A rischio diritto di cronaca”.
Fnsi e Fieg scendono in campo.


Intercettazioni, parere del Csm:
“Incostituzionali le norme sulla stampa” 


 


Il Parlamento mette il bavaglio alla stampa: le redazioni di cronaca giudiziaria potranno anche chiudere qualora il  “ddl Alfano” dovesse diventare legge. Secondo l’articolo 2 del testo, che ha ottenuto il via libera in commissione, sarà infatti vietata la pubblicazione di ogni atto dell’indagine preliminare, anche se solo per riassunto, e di ogni altro atto che verrà “acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”.


 


Roma, 11 febbraio 2009. “Hanno messo il bavaglio alla stampa”, le redazioni di cronaca giudiziaria potranno anche chiudere, per non parlare poi di trasmissioni tv come “Porta a Porta” che potranno anche scordarsi di puntate come quelle “dedicate a Cogne…”. L’allarme lanciato dall’opposizione al termine della seduta della commissione Giustizia della Camera è quello che forse rende al meglio il senso della norma del ddl intercettazioni che è stata appena approvata dalla maggioranza. Secondo l’articolo 2 del testo, che ha ottenuto il via libera in commissione, sarà infatti vietata la pubblicazione di ogni atto dell’indagine preliminare, anche se solo per riassunto, e di ogni altro atto che verrà “acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. In più sarà vietata la pubblicazione del contenuto o della sintesi di intercettazioni di cui sia stata ordinata la distruzione. E’ vero, come spiega il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno, che sulle sanzioni si sta ancora discutendo perché per il momento è stato accantonato un emendamento, a prima firma Deborah Bergamini, che aggiungeva alle condanne già previste quella per violazione della privacy che comporta il carcere da uno a tre anni, ma “la gravità della misura”, commenta il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia, è comunque “evidente”. Se infatti questa norma dovesse diventare legge, non si potrà più scrivere né dell’iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, né di quello che emergerà di volta in volta nel corso delle indagini. Se insomma questa norma fosse stata approvata anni fa non sarebbero mai potuti nascere casi come quello di Cogne o di ‘Via Poma’, o uno scandalo come quello della clinica Santa Rita, o come quello di Perugia. Per i media le indagini diventeranno semplicemente ‘top secret’ fino al termine dell’udienza preliminare. “Sono assolutamente d’accordo che una fase delle indagini, almeno fino a quando anche le parti non vengano informate, sia coperto da segreto - osserva Giulia Bongiorno - ma credo che sui tempi e cioé sulla durata di questo divieto si dovrà ancora discutere per quando il ddl arriverà all’esame dell’ Aula. Si dovrà cioé ancora riflettere, a mio avviso, se vietare o meno la pubblicazione del contenuto di questi atti fino alla fine delle indagini preliminari. Oppure anticipare questo limite”.


Del resto - osserva il parlamentare del Pdl Nino Lo Presti - gli abusi ormai sono la norma e si è persa completamente la misura. Quindi si doveva intervenire». Al momento, dunque, malgrado i problemi che la norma pone non solo ai giornali ma anche alle tv, in particolare ai talk show che sulla tv pubblica e privata seguono l'andamento dei processi, nè il governo nè la maggioranza sembrano intenzionate a rinunciare al principio. «Sui tempi del divieto di pubblicazione si può aprire una riflessione», dice il sottosegretario Giacomo Caliendo uscendo dalla commissione. Ma nulla di più. «Una fase delle indagini - ribadisce Giulia Bongiorno - deve restare coperta da segreto» anche per consentire agli imputati una difesa adeguata. (ANSA).


 


ORDINE dei GIORNALISTI: “A RISCHIO DIRITTO CRONACA”


Roma, 12 febbraio 2009. Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha approvato nella riunione di oggi un ordine del giorno sul disegno di legge in materia di intercettazioni, nel quale esprime "grande preoccupazione e allarme per un provvedimento che rischia di limitare pesantemente l'esercizio del diritto di cronaca". Il documento, approvato per acclamazione, "impegna il presidente e gli organi dirigenti dell'Ordine a chiedere un incontro urgente con il governo e i gruppi parlamentari per esprimere la netta contrarietà della categoria a un provvedimento che potrebbe sopprimere il diritto di cronaca e la disponibilità a una soluzione di equilibrio tra il diritto alla  privacy e il diritto all'informazione". L'ordine del giorno impegna anche i vertici dell'Ordine "a  individuare forme di mobilitazione generale della categoria in difesa di questi principi e a coinvolgere nella protesta tutti gli enti e le realtà interessate" e "tutti gli Ordini regionali a promuovere sul territorio iniziative e  manifestazioni". (ANSA).


 


Intercettazioni, parere del Csm: “Incostituzionali le norme sulla stampa” 


Roma, 12 febbraio 2009. C'è anche una censura di incostituzionalità nel parere messo a punto dalla Sesta Commisione del Csm sul ddl sulle intercettazioni. E riguarda le norme che puniscono la pubblicazione degli atti dei procedimenti penali in contrasto con il principio della libertà di stampa. 


La norma (articolo 2 del provvedimento) ''tende a definire con maggiore chiarezza i limiti imposti alla pubblicazione'', ma - sottolineano i relatori Fabio Roia e Roberto Carrelli Palombi- ''la soluzione delineata dal ddl appare problematica''. Con ''l'equiparazione del regime relativo agli atti coperti dal segreto a quello degli atti non più coperti da segreto'' , spiegano nel testo, ''una parte significativa della fase delle indagini preliminari risulterebbe sottoposta a un regime indifferenziato divieto di pubblicazione degli atti''. E il risultato sarebbe ''un'evidente compressione dei valori riconducibili all'articolo 21 della Costituzione'', quello appunto che sancisce la libertà di stampa. (ANSA)


 


FNSI e FIEG INSIEME IN DIFESA DEL DIRITTO CRONACA


Roma, 13 febbraio 2009. «Giornalisti e editori sono pronti ad assumere idonee iniziative comuni per la salvaguardia del diritto di cronaca, anche sulle inchieste giudiziarie, nel rispetto dei doveri professionali e deontologici»: lo annuncia la Federazione Nazionale della Stampa secondo la quale, con il disegno di legge sulle intercettazioni, «ci sarebbe una vera e propria eliminazione dell'informazione e di ogni possibilità di verifica su come procedono le inchieste a causa del divieto di dar conto, anche solo per riassunto degli atti». «Nei prossimi giorni Fnsi e Fieg - informa il sindacato - metteranno a punto la loro determinazione su tutti i profili del diritto di cronaca che appare minacciato e per molto tempo negato in relazione soprattutto ai fatti relativi a indagini giudiziarie, secondo le norme introdotte nel disegno di legge sulle intercettazioni».


La Federazione Nazionale della Stampa Italiana «conferma e rilancia la mobilitazione della categoria, ormai in campo da ben tre legislature, per impedire inaccettabili bavagli, giudicando intollerabile l'oscuramento delle notizie deciso per legge o la loro chiusura sotto chiave pena pesanti sanzioni per giornalisti e editori». «La disponibilità dichiarata dal Presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Buongiorno, a riconsiderare la norma sui tempi dei segreti sugli atti giudiziari - prosegue la Fnsi - pare riconoscere che anche da parte di chi sostiene il provvedimento qualche perplessità si ponga, come è naturale che sia se si ha un minimo di coerenza nell'attenzione alle regole fondamentali della convivenza posta dal diritto costituzionale e da quello internazionale sui diritti dell'uomo». Il Sindacato dei giornalisti - ma analoga volontà ha manifestato anche pubblicamente la Federazione degli Editori - «è disponibile a considerare con le istituzioni l'efficacia dell'ordinamento posto a tutela della privacy, che tuttavia è altra cosa rispetto a qualsiasi norma - come è stato rilevato da più parti - che ammazzi le notizie». «Un ravvedimento in sede parlamentare - sottolinea la Fnsi - è indispensabile». Il sindacato chiede, su questo, ai comitati di redazione e direttori di «continuare a marcare la delicatezza della questione, anche attraverso la chiara documentazione di come risulterebbe impoverita, specie alla luce delle vicende dell'attualità che viviamo, l'informazione essenziale dalla norma bavaglio di cui si parla. Prima ancora di una protesta, alla quale siamo comunque pronti - conclude la Federazione - questo è l'esercizio di un dovere professionale e civile». (ANSA).



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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3385


ITALIA: IL DIRITTO DI CRONACA E' SOTTO TIRO.


Strasburgo 10 febbraio 2009.


“La libertà di stampa prevale


sulla riservatezza”: dalla


Corte dei diritti dell’uomo


(CEDU) parte un forte


monito al Parlamento italiano


chiamato a decidere sul “ddl


Alfano” e sulla pubblicazione


delle intercettazioni. Il diritto


dei cittadini di conoscere i fatti


vince sempre sulla


segretezza delle carte processuali.


 


“L’Italia è vincolata ad uniformarsi


alle interpretazioni che la Corte di


Strasburgo dà delle norme della


CEDU” (sentenze 348/07, 349/07


e 39/2008 della Corte costituzionale).


di FRANCO ABRUZZO


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3383


IL SOLE 24 ORE


del 23 febbraio 2009


Diritti dell'uomo.


Strasburgo condanna la Finlandia


 


LA LIBERTÀ DI STAMPA


VINCE SULLA PRIVACY


 


Compito del giornalista:


Corte europea e giudici


nazionali non possono


verificare se è necessario


 o meno pubblicare


una foto o una notizia


di MARINA CASTELLANETA


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=923


Sentenza (Dupuis c. Francia)


del Tribunale di Strasburgo


dei diritti dell’Uomo (7 giugno 2007).


Pubblicazione di atti processuali


(intercettazioni illegali)


coperti dal segreto istruttorio:


preminente la libertà di stampa.


In coda il testo integrale della sentenza


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3371


Il Quotidiano della Calabria  del 21/2/2009 – pagg. 1-15


Intercettazioni - "Dl Alfano".


Giornalisti soggetti  a censura


e cittadini disinformati


di FRANCO ABRUZZO


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3385


Strasburgo 10 febbraio 2009.


“La libertà di stampa prevale


sulla riservatezza”: dalla


Corte dei diritti  dell’uomo


(CEDU) parte un forte


monito al Parlamento italiano


chiamato a decidere sul “ddl 


Alfano”  e sulla  pubblicazione


delle intercettazioni. Il diritto


dei cittadini di conoscere i fatti 


vince sempre sulla


segretezza delle carte processuali.


 


“L’Italia è vincolata ad uniformarsi


alle interpretazioni  che la Corte di


Strasburgo dà delle norme della


CEDU”  ( sentenze 348/07, 349/07


e 39/2008 della Corte costituzionale).


di FRANCO ABRUZZO


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3486


ENZO CHELI (Giurista ordinario Diritto costituzionale Università di Firenze) e CARLO FEDERICO GROSSO (Giurista ordinario Diritto penale Università di Torino).


 


Parere pro veritate sul ddl n. 1415 in tema di intercettazioni telefoniche redatto per conto della Fieg e depositato in Commissione Giustizia il 2 ottobre 2008: "Il “diritto all’informazione” viene a trovare il suo supporto, oltre che nell’art. 21 cost., in uno dei caratteri fondamentali della funzione giurisdizionale (la pubblicità dei giudizi) desumibile sia dall’art. 101 cost. che dai principi del “giusto processo”. E se è vero, sempre alla luce dei criteri elaborati dalla giurisprudenza costituzionale – che la “pubblicità dei giudizi” (e, conseguentemente, il “diritto all’informazione” relativo agli stessi) può incontrare limiti nella presenza di contrapposti interessi di rilevanza costituzionale (quali quelli connessi alla tutela dell’ordine pubblico, della sicurezza, del buon costume, della presunzione di innocenza, etc.) è anche vero che gli stessi devono essere in ogni caso individuati in termini non generici, e definiti in forme ragionevoli e proporzionate, così da non paralizzare o rendere particolarmente difficoltoso l’esercizio di quell’informazione sulle vicende del processo che si realizza attraverso il “diritto di cronaca” ".


 


IL PARERE E’ UN TESTO FONDAMENTALE PER CAPIRE LA SVOLTA ILLIBERALE SULLA LEGISLAZIONE SULLA STAMPA.


IN CODA: "Ddl Alfano, se lo conosci lo eviti". E’ il titolo del quaderno dell’'Unione nazionale cronisti italiani dedicato al progetto di legge sulle intercettazioni. Tutti i contributi possono essere recuperati con un colpo di mouse.


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6/5/2009. INTERCETTAZIONI: il Governo ha deciso di porre la fiducia.


Nell'ultimo vertice di maggioranza, lo scorso marzo, fu però preannunciato un ammorbidimento: fu infatti deciso di rendere possibile la pubblicazione, per riassunto, degli atti di indagini non più coperti dal segreto. Quanto al carcere per i cronisti, la pena minima è stata abbassata a sei mesi, dando la possibilità al giudice di tramutarla in una sanzione economica. In caso di recidiva, però, il giornalista finirebbe direttamente in carcere o, al più, sarebbe affidato ai servizi sociali.(


 


di Marco Dell'Omo-ANSA


Roma, 6 maggio 2009. Dopo una pausa durata due mesi, il disegno di legge sulle intercettazioni torna al centro del dibattito parlamentare. Con la decisione di autorizzare la fiducia non solo sul ddl sicurezza, come ha chiesto insistentemente la Lega, ma anche sul provvedimento sulle intercettazioni, il governo toglie dal frigorifero il disegno di legge voluto fortemente dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per limitare il ricorso alla registrazione delle conversazioni telefoniche nelle indagini e per arginare la pubblicazione degli atti di indagini. Una sorta di scambio tra i due maggiori partiti della maggioranza. Fin qui, il disegno di legge sul quale il governo intende porre la fiducia, ha avuto un iter parlamentare accidentato. Pd e Idv l'hanno attaccato duramente, sostenendo che, se approvate, le nuove regole finirebbero per favorire l'attività dei criminali. Ma qualche dubbio il ddl l'ha suscitato anche nella maggioranza, tanto che la relatrice Giulia Bongiorno si era spesa per modificare il testo. Due i punti più contestati del ddl: quello del presupposto dei «gravi indizi di colpevolezza» per ottenere l'autorizzazione alle intercettazioni e il divieto di pubblicare gli atti di indagine, anche in forma sintetica e anche se non coperti da segreto, con la previsione del carcere per i giornalisti. Le intercettazioni, nel testo approdato all'esame della Camera, potranno riguardare solo i reati puniti con pena superiore ai cinque anni e dovranno avere un limite massimo di 45 giorni, prorogabile solo di altri 15: esclusi dal limite, però, i reati di mafia e terrorismo. I magistrati, per autorizzarle, dovranno avere in mano non solo «gravi indizi di reato» ma «gravi indizi di colpevolezza»: insomma dovranno essere più che sicuri che le persone che vogliono intercettare sono effettivamente colpevoli. E i giudici che «sgarrano» rischieranno il trasferimento in altra sede. Più complesso il discorso per la pubblicazione degli atti di indagine. Il testo uscito dalla commissione vieta «tout court» la pubblicazione degli atti, anche in forma sintetica, e punisce i giornalisti che trasgrediscono la norma con tre anni di carcere. Nell'ultimo vertice di maggioranza, lo scorso marzo, fu però preannunciato un ammorbidimento: fu infatti deciso di rendere possibile la pubblicazione, per riassunto, degli atti di indagini non più coperti dal segreto. Quanto al carcere per i cronisti, la pena minima è stata abbassata a sei mesi, dando la possibilità al giudice di tramutarla in una sanzione economica. In caso di recidiva, però, il giornalista finirebbe direttamente in carcere o, al più, sarebbe affidato ai servizi sociali.(ANSA).


 


Fnsi e Ordine dei Giornalisti: "Inaccettabile la decisione di porre la fiducia sul disegno di legge sulle intercettazioni" 


Roma, 6 maggio 2009. “Vogliamo sperare che l’odierna decisione del Consiglio dei Ministri di autorizzare la fiducia anche sul disegno di legge in materia di intercettazioni appartenga al genere delle esercitazioni istituzionali più accademiche"Lo affermano in una nota congiunta la Federazione nazionale della Stampa Italiana e l'Ordine dei Giornalisti. "Sarebbe infatti grave - a giudizio della Fnsi e dell’Ordine - se dovesse scattare la tagliola della fiducia su un dibattito che tocca materie costituzionalmente così rilevanti come il dovere dei giornalisti ad informare ed il diritto dei cittadini ad essere informati. Nei mesi scorsi importanti settori della maggioranza avevano compreso come la secretazione per anni della cronaca giudiziaria non avesse nulla a che vedere con una giusta tutela del diritto alla riservatezza. Fnsi e Ordine continuano a credere che il Parlamento vorrà trovare il giusto punto di equilibrio fra i diversi diritti in gioco. E’ un percorso delicato, che non ha bisogno di forzature e colpi di mano”.  (www.fnsi.it)


 


UNCI: CHIESTA FIDUCIA PER TIMORE BOCCIATURA.


Roma, 6 maggio 2009. «La scelta di sottrarre ad un ampio esame assembleare il testo del ddl Alfano, e di evitare il voto espresso secondo il libero convincimento dei deputati imponendo loro di votare la fiducia, come deciso dal Consiglio dei ministri di questa mattina, costituisce la dimostrazione del timore del Governo di una solenne bocciatura». A sostenerlo è l'Unci, l'Unione nazionale cronisti italiani, in una nota del presidente Guido Columba. Per i cronisti «una maggioranza tanto rilevante alla Camera decide, infatti, di ricorrere alla fiducia solo perchè consapevole delle gravissime lesioni ai diritti fondamentali dei cittadini contenute nel disegno di legge». Spiega l'Unci che «il ddl vorrebbe l'oscuramento per legge di tutta l'attività di indagine, a partire dalle operazioni di polizia giudiziaria e fino alla celebrazione del processo. Si tratta di una chiusura del tutto incompatibile con l'assetto democratico di un Paese libero e civile, che stronca ogni possibilità di cronaca giudiziaria (ma anche di cronaca nera) impedendo all'opinione pubblica di conoscere fatti e circostanze di fondamentale importanza». «Il ddl punta inoltre a introdurre pene pesantissime - anche carcerarie - per i giornalisti» e «sanzioni insostenibili per le aziende editoriali che non saranno in grado di autocensurare in anticipo i propri giornalisti». Per i cronisti quindi «l'unico scopo del ddl è garantire silenzio e impunità sulle inchieste che riguardano vip, politica e poteri forti. Silenzio e impunità che ciclicamente contraddistinguono la nascita di regimi irresponsabili e autoritari». «L'Unione Cronisti, nel chiedere ai singoli deputati di esaminare e poi votare secondo coscienza il ddl, ricorda che provvedimenti simili sono giàstati ripetutamente bocciati dall'Europa e annuncia che intensificherà la sua attività per impedire che un provvedimento così lesivo dei diritti costituzionali sia approvato dalla Camer


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 



 








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