Roma, 25 aprile 2009. Sacrifici «assolutamente necessari» quelli previsti dal piano di ristrutturazione dell'Unità approvato ieri dall'assemblea dei giornalisti. Lo sottolineano editore e azienda del quotidiano diretto da Conchita De Gregorio in una nota pubblicata oggi sul giornale insieme con il comunicato firmato dall'assemblea dei redattori. L'editore e l'azienda, si legge nella nota, «prendono atto del comunicato dell'Assemblea dei giornalisti dell'Unità, tengono a sottolineare di essere perfettamente consapevoli dei sacrifici che il piano di ristrutturazione richiede alla redazione. Sacrifici che però sono assolutamente necessari in una fase come questa caratterizzata da una grave crisi economica generale, che ha sulla stampa , una pesante ricaduta». L'Editore, prosegue la nota, «ha rilevato le quote azionarie dell'Unità quando il giornale già attraversava una crisi aziendale di dimensioni tali da metterne a rischio, in tempi molto stretti, la stessa sopravvivenza. Per evitare la scomparsa del giornale, l'editore ha investito 23 milioni di euro. Somma destinata alla copertura delle perdite pregresse, alla ricapitalizzazione, al generale risanamento aziendale e a nuovi investimenti.». A questo punto, conclude la nota, «è assolutamente necessario, per il proseguimento dell'attività, che l'azienda torni ad essere strutturalmente sana. E questo non può avvenire che attraverso un piano di ristrutturazione visto che l'organico dell'Unità aveva raggiunto una dimensione tale da essere assolutamente sproporzionato rispetto alle dimensioni del giornale e fuori linea rispetto a tutti gli standard riconosciuti sia in Italia sia in Europa. Una gestione economicamente sana è condizione necessaria per garantire il futuro dell'azienda, anche con l'ingresso di nuovi soci». (ANSA).
Documento dell'assemblea di redazione de l'Unità
Ci rivolgiamo ai nostri lettori. Per far sapere loro quello che è accaduto, sta accadendo e potrebbe accadere a l’Unità. Il nostro giornale, il vostro giornale, è nuovamente a rischio. L’azienda ha avanzato un piano durissimo per fronteggiare la sua pesante crisi economico-finanziaria che a fianco di un contenimento dei costi strutturali non offre ancora le necessarie garanzie di investimento e di rilancio. Sono in forse non solo il futuro, ma addirittura la gestione quotidiana del giornale fondato da Antonio Gramsci, che dipendono dalle iniziative di sostegno esterne. Questo varrà sino all’auspicabile ingresso di nuovi soci nella compagine azionaria. Per ora c’è solo il piano di ristrutturazione dell’azienda.
L’unica certezza sono le rinunce ed i sacrifici che si chiedono ai lavoratori per fronteggiare una situazione di squilibrio strutturale nota peraltro all’azionista unico, Renato Soru, sin dal suo ingresso nella Nie, e seriamente aggravatasi negli ultimi mesi.
La redazione, a larga maggioranza, ha deciso di accettare l'ennesima prova che le viene imposta. Per senso di responsabilità verso i lettori, per evitare una gestione unilaterale di questo percorso e per garantire un futuro al giornale ha autorizzato il comitato di redazione a sottoscrivere l’accordo con l’azienda. Ancora una volta i giornalisti de l’Unità si sono impegnati per salvare il giornale dagli effetti di scelte ed errori di cui non hanno alcuna responsabilità.
Questi i fatti. L'azienda ha già provveduto ad espellere dalla redazione 20 giornalisti con contratto a tempo determinato e altri dieci con contratti di collaborazione. L'Unità, che tanto spazio ha dedicato al destino dei “precari”, con un semplice tratto di penna vede cancellare il rapporto con i colleghi e con la loro professionalità. Non è bastato. Il piano prevede l'espulsione, nei prossimi due anni, di altri 17 colleghi, tra cui 13 giornalisti che hanno i requisiti per il prepensionamento. Entro 24 mesi, firme prestigiose che hanno fatto la storia del giornale saranno fuori. Sono considerati esuberi. Per chi resta in redazione ci sarà la cassa integrazione a rotazione con una pesante decurtazione delle buste paga e sono previsti tagli pesantissimi ai budget delle collaborazioni. Entro un mese i lettori della capitale non troveranno più la cronaca di Roma. Anch'essa cancellata.
Gli effetti della riduzione dell’organico iniziano a pesare duramente sulla vita della redazione e rischiano di avere effetti sulla fattura e sulla qualità del prodotto. La sfida per la redazione sarà proprio quella di mantenere alta la qualità e la natura de l'Unità. Nonostante tutto, il “prodotto Unità” è ancora in salute. Le vendite sono cresciute, grazie all'impegno congiunto della direzione e della redazione, e non si sono registrati crolli della pubblicità nella stessa fase in cui l’editore ha messo in campo una impegnativa riforma grafica ed editoriale.
Improvvisamente, però, lo scorso 24 febbraio, Renato Soru, immediatamente dopo le elezioni regionali in Sardegna, ha comunicato la sua impossibilità a far fronte all’aumento di capitale richiesto dal consiglio di amministrazione, necessario per mettere in sicurezza l’azienda. Mancanza assoluta di risorse, è stato spiegato. Da allora ci siamo trovati di fronte a un ultimatum. «Senza i tagli il giornale chiude. Senza i tagli strutturali non vi saranno nuovi ingressi nella compagine azionaria».
Nonostante la pesantezza dell'aut-aut, la redazione è riuscita, grazie all'iniziativa sindacale e a due giorni di sciopero, a modificare il piano nella sua versione originale. Che tuttavia rimane un sacrificio enorme in termini personali, economici e sociali. Basta con la logica degli ultimatum. Rispettare la dignità professionale dei colleghi, seguire un percorso concordato che assicuri con realismo e senso di responsabilità la reale fattibilità dello stesso stato di crisi e non la distruzione di ogni ipotesi di vita de l’Unità devono rappresentare riferimenti precisi per tutti. La redazione chiede rispetto per la storia de l’Unità, per i suoi lettori e per le prerogative sindacali.
Garantire un futuro al giornale fondato da Antonio Gramsci era l'impegno che si era assunto pubblicamente Renato Soru. Tutti noi avevamo condiviso e accolto con soddisfazione quell'impegno, che ora deve essere onorato e non disatteso. Ad oggi, dopo il significativo investimento iniziale, si avverte invece un preoccupante disimpegno. L'azionista non si limiti, come pare, a favorire la ricerca di nuovi soci, ma agevoli soluzioni adeguate al rilancio del giornale. Se vuol farsi carico dell'Unità lo faccia presto e fino in fondo. Alla responsabilità della redazione deve corrispondere la responsabilità dell'azienda.
24 aprile 2009