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INTERCETTAZIONI.
ALFANO: “NESSUNO
STOP”. NON ESCLUSE
ALCUNE MODIFICHE.
PD: NON BASTA.
Il dibattito riprenderà martedì
7 luglio a Palazzo Madama.

"Per quanto ci riguarda - spiega il Guardasigilli - il governo sarà presente martedì al Senato a sostenere un ddl nel quale crede e che confida possa essere approvato in tempi rapidi e al contempo compatibili con le esigenze di approfondimento che la Commissione Giustizia e l'Aula del Senato riterranno opportune dopo che il testo è stato per un anno alla valutazione della Camera". Il ministro della Giustizia si dice «sorpreso dalle ricostruzioni dell'incontro col presidente della Repubblica che parlano di blocchi improvvisi, la Commissione Giustizia del Senato - dice - tratterà, così come era previsto, il ddl». Il Guardasigilli sottolinea che «nessuno aveva mai parlato di porre la fiducia al Senato», «di immodificabilità del ddl» o di un «percorso a rotta di collo» a Palazzo Madama, «ma sempre e solo di un impianto capace di essere sostenuto anche al Senato». Il testo del ddl non è blindato. Il provvedimento, non è ben visto dall'opposizione ed è contestato da magistrati e giornalisti che contro la riforma hanno indetto uno sciopero il 13/14 luglio. Il capo dello Stato non avrebbe nascosto una certa preoccupazione per queste «accese tensioni».


Roma, 5 luglio 2009.  Sul ddl intercettazioni non ci saranno "stop" da parte del governo che, in ogni caso, non ritiene il testo "immodificabile" visto che "nessuno aveva mai parlato di porre la fiducia al Senato" o di un "percorso a rotta di collo" a palazzo Madama. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, in una dichiarazione all'ANSA, si dice "sorpreso" della ricostruzione fatta da un quotidiano dell'incontro avuto ieri con il Capo dello Stato. "Per quanto ci riguarda - spiega il Guardasigilli - il governo sarà presente martedì al Senato a sostenere un ddl nel quale crede e che confida possa essere approvato in tempi rapidi e al contempo compatibili con le esigenze di approfondimento che la Commissione Giustizia e l'Aula del Senato riterranno opportune dopo che il testo è stato per un anno alla valutazione della Camera". Alfano si dice "sorpreso dalle ricostruzioni dell'incontro avuto ieri col presidente della Repubblica che parlano di stop o di blocchi improvvisi del ddl sulle intercettazioni. Smentisco chiaramente questa ricostruzione e offro la prova di quanto dico nel ricordare che la Commissione Giustizia del Senato tratterà così come era previsto il ddl sulle intercettazioni". Quell' iter era stato "già concordato e stabilito" e - aggiunge - "consegna ai senatori un testo lungamente meditato (per un anno!) dalla Camera ed anche da vari esponenti della nostra coalizione che lo hanno condiviso. Questo ci fa pensare che il nostro testo abbia un impianto robusto, ragionevole, e condiviso al punto che, quando è stato sottoposto alla Camera alla votazione segreta, ha ricevuto numerosi voti anche da parte di esponenti dell'opposizione". "Nessuno aveva mai parlato di porre la fiducia al Senato e dunque - sottolinea nella dichiarazione all'ANSA - non c'é alcuna novità in questo senso. Nessuno aveva mai parlato di immodificabilità del ddl ma sempre e solo di un impianto capace di essere sostenuto anche al Senato, che è un ramo del parlamento libero e sovrano sulla cui valutazione del nostro testo siamo fiduciosi. Nessuno aveva annunciato un percorso a rotta di collo o con l'acqua alla gola del ddl intercettazioni al Senato e dunque non c'é alcun ripensamento da comunicare o da annunciare". Quanto all'incontro avuto ieri con Napolitano, il ministro rileva che "né in questa circostanza né in altre il presidente della Repubblica ha mai espresso giudizi nel merito di singole norme in esame presso il Parlamento. Quanto letto oggi su un quotidiano - conclude - appartiene ad un modo di fare informazione che poco serve la verità e tanto invece il tentativo di condizionare il corso di eventi politici e legislativi ben chiari e sotto gli occhi di tutti". (ANSA)


 


"Nessuno stop al ddl intercettazioni, tutt'al più non va esclusa qualche modifica al testo in Commissione Giustizia al Senato".


di Teodoro Fulgione-ANSA


Roma, 4 luglio 2009. Nessuno stop al ddl intercettazioni, tutt'al più non va esclusa qualche modifica al testo in Commissione Giustizia al Senato. Il giorno dopo l'incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, l'esecutivo va dritto per la sua strada, aprendo solo a qualche ritocco. Ma l'opposizione parte all'attacco e chiede al Governo, con Antonio Di Pietro, di ascoltare il Capo dello Stato e di ritirare il ddl o, quanto meno, come suggerisce il segretario del Pd Dario Franceschini, di confrontarsi sul testo in un dibattito in Parlamento. L'Associazione nazionale dei magistrati entra nel merito del provvedimento ribadendo che non si tratterebbe di limitare l'utilizzo delle intercettazioni come strumento investigativo ma di trovare un punto di equilibrio tra diritto alla privacy e diritto all'informazione. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano si dice «sorpreso dalle ricostruzioni dell'incontro col presidente della Repubblica che parlano di stop o di blocchi improvvisi, la Commissione Giustizia del Senato - dice - tratterà, così come era previsto, il ddl». Il Guardasigilli sottolinea che «nessuno aveva mai parlato di porre la fiducia al Senato», «di immodificabilità del ddl» o di un «percorso a rotta di collo» a Palazzo Madama, «ma sempre e solo di un impianto capace di essere sostenuto anche al Senato». Il testo del ddl, dunque, non è blindato ed è probabile che eventuali modifiche possano essere apportate su iniziativa di singoli senatori in Commissione ed, eventualmente, fatte proprie dall'esecutivo. Il ddl, secondo le intenzioni del Governo, dovrebbe essere approvato nel suo impianto, mentre alla Camera tornerebbero solo quelle poche modifiche al testo.


La strategia sarà comunque definita solo dopo che Alfano avrà incontrato il presidente del Consiglio. In aiuto al Guardasigilli, interviene il ministro per l'Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi: «La presa di posizione del ministro non lascia spazi a equivoci - dice - il ddl intercettazioni non subirà nessuna frenata, sarà modificabile e non seguirà l'iter della fiducia». Sull'incontro tra Napolitano e il ministro della Giustizia la maggioranza non parla, quasi a non voler dar peso, si rileva in ambienti parlamentari del Pdl, a indiscrezioni ben lontane da una presa di posizione ufficiale del Quirinale. L'opposizione chiede invece un netto cambiamento di rotta. Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, precisa: «Il ddl è una legge 'ad crimen', sbagliata e incostituzionale, il governo la ritiri». Disponibile a confrontarsi sulle modifiche al testo, ma in un ampio dibattito parlamentare, è invece Dario Franceschini. Il segretario del Pd chiede all'esecutivo «di non fare forzature» ma, pur sottolineando «i dubbi sui profili di costituzionalità dei provvedimenti», apre al dialogo sulle modifiche ma davanti ad un dibattito alle Camere: «Di fronte a tante e argomentate obiezioni (comprese quelle che tutelano la libertà di stampa) - afferma Franceschini - il governo si fermi e accetti di rivedere il testo in Parlamento». Antonio Di Pietro, il leader dell'Idv, chiede alla maggioranza di «ripensare la legge sulle intercettazioni ritirando il ddl perchè- sostiene- non basta cambiare qualche aggettivo per modificarne la sostanza». «Mi auguro - dice ancora l'ex pm - che il ministro della Giustizia e il governo Berlusconi ascoltino l'ultima parola del garante della Costituzione che è il presidente della Repubblica». Per Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei valori, «siamo di fronte a un'autentica eversione dell'ordine giudiziario e al tentativo di imbavagliare i giornalisti e limitare la libertà d'informazione». «Il ddl non va cambiato, va ritirato», sostiene anche Jacopo Venier, responsabile Comunicazione del Pdci. «Il provvedimento - dice - è una pistola puntata alla tempia dei giornalisti. Berlusconi non può pensare di mettere la museruola alla libertà». (ANSA).


INTERCETTAZIONI. ALFANO DA NAPOLITANO, I NODI DEL DDL. MINISTRO DIFENDE TESTO e CAPO dello STATO INVITA A CERCARE DIALOGO.


di Anna Laura Bussa e Silvia Barocci-ANSA


Roma, 3 luglio 2009. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiama al Quirinale il ministro della Giustizia Angelino Alfano per fare il punto sul ddl intercettazioni. Il provvedimento, non è ben visto dall'opposizione ed è contestato da magistrati e giornalisti che contro la riforma hanno indetto uno sciopero il 14 luglio. Il capo dello Stato non avrebbe nascosto una certa preoccupazione per queste «accese tensioni». Puntando ad esercitare, nei limiti delle sue prerogative, una 'moral suasion' nel tentativo di recuperare un confronto sereno e proficuo tra i poli in Parlamento. La materia è delicata, si sarebbe osservato, ed andrebbe affrontata con la calma e gli approfondimenti necessari. Il ddl, infatti, è all'esame della commissione Giustizia del Senato e martedì si concluderà la discussione generale. Quindi nella stessa serata scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti. Il Guardasigilli, secondo quanto si è appreso, avrebbe illustrato il testo punto per punto e lo avrebbe difeso ricordando che anche la relatrice del ddl, il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, in una sua recente intervista, lo definì «il migliore dei testi possibili». Il confronto tra Pdl e Lega, avrebbe assicurato Alfano, è stato serrato ed approfondito e il provvedimento conterrebbe ciò che era il programma di governo sul punto. In più, il ministro avrebbe ricordato il suo iter: varato dal Consiglio dei ministri un anno fa, sarebbe stato licenziato, dopo varie modifiche, dalla Camera con un voto di fiducia «a larga convergenza» nel senso che aveva ricevuto, complice lo scrutinio segreto, anche 17 voti dall'opposizione. Napolitano, che del ddl aveva già parlato mercoledì nel suo incontro con il presidente del Senato Renato Schifani, non avrebbe rinunciato ad invitare a cercare il dialogo sui punti che suscitano le maggiori perplessità. Tra i nodi da sciogliere uno in particolare preoccupa molto magistrati e centrosinistra: se la legge passasse così com'è, per intercettare ci dovrebbero essere «evidenti indizi di colpevolezza» e non più «gravi indizi di reato». Il che, osservano anche le toghe antimafia, comporterà una compressione notevole delle indagini perchè non basterà più che sia stato commesso un reato per indagare anche con gli ascolti telefonici. Ma si dovrà avere la certezza che a commettere il crimine sia stato Tizio e solo nei suoi confronti si potrà intercettare. Il che, avevano osservato, significa che non si potrà più indagare contro ignoti. E questo avrà delle conseguenze serie anche per le indagini antimafia, nonostante la maggioranza continui a parlare di «doppio binario», perchè di solito si arriva a contestare un reato come l'associazione mafiosa solo dopo aver scoperto una rete di reati comuni come possono essere quelli ambientali o l'estorsione. Così anche nel centrodestra si starebbe facendo strada l'ipotesi di una modifica del ddl, magari «non sostanziale», ma che sia il segno di buona volontà e che possa spingere il centrosinistra a garantire, in cambio, una corsia preferenziale per far approvare il testo, comunque, in tempi rapidi. Accettare di fare un passo indietro soprattutto quando si è già chiesto un voto di fiducia, però, non è semplice. Così se modifica dovrà essere potrebbe arrivare con un emendamento presentato da qualcuno della maggioranza. Comunque sembra che i ripensamenti non manchino soprattutto da parte dei parlamentari siciliani. Si comincerebbe a capire che la riforma potrebbe rivelarsi un boomerang: la sua norma transitoria, infatti, ne vieta l'applicazione alle indagini in corso al momento dell'entrata in vigore della legge. Così non solo non sarà un freno alle inchieste, ma da qui all'entrata in vigore del ddl, si moltiplicherebbero quelle nuove.(ANSA).


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3884


Svolta illiberale giustificata con la protezione della privacy.


INTERCETTAZIONI.


Il “ddl Alfano” passa alla


Camera anche con 21 voti


dell’opposizione. La decisione


finale spetterà al Senato.


Resta il carcere (da 6 mesi


a 3 anni) per i cronisti, quando


pubblicano intercettazioni di


cui è stata ordinata la


distruzione o che riguardino


persone estranee alle indagini.


Chi mediante modalità o attività


illecita prende diretta cognizione


di atti del procedimento penale


coperti dal segreto è punito con la


pena della reclusione da 1 a 3 anni.


In allegato il testo del ddl.


 


DIRITTO DI CRONACA - Nel testo originario i giornalisti non avrebbero potuto scrivere praticamente nulla degli atti relativi ad un procedimento penale fino all'inizio del dibattimento. Ora si prevede che per gli atti non più coperti da segreto (comprese le intercettazioni) resti il divieto di pubblicazione anche parziale fino a che non si siano concluse le indagini preliminari, ma se ne potrà comunque scrivere per "riassunto". Sarà vietato pubblicare le richieste e le ordinanze emesse in materia di misure cautelari fino a quando l'indagato o il suo difensore non ne siano venuti a conoscenza. Dopo di chè se ne potrà pubblicare il contenuto. Fanno eccezione le intercettazioni riportate nelle ordinanze. Per quelle permane il divieto di pubblicazione. Con riferimento alla pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale, gli editori potrebbero essere costretti a versare sanzioni da un minimo di 65.500 euro fino a un massimo di 465.000 euro. I CRONISTI INDAGATI (per la pubblicazione di “carte” coperte dal segreto) rischiano la SOSPENSIONE DALLA PROFESSIONE FINO A 3 MESI.


NAPOLITANO: “Esaminerò il testo, seguirò l’iter. Ci sono molte cose da difendere e molte cose da rinnovare” . Le PROTESTE della FNSI, della FIEG, dell'ORDINE e dell'UNCI.


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4031


Garante della Privacy-Relazione


2008 illustrata il 2 luglio 2009:


“Richiamati i princìpi dell’esercizio


del diritto/dovere di informazione


e quello di trasparenza dell’attività


giudiziaria, i dati relativi a persone


oggetto di indagine, di regola,


possono essere pubblicati, venendo


in rilievo l’interesse pubblico


a conoscere i fatti ivi descritti”.


 


“Tali princìpi sono stati nuovamente ricordati dal Garante in relazione altresì alla pubblicazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche o di altro materiale di indagine, rappresentando a tutti i media la necessità di valutare con il massimo scrupolo e con senso di responsabilità la sussistenza dell’interesse pubblico alla eventuale diffusione delle informazioni e raccomandando il più rigoroso rispetto delle leggi in vigore, del codice deontologico e dei princìpi posti a tutela della persona (Comunicato stampa 2 luglio 2008). In più occasioni è stato lamentato il contenuto diffamatorio di alcune notizie pubblicate. In proposito l’Ufficio ha ricordato che, per questo specifico profilo, non possono essere invocate disposizioni in materia di protezione dei dati personali, bensì altre specifiche forme di tutela (rettifica, risarcimento dei danni, querela) previste dal codice civile, dal codice penale e dalla legge sulla stampa (l. 8 febbraio 1948, n. 47), da far eventualmente valere dinanzi al giudice ordinario”


 


In coda il discorso del Presidente Francesco Pizzetti: "No a nuove sanzioni penali per i giornalisti".


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3486


ENZO CHELI (Giurista ordinario Diritto costituzionale Università di Firenze) e CARLO FEDERICO GROSSO (Giurista ordinario Diritto penale Università di Torino).


 


Parere pro veritate sul ddl n. 1415 in tema di intercettazioni telefoniche redatto per conto della Fieg e depositato in Commissione Giustizia il 2 ottobre 2008: "Il “diritto all’informazione” viene a trovare il suo supporto, oltre che nell’art. 21 cost., in uno dei caratteri fondamentali della funzione giurisdizionale (la pubblicità dei giudizi) desumibile sia dall’art. 101 cost. che dai principi del “giusto processo”. E se è vero, sempre alla luce dei criteri elaborati dalla giurisprudenza costituzionale – che la “pubblicità dei giudizi” (e, conseguentemente, il “diritto all’informazione” relativo agli stessi) può incontrare limiti nella presenza di contrapposti interessi di rilevanza costituzionale (quali quelli connessi alla tutela dell’ordine pubblico, della sicurezza, del buon costume, della presunzione di innocenza, etc.) è anche vero che gli stessi devono essere in ogni caso individuati in termini non generici, e definiti in forme ragionevoli e proporzionate, così da non paralizzare o rendere particolarmente difficoltoso l’esercizio di quell’informazione sulle vicende del processo che si realizza attraverso il “diritto di cronaca” ".


 


IL PARERE E’ UN TESTO FONDAMENTALE PER CAPIRE LA SVOLTA ILLIBERALE SULLA LEGISLAZIONE SULLA STAMPA.


 


IN CODA: "Ddl Alfano, se lo conosci lo eviti". E’ il titolo del quaderno dell’'Unione nazionale cronisti italiani dedicato al progetto di legge sulle intercettazioni. Tutti i contributi possono essere recuperati con un colpo di mouse.


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3024


“Guida al diritto” n. 40/2008 settimanale di “Il Sole 24 Ore”.


ANALISI.


Con il ddl intercettazioni


tramutato in legge,


cronaca giudiziaria


destinata a scomparire.


I cronisti e i direttori rischiano non solo il carcere “fino a 3 anni”, ma anche la sospensione cautelare dalla professione fino a 3 mesi non solo per la pubblicazione di intercettazioni, ma anche se “mediante modalità o attività illecita, prendono - dice il nuovo articolo 617/septies del Cp - diretta cognizione di atti del procedimento penale coperti dal segreto”. L’articolo 58 della legge 69/1963 sull’ordinamento della professione di giornalista impedisce, però, al Consiglio dell’Ordine l’adozione di qualsiasi provvedimento prima della conclusione del processo penale. La nuova norma, pertanto, potrebbe essere inapplicabile, perché non è coordinata con l’articolo 58 citato.


Anche i pubblici ufficiali, -che rivelano illecitamente il contenuto di intercettazioni, conversazioni o interrogatori di testimoni e imputati -, rischiano il carcere non più fino a un anno come accade oggi, ma fino a cinque.


di FRANCO ABRUZZO


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3371


Il Quotidiano della Calabria  del 21/2/2009 – pagg. 1-15


Intercettazioni - "Dl Alfano".


Giornalisti soggetti  a censura


e cittadini disinformati


di FRANCO ABRUZZO


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3356


INTERCETTAZIONI.


LA CORTE STRASBURGO


DICE NO AL CARCERE


PER I GIORNALISTI.


PDL DIVISO SULLA


PRIGIONE AI CRONISTI.


Le critiche del Csm.


FNSI, ORDINE E UNCI.


ALFANO: valutino le Camere.


 


Il relatore Giulia Bongiorno, dopo l'ok della Commissione Giustizia, riferirà in aula lunedì 23 febbraio. L'esame del provvedimento è programmato per il mese di marzo, con i tempi contingentati. La Commissione Cultura ha di fatto bocciato l'emendamento Bergamini sul carcere ai giornalisti, ma questo voto non è vincolante.


 


IN CODA gli emendamenti al "ddl Alfano"


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3385


Strasburgo 10 febbraio 2009.


“La libertà di stampa prevale


sulla riservatezza”: dalla


Corte dei diritti  dell’uomo


(CEDU) parte un forte


monito al Parlamento italiano


chiamato a decidere sul “ddl 


Alfano”  e sulla  pubblicazione


delle intercettazioni. Il diritto


dei cittadini di conoscere i fatti 


vince sempre sulla


segretezza delle carte processuali.


“L’Italia è vincolata ad uniformarsi


alle interpretazioni  che la Corte di


Strasburgo dà delle norme della


CEDU”  ( sentenze 348/07, 349/07


e 39/2008 della Corte costituzionale).


di FRANCO ABRUZZO


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=923


Sentenza (Dupuis c. Francia)


del Tribunale di Strasburgo


dei diritti dell’Uomo (7 giugno 2007).


Pubblicazione di atti processuali


(intercettazioni illegali)


coperti dal segreto istruttorio:


preminente la libertà di stampa.


In coda il testo integrale della sentenza


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Testo: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3865


IL SOLE 24 ORE 13/5/2009


Diritti dell'uomo. Tutela


per la libertà d'espressione.


Giornalisti mai in carcere


 


Per la Corte europea, il carcere, previsto nei casi di diffamazione negli ordinamenti interni, ha un effetto deterrente sulla libertà del giornalista di informare, con effetti negativi sulla collettività che ha, a sua volta, il diritto di ricevere informazioni.


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In: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3308


INTERCETTAZIONI.


GIRO DI VITE PER TOGHE


E GIORNALI. "Ascolto"


possibile SOLO in presenza


di gravi indizi di colpevolezza


e con l'ok di un "Gip collegiale".


ANCHE il CARCERE (da 1 a


3 anni) per i CRONISTI che


pubblicano intercettazioni


destinate alla distruzione.


Ddl in aula il 18 maggio, ma il.


6 maggio il Governo ha


deciso di porre la fiducia.


 


DIVIETO PUBBLICAZIONE (Per i media le indagini diventeranno 'top secret'. Non si potranno più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare, neanche l'iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, fino al termine dell'udienza preliminare. Anche se gli atti non saranno più coperti da segreto). REATI INTERCETTABILI (Sul punto la legge attuale cambia poco. Potranno essere intercettati tutti i reati con pene superiori ai 5 anni, compresi quelli contro la Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione materiale pornografico anche relativo a minori). LIMITI DI TEMPO (Non si potrà intercettare per più di 60 giorni: 30 più 15 più 15. Per reati di criminalità organizzata, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20). VIA IL MAGISTRATO CHE PARLA TROPPO. NO alla PUBBLICAZIONI di NOMI O IMMAGINI del PM. FINO A 370MILA EURO la MULTA PER gli EDITORI. STOP A UN GIORNO IN PRETURA.


 


La reazione dell'Ordine dei giornalisti, dell'Unione cronisti, di Fnsi e Fieg, del Csm. IN CODA: PARERI e CONTRIBUTI di ENZO CHELI, CARLO FEDERICO GROSSO, MARINA CASTELLANETA e FRANCO ABRUZZO.


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