Altro che «ultracasta»: i magistrati non godono di privilegi maggiori rispetto a quelli di giornalisti o avvocati. Due toghe di estrazione ben diversa - Maurizio Laudi, segretario di Magistratura Indipendente, la corrente ritenuta più conservatrice dell’Anm, e Gioacchino Natoli, esponente di punta del Movimento per la giustizia, il più a sinistra del sindacato - fanno fronte comune nel criticare l’ultimo libro di Stefano Livadiotti “Magistrati l’ultracasta”.
In occasione della presentazione del volume, moderata dal presidente dell’Ansa, Giulio Anselmi, i due magistrati hanno definito il libro «livido e rancoroso» (Laudi) e «pieno di errori che inducono alla disinformazione» (Natoli), mentre per presidente dell’Unione Camere penali Oreste Dominioni è un pamphlet «veritiero» o, secondo Luciano Violante, quantomeno «utile».
Il ministro della Giustizia Alfano, invitato, non ha partecipato al confronto. Le toghe contestano innanzitutto la veridicità di molti dati, primo fra tutti il bassissimo rischio che giudici e pubblici ministeri incappino in una sanzione nell’arco della loro attività, dal momento che - rileva Livadiotti - a rimetterci la poltrona è stato solo lo 0,065 per cento dei 9.116 magistrati.
«Che dire allora dei giornalisti? Il 40 per cento dei ricorsi davanti al consiglio nazionale dell’Ordine - ribatte Laudi - si conclude con la prescrizione. Se poi si calcola che su 240 mila avvocati il consiglio nazionale forense nel 2008 ha emesso in secondo grado 196 sentenze, allora le 121 esitate dal Csm equivalgono ad una produttività maggiore».
Ma a non piacere alle toghe è anche il fatto di essere dipinti come paperoni o fannulloni. Dopo le statistiche sventolate da Laudi (che non manca di render nota la sua busta paga da 6.700 euro netti al mese dopo 35 anni di lavoro), tocca a Natoli far ricorso ad altre fonti, per smontare la tesi dell’ultracasta: «Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa i magistrati di cassazione in Italia non sono certo ai primi posti, ma guadagnano tanto quelli del Belgio, cioè 133 mila euro lordi all’anno, e sono preceduti dai colleghi di Irlanda, Inghilterra, Scozia, Svezia e Danimarca».
Gli avvocati, con Dominioni, non ci stanno: «La magistratura deve accettare che nei suoi confronti non si parli in termini falsamente laudativi ma anche in toni aspramente critici, mentre voi siete stati abituati a essere considerati degli intoccabili».
Il dibattito si anima, e Luciano Violante, ex toga ed ex parlamentare Ds, torna a rilanciare due sue vecchie proposte: l’allargamento del Csm a una terza componente, scelta dal Capo dello Stato tra professori ed ex presidenti della Consulta, così da limitare il peso del correntismo nell’organo di autogoverno della magistratura; la creazione di un’Alta Corte disciplinare per giudicare i magistrati ordinari, amministrativi e contabili.
Di fronte a una magistratura in declino di consensi popolari (dall’83,4 per cento di favore all’epoca di Mani pulite è passata al 31 per cento attuale), Anselmi ritiene che la credibilità della “ultracasta” sia incrinata: «E credo che a considerazioni analoghe sia arrivato il Capo dello Stato preoccupato della crisi di fiducia nella magistratura tanto da aver invitato i magistrati ad autocorreggersi».
02 luglio 2009
Testo in: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2009/07/02/AMCgoTiC-magistrati_giornalisti_diversa.shtml
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Prescrizione: i “numeri” e la verità
Ci scrive Enzo Iacopino (Cnog)
e smentisce il Pm Maurizio Laudi
Roma, 16 luglio 2009. Sono giorni che circola su vari siti una affermazione, attribuita (e non smentita) al segretario di Magistratura indipendente, Maurizio Laudi, il quale per difendere i suoi colleghi, accusati di solidale indulgenza in tema di sanzioni disciplinari, avrebbe attaccato altre categorie professionali. A parte ogni giudizio sulla stantia strategia di sollevare polveroni per coprire le cose che non vanno in casa propria, ci sono verità che fanno giustizia dei … “numeri”. Il dottor Laudi avrebbe dichiarato – e una importante trasmissione, Matrix, fidandosi, ha propagandato la notizia - «che dire allora dei giornalisti? Il 40 per cento dei ricorsi davanti al consiglio nazionale dell’Ordine si conclude con la prescrizione. Se poi si calcola che su 240 mila avvocati il consiglio nazionale forense nel 2008 ha emesso in secondo grado 196 sentenze, allora le 121 esitate dal Csm equivalgono ad una produttività maggiore». Enzo Iacopino, segretario dell’Ordine, commenta: “L’idea di polemizzare con altri per rispondere a tutte le fondate preoccupazioni che i cittadini hanno sul comportamento di non pochi magistrati è strategia miope. Coinvolgere in questo momento i giornalisti è, per di più, scarsamente responsabile. Comodo fare dichiarazioni a difesa della libertà di stampa, intesa come garanzia del diritto dei cittadini ad avere le informazioni, e rilasciare contestualmente dichiarazioni che decreterebbero – se rispondenti a verità – l’inaffidabilità dell’Ordine dei giornalisti, costretto peraltro nell’affrontare i procedimenti disciplinari a rispettare norme delle quali da anni chiede la modifica. Ma quelle affermazioni sono semplicemente false. Sì, false. I ricorsi andati in prescrizione dal 2000 al 2008 sono stati 3 su 842. Come dire, lo 0,35 per cento. Un briciolo di buon gusto imporrebbe delle scuse formali. L’Ordine dei giornalisti ritiene di averne diritto”. (www.odg.it)
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LAUDI A ORDINE: BENE PUBBLICARE DATI SU SANZIONI.
Torino, 17 luglio 2009. E’ botta e risposta tra il segretario di Magistratura Indipendente, Maurizio Laudi, e il segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, sull'efficienza dei propri organi di magistratura interna. Oggetto di discussione il numero di sanzioni disciplinari che vanno in prescrizione. Due giorni fa a Matrix Maurizio Laudi disse che il 40% dei ricorsi davanti al consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti va in prescrizione. Pronta la replica di Iacopino: non è vero, solo 3 procedimenti disciplinari negli ultimi 9 anni sono finiti nel nulla. «Se le statistiche parziali che sono state rese note oggi dal segretario dell'Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino sono vere - ha commentato oggi Laudi -, e non vedo motivo di dubitarne, non ho alcuna difficoltà a rivedere le mie opinioni sull'efficienza dell'Ordine dei Giornalisti. Sono tuttavia orgoglioso di aver contribuito a stimolare la pubblicizzazione di questi dati, che fino a pochi giorni fa erano di difficile se non impossibile reperimento e costringevano così gli interessati a un intenso lavoro degno delle migliori inchieste giornalistiche, e come queste basate anche su fonti attendibili ancorchè non sempre ufficiali». «Sull'onda di questa recente e lodevole spinta alla trasparenza - conclude il magistrato - invito calorosamente il segretario Iacopino a completare la pubblicazione dei dati relativi ai procedimenti disciplinari del suo Ordine, consentendo così a tutti di conoscere in che modo si concludano i procedimenti che riguardano i giornalisti, e in quali e quanti casi le sanzioni eventualmente confermate in tutti i gradi del giudizio siano poi effettivamente applicate, anche tenuto conto dei tempi che intercorrono tra un giudizio e l'altro. Ciò naturalmente con particolare riferimento ai casi di particolare rilevanza deontologica, come ad esempio l'applicazione della Carta di Treviso sulla tutela dei Minori». (ANSA).