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Paura della verità
L’Ifg “De Martino” è morto,
ma l’Ordine di Milano
parla di un rilancio, che nessuno
riesce a vedere, perché
la Statale di Milano ha dato vita
a un secondo master nemmeno
parente alla lontana del vecchio
e glorioso “Ifg De Martino”.
Il quadro occupazionale
è fosco, ma nessuno lo dice
a chi deve sborsare 13mila euro
In due anni. Chi chiuderà queste
fabbriche di disoccupati?

Notarella di Franco Abruzzo

Milano, 23 luglio 2009.  Questa mattina il presidente dell’Ordine di Milano ha diffuso una lettera agli iscritti annunciando che “il 21 settembre riparte la “nuova” scuola di giornalismo. Qualcuno dava per scontata la chiusura della gloriosa scuola di giornalismo di Milano. La convenzione tra Ordine dei giornalisti della Lombardia e Università Statale di Milano ha permesso invece di rilanciarla. Il 21 settembre apre infatti il nuovo Master biennale di giornalismo per l’anno accademico 2009/2011. Si svolgerà nelle aule del Polo di Comunicazione a Sesto San Giovanni fino al 10 settembre 2011. I posti a disposizione sono 30 e il termine per le iscrizioni è il 7 agosto. Il costo per l’iscrizione e la frequenza è di 6.500 euro. I requisiti per l’ammissione e il Bando completo sono consultabili sul nostro portale www.odg.mi.it oppure sul sito del Master dell’Università www.giornalismo.unimi.it”. Gli euro da scucire non sono 6.500 ma 13mila come si legge nel sito della università: “Gli ammessi al corso sono tenuti al versamento di un contributo d’iscrizione pari a € 6.500,00 (compresa la quota assicurativa) per ciascuno dei due anni di corso, oltre all’imposta di bollo prevista dalla legge pari a € 14,62” (in: http://www.unimi.it/cataloghi/master/Bando_giornalismo_09-11.pdf)


Il sito della Statale (in: http://www.giornalismo.unimi.it/) in verità titola “Scuola di giornalismo Walter Tobagi -Bando per il biennio 2009-2011” e poi scrive: “Dall’anno Accademico 2006-2007 è istituito il Master in giornalismo dell’Università degli Studi di Milano. Dal 2009,in seguito a un accordo con l'IFG Carlo De Martino, nasce la nuova Scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’Università degli Studi di Milano. La Scuola attiva per il biennio 2009-2011 il Master biennale in giornalismo/IFG, selezionando e avviando alla professione 30 allievi in possesso di laurea triennale di qualsiasi disciplina. In forza della convenzione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, stipulata di biennio in biennio, il Master è riconosciuto come sede idonea allo svolgimento del praticantato. La partecipazione al Master consente, quindi, di sostenere l’esame di Stato ai fini dell’iscrizione all’Albo dei giornalisti professionisti. Il Master in giornalismo, organizzato in collaborazione con il Centro di Servizio per le Tecnologie e la Didattica Universitaria Multimediale e a Distanza (CTU), si propone di offrire un percorso di eccellenza per professionisti che operino nei vari campi dei media, con un’ottica europea e internazionale. L’attività formativa del Master si svolge nell’arco di almeno 1000 ore all’anno, a tempo pieno e frequenza obbligatoria, e si basa sul rapporto fra formazione accademica e formazione pratica volta ad assicurare la padronanza delle tecniche e dei principi necessari per il corretto esercizio dell’attività giornalistica”.


CONCLUSIONI. Vogliamo capire chi ha fatto nascere questo nuovo master in Statale: l’Ordine di Milano da solo con la Statale? L’Ifg De Martino (che non ha alcuna veste giuridica)? Oppure la Convenzione è stata firmata dall’Ordine di Milano e dall’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo? Il fatto sicuro è uno solo: il nuovo master non si chiama “Ifg De Martino”. Perché non ammetterlo? Tanto al Consiglio dell’Ordine non si può addebitare alcunché per la chiusura dell’Ifg De Martino. La chiusura è il risultato di una decisione sovrana della Regione Lombardia di tagliare progressivamente i fondi a partire dal 2004. 


Onestà intellettuale vuole che si ricordi quanto segue agli incauti  che si iscriveranno al master: gli ultimi due bienni (XV e XVI) dell’Ifg De Martino hanno fatto registrare un flop occupazionale pauroso. Solo 15 allievi su 80 hanno un posto in molti casi a termine. I giornalisti disoccupati in ambito nazionali sono all’incirca 2mila, mentre l’esercito dei free lance è forte di quasi 25mila unità. La crisi dei media nei prossimi due anni comporterà l’uscita, si ritiene, di 2.500 unità dalle redazioni . Ed è evidente come 18 master universitari siano troppi: dovrebbero rimanere in vita i tre di Roma e i tre di Milano, città in cui esiste ancora un modesto mercato. Nelle altre regioni non c’è alcuna prospettiva di occupazione. Ma l'Ordine nazionale non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di “tagliare”. Anche la Fnsi tace.  Bisogna trovare la determinazione morale di dire ai giovani aspiranti giornalisti che almeno per i prossimi 5 anni non esistono speranze di lavoro.  I consiglieri dell0’Ordine di Milano conoscono la realtà: perché tacciono?


 


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4106


Riforma Ordine dei giornalisti:


Fini auspica che la proposta di legge


sia esaminata in sede legislativa.


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4101


Scuole di giornalismo


dell’Ordine: quadro


occupazionale fosco.


Chi fermerà queste


fabbriche di disoccupati?


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4056


DECOLLA IL DIBATTITO con


retroscena inquietanti.


SCUOLE DI GIORNALISMO


dell’Ordine. La risposta


di Enzo Iacopino a Franco


Abruzzo: “La trasparenza


di oggi è il frutto di una


azione decisa contro le


incompatibilità e per le regole.


La crisi occupazionale non è


degli ultimi 24 mesi. C’era, pur


se meno esplosiva, anche prima”.


 


“Questo rigore, Franco, costa. La mortificazione di vedere un esponente dell’Università che tenta di corrompermi (“mettiamoci d’accordo”), qualche amarezza nello scoprire che certi rapporti personali erano legati solo all’interesse, il disagio di essere ascoltato come “persona informata” dall’Autorità giudiziaria, il disgusto di doversi giustificare in sede disciplinare davanti ad una menzogna costruita a tavolino”.


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