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Corriere della Sera
Economia 30/11/2009

Scenari La crisi è un'occasione per sviluppare la preparazione dei dipendenti senza incidere sulla produzione. Gli strumenti ci sono, basta sfruttarli.

Formazione. La soluzione sta nel Fondo.

Solo un'azienda su tre investe in capitale umano. Eppure è possibile farlo senza spendere nemmeno un euro.

di FAUSTA CHIESA

L’Italia è uno dei Paesi europei dove si fa meno formazione professionale. Se la media dell'Unione europea indica che 60 imprese su cento fanno seguire corsi di aggiornamento professionale, nel nostro Paese il dato si assesta al 32%. Secondo il rapporto Isfol 2009 presentato mercoledì scorso, nel 2008 la situazione è leggermente migliorata. L'attività dei Fondi paritetici interprofessionali, gli organismi promossi dalle parti sociali per le attività di formazione continua, aumenta costantemente e dal 2008 al 2009 è cresciuta dell'8,1%. Dall'avvio nel 2004 all'aprile 2009 i Fondi hanno finanziato circa 10 mila piani formativi, che hanno coinvolto 57 mila imprese e 1,1 milioni di lavoratori. In termini finanziari, è stato speso circa un miliardo di euro, e rispetto agli antu passati, il 2008 ha fatto registrare un sensibile, incremento delle attività.


Ma nonostante questo bisogna fare un salto in avanti. E il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha annunciato che «occorre un poderoso investimento nelle competenze delle persone» e ha promesso di convocare il tavolo tra Stato, Regioni e parti sociali sulla formazione prima di Natale perché «dobbiamo individuare un rapido percorso formativo e ci servono decisioni immediate per un difficile 2010».


Piccolo non è bello


Ma perché rimaniamo indietro? Innanzitutto perché da una parte dell'imprenditoria la formazione è ancora concepita come costo e non come investimento. Poi perché le piccole e medie imprese hanno minore disponibilità finanziaria e pi problemi a sottrarre lavoratori al ciclo produttivo.


La crisi pu venire in aiuto. Come sostiene Giorgio Fossa, dal maggio di quest'anno presidente di Fondimpresa: «Abbiamo un forte gap formativo con l'Europa e con i Paesi emergenti. L'Italia ha punte di eccellenza, ma oggi senza una continua innovazione, quindi senza formazione, prima o poi si viene superati sul mercato. Fare formazione non è stato mai agevole come adesso, Non c'è il problema di provocare rallentamenti del ciclo produttivo, perché il rallentamento c'è comunque». Insomma si possono formare i lavoratori senza pesare sulla produzione.


Altro fattore che frena le imprese è il dubbio che la formazione non sia effettivamente finalizzata alla propria attività. Questo problema oggi non sussiste pi . Con i fondi interprofessionali sono le stesse aziende a decidere quale tipo di corso far seguire al personale.


Numero uno


Il principale fondo interprofessionale sui 18 esistenti è Fondimpresa, che raccoglie oltre 170 milioni di euro l'anno, quasi la metà dei soldi destinati alla formazione attraverso i fondi: ha 63 mila aziende aderenti, che occupano 3,1 milioni di lavoratori. Costituito da Confindustria, Cgil Cisl e Uil nel 2004 e attivo dal 2007, ha già finanziato con 341 milioni la formazione di oltre 635 mila lavoratoti e altri 82 milioni sono già stanziati per nuovi piani formativi. «Ma va fatto uno sforzo di maggiore coinvolgimento sostiene Fossa perché è grave che ancora circa il 50% delle imprese e dei lavoratori italiani sia ancora al di fuori del sistema dei Fondi interprofessionali».


Aderire al fondo non comporta alcun costo per le imprese, visto che il finanziamento deriva dal versamento obbligatorio per la formazione che l'azienda deve fare all'Inps per ciascun dipendente. Ogni azienda ha il suo conto-formazione presso Fondimpresa e da lì attinge per finanziare i corsi di aggiornamento. Sempre per facilitare l'accesso alla formazione dei lavoratori delle Pmi, Fondimpresa ha attivato una linea di finanziamento collettiva, il Conto Sistema, alla quale destina il 26% del budget complessivo.


Il Conto Sistema finanzia in genere corsi di aggiornamento scelti dal Fondo e seleziona le imprese attraverso un concorso, il cosiddetto «Avviso». Le domande sono valutate con una graduatorie e sono finanziate nella misura delle risorse messe a disposizione dal Fondo per quello specifico avviso.


Costo zero


Attualmente è aperto il bando 3/2009 per la formazione di lavoratori in cassa integrazione, con uno stanziamento di 10 milioni di euro. E, grazie a una deroga recentemente introdotta che vale per tutto il 2009 e il 2010, le imprese hanno la possibilità di aggiornare, sempre a costo zero, anche i dipendenti in cassa integrazione, I quali fino al 2008 non potevano partecipare a corsi di aggiornamento finanziati con i fondi interprofessionali. Per ogni dipendente l'azienda deve versare una quota di co-finanziamento pari soltanto al costo del lavoro del dipendente, in pratica non spende un soldo di più rispetto a quando il dipendente è al lavoro..


Le regole Finanziati con lo 0,3% dello stipendio, sono 18 gli organismi interprofessionali


 


C’è una doppia carta da giocare


L’aggiornamento può essere su misura. O si può aderire ai programmi nazionali


 


Aderire a un fondo interprofessionale è totalmente gratuito. Tutte le aziende versano ogni mese all’Inps per ogni singolo dipendente un contributo dello 0,30 per cento destinato obbligatoriamente alla formazione. Quando l’azienda si iscrive a un fondo, i contributi che ha versato all’Inps passano direttamente al fondo. L’adesione, possibile su uno dei 18 fondi interprofessionali esistenti, è revocabile annualmente, ma si rinnova tacitamente. Qual è il vantaggio di iscriversi a un fondo? «Il vantaggio più grande — fa sapere Fondimpresa — consiste nel fatto che è l’azienda a decidere, in accordo con le rappresentanze dei lavoratori, come e quando impiegare le risorse a disposizione. Quando l’azienda ritiene di avere bisogno di formare il personale, presenta domanda al fondo, che ne valuta i criteri di qualità e verifica che il piano abbia l’approvazione dei sindacati. Se approvato, il piano è ammesso al finanziamento».


Il fondo dà assistenza tecnica, approva i piani di formazione e li finanzia, ma non organizza i corsi di aggiornamento, che sono scelti dall’azienda stessa. Ogni azienda ha il suo conto-formazione, formato dal 70 per cento della somma dei versamenti annuali dovuti per ogni lavoratore dipendente. Più alto è il numero dei dipendenti, più cospicuo è l’ammontare delle risorse. L’accordo con i sindacati è fondamentale per garantire che sia tutelato l’interesse di tutti i lavoratori. Imprenditori e sindacati progettano la formazione più adatta allo sviluppo aziendale e alla valorizzazione della forza lavoro.


I tempi sono rapidissimi: Fondimpresa dà una risposta entro un mese. Dopodiché la formazione può partire. Se si tratta di formazioni collettive finanziate con il conto-sistema, il tempo di attesa è di tre mesi al massimo. Un tempo record, se si pensa che per ottenere i finanziamenti europei può passare anche un anno e mezzo.


F. CH.


 





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