Roma, 5 dicembre 2009. Nel maxi-emendamento del relatore alla Finanziaria, presentato in Commissione Bilancio della Camera, si stabilisce un'applicazione immediata del tetto di spesa per i contributi all'editoria. Si stabilisce cioè che «i contributi e le provvidenze spettano nel limite - si legge nella Relazione Tecnica allegata al maxi-emendamento - dello stanziamento iscritto sul pertinente capitolo del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri». Una norma analoga era stata inserita già nel 2008 nella manovra estiva (il decreto legge 112) ma poi con l'approvazione del Collegato Energia si era rinviata l'applicazione di questa norma ad un anno dall'entrata in vigore del relativo Regolamento. Con la misura appena presentata in Finanziaria si applica invece la norma già dal 2010 e dunque si supera il principio dei diritti soggettivi per accedere ai fondi. (ANSA)
EDITORIA. FNSI: ALLARME PER EMENDAMENTO FINANZIARIA
Roma, 5 dicembre 2009. Allarme della Federazione nazionale della stampa per l'emendamento alla finanziaria che cambia l'accesso ai contributi, tanto che il sindacato dei giornalisti convoca d'urgenza una riunione dei cdr dei giornali politici, cooperativi e di idee per lunedì. «La Fnsi è fortemente preoccupata - spiega il sindacato - per l'emendamento alla Finanziaria presentato ieri alla commissione Bilancio della Camera che nei fatti elimina il diritto soggettivo relativo al finanziamento pubblico dei giornali di partito, cooperativi e di idee. Se dovesse passare questa norma le aziende editoriali interessate non potrebbero iscrivere a bilancio questi finanziamenti e quindi impedirebbe la negoziazione di fondamentali anticipi con le banche. Insomma verrebbe messa a repentaglio la sopravvivenza di decine e decine di giornali e decine e decine di posti di lavoro giornalistici e non. Oggi si sarebbe dovuto votare la Finanziaria ma, dopo un intervento della Presidenza della Camera, il voto in Commissione dovrebbe slittare a lunedì prossimo con la discussione in Aula a partire da mercoledì». Per questo «il Sindacato dei giornalisti ha convocato d'urgenza una riunione dei cdr dei giornali politici, cooperativi e di idee per lunedì alle ore 12 nella sede Fnsi (Corso Vittorio Emanuele II,349 Roma) per discutere le iniziative da intraprendere».(ANSA).
EDITORIA. BUTTURINI (ASR): FERMIAMO STRAGE PICCOLE TESTATE
Roma, 5 dicembre 2009. «Fermiamo la strage delle piccole testate». È l'appello del segretario dell'Associazione Stampa Romana, Paolo Butturini, in riferimento alle norme inserite nel maxiemendamento alla finanziaria in materia di editoria. «Questo Governo- afferma Butturini- rischia di passare alla storia come quello che ha decretato la più grande crisi dell'editoria nel nostro Paese. Al pari di ciò che è accaduto con altri settori produttivi, non è stato in grado di mettere in campo politiche di sostegno e di sviluppo, che non fossero il finanziamento degli ammortizzatori sociali. Rinviando gli investimenti sulla banda larga ha di fatto condannato l'Italia a un ruolo marginale nel settore a più alto tasso di crescita per il futuro. Ora, con l'emendamento presentato ieri che, nei fatti elimina il diritto soggettivo relativo al finanziamento pubblico dei giornali di partito, cooperativi e di idee, cancella centinaia di posti di lavoro, giornalisti ma anche maestranze e impiegati».
«Davvero un bel modo- commenta Butturini- per uscire dall'impasse di uno degli smottamenti più gravi che carta stampata, emittenza e new media abbiano dovuto affrontare. Se questa decisione è gravissima per ciò che riguarda gli aspetti industriale e occupazionali, lo è altrettanto sul versante della democrazia e del pluralismo. Immaginate il nostro panorama editoriale senza testate storiche come L'Unità, Il Manifesto, L'Avvenire, Il Secolo D'Italia, o più recenti di nascita come Europa e La Padania, ma l'emendamento colpisce anche decine di piccole emittenti, cooperative, espressioni del terzo settore». «È possibile- chiede Butturini- che a un presidente del Consiglio che già detiene personalmente la maggior parte del sistema dei media in Italia e si appresta ad avere una posizione dominante anche nel campo del digitale, si permetta di far morire realtà piccole e medie alle quali vengono riservate le briciole della grande torta pubblicitaria? Come sfuggire al dubbio che tutto ciò sia frutto di una vendetta interna alla maggioranza di governo? Basterebbe pensare che fra le vittime illustri di questo emendamento c'è Il Secolo d'Italia, organo vicino al Presidente della Camera Gianfranco Fini, che in questi mesi non ha risparmiato critiche al Presidente del Consiglio. Bene ha fatto la Fnsi a mobilitarsi immediatamente, occorre lanciare un appello a tutti i parlamentari, di qualsiasi schieramento perchè rifiutino il voto di fiducia su una norma che riguarda il diritto di informazione». (Adnkronos)
FINANZIARIA. EDITORIA.VITA (PD): RISCHIO CHIUSURA per 100 TESTATE
Roma, 6 dicembre 2009. «Un centinaio di testate rischia con questa norma la chiusura». Così Vincenzo Vita (Pd), a margine dei lavori della Finanziaria in corso a Montecitorio, commenta la norma sull'editoria inserita nel maxi-emendamento del relatore alla Finanziaria. Vita spiega che il passaggio «dai diritti soggettivi al tetto di spesa comporterà serie difficoltà perchè in questo modo viene coperto solo il 2009 con certezza. Tra le testate a rischio non ci sono solo giornali di partito ma per esempio - spiega Vita -anche 'Avvenirè e molti dei fogli locali». (ANSA
EDITORIA: TESTATE IN ALLARME, RISCHIO
CON FINANZIARIA.FNSI CONVOCA
D'URGENZA CDR, ma sonoin arrivo subemendamenti
Roma, 5 dicembre 2009. Dall'Avvenire al Secolo d'Italia, passando per altri giornali storici come L'Unità e Il Manifesto, o più recenti di nascita come Europa e La Padania, ma anche decine di piccole tv, cooperative, espressioni del terzo settore: sono le testate che, secondo l'allarme lanciato dalla Federazione nazionale della stampa, sarebbero a rischio con un emendamento in finanziaria presentato alla commissione Bilancio della Camera che cambia l'accesso ai contributi. Tanto che il sindacato dei giornalisti ha convocato d'urgenza una riunione dei Cdr dei giornali politici, cooperativi e di idee per lunedì per discutere le iniziative da intraprendere. Intanto stasera si sono chiusi i termini per la presentazione dei subemendamenti al testo, ed oltre ad alcuni del Pd, ce ne sarebbero anche almeno uno del Pdl e uno della Lega per chiedere la cancellazione della norma. In particolare due sub emendamenti, uno prima firmataria Silvana Comaroli (Lega), un altro con primo firmatario Marcello De Angelis (Pdl ex An), chiedono la soppressione del tetto. Mentre un terzo, sempre di Comaroli, proporrebbe una soluzione intermedia, ovvero di legare i contributi all'effettiva distribuzione delle copie in edicola per avere un taglio delle spese ma anche per andare a premiare chi raggiunge realmente il pubblico. Non sarebbero però esclusi, a quanto si apprende, problemi di ammissibilità per i subemendamenti che a fronte di un risparmio non proporrebbero soluzioni alternative. Se invece «dovesse passare la norma presentata in Commissione - spiega la Fnsi - le aziende editoriali interessate non potrebbero iscrivere a bilancio questi finanziamenti e quindi impedirebbe la negoziazione di fondamentali anticipi con le banche. Insomma verrebbe messa a repentaglio la sopravvivenza di decine e decine di giornali e decine e decine di posti di lavoro giornalistici e non». Il segretario di Stampa Romana Paolo Butturini avanza l'ipotesi di una «vendetta interna alla maggioranza di governo», basterebbe pensare, aggiunge, «che fra le vittime illustri di questo emendamento c'è Il Secolo d'Italia, organo vicino al Presidente della Camera Gianfranco Fini, che in questi mesi non ha risparmiato critiche al Presidente del Consiglio». Dal Pd il senatore Vincenzo Vita - e con lui Giuseppe Giulietti del Gruppo Misto - parla di «un colpo alle spalle di radio tv locali e giornali per sopprimere con un emendamento alla finanziaria i diritti soggettivi e non garantendo neppure le prossime annualità» e parlano di «colpo di mano». Per Fulvio Fammoni della Cgil, «Un governo inaffidabile usa ogni occasione per intervenire