di Cesare Buquicchio
Certo, per chi i giornali li scrive (i giornalisti) e per chi li produce (gli editori) è bella una soddisfazione che un gesto che stava per essere mandato in pensione, quello di sfogliare un quotidiano, possa ritrovarsi grazie alla più nuova delle risorse tecnologiche. L’iPad Apple, infatti, non ha tasti e si sfoglia «e per noi editori è una sfida da giocare fino in fondo» dice il presidente Fieg, Carlo Malinconico.
Come si stanno preparando i giornali per sbarcare sull’iPad?
L’arma più efficace che abbiamo è senza dubbio la qualità. Proprio leggendo in questi giorni, su vari quotidiani, il livello degli approfondimenti e delle inchieste sul lancio del nuovo computer di Apple, uno su tutti l’intervento su l’Unità firmato Serge Latouche, mi sono convinto che questa sfida si può vincere.
Si vince anche lasciando le notizie gratuite sul web?
No, in qualche modo, quella qualità, quel livello di ricerca e accuratezza che si richiede ai giornali deve essere remunerato.
Come?
Magari proprio con le modalità dell’Apple Store con cui tanti produttori di musica stanno vincendo la battaglia contro la pirateria, oppure con una tesserina prepagata a scalare che riunisca i servizi di tutti i principali siti internet di notizie.
La pubblicità ancora non basta?
Ancora no, per ora è una prospettiva, interessante, ma ancora non pienamente sviluppata.
Ma un giorno si rinuncerà alla carta?
Forse sì, ma quel giorno è ancora lontano. Per ora un quotidiano è ancora molto più leggero dei 600 grammi dell’iPad.
La flessibilità che gli editori chiedono ai giornalisti non mette a volte a rischio la qualità degli articoli di cui parlavamo all’inizio?
Penso che con il ricambio generazionale sarà inevitabile che i giornalisti abbiano più facilità ad esprimersi con i vari linguaggi multimediali, ma è senz’altro importante che insieme, editori e giornalisti, collaborino, al di là delle divisioni del momento, per far aumentare la qualità della stampa e far sì che l’iPad non sia solo un bel giocattolo da portare in giro.