Lettera di Enrico Fedocci al Presidente emerito Franco Abruzzo.
“Caro Franco, innanzi tutto mi congratulo con te e con Gianni De Felice per la vostra elezione. Il lavoro che abbiamo fatto in questi 25 giorni ci ha premiato e ha, invece, bocciato clamorosamente il gruppo Stampa Democratica/Quarto Potere ma, soprattutto, i suoi dirigenti.
Quando ti hanno proposto di candidarti con loro al Nazionale (secondo della lista, dietro al poi “non eletto e presunto trascinatore di masse”, Marco Volpati) dicevano che al Regionale non ce l’avresti mai fatta. I fatti dimostrano che, se ci fosse stata un’alleanza pulita, una lista comune come tu proponevi, avresti – avremmo tutti insieme! - stravinto, portando a casa tutti i consiglieri. Ti sei dovuto “accontentare” , caro Franco, di uscire da questa competizione con un seggio al Regionale e uno al Nazionale. Sei il vincitore morale di queste elezioni. “Eletto, ma senza esercito”, hai detto nella tua email. Mi domando come mai Stampa Democratica e Quarto Potere abbiano voluto perdere consapevolmente, non portando a casa neanche un consigliere. Parlare con loro, cercare di convincerli – ricordi i nostri tentativi nei mesi scorsi? – era un po’ come quando la fidanzata ti vuole lasciare: dice che ci sono problemi, ti urla in faccia che, per esempio, è infastidita dal fatto che guardi sempre la televisione o che non vuoi fare i week-end fuoriporta. Tutte cose che le andavano bene, fino a poco tempo prima e che faceva con te tranquilla e beata. E, allora, tu ti impegni: non guardi più la televisione e la inviti a fare fine settimana al mare, in montagna, in una Spa, o semplicemente a fare delle passeggiate. E lei niente. Non riesci a scalfire dialetticamente quelle che sono le dichiarate cause del suo allontanamento. Non c’è proprio nulla da fare: dimostri anche con i fatti che sei cambiato, ma lei manco ti ascolta. Niente, niente. Salvo poi scoprire che la suddetta signorina da tempo aveva già un altro e altri progetti. Quindi, con l’ormai famosissimo “senno di poi”, rileggi, reinterpreti, analizzi tutte le discussioni, i litigi e, con una chiave di lettura diversa, capisci – finalmente - che la tua pigrizia, il voler guardare la televisione, proprio non c’entravano nulla con la separazione. Erano pretesti, Franco. E capisci anche perché non riuscivi a scalfire le sue determinazioni: semplicemente perché non avevi un quadro completo della situazione. C’erano, per così dire, dei retro pensieri. Delle cose non dette.
In poche parole, non conoscevi la verità.
Perdonami questa analogia che a qualcuno potrà sembrare ardita. Ma è un po’ ciò che è successo a noi con Negri & C. Non sapevamo tutto. E, quindi, la tua disponibilità a correre per il Consiglio Nazionale in una squadra senza capilista non era sufficiente, il tuo desiderio di candidarti come presidente del Regionale, definendo e condividendo programmi e obiettivi comuni, li faceva ridere. Loro avevano in mente altro. Avevano già altri progetti. A medio e a lungo termine.
Dicevamo, non è stato eletto Marco Volpati, capolista al Nazionale. Non è stata eletta Daniela Stigliano, vicesegretario della FNSI e leader di Quarto Potere. Non credo che “lor signori” siano così miopi come vogliono far credere. Credo, piuttosto, che fossero in malafede e, allo stesso tempo, lungimiranti. Perché lungimiranti? Per il semplice fatto che le elezioni di ottobre al sindacato possono essere un buon motivo, per chi non è trasparente, per perdere le elezioni dell’Ordine. Quindi, caro Franco, non credo sia vero che candidare te al Regionale volesse dire perdere con certezza le elezioni appena concluse. Penso, piuttosto, che metterti come capolista per il Consiglio Lombardo rappresentasse un altro tipo di rischio per loro: stravincere e riportarti alla presidenza. Ma questo mal si conciliava con gli accordi, con i cosiddetti inciucioni, di cui gli iscritti e gli elettori di Stampa Democratica e Quarto Potere, poco sanno.
Sono fiero di ciò che abbiamo costruito tutti insieme, noi della Lista Civica Indipendente per l’Ordine: abbiamo combattuto una battaglia avvincente ed aspra. Da “morituri”, come ci definivano, ci siamo piazzati benissimo e con dignità. Certo, competere con una coalizione come quella che sosteneva la Gonzales, e capeggiata dal bravo e onesto Guido Besana, non era semplice. Nonostante tutto, siamo riusciti un po’ ad intaccare, con la nostra onda anomala, le barriere erette da Nuova Informazione e rafforzate in maniera decisiva da Stampa Democratica.
Non è poco. E non è un caso che Volpati e la Stigliano abbiano raccolto un numero così modesto di preferenze.
Detto questo, caro Franco, come avevo anticipato nella lettera inviata al presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, in cui annunciavo le mie dimissioni, ti comunico che mi allontano da questo “mondo” così inquinato. E’ inutile cercare di fare qualcosa se non hai la testa “politica” (politica?) dell’inciucio o della corsa alla poltrona. Gente come te, gente come Mariagrazia Molinari, ma anche gente come Claudio Scarinzi, Nicola Vaglia e Andrea Montanari, sono perle rare. Avete tutti e cinque un minimo comun denominatore: provenite da Stampa Democratica. Siete - direi - Stampa Democratica, quella vera. Quattro di voi, però, sono fuori da questo gruppo fondato da Walter Tobagi. Pur essendo, voi “dissidenti”, tutti profondamente legati a questo movimento e al suo fondatore. Sbaglio o c’è qualcosa che non funziona?
Allora, Franco, ti dico - con tutta la determinazione possibile - che mi accingo a ritirare la mia iscrizione all’ “Associazione Lombarda” con decorrenza dal giorno successivo alle elezioni di ottobre. Non sarò, quindi, candidato nella lista che stai preparando, ma voterò e cercherò di far votare per mandare a casa certe persone che poco hanno fatto per il benessere dei colleghi. Politicamente, credo di aver ben poco da fare o da dire. Non riesco a trovare dialogo o stimolo con certe persone. Le “nuove leve”, come le chiamano loro, hanno da occuparsi - in prima persona - del proprio futuro, perché certi sindacalisti pensano solo a spartirsi le poltrone, strizzando l’occhio al “nemico”, pur di essere sicuri di avere ciò che desiderano: un posto al caldo, mentre i colleghi restano in redazione o vengono mandati sui teatri di cronaca per cercare di fare il giornale.
Enrico Fedocci”.
Milano, 2 giugno 2010
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APPELLO DI FRANCO ABRUZZO.
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Leggi in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5735
Milano. Ballottaggio 30/31 maggio.
Giovanni Negri non fa votare
Franco Abruzzo (eletto consigliere,
ma senza esercito) e riconsegna
l’Ordine a Letizia Gonzales
nonché 29 consiglieri nazionali
alla formazione sinistra/destra.
Gianni De Felice è il 30° consigliere
nazionale lombardo. Franco Abruzzo:
“Il voto dice che oggi sono io
il leader di Stampa democratica”.
C’è un solo sconfitto, Giovanni Negri,
mentre Abruzzo è la vera sorpresa delle elezioni.
La vicenda nasconde patti scellerati che riguardano gli assetti futuri del sindacato che in ottobre va al voto? Si sussurra di un accordo a livello di “cupola” romana, che assegnerebbe l’Ordine lombardo alla sinistra alleata del Movimento di destra dei Gallizzi, mentre il sindacato resterebbe a Stampa democratica (a sua volta alleata della sinistra nei vertici di Fnsi, Inpgi e Casagit). E’ così? Marco Volpati e Daniela Stigliano non sono stati eletti (riportando rispettivamente 194 e 191 voti) e sono lontani da Gianni De Felice, l’altro leader della LCI che ha raccolto 443 voti. La sconfitta di Volpati e Stigliano è clamorosa. Franco Abruzzo è il vincitore morale delle votazioni. Solo contro tutti con una squadra formata in tre giorni (tra il 27 e il 30 aprile). Questo è anche un dato politico di prima grandezza: il presidente emerito dell’Ordine di Milano trova consenso tra tanta gente (ex praticanti d’ufficio, ex allievi dell’Ifg, pensionati, redattori in servizio). Abruzzo ha annunciato che scenderà in campo nelle votazioni del sindacato previste nell’ottobre prossimo. E’ un segnale che la battaglia è appena agli inizi. Se ne vedranno delle belle. Parola di calabrese-calvinista determinatissimo. In Quarto potere frattanto è avviata la riflessione: “Non abbiamo capito che Abruzzo non era un problema interno di Stampa Democratica, ma che è un soggetto politico autonomo dalla forte personalità e dal sicuro carisma. Dovevamo allearci con lui e non con Negri”. IN CODA TUTTI I RISULTATI.
di Francesco M. De Bonis
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Leggi in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5733
Il documento dimenticato è il
protocollo firmato il 5/5/2009
a Palazzo Chigi con Fnsi e Fieg
da Maurizio Sacconi e Paolo
Bonaiuti. Il protocollo ratificò
l’ipotesi di accordo di rinnovo
del Cnlg 26 marzo 2009 e pose paletti
per dichiarare lo stato di crisi:
CdR e redattori interessati
dovrebbero studiare questa “carta”
per bloccare la deriva delle firme facili.
Impegno del Governo. Sarà finanziato il Fondo per la “mobilità e la riqualificazione professionale dei giornalisti”. Previsto un intervento per la stabilizzazione (per almeno due anni) di 667 collaboratori coordinati e continuativi iscritti alla gestione separata. Serviranno almeno tre interventi legislativi per attuare le istanze Fnsi/Fieg con la indicazione dei mezzi di copertura. Chiesti dalla Fnsi (con dichiarazione a verbale condivisa dal Governo) gli ammortizzatori sociali anche per i collaboratori autonomi, che perdono il lavoro. IN CODA IL TESTO DEL NUOVO CONTRATTO 2009/2013 e quello del “DECRETO SACCONI SUGLI STATI DI CRISI”.
ricerca di FRANCO ABRUZZO
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