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Le elezioni di maggio 2010.
Manifesto di Franco Abruzzo
in 13 punti dedicato a chi
si accinge a guidare i Consigli
dell’Ordine dei Giornalisti:
valori e obiettivi per
realizzare il “buon governo”
della nostra professione.
I 7 punti dei giovani giornalisti.

Centralità della deontologia – Giornalisti solo per via universitaria – Conferma del praticantato d’ufficio soprattutto per i pubblicisti che vivono di giornalismo - “Banchieri, giù le mani dai giornali” - “La pubblicità stia al suo posto e non sostituisca l’informazione” -“Si pubblica tutto ciò che non è temporaneamente vietato dal Gip, salvaguardando la dignità della persona e la verità sostanziale dei fatti” - Dobbiamo tornare a fare inchieste, che facciano male a qualcuno - Garantire ai redattori addetti al desk, come prevede il Cnlg, il diritto alla firma almeno settimanalmente - Tabella di compensi relativi agli articoli, ai servizi giornalistici e fotogiornalistici depositata presso le Camere di commercio e che valga come uso o consuetudine - Attuazione dell’articolo 45 (“Aggiornamento culturale e professionale”) del Cnlg con il gettito assicurato dall’articolo 116 della legge 388/2000 oggi incamerato dall’Inpgi in mancanza di un’intesa Fnsi/Fieg: è una priorità la costituzione del “Fondo nazionale paritetico interprofessionale per la formazione continua dei giornalisti” - Creazione della figura del “MEDIATORE” all’interno dei Consigli dell’Ordine prevista dal dlgs 28/2010 per risolvere in via “amichevole” le vertenze civili (status professionale, deontologia, tariffe, lavoro autonomo, diffamazione a mezzo stampa, abusivismo, rettifiche e periodici tecnici) - Ritorno all’Inpgi pubblico?

di FRANCO ABRUZZO


presidente dell’Ordine dei Giornalisti


della Lombardia dal 15/5/1989 al  7/6/2007


 


Mai come in questo momento bisogna ribadire, con la Corte costituzionale, che l’Ordine dei Giornalisti è legittimo; A) perché “lascia integro il diritto di tutti di esprimere il proprio pensiero attraverso il giornale”; B) perché l’Albo è obbligatorio soltanto per coloro che “manifestano il pensiero” per professione; C) perché tutela, con la deontologia, “la libertà degli iscritti nei confronti del contrapposto potere economico del datori di lavoro”; D) perché “i poteri disciplinari conferiti ai Consigli non sono tali da compromettere la libertà degli iscritti”. In sostanza la deontologia è il cuore della professione. Senza la legge professionale, direttori e redattori sarebbero degli impiegati di redazione vincolati soltanto da un articolo (2105) del Codice civile che riguarda gli obblighi di fedeltà verso l’azienda, mentre il direttore non sarebbe giuridicamente nelle condizioni di garantire l’autonomia della sua redazione. Oggi l’editore non può impartire al direttore disposizioni in contrato con la deontologia professionale. E’ il momento di varare un Testo unico deontologico che riassuma i principi e i valori  della professione presenti oggi  in varie leggi, nelle carte e nei codici.


Bisogna affermare le mete e gli obiettivi della categoria, una categoria professionale, secondo questo schema articolato in 11 punti:


1)   affermazione della piena validità dell’accesso esclusivo alla professione per mezzo dei master e delle scuole biennali di giornalismo a numero chiuso ancorati all’Università. Nella riforma della legge 69/1963 chiarire le incompatibilità, stabilendo che chi fa attività giornalistica non può essere presente nei consigli d’amministrazione delle società multimediali. Le fasi del  procedimento disciplinare vanno ridotte da 5 a 3 (Consiglio regionale, Consiglio nazionale, Cassazione). Decadenza automatica dall’Albo per il giornalista, che assume incarichi  negli uffici marketing e pr. L’attuale normativa sulla diffamazione sia in sede penale sia in quella civile va cambiata radicalmente, valorizzando l’istituto della rettifica (tempestiva e impaginata graficamente in maniera visibile), La normativa sulle intercettazioni telefoniche e sui segreti (istruttorio e professionale del giornalista) va totalmente rivista anche in relazione al Codice della privacy e riassunta in un solo articolo: “Si pubblica tutto ciò che non è temporaneamente vietato dal Gip, salvaguardando la dignità della persona e la verità sostanziale dei fatti”.


 


2)   impegno dei futuri consiglieri a varare, in attesa della riforma, una delibera con la quale l’Ordine (regionale e nazionale) afferma, come Autorità amministrativa,  la prevalenza delle direttive comunitarie sulla normativa nazionale in fatto di iscrizioni al  Registro dei Praticanti  aperto soltanto a coloro che hanno conseguito una laurea almeno di primo livello (triennale): ciò   in base ai principi affermati nella direttiva 89/48/CEE e nella sentenza 10 maggio 2001 della IV sezione della Corte di Giustizia  europea (nella causa C-285/00);


 


3)    pieno sostegno alla linea tradizionale dei Consigli dell’Ordine in tema di praticantato d’ufficio, di corsi facoltativi a pagamento per l’aggiornamento professionale dei giornalisti e di  quanti in particolare lavorano negli Uffici stampa pubblici e privati in attesa dell’attuazione dell’articolo 45 (“Aggiornamento culturale e professionale”) del Cnlg con il gettito assicurato dall’articolo 116 della legge 388/2000 oggi incamerato dall’Inpgi in mancanza di un’intesa Fnsi/Fieg. E’ una priorità la costituzione del “Fondo nazionale paritetico interprofessionale per la formazione continua dei giornalisti”. Per quanto riguarda i pubblicisti, invece, deve diventare norma vincolante il principio “lombardo” in base al quale chi lavora a tempo pieno da giornalista deve diventare di diritto giornalista professionista, procedura comunque vincolata al possesso del titolo minimo della laurea triennale.  L’iscrizione all’elenco dei pubblicisti va condizionata anch’essa a un  percorso minimo formativo, mentre non dovrebbe essere sufficiente, come avviene oggi, la mera esibizione di 40/60 articoli scritti in 2 anni e retribuiti per acquisire il titolo di pubblicista. Il lavoro autonomo oggi presenta un forte deficit di tutele, che non possono prescindere, a fronte del decoro e  della dignità del lavoro giornalistico, da una tabella  di compensi relativi agli articoli,  ai servizi giornalistici e fotogiornalistici depositata presso le Camere di commercio  e che valga come uso o consuetudine. L’anarchia di oggi  indebolisce anche la qualità della stampa.


 


4)     dibattito  sui condizionamenti delle banche e della pubblicità  nella vita dei  giornali di carta, tv, radiofonici e web con l’obiettivo di proporre al Parlamento una organica riforma dell’editoria che faccia prevalere il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini all’informazione sulle azioni dei proprietari dei giornali stessi. Gli slogan di questa battaglia altamente civile sono questi: “Banchieri, giù le mani dai giornali” e  “La pubblicità stia al suo posto e non sostituisca l’informazione”. Sviluppare una intensa campagna nei luoghi di lavoro, perché siano respinte certe offerte indebite di favori da parte di pr e aziende. Gli uffici marketing non devono interferire con il lavoro dei direttori e delle redazioni;


 


5)    Difesa del ruolo degli inviati speciali, cancellati come qualifica dal  Contratto del 2001. Attraverso la figura dell’inviato,  dobbiamo difendere la specificità e l’originalità di ogni giornale inteso come opera collettiva dell’ingegno. No ai giornali copia e incolla, sì ai giornali costruiti  dai giornalisti, che devono tornare a parlare con la gente nelle città e nei paesi della Penisola. Sì ai cronisti, che battono i marciapiedi e consumano le scarpe alla ricerca di notizie. Ferma condanna della scelta degli editori di utilizzare le tecnologie informatiche come taglio dei costi. Chiedere organici delle cronache adeguati alla realtà complessa delle nostre città e delle aree urbane nonché della nostra realtà sociale/economica e della nostra vita civile. Le inchieste sono state sostanzialmente abolite almeno negli ultimi 15 anni. Dobbiamo tornare a fare inchieste, che facciano male a qualcuno, soprattutto ai poteri forti (banche, grande industria, assicurazioni, mondo politico).  I Palazzi non sono luoghi inviolabili!!!! Garantire ai redattori addetti al desk, come prevede il Cnlg, il diritto alla firma almeno settimanalmente.


 


6)    contestazione forte delle accuse di alcuni settori sindacali, che addebitano all’Ordine di aver creato “disordine” e precari. La debolezza del sindacato, invece, ha determinato in tutt’Italia una applicazione parziale del  Cnlg nei luoghi di lavoro e una mancata difesa degli organici redazionali. I Consigli dell’Ordine, come giudici delle iscrizioni nel Registro e nell’Albo, hanno garantito il diritto dei precari al loro status professionale.


 


7) sviluppo dell’azione di comunicazione dei Consigli dell’Ordine attraverso il portale, le email e un periodico. Bisogna elaborare un piano editoriale che trasformi  “Tabloid” in un trimestrale ad alto contenuto culturale, storico, giuridico, organo di una professione centrale nella vita democratica del Paese. Sviluppare la presenza dell’Ordine nella vita culturale milanese e lombarda con una serie di dibattiti di vasto impatto.


 


8) crescita qualitativa dei servizi resi dall’ente attraverso un uso sempre più incisivo e innovativo della telematica. L’obiettivo è  quello di avvicinare l’Ordine agli iscritti, garantendo prestazioni soprattutto via web e incrementando le prestazioni di natura legale e fiscale completamente gratuite.


 


9)  La composizione del Consiglio nazionale va ridotto  a un numero di 45 consiglieri, mantenendo il rapporto di  2 a 1 (30 professionisti e 15 pubblicisti). Le votazioni vanno ridotte a un solo turno con le urne aperte per due giorni (16 ore complessive), dando effettive garanzie alle minoranze. La sezione disciplinare del Cnog dovrebbe essere organizzata secondo lo schema del Csm dove la sezione disciplinare è formata da 6 consiglieri, mentre il plenum di palazzo dei Marescialli è di 27 consiglieri.


 


10) prevedere nella riforma della legge professionale che il giornalista sotto inchiesta disciplinare non possa presentare le dimissioni dall’Albo prima della conclusione della fase amministrativa del procedimento.


 


11) prevedere per le Procure della Repubblica l’obbligo di informare i Consigli degli Ordini territoriali sulle iniziative penali in atto a carico degli iscritti e per i presidenti dei Tribunali, delle Corti d’Appello e della Cassazione l’obbligo di trasmettere le sentenze di assoluzione e di condanna (a carico degli iscritti all’Albo) ai Consigli territoriali dell’Ordine perché possano essere avviate le istruttorie disciplinari.


 


12)  Creazione della figura del “MEDIATORE” all’interno dei   Consigli dell’Ordine prevista dal dlgs 28/2010  per risolvere in via “amichevole”  le vertenze civili (status professionale, deontologia, tariffe, lavoro autonomo,  diffamazione a mezzo stampa, abusivismo, rettifiche e periodici tecnici). Dall’elenco delle materie affidate dalle leggi professionali al “MEDIATORE” – senza considerare le altre materie previste dal dlgs 28/2010 (diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica, contratti assicurativi, bancari e finanziari) – si comprende come l’Ordine (vigilato dal Ministero della Giustizia)  sia destinato ad invadere “per legge” il campo del sindacato. Bisogna evitare conflitti, bisogna trovare intese chiare tra Consigli dell’Ordine e sindacati territoriali.


 


13) La crisi dell’editoria getta un’ombra sulla stabilità dell’Inpgi, cassa di dipendenti simile all’Inps: valutare se non è il caso di ritornare all’Inpgi pubblico come era fino al 1995 anche per garantire le pensioni in atto e quelle future.


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Piattaforma elaborata su sollecitazione di un gruppo di giovani  giornalisti


1) retribuzioni dignitose per i pezzi dei collaboratori: ripristinando  il “tariffario minimo” (anche sotto il profilo degli usi  e delle consuetudini) e controllando che venga rispettato, o  comunque sanzionando le aziende editoriali che erogano retribuzioni  troppo basse.


2) controlli incrociati sulle richieste di iscrizione all'albo dei  pubblicisti: per smascherare le testate giornalistiche che fingono di  retribuire gli aspiranti giornalisti, talvolta facendo pagare a questi le ritenute d'acconto.


3) moltiplicare le borse di studio dell'Ordine per gli studenti delle  scuole di giornalismo: per evitare che le scuole siano accessibili  solo ai più abbienti, e ripristinare la "democrazia" che era la cifra dell'Ifg De Martino (che non a caso era gratuito).


4) emanare linee guida precise sulla presenza degli stagisti nelle redazioni giornalistiche, differenziando tra stagisti-praticanti  (iscritti a scuole di giornalismo) e stagisti non praticanti. I primi  dovrebbero sempre essere messi in condizione di svolgere pratica  giornalistica (scrivendo, firmando, apparendo in video etc) perché  sono a tutti gli effetti praticanti iscritti al Registro annesso  all'Albo dei professionisti. Allo stesso tempo, però, è importante  vigilare affinché non vengano utilizzati per sostituzioni ferie,  malattia o maternità.


5) praticantati d'ufficio: trasmettere sistematicamente le  informazioni sulle pratiche di praticantato d'ufficio agli organismi  competenti a svolgere indagini e ispezioni (Ispettorato provinciale del Lavoro e Ispettorato Inpgi). Nella maggior  parte dei casi dietro un praticantato d'ufficio si cela una situazione  di sfruttamento ed evasione fiscale/previdenziale, con giornalisti di fatto sottopagati e  ricattabili.


6) più controlli su trasmissioni radiofoniche e di tv locali: spesso  ci sono persone che svolgono attività giornalistica professionale e di redazione,  anche continuativamente, anche per mesi o addirittura anni, magari  avendo anche la responsabilità di specifiche trasmissioni!, senza che  ciò venga riconosciuto contrattualmente. Non solo quindi sanatorie  "ex post" coi praticantati d'ufficio, ma anche e sopratutto un impegno  dell'Ordine (e del sindacato) per controlli ex ante


7) controlli accurati su sedicenti scuole, corsi, master di  giornalismo estranei ai circuiti ufficiali, che creano illusioni e  aspettative.


 


Milano, 28 aprile 2010


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Iniziativa di Enrico Fedocci


Riportiamo Franco Abruzzo alla Presidenza


dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia.


 


Per chi è insoddisfatto della gestione dell'Ordine Lombardo da parte di  Nuova Informazione, per chi ha nostalgia della efficacia e della grande capacità di Franco Abruzzo al vertice dell'Ordine Lombardo. Alcune liste sindacali giornalistiche della Lombardia stanno tentando una spartizione del Consiglio dell'Ordine. Opponiamoci e facciamo in modo che sia la professionalità e la competenza a dettare le regole. Abruzzo in questi tre anni di "esilio" non si è tirato indietro. Con il suo sito ha sempre tentato di informare i giornalisti italiani su ciò che accade nel mondo dell'informazione. Mai si è tirato indietro davanti a chi gli chiedeva un parere, una consulenza. Chiediamo a gran voce la sua ricandidatura. Attraverso Facebook possiamo scardinare le logiche di spartizione, tipiche della prima repubblica, che qualcuno vuole imporre a tutti noi.


http://www.facebook.com/group.php?gid=108822759149790


Puoi scrivere a Franco Abruzzo all’indirizzo fabruzzo39@yahoo.it


L’account  skype è fabruzzo39 – Cell 3461454018 – casa 022484456


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Editore/proprietario/direttore: Francesco Abruzzo - via XXIV Maggio 1 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - telefono-fax 022484456 - cell. 3461454018
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