Giovedì 9 settembre 2010 è arrivata la prevedibile seconda sentenza che sconfessa la linea seguita dalla Lombarda nell'accettare e firmare la prima delle due tornate di cassa integrazione de La Padania senza rotazione per 14 redattori per due anni. La collega Betty Colombo (come già alcuni mesi prima il collega Mario Galloni) si è vista riconoscere il diritto ad avere i soldi di differenza retributiva. Ecco cosa succede a regalare gli stati di crisi agli editori.
I cassintegrati del quotidiano “la Padania” adesso grazie a quella prima assurda decisione della Lombarda, di firmare l’accordo per una cassa integrazione senza rotazione a zero ore per 14 persone, stanno subendo una seconda cassa integrazione senza rotazione sempre per le stesse persone (tranne quelle che non ci sono più per motivi vari).
Questo stato di crisi è stato regalato senza neanche un giorno di sciopero sul falso presupposto che il giornale in questione non avesse i soldi per sanare una perdita complessiva di poco più di 300 mila euro, dovuta a sballati investimenti e a una poltica editoriale suicida.
Poi Negri disse che il cdr e la redazione non avrebbero mosso un dito per la sorte dei predestinati. Circostanza tutta da verificare. Ma anche se fosse vera non avrebbe in nessun modo giustificato le sue scelte. Così come non erano credibili le minacce della proprietà di chiudere (per soli 300 mila euro di buco momentaneo) un giornale che incassa oltre 4 milioni di euro l’anno di contributi dal Fondo per i giornali di partito.
Perché i lavoratori devono pagare tutto questo e perché il sindacato non ha fatto i loro interessi?
La Padania dal 1997 prende oltre 4 milioni di euro l’anno di soldi pubblici come tutti i giornali di partito. Fino al 2000 la Padania vendeva dalle 30mila alle 60mila copie giornaliere. Poi si è deciso di farne una specie di bollettino parrocchiale e le vendite sono scese fino a sei-sette mila copie.
Il colpo di grazie, infine, nel 2006, alla vigilia delle elezioni perse dal centro destra, quando la direzione convinse il cda a fare un passo azzardato: sei mesi di distribuzione nazionale a tappeto del quotidiano come si trattasse del “Corriere della Sera”. La cosa non funzionò, non ci fu ritorno di vendite, come era altamente prevedibile, le elezioni vennero perse, il vecchio direttore emigrò verso altri lidi (Rai) e il Cda decise di ricorrere allo stato di crisi. Il partito poi non volle metterci una lira benché negli stessi mesi che partiva la cassa integrazione versava inspiegabilmente la somma di 280mila euro nelle casse dell’Mpa di Lombardo (VEDI FILMATO IN CODA). Operazione che ripeteva a maggio del 2008. Tutte queste cosette vennero fuori due anni dopo in una trasmissione della Gabanelli sugli strani movimenti dei finanziamenti ai partiti. La Gabanelli esibì in televisione le ricevute dei versamenti misteriosi e inspiegabili della Lega Nord all’Mpa ed esistono su internet i filmati messi su youtube di questa trasmissione del marzo 2009.
I 14 giornalisti scelti per la cassa integrazione vennero selezionati sulla base di scelte discriminatorie come oggi stanno accertando i giudici milanesi. In questo contesto la scelta della Lombarda, fortissimamente voluta da Giovanni Negri, di firmare la prima cassa integrazione, resta inspiegabile. E a poco è valsa la “non firma” del secondo periodo: concedendo il primo si è reso un servigio determinante all’azienda editoriale poi favorita da una specie di provvedimento ministeriale ad aziendam varato da Sacconi il 19 ottobre 2009, cioè un mese dopo la fine dei primi due anni di cassa integrazione.
In questo provvedimento chiamato “stato di crisi”, si riconosceva la possibilità di allungare di altri due anni la Cigs anche senza accordo sindacale. Insomma la prima decisione di firmare presa sotto la responsabilità di Negri ha aperto un vulnus che tutti i cassintegrati del quotidiano “la Padania”, sempre gli stessi da quasi tre anni e con la prospettiva di doversene fare ancora uno e rotti, stanno pagando sulla propria pelle.
Questo errore rappresenta uno dei punti più bassi del sindacalismo giornalistico in Italia. E chissà perché nessuno ne parla sui giornali, con l’eccezione lodevole ma sporadica di alcuni articoli apparsi sul “Riformista” e sul “Fatto”, come se i cassintegrati dell’organo di partito leghista fossero figli di un dio minore. O magari perché nessuno di loro è salito su un tetto per andare in tv né per buttarsi di sotto.
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Leggi in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5303
Il Tribunale di Milano
bolla come illegittima
la Cigs alla “Padania”
(avallata dal sindacato).
Nel caso specifico manca “il nesso causale tra la necessità di tagliare l’organico e la sospensione completa ed ininterrotta della prestazione lavorativa di Mario Gallone (caporedattore più anziano con l’incarico di coordinare le pagine di Politica, Economia ed Esteri). A questo punto una domanda sorge spontanea: il sindacato c’era o dormiva?Il sindacato lombardo dice di avere stipulato 60 accordi nella gestione del nuovo contratto: è lecito chiedere che questi accordi vengano resi pubblici? (IN CODA la sentenza in PDF)
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Leggi tutto in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5778
Sconfitta senza appello per il sindacato lombardo.
LA PADANIA. Depositata la seconda sentenza a favore
di una giornalista e nuova mazzata per Giovanni Negri
(presidente dell’Alg). Bocciata la linea di un sindacato che
ha lasciato il “datore di lavoro arbitro di attuare la Cigs
o meno e di scegliere i lavoratori da sospendere e riammettere”.
LA SENTENZA IN ALLEGATO.
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http://www.youtube.com/watch?v=IJPsU38qNL0
Qui si può seguire quella parte di trasmissione di Milena Gabanelli (Report, 15 marzo 2009) da cui si evince che la Lega Nord, - mentre si rifiutava di mettere soldi per ripianare il rosso del giornale di partito e faceva dichiarare lo stato di crisi per la Padania-, trovava, invece, i soldi per finanziare il Movimento per l'autonomia (Mpa) di Raffaele Lombardo.
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