Milano, 15 novembre 2010. I maestri della comunicazione insegnano che i messaggi elettorali devono essere chiari, corti, semplici e diretti. La Fnsi, nel 1998, quando si dava per scontata la morte dell’Ordine, divise, con linguaggio ottocentesco, gli iscritti in “professionali” e in “collaboratori”. L’articolo 2 dello Statuto definisce i due termini:
1. Sono iscritti nell'elenco dei "giornalisti professionali" quanti svolgono o, anche se temporaneamente disoccupati, abbiano titolo per svolgere - o, se pensionati, hanno svolto - la professione giornalistica sulla base di rapporti di lavoro dipendente o autonomo come attività continuativa, esclusiva o prevalente anche con soggetti diversi. Costituisce incompatibilità l'iscrizione ad un Ordine, Collegio o Associazione professionale che concerna professioni diverse da quella giornalistica.
2. Sono iscritti nell'elenco dei "giornalisti collaboratori" quanti svolgono attività giornalistica in modo saltuario o comunque non prevalente, anche se iscritti ad un Ordine, Collegio o Associazioni professionali di cui al comma precedente.
Il primo termine, professionali, abbraccia non solo i professionisti (anche pensionati Inpgi) dell’Ordine ma anche i pubblicisti, che “svolgono attività giornalistica retribuita quale attività esclusiva o prevalente anche sotto il profilo del reddito” (tra i professionali figurano anche i praticanti e i pubblicisti pensionati Inps). I collaboratori vengono identificati, invece, con i pubblicisti dell’Ordine che vivono di altre professioni, impieghi o mestieri, ma che appunto collaborano non intensamente con i giornali. Da questa sintetica analisi dell’articolo 2 dello Statuto e dell’articolo 2 del Regolamento della Fnsi si comprende pienamente come i termini “professionale” e “collaboratore” possano gettare nel panico gli iscritti all’Ordine, che devono votare, in quanto iscritti da almeno sei mesi al sindacato, nelle imminenti elezioni per il rinnovo dei Consigli direttivi delle Ars e per la scelta dei delegati al Congresso della Fnsi di Bergamo. Ho ricevuto 45 dichiarazioni di sostegno alla lista del MIL da parte di altrettanti giornalisti professionisti e pubblicisti iscritti all’Albo dell’Ordine, ma non iscritti al sindacato. Questo dimostra il casino creato dalla Fnsi con le scelte del 1998. Con la equivalenza (sommaria) PROFESSIONALI (=PROFESSIONISTI) e COLLABORATORI (=PUBBLICISTI) ho tentato di imboccare una scorciatoia pulita e lineare. Giacomo Carioti mi accusa simpaticamente di avere ignorato la rivoluzionaria riforma del 1998 compiuta dalla Fnsi. Sarà, ma in me non c’era dolo. L’equivalenza è soltanto una trovata elettorale senza secondi fini per evitare errori ed equivoci. La terminologia della Fnsi, come ho dimostrato, è spesso fonte di interpretazioni sbagliate. Ed ecco il testo dell’articolo di Carioti….
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PROFESSIONALI = PROFESSIONISTI?
COLLABORATORI = PUBBLICISTI?
NON E' COSI', LO STATUTO PARLA CHIARO
FRANCO ABRUZZO SOTTOLINEA L'EQUIVALENZA, LA FNSI E LE ASSOCIAZIONI NICCHIANO: MA UNA “SVISTA” DEL GENERE RISCHIA DI FALSARE I PRINCIPI BASILARI DELL'UNICA POSITIVA RIFORMA DEL SINDACATO
di Giacomo Carioti
Franco Abruzzo è un monumento del nostro giornalismo: sul suo lavoro si basa molta parte delle basilari conoscenze professionali di generazioni di colleghi. E' anche un amico, per cui mi rincresce di dover pubblicamente precisare e collaborativamente polemizzare - per generale chiarezza, e nel collettivo interesse professionale e sindacale - per quella che non può essere considerata una semplice svista, proprio per la persona da cui promana, e per le modalità in cui è proposta.
Si tratta della “sottolineatura” - a tutti divulgata nella sua newsletter, e presente nel suo sito - della equivalenza assoluta fra Professionisti (per l'Ordine) e Professionali (per la FNSI), e fra Pubblicisti (per l'Ordine) e Collaboratori (per la FNSI).
Una equivalenza, invece, assolutamente in contrasto sia con la lettera sia con lo spirito dello Statuto FNSI, che -non certo a caso, ma con precisa motivazione e prospettiva- ha appositamente differenziato le due figure professionali, proprio in base a criteri difformi da quelli ordinistici, poiché basati sulle effettive caratteristiche di profilo e di attività.
La “svista” di Franco Abruzzo è reiterata da più parti. Moltissimi colleghi (forse la maggioranza) e addirittura buona parte delle Associazioni della Stampa, per superficialità o mancata conoscenza dello Statuto, danno per scontata la suddetta equivalenza: il che vorrebbe, quanto meno, dire che gli estensori del vigente Statuto hanno semplicemente giocato con i termini, al solo scopo di creare confusione.
E' invece da ritenere che con lo Statuto si sia voluto dare un segnale ben preciso; ciò che conta è ciò che si è e ciò che si fa.
Peraltro, ci si deve davvero rammaricare per una eccessiva “morbidezza” da parte del Sindacato nel sostenere il cambiamento da esso stesso prodotto, che non è azzardato definire epocale: come se, una volta fatta la cosa giusta, ci si sia pentiti, forse per pressioni ambientali multiformi e multilaterali.
E' quindi necessario, proprio nell'imminenza della tornata congressuale ed elettorale, richiamare la FNSI e tutte le Associazioni regionali, alla precisazione e al rispetto di questa norma statutaria, la cui inosservanza, o la mancata corretta informativa, potrebbe addirittura costituire un elemento di alterazione sostanziale... se già non lo è, nella congrua composizione delle posizioni effettive degli iscritti: la maggioranza dei quali, per loro ignoranza e per erronea divulgazione, probabilmente nemmeno si è accorta della fondamentale differenza.
Giacomo Carioti