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Stampa

OSSIGENO: a rischio
la sicurezza dei giornalisti.
Presentata l'edizione
inglese. presto anche
in tedesco e spagnolo.

Si tratta di una situazione ormai conclamata a livello internazionale. E che peggiora, tanto che dai 52 casi di intimidazioni denunciati nel Rapporto 2009 si è passati ai 78 del 2010, 54 individuali e 24 collettive, con il coinvolgimento stimato di 400 giornalisti. Cinque le regioni più colpite: la Calabria innanzitutto, ma anche Lazio, Sicilia, Campania e Lombardia.

di Silvia Lambertucci-ANSA


Roma, 6 dicembre 2010. Aggressioni, intimidazioni, denunce, minacce, botte. E poi auto bruciate, lettere con proiettili, intrusioni in casa o nel computer. È sempre più a rischio in Italia la sicurezza dei giornalisti, soprattutto se si occupano di mafia o di criminalità organizzata. E se la maglia nera va alla Calabria, dove vive un quarto dei cronisti minacciati, non va certo meglio nemmeno al Centro e al Nord. A denunciare l'emergenza che attribuisce al Belpaese il triste primato in Europa per numero di giornalisti minacciati, è il Rapporto 2010 di Ossigeno per l'informazione, l'associazione fondata due anni fa dalla Federazione nazionale della stampa e dall'Ordine Nazionale dei giornalisti con il sostegno di Libera Informazione, Articolo 21 e Unione nazionale cronisti italiani. Rapporto che ora esce anche in inglese, annuncia il responsabile del progetto Alberto Spampinato, e nelle prossime settimane anche in tedesco e spagnolo. «Le tante minacce ai giornalisti sono la ragione per la quale l'informazione italiana è così in basso nelle classifiche internazionali», fa notare il presidente della Fnsi Roberto Natale. Per questo, dice, «il sindacato, insieme all'ordine dei giornalisti, ha deciso di incrementare il suo impegno a tutela di colleghe e colleghi che spesso senza essere noti al grande pubblico corrono rischi seri o serissimi». Si tratta di una situazione ormai conclamata a livello internazionale, ribadisce Spampinato. E che peggiora, tanto che dai 52 casi di intimidazioni denunciati nel Rapporto 2009 si è passati ai 78 del 2010, 54 individuali e 24 collettive, con il coinvolgimento stimato di 400 giornalisti. Cinque le regioni più colpite: la Calabria innanzitutto, ma anche Lazio, Sicilia, Campania e Lombardia. Nel rapporto 2010 vengono documentate nuove intimidazioni a Roberto Saviano e a Lirio Abbate dell'Espresso, alla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, all'ex direttore di Libero Maurizio Belpietro, alla cronista di La7 Silvia Resta. Ma anche tanti episodi ai danni di giornalisti meno conosciuti. Come il free lance calabrese Francesco Mobilio, al quale hanno tagliato i cavi del telefono e bruciato la porta di casa. O come il veneto Fabio Fioravanzi, che a Treviso ha ricevuto minacce di morte in diretta tv mentre andava in onda su Antenna 3 Nordest. O ancora Daniela Senapa, cronista di RaiAbruzzo, minacciata di morte a Pescara. Dati che descrivono «un clima di intimidazione diffuso che non deve essere taciuto e non dovrebbe essere tollerato», fa notare Spampinato. Invece non è così, l'attenzione è ancora 'carente, denuncia. Con conseguenze anche sul modo di lavorare e sulla qualità dell'informazione che si offre al pubblico. «Non se ne parla non si riesce ad ammetterlo apertamente - dice - ma questo clima di intimidazione esiste» e spinge «molti a rifugiarsi nell'autocensura». Il rapporto 2010, sottolinea Spampinato, «fa capire che l'Italia è proprio uno di quei paesi di cui parla il rapporto Unesco del marzo 2010, uno di quei paesi che non sono in guerra, nei quali formalmente vige la libertà di stampa e di espressione, ma nei quali di fatto è pericoloso fare inchieste e pubblicare notizie scomode, non gradite ai potenti o ai criminali». Cosa fare? «Prima cosa rompere il silenzio, parlare», chiede l'Osservatorio. Che quest'anno, grazie a collaborazioni con l'università di Bologna, il Goethe Institut e l'Istituto Cervantes diffonderà il Rapporto 2010 anche in inglese, tedesco e spagnolo. «La questione della criminalità organizzata, delle mafie che in tante zone d'Italia rappresentano un rischio per i giornalisti e per la società - conclude Natale - è sicuramente uno dei temi su cui l'attenzione dei nostri media deve crescere». (ANSA).





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