Milano, 24 gennaio 2011. E’ morto oggi nella casa di cura che lo ospitava da anni il giornalista professionista Annibale Del Mare. Pubblichiamo l’articolo di Massimiliano Ancona, che Tabloid, nel gennaio 2004, ospitò nel contesto di un ampio servizio dedicato a una mostra barese dal titolo «Le prime voci dell’Italia libera». Annibale Del Mare visse quegli eventi, che videro la lenta rinascita dell’Italia, da un osservatorio speciale: l’Ufficio stampa del Governo di Pietro Badoglio. E li raccontò nel volume “Italia dopo”. Alla fine della guerra, tornato a Milano, pensò di mantenere i rapporti con i soldati italo-americani, conosciuti in Puglia, e ciò gli fornì lo spunto per la creazione di un giornale d'informazione destinato ai connazionali all'estero, con l'intento di mantenere un collegamento tra questi e la madrepatria. Nacque così "Cronache d'Italia", il cui primo numero uscì nel gennaio 1948. Da quel momento fu spedito semestralmente a 5mila Italiani sparsi in tutto il mondo e continuò ad essere pubblicato fino al dicembre del 1963.
Sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, con il coinvolgimento dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, del Ministero della Pubblica Istruzione, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli Affari Esteri, fra il febbraio 1955 e il novembre 1974 Annibale Del Mare fece 910 spedizioni di 500.000 libri in 60 paesi. Nacque così l'iniziativa "Nave del ricordo Fraterno". Nel 1955 vide la luce l'iniziativa "Tricolori nel mondo" e con la collaborazione del Comitato milanese "Onore alla bandiera" per 10 anni Del Mare spedì in tutto il mondo, a chiunque ne facesse richiesta, migliaia di tricolori. (fonte: Archivio di Stato di Milano in http://archiviodistatomilano.it/guida-on-line/soggetti-produttori/persona/MIDC00010F/)
articolo di Massimiliano Ancona
per Tabloid del gennaio 2004
Celebre, il suo pezzo con cui annunciò – sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 ottobre ’43 – la ripristinata libertà di stampa (seppur ancora sottoposta alla censura bellica) da parte del governo Badoglio, in seguito alla decisioni prese dagli alleati durante la Conferenza di Mosca dello stesso mese. Vi si legge: «Il popolo italiano è assetato di verità dopo tanti anni di menzogne…», una frase vietatissima solo fino a qualche giorno prima. Un testimone oculare. Un cronista puntuale e fedele di quel periodo cruciale per le sorti del Paese. Annibale Del Mare è uno dei giornalisti che hanno raccontato le vicende dei giorni seguiti all’armistizio dell’8 settembre con le forze anglo-americane. Lo ha fatto, come egli stesso ha scritto, essendosi trovato a vivere «per fortunate e fortunose vicende, in una posizione non marginale di osservatore e testimone e, talvolta, persino di improvvisato, o quasi, protagonista, fatti non secondari del Regno del Sud, a Brindisi e a Bari».
Nato a Savona il 13 luglio 1914 da genitori cremonesi, infatti, Del Mare – laureatosi in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano - fu richiamato alle armi come ufficiale nell’ottobre 1940 e inviato in Puglia con una divisione antisbarco. Da capitano dell’esercito partecipò così alla cosiddetta “guerra di liberazione dai nazisti” (dopo l’8 settembre ’43) a fianco degli eserciti alleati, facendo parte dell’Ufficio stampa e propaganda del governo presieduto dal maresciallo Pietro Badoglio, meritandosi anche una Croce di guerra al merito. È per questo motivo che, in quei giorni fondamentali per il futuro dell’Italia, reduce da venti anni di regime e quindi assetata di libertà, Annibale Del Mare si trovò a essere uno dei primissimi giornalisti (è professionista dall’ottobre del ’43) a raccontarne le vicende. Collaborò – tra le altre testate – e come corrispondente di guerra, con “La Gazzetta del Mezzogiorno”, l’unico quotidiano del Regno del Sud (comprendente le province di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce) che, nonostante i tanti problemi del momento, non sospese le pubblicazioni, e “Radio Bari”, l’unica emittente davvero «libera» della parte d’Italia non occupata. Celebre, a questo proposito, il pezzo con cui annunciò – sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 ottobre ’43 – la ripristinata libertà di stampa (seppur ancora sottoposta alla censura bellica) da parte del governo Badoglio, in seguito alla decisioni prese dagli alleati durante la Conferenza di Mosca dello stesso mese. Vi si legge: «Il popolo italiano è assetato di verità dopo tanti anni di menzogne…», una frase vietatissima solo fino a qualche giorno prima.
In quei giorni, poi, conobbe un altro personaggio che gli sarebbe stato amico e che ne avrebbe arricchito – in seguito – il cammino professionale: Aldo Moro. Nato a Maglie (Le), anche il futuro leader democristiano, all’epoca capitano dell’aeronautica, ebbe contatti con l’Ufficio stampa e propaganda del governo Badoglio. Del Mare lo descrisse in uno dei suoi libri di maggior successo (“Italia dopo”, edizioni Cronache d’Italia 1975) come «sempre elegante… alto, bello nei lineamenti e nel portamento, figurava certamente come uno degli ufficiali più brillanti e affascinanti del porto di Bari». Moro è dunque sempre stato nei suoi pensieri, come confermato dal profondo turbamento derivatogli dal rapimento dello statista e dal suo assassinio da parte dei terroristi nella primavera del 1978. L’esperienza giornalistica di Del Mare è continuata anche al termine del conflitto, dirigendo l’edizione (Nord Italia) del quotidiano “La Patria” e collaborando con altre testate quali “L’Italia”, “Nuovo Corriere della Sera”, “La lettura”, “Corriere lombardo”, “Il Giornale della sera”, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “La Nazione”, “Il Gazzettino”, “Oggi” e “Gente”. Per tener viva la lingua italiana all’estero e consentirne l’apprendimento e l’uso da parte dei figli dei connazionali lontani, ha ideato e realizzato l’iniziativa “Nave del ricordo fraterno”, con cui ha raccolto e donato in tutto il mondo, per venti anni, almeno mezzo milione di libri, costituendo – fra le altre – 2.500 bibliotechine. Questa iniziativa ebbe il patrocinio dell’allora Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, e dei suoi successori.
Di più, ha creato e diretto per quasi un lustro la rivista “Italy’s Life” (in inglese), per far conoscere anche negli Stati Uniti la ripresa economica dell’Italia nel secondo dopoguerra, prima di dedicarsi al periodico “Cronache d’Italia”, senza dimenticare la produzione libraria (“L’Italia libera e la sua politica estera”, “Storia d’Italia dopo l’8 settembre”, “La guerra è passata – I partiti dicono”, “Al calar del sole”, “Buona fortuna, emigrante!” e “Il lusso di sognare l’Italia”, oltre al già citato “Italia dopo”), sempre con l’obiettivo di diffondere la cultura italiana all’estero. Obiettivo per il quale, nel 1973, ha ricevuto la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per i benemeriti della cultura, dell’arte e della scuola. Insomma, Del Mare è stato un esempio di professionalità e dedizione giornalistica. Per tutti.