Milano, 8 aprile 2011. Martedì 12 aprile alle 17.30 nel chiostro del Piccolo Teatro Grassi, via Rovello, 2 verrà presentato il libro Quando non c’erano i gossip di Emilio Pozzi, edizioni Greco & Greco Si tratta dell’ultima opera cui l’autore, giornalista, dirigente Rai, saggista, docente universitario, ha lavorato fino al giorno prima di lasciarci, il 22 aprile dello scorso anno. Il libro, in due tomi, riporta, in ordine rigorosamente alfabetico, oltre duecento personaggi: schizzi in punta di penna, ora ironici, ora dolenti, che a volte rivelano aspetti inediti di protagonisti della cultura, dello spettacolo, o anche semplicemente della cronaca, incontrati da Pozzi nel corso delle sue molteplici attività professionali e ritratti ogni volta con simpatetica partecipazione.
Dopo il saluto di Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro, Luciana Invernizzi Pozzi introdurrà gli ospiti.
Luigi Pagano, provveditore agli istituti di pena lombardi, illustrerà un’attività, sconosciuta ai più, ma di forte valenza civile, che Emilio Pozzi ha svolto presso il carcere di San Vittore (giovanissimo partigiano, vi era stato incarcerato durante la Resistenza) ove, per oltre un decennio, si è recato settimanalmente per tenere con i carcerati un laboratorio di scrittura giornalistica, coinvolgendo spesso amici artisti ed intellettuali, che contribuivano a far entrare, anche fra quelle mura, gli echi del mondo esterno e della cultura. All’incontro parteciperanno alcuni detenuti, che hanno ottenuto dal magistrato di sorveglianza una speciale autorizzazione per testimoniare con la loro presenza l’affetto e la riconoscenza che li legava a Emilio.
Due uomini di teatro legati umanamente e professionalmente a Emilio Pozzi, Moni Ovadia e Umberto Ceriani, ambedue presenti nella galleria dei Gossip, leggono brani tratti dal libro.
L’ingresso è libero
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Emilio Pozzi, per lunghi anni giornalista della Rai di Milano, docente all’Università di Urbino, consigliere dell'Ordine di Milano e dell'Ordine nazionale di cui è stato segretario. E' stato anche anche vicepresidente dell'Afg Tobagi, l'ente che ha gestito per 32 anni l'Ifg De Martino. E' stato anche a lungo presidente della Commissione esaminatrice per l'accesso all'Ifg. Emilio Pozzi, che era nato a Milano il 27 agosto 1927, è stato direttore della sede Rai di Torino. Giovanissimo aveva partecipato alla Guerra di liberazione nazionale (1943/1945) come combattente partigiano del Fronte della Gioventù. Fu arrestato dai nazisti e rinchiuso a San Vittore (“matricola 941”). E ai detenuti di San Vittore, Emilio Pozzi ha dedicato per lunghi la sua opera di educatore. (www.francoabruzzo.it)
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Pozzi, un giornalista dietro le sbarre. Per insegnare
di Mari Mollica
giovedì 1 febbraio 2007
IL MICROCOSMO
Una piccola città, con le sue leggi non scritte e i suoi quartieri. E con le sue case, le celle. Riprodotte con minuziosità da un detenuto, che, a modo suo, cerca di far capire a chi è fuori cosa significhi vivere in un mondo in miniatura. «Le dedica alla memoria di Enzo Tortora, scomparso nell’88, l’emblema di un calvario», spiega Pozzi, mostrando una di queste opere, regalo che conserva gelosamente. Un segno di riconoscenza e affetto, uno dei tanti insieme a lettere, disegni, edicole di carta con tanto di giornali in miniatura, piccoli manufatti… Un rapporto che diventa amicizia e confidenzialità. Mai affetto da pietismo, però. «E’ raro ottenere la fiducia dei carcerati. La perdono in fretta, insieme alla libertà e all’autonomia». Ma se si ottiene un’apertura, ne viene un sincero appagamento. Anche se si tratta, semplicemente, di aver insegnato una parola in più. «‘Obsoleto’ era una parola a molti ignota – racconta divertito Pozzi – Dopo averla usata insieme, non mancava occasione in cui i miei detenuti, entusiasti, mi riferissero di averla letta sui giornali o sentita in televisione». Anni di reclusione, anni da far fruttare, per accumulare competenze professionali da spendere fuori. Una volta scontata la pena, o già mentre il traguardo è vicino. «L’articolo 21 prevede che i detenuti possano lavorare anche all’esterno del carcere, e rientrarvi di sera. Alcuni hanno trovato impiego in varie cooperative a sfondo sociale». A scandire i ritmi, lavoro e tempo libero, se così si può chiamare… Riviste, spettacoli teatrali, esperimenti cinematografici, documentari, libri. Il carcere, insomma, come centro di cultura, e San Vittore, in particolare, come nodo della storia di Milano. Un luogo simbolo per la Resistenza. Emilio Pozzi onora questo passato, regalando un futuro. Instancabile, prosegue la sua attività. Classe 1927, e ancora tanti progetti, là in piazza Filangieri. «L’è al dü», come si suol dire nel gergo di malaffare milanese, riferendosi al famigerato numero civico. (ma.mo.)
“Matricola 941. Lui, dentro le mura di San Vittore, ci ha vissuto. Diciassettenne, nel 1945, detenuto per motivi politici. Anche per questo, decenni dopo, ha voluto tornarci. Questa volta, portando con sé una penna di libertà. Per aiutare chi, in carcere, ci vive. Oggi. Emilio Pozzi ha fatto della sua professione uno strumento di volontariato. Lasciate alle spalle carta stampata e una solida carriera in Rai, da quindici anni varca ogni settimana il portone di piazza Filangieri 2. Questo costante e discreto spendersi per i carcerati gli è valso il titolo di “Campione per la Comunicazione”.
Si tratta di una delle sezioni del Premio annuale “Il Campione”, organizzato dai City Angels, che ha in Mario Furlan il suo patron fondatore. Pozzi è stato premiato il 24 gennaio 2006, durante la cerimonia nella Sala degli affreschi della Provincia di Milano. «Questo riconoscimento rappresenta per me, poco incline alla spettacolarizzazione del volontariato, un’occasione in più per parlare del carcere, un mondo su cui spesso si fa informazione distorta. E’ una realtà dura, ma deve sempre avere come fine la riabilitazione – commenta Pozzi - Il lavoro è elemento chiave per il reinserimento sociale dei detenuti. Le attività culturali offrono lo stimolo per un ritorno allo studio e alla lettura». Non a caso siamo a Milano, la città di Beccaria. Non a caso San Vittore è stato tra i primi centri in Italia a proporre percorsi di dialogo a doppio binario: dalla società al carcere, dal carcere alla società
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da http://www.giornalismo.unimi.it/files/pozzi.pdf
EMILIO POZZI
Curriculum vitae
Emilio Pozzi , nato a Milano, ha lavorato in Rai per molti anni,cominciando al Giornale radio
come radiocronista a Milano, poi a Roma (alla direzione della Ricerca e sperimentazione
programmi e infine a Torino.
E’ stato anche corrispondente della radio Svizzera di Lugano.
Ha realizzato molti documentari radiofonici.
Alla Facoltà di sociologia dell’Universìtà Carlo Bo, di Urbino per più di vent’anni docente di
Storia del teatro e dello spettacolo. All’Università di Milano Bicocca ( Facoltà di Sociologia) ha
curato un master su ”La radio e la storia”
Dirige la rivista Teatri delle diversità e la collana Quaderni per la memoria.
Ha curato , tra l’altro, le Mostre “ La radio , storia di sessantanni ( Torino , Spoleto, Napoli,
Bari nel 1984) e “ Oltre il villaggio globale” alla Triennale di Milano, nel 1995.
Tra i volumi pubblicati “ Sociologia dello spettacolo teatrale”- con Bernardo Valli-,” Enzo
Ferrieri: la radio! La radio?La radio!”,”Arti e Resistenza”.
Ipotesi di master radio
La radio, chiamata dai televisivi “la nostra sorella cieca” sa far vedere, con la fantasia, molto
lontano.
Il corso potrà essere articolato , a staffetta, su tre segmenti :storia , teoria e pratica
Un pò di storia, non fa male
A-Cominciamo da un colpo di fucile-Marconi, chi era costui?
Uri, Eiar, Rai ovvero il servizio pubblico
Qualche personaggio del giornalismo radiofonico da non dimenticare
Carosio, Appelius,Veltroni, Piccone Stella, Angioletti Zavoli, Arbore
Quella volta che Zavattini disse ‘c….’
Per non parlare di Marinetti e il manifesto sulla radia,di Enzo Ferrieri e la forza creativa,di
Carlo Emilio Gadda e il microfono
B-Il Far West: antenne libere e voci in libertà
Nascita , vicende e personaggi
Le emittenti confessionali, politiche e di nicchia
Un sintetico panorama internazionale ( USA- non dimenticando Orson Welles e i suoi
marziani-, Gran Bretagna, Germania- con doverosa citazione di Rudolf Arnheim, Goebbels e
Bertolt Brecht- Spagna, Francia, Belgio , Olanda)
Non mostra la lingua, la arricchisce
Il linguaggio giornalistico radiofonico, come quello scritto, risponde al alcune regole di base:
chiarezza , semplicità, completezza. Per stabilire un rapporto diretto con l’ascoltatore occorre
conoscere alcuni piccoli segreti che saranno rivelati. A cominciare dall’uso della voce
Tecniche, metodologie, tipologie e strumenti
Ogni filone ( dal politico, alla cronaca,al costume , allo sport) si caratterizza in modo diverso.
Alla base però esistono , per tutti:
L’intervista
La radiocronaca
I commenti
Le rubriche
Durante il corso si alterneranno
- lezioni frontali, con la possibilità di far intervenire ospiti per testimoniare specifiche
esperienze
- ascolti da nastroteca di brani famosi nella storia della radio
- esperimenti sul campo ( in studio e in esterno)
Tesina finale individuale ( a tema libero o assegnato dal docente) sarà ovviamente realizzata in
cd.
Si ritiene che ogni incontro debba essere di due ore, per un totale di almeno 20 ore
(stato di avanzamento del progetto al 3 aprile 2007)