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Stampa

Giornalisti in prigione,
a rischio in Europa
la libertà di stampa

di Thorbion Jagland
per Il Sole 24 Ore 2/7/2011

Strasburgo, 2 luglio – Il Segretario Generale del Consiglio d'Europa Thorbjørn Jagland fa oggi il punto sui problemi che in questo momento preoccupano maggiormente la società occidentale: dalla libertà di espressione alle democrazie emergenti, dai rapporti tra l'Islam e l'Europa alla dittatura in Bielorussia.


 


 La libertà di stampa in pericolo


I giornalisti fanno un lavoro molto importante per la democrazia in questo momento: stanno correndo grossi rischi in tutto il mondo per cercare notizie e seguire ciò che i politici dicono. Ecco perché la liberazione dei due reporter francesi ostaggi in Afghanistan ha un significato particolare e mi ha reso felice.


In questo periodo il Consiglio d'Europa dedica particolare attenzione alla libertà di stampa e di espressione, perché di recente i problemi in questo settore sono purtroppo aumentati nel nostro continente. Quando ci sono regimi autoritari o conflitti, il lavoro del giornalista diventa rischioso. Ecco perché il loro lavoro deve essere apprezzato da chiunque. E dobbiamo fare di tutto per proteggerli perché possano continuare a informarci liberamente. La comunità internazionale deve tenere gli occhi ben aperti e vigilare per fare pressione su coloro che limitano i diritti dei giornalisti o addirittura li arrestano per farli tacere.


 


Le nuove democrazie


Nel Nord Africa dobbiamo agire come facemmo con le nuove democrazie dopo la caduta del Muro di Berlino: Dobbiamo aiutare questi paesi a concepire istituzioni democratiche, avere elezioni libere, godere di un nuovo sistema giudiziario giusto ed equo. Attraverso la Commissione di Venezia il Consiglio d'Europa si è messo a disposizione di questi paesi. Stiamo assistendo la Tunisia a creare un sistema elettorale moderno e a scrivere una nuova costituzione. Libero parlamento e giustizia equa sono i pilastri della democrazia. E sono indispensabili per lo sviluppo di questi paesi, come lo sono per noi.


Per la Tunisia siamo abbastanza ottimisti perché la classe dirigente è preparata e la società civile molto attiva. Come pure in Egitto, dove, però, le vecchie strutture sono più forti e c'è, quindi, il pericolo che il potere si riorganizzi senza il necessario germe della democrazia. Temo, infatti, che le vecchie strutture stiano tentando di mantenere il potere.


L'Europa deve guardare al Magreb come un prolungamento dell'Europa al di là del Mediterraneo. Non credo che nei prossimi dieci anni questi paesi possano diventare membri del Consiglio d'Europa. Ma accadrà in futuro. Per quanto riguarda la Libia non possiamo fare nulla in questo momento. Quando la situazione sarà chiara ci metteremo a disposizione per vedere come aiutare il paese. Per adesso siamo in grado di lavorare in Tunisia e Marocco, di avvicinare Israele e l'Autorità palestinese agli standard europei. È già tanto.


Testo in http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-02/giornalisti-prigione-rischio-europa-124305.shtml?uuid=Aak9XlkD


 





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