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EDITORIA. DE KERCKHOVE: “CARTA SALVA il CERVELLO, VA TUTELATA”. INCONTRO CON SOCIOLOGO IN FIEG: “LA RETE ci FA PERDERE il SENSO E la IDENTITÀ”. «La luce cade sulla carta - ha affermato ancora de Kerckhove, citando Marshall McLuhan con il quale ha lavorato per oltre 10 anni - ed evita l'aggressione dello schermo con la luce che arriva verso il volto». La carta, insomma, va tutelata anche per proteggere il nostro vivere sociale. Senza demonizzare la rete, ma magari stampando le notizie sul web, come consigliato dal giornalista e scrittore americano Todd Wasserman sul suo blog
di Michele Cassano-ANSA
Roma, 4 ottobre 2011. «Google ci rende stupidi?» si chiedeva lo scrittore americano Nicolas Carr in un celebre articolo che ha suscitato un ampio dibattito in rete. Alla stessa domanda ha tentato di rispondere oggi uno dei massimi esperti di comunicazione ai tempi di internet, Derrick de Kerckhove. La risposta? «Magari stupidi non proprio, ma un pò decervellati sì. Ormai studi e esperti sono concordi nell'affermare che il web ci fa riflettere meno, ci fa perdere senso e identità, mentre la carta ci protegge dall'alzheimer digitale». Non è un consesso di vecchi scrivani quello andato in scena nella sede della Federazione Italiana Editori Giornali in occasione dell'incontro «Dal giornale al pixel. E ritorno», promosso con l'Osservatorio Tuttimedia. Sia de Kerckhove, che il padrone di casa Carlo Malinconico hanno ricordato la loro passione per le nuove tecnologie, ma hanno invitato a riflettere sull'importanza della carta, «per frenare - come ha spiegato il presidente della Fieg - l'entusiasmo eccessivo pur senza mettere in discussione le meraviglie della rete». Lo studioso belga, direttore scientifico di Media Duemila e professore di Sociologia della cultura digitale all'Università di Napoli, si è spinto a chiedere ai ministeri dell'Istruzione dei vari Paesi di «proteggere la carta, così come è stato fatto per il teatro e per la cultura in generale, per rendere coscienti le popolazioni anche attraverso campagne che invitino alla lettura sui mezzi tradizionali». Il concetto di fondo è che «il lettore digitale deve continuamente prendere decisioni su quale link seguire e quale ignorare e rischia di essere disorientato dal web, mentre il cloud computing esteriorizza le sue capacità cognitive - ha argomentato de Kerckhove - Sul mezzo cartaceo invece la parola si fissa e cresce dentro di noi. La carta mantiene dunque il cervello dentro il corpo. Oggi non abbiamo più memoria perchè ci stiamo abituando ad averla fuori del nostro corpo. Pensiamo al cloud compiuting quale memoria universale, dove contiamo di conservare ogni nostro segmento di conoscenza». Insomma «l'utente che legge on line non vuole pensare - ha sostenuto il sociologo illustrando un suo studio -. Vuole avere informazioni nel minor tempo possibile e i designer del web studiano le pagine in modo da impedire il pensiero». Un sistema che mette in discussione la possibilità stessa di formare una vera coscienza democratica, a causa della perdita dell'identità personale, che in rete diventa pubblica. «Muore la cultura del sè - ha aggiunto -, per passare alla cultura della condivisione». La carta, invece, consente una lettura più veloce ed induce ad analisi più profonde, inoltre è un mezzo personale che si può toccare. «La luce cade sulla carta - ha affermato ancora de Kerckhove, citando Marshall McLuhan con il quale ha lavorato per oltre 10 anni - ed evita l'aggressione dello schermo con la luce che arriva verso il volto». La carta, insomma, va tutelata anche per proteggere il nostro vivere sociale. Senza demonizzare la rete, ma magari stampando le notizie sul web, come consigliato dal giornalista e scrittore americano Todd Wasserman sul suo blog. «L'idea - ha rilevato Malinconico - è che non ci sia un media che cannibalizza gli altri. La carta risponde a finalità che gli altri mezzi non hanno e non dobbiamo abbandonare le qualità del noto per tuffarci nell'ignoto». (ANSA)
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