CARTA DI FIRENZE. “Non è la via giusta punire il ‘capo’ che utilizza collaboratori sottopagati. Il collaboratore perde il lavoro, mentre i giornali si indeboliscono”.
lettera di Francesca Canino pubblicista calabrese
Grazie per gli aggiornamenti quotidiani sul mondo giornalistico che mi consentono importanti riflessioni. Spero di non disturbare con l'invio delle mie 'riflessioni scritte', ma vivo male l'odierna situazione lavorativa e soprattutto non ho altri con cui confrontarmi.
Alcune notizie apparse sul sito meritano considerazioni da parte dei collaboratori come me, dopo aver letto che: “Gli iscritti all'Ordine con ruoli di coordinamento nelle testate non potranno utilizzare colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati o far finta di non vedere che un giornalista pensionato sia di nuovo impiegato come autonomo per fare il lavoro che faceva prima. In caso di violazione di queste regole, una volta che la Carta sarà approvata dal Consiglio nazionale dell'Ordine, scatterà l'avvio di un procedimento disciplinare. (di Stefano Fabbri-ANSA 8 ottobre 2011)”.
Con l'approvazione della Carta di Firenze, se ho inteso bene, il mio caposervizio, iscritto all'Ordine, non potrà più avvalersi del mio lavoro poiché il compenso stabilito per le collaborazioni è realmente inadeguato. Ciò si tradurrà, contrariamente alle premesse, nella perdita di lavoro da parte del collaboratore e, contemporaneamente, nella perdita di un indispensabile aiuto per i redattori; in altri termini, in una battuta d'arresto per i giornali che già vivono una situazione poco rosea. La necessità dei rapporti di collaborazione è ormai un fatto assodato: tutto ciò che deve essere svolto ‘fuori’ dalla redazione è demandato, infatti, ai collaboratori, così come le inchieste che richiedono molto tempo a disposizione per raccogliere le informazioni, trovare le foto, intervistare gli interessati. Ma se la Carta dovesse essere approvata, il caposervizio non 'utilizzerà' più il collaboratore che percepisce un compenso inadeguato, a svantaggio del giornale che sarà meno vario e completo, dei redattori che si troveranno di fronte ad una mole enorme di lavoro da svolgere e dei collaboratori che resteranno improduttivi. Non penso sia la via giusta.
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Cosenza, 18 ottobre 2011
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