Milano, 19 ottobre 2011. Poteva far registrare uno sbocco burrascoso l’irruzione di 25/30 giornalisti precari (=redattori di fatto) milanesi nella sala del Circolo della Stampa dove questo pomeriggio era in programma un dibattito sul tema: “Precari, Autonomi, Freelance: nuove frontiere della professione giornalistica”. La protesta, annunciata da www.dagospia.com, pur tra toni aspri, si è conclusa civilmente: i giovani giornalisti “indignati e arrabbiati”, che lavorano a tempo pieno nelle redazioni di agenzie e di quotidiani, hanno potuto esprimere il loro disagio e le loro difficili condizioni di vita: “Ogni giorno viene stuprata la nostra dignità professionale, la nostra sofferenza non ha confini, stiamo invecchiando e il posto stabile resta una chimera” ha detto uno degli intervenuti. Sui loro cartelli si poteva leggere uno slogan molto amaro e carico di rabbia “precari=schiavi”. Giovanni Negri, presidente del sindacato regionale, ha cercato, riuscendovi, di spiegare il contesto editoriali nel quale si muove la Fnsi e la Lombarda: ”Sappiamo, come ha ricordato a Firenze il segretario Franco Siddi, che non è possibile avere centomila assunzioni. Il sindacato non ha poteri parlamentari. Stiamo aspettando che il Governo approvi la delibera dell’Inpgi che facilita la assunzioni concedendo agli editori sgravi contributivi del 60%”. Nelle parole di Negri è chiaro il riferimento al disegno di legge sull’equo compenso in discussione alla Camera. Negri ha tracciato il confine tra sindacato e Parlamento: “Noi contrastiamo, come possiamo, l’azione degli editori, le leggi devono essere varate dalle Camere. Il momento non è felice. La crisi c’è sia sul fronte delle edicole sia sul fronte della pubblicità”.
Gli sgravi contributivi del 60% per tre anni saranno a favore delle aziende, non in stato di crisi, per le assunzioni a tempo indeterminato, da praticante a caposervizio: l’aliquota IVS scenderà così da oltre il 20% a poco più dell’8%. Significa una riduzione di 12 punti percentuali del costo del lavoro. Non è stato facile per il vertice dell’Inpgi convincere gli editori a fare un ragionamento sui contratti a tempo indeterminato, nonostante alcuni tra i più grandi gruppi editoriali italiani siano pronti ad assumere. Si spera che questa misura, fortemente condivisa con la Fnsi, dia la spinta giusta all'occupazione. Dagli sgravi saranno, comunque, esclusi i pensionati e le aziende che hanno effettuato licenziamenti, mentre saranno inclusi tutti i contratti giornalistici, compresi quelli adottati dalla Fieg e dall’Aeranti Corallo. Non bisogna dimenticare che per sostenere un sistema previdenziale non si può continuare a restringere il numero dei giovani assunti a tempo indeterminato. “Gli editori possono assumere pertanto – ha ricordato Negri – i precari, redattori di fatto, che popolano le redazioni dei grandi e dei piccoli giornali. Il sindacato e l’Inpgi hanno fatto la loro parte e hanno raccolto, quindi, la protesta che arriva dai precari”.
Al dibattito hanno partecipato l’avvocato del Lavoro Sergio Barozzi; Davide Imola (responsabile nazionale professionisti e lavoro autonomo della Cgil, che ha illustrato lo studio dell’Ires, pubblicato in http://www.ires.it/node/1456, “Professionisti: a quali condizioni?’” (a cura di Daniele Di Nunzio, Giuliano Ferrucci e Salvo Leonardi); Enrico Ferri (della Giunta Fnsi); Saverio Paffumi (coordinatore della Commissione regionale sul lavoro autonomo). Giovanni Medioli. giornalista freelance ed espèerto delle problematiche del lavoro autonomo, ha coordinato i lavori. Ed ecco uan sintesi degli interventi:
SERGIO BAROZZI - Nei Paesi europei difficilmente capiscono il nostro sistema lavoristico tra assunti a tempo indeterminato, assunti a tempo parziale, cococo, cocopro, autonomi, partite Iva, cessione dei diritti, contratto di somministrazione, contratto di solidarietà, contratto di formazione e lavoro, contratto di apprendistato, contratto di inserimento, contratto di lavoro a progetto, contratto di lavoro intermittente e contratto di lavoro interinale. Una babele. Un sistema che agevola le aziende nel taglio dei costi del lavoro. I cocopro sono un milione e 2000mila e guadagnano in media 12mila euro all’anno.
DAVIDE IMOLA - Ha illustrato lo studio sui professionisti (in http://www.ires.it/node/1456) elaborato dall’Ires. Secondo il Censis il totale degli iscritti ad Ordini e Collegi, nell’anno 2009, è pari a 2.006.015, mentre i professionisti non regolati si aggirano attorno ai 3/3,5 milioni. Il popolo delle Partite Iva in Italia è variegato e complesso. Dai dati pubblicati sul Giornale delle Partite Iva (ottobre 2010) in Italia ci sono 8.800.000 posizioni Iva aperte. Di queste circa 6.500.000 sono attive e sono suddivise tra un milione di società di capitale, più di un milione di professionisti, oltre un milione d’artigiani e commercianti e tre milioni e mezzo di professionisti non regolamentati con attività individuale. Ogni anno si aprono circa 200 mila nuove Partite Iva mentre, secondo l’Isfol, le false Partite Iva sono attorno alle 400 mila unità. Riguardo alla tutela dei consumatori i giudizi sull’operato di Ordini e Albi, sulla loro utilità, sono largamente negativi, con una media del 75%. Ricordiamo come proprio in nome del bene pubblico costituito dalla tutela del cliente/consumatore si sia legittimata, e si legittimi tutt’ora, la ragion d’essere della selezione ex ante posta in essere dal sistema ordinistico. Ebbene, solo nell’area socio-sanitaria, in quella economica e in quella gestionale-amministrative si riconosce agli ordini una qualche efficacia da questo punto di vista: fra il 40% nel primo caso e il 35-37% nei secondi. Il giudizio di gran lunga più negativo si riscontra fra quanti operano nel campo giornalistico e dell’editoria: il 91%. La situazione non migliora rispetto alla definizione degli standard retributivi, anzi. Qui le risposte negative raggiungono le punte più elevate, fra il 70,6% dell’area economica e l’89% di quella gestionale-amministrativa. Fra avvocati e medici la quota di no si attesta intorno al 75-77%.
ENRICO FERRI – Ha offerto una fotografia del lavoro senza tutele: gli iscritti alla gestione separata dell’Inpgi sono 33.282 e di questi solo 15.411 svolgono l’attività giornalistica come autonomi, cocopro, partite Iva, precari; gli altri sono redattori, che fanno anche i collaboratori. Quelli che denunciano meno di 3mila euro all’anno sono 7.900. Gli altri 7.500 guadagnano in media 17.484 euro. Siamo di fronte ai proletari dell’informazione. Chi guadagna poco più di 1.400 euro lordi al mese è, dice l’Istat, dentro la soglia della povertà.
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CARTA DI FIRENZE.
“Non è la via giusta
punire il ‘capo’
che utilizza collaboratori
sottopagati. Il collaboratore
perde il lavoro, mentre
i giornali si indeboliscono”.
Lettera di Francesca Canino
pubblicista calabrese
(in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=7423)
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SFOGO E ACCUSA.
Lettera di un “redattore
abusivo” sospeso
tra disoccupazione
e occupazione: e il
sindacato che cosa fa?
Da quanto tempo
non gira per le redazioni?
(Davvero il sindacato non sa, o solo finge di non sapere che ancora oggi sono i precari a impaginare i giornali? Grandi e piccoli. Senza distinzione alcuna).
Sono i vertici di categoria, oggi, a dover studiare e varare nuove forme di garanzia a tutela delle fasce più deboli. Contributi per la Casagit a misura di retribuzione reale, contributi sociali. Con una retribuzione di poco più di 1.400 euro netti mensile è impensabile sottrarre duecento euro per la Casagit. Impossibile versare i contributi volontari da quasi 700 euro. Ma è impensabile perdere il diritto alla pensione perché si è sfruttati.
di Garibaldo Spartaco*
(Leggi tutto in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=7400)
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EDITORIA. SIDDI (Fnsi):
imposta sulla pubblicità
tv da destinare ai giornali
virtuosi ma stop a premi
per i dirigenti di giornali
che sfruttano i cronisti.
“Sappiamo che non è possibile avere centomila assunzioni”
(LEGGI TUTTO in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=7346)
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GIORNALISTI. PRECARI:
ORDINE PUNTA SU
'CARTA di FIRENZE”
CHE PREVEDE
PAGHE DIGNITOSE.
Gli iscritti all'Ordine con ruoli di coordinamento nelle testate non potranno utilizzare colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati o far finta di non vedere che un giornalista pensionato sia di nuovo impiegato come autonomo per fare il lavoro che faceva prima. In caso di violazione di queste regole, una volta che la Carta sarà approvata dal Consiglio nazionale dell'Ordine, scatterà l'avvio di un procedimento disciplinare (LEGGI TUTTO in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=7349)
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“Professionisti: a quali condizioni?”
Rapporto Ires a cura di Daniele Di Nunzio, Giuliano Ferrucci e Salvo Leonardi - in http://www.ires.it/node/1456
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