Roma, 21 ottobre 2011. Quali sono i tempi di pagamento? Come deve essere formulato un contratto? Giovanni Ruotolo, rappresentante dei giornalisti freelance dell’Associazione Stampa Subalpina in seno alla Commissione per il Lavoro Autonomo della Fnsi, ha raccolto tra i colleghi una serie di domande che ha sottoposto all’avvocato Bruno Del Vecchio, legale della Fnsi. Ecco domande e risposte, "da tener sempre a mente":
1) Quali sono i tempi di pagamento previsti per i contratti di collaborazione, laddove non sono specificatamente indicati nel contratto?
Nei rapporti autonomi, come la collaborazione coordinata e continuativa, i tempi di pagamento sono stabiliti in accordo tra le parti. Se non vi è l’accordo, si può chiedere l’applicazione del Dlgs. n. 249 del 2002, che prevede, trascorsi 30 giorni, il diritto alla corresponsione di interessi.
2) Quali sono gli strumenti a disposizione se l’editore non vuole farmi fare nessun contratto?
Non esiste, nel nostro ordinamento, un generale obbligo a stipulare contratti.
3) Che cosa ci deve essere in un contratto di collaborazione perché sia fatto secondo le regole?
Non è possibile dare una risposta di carattere generale; ogni contratto, per essere realmente efficace e strumento chiaro di tutela, deve essere redatto secondo la particolare fattispecie di interesse.
4) Mi hanno proposto un contratto di collaborazione in cui io figuro come co-fondatore di una testata. Invece di essere pagato mi darebbero (sempre che vada tutto bene) una quota della società: se le cose non vanno bene o me ne vado prima non ho diritto a nulla, mentre intanto ho solo obblighi. È regolare questa forma?
Assolutamente no. Se uno lavora, ha diritto alla retribuzione (o al compenso, se lavoratore autonomo).
5) Un editore mi ha proposto un contratto a progetto, è accettabile se non c’è nessun progetto e devo lavorare tutte le settimane? Ad altri colleghi ha proposto un contratto di collaborazione occasionale, ma si può fare per i giornalisti?
Il contratto progetto non può essere stipulato con lavoratori iscritti ad un albo professionale, come i giornalisti (art. 61 Dlgs. 276/2003). Il contratto di collaborazione occasionale si stipulare anche con i giornalisti.
6) Ho sentito parlare di mini co.co.co, anche qui si parla di massimo di 30 giorni o 5000 euro l’anno…ma allora che differenza c’è con l’occasionale?
I contratti di collaborazione occasionale devono prevedere un compenso massimo di 5.000 euro nell’anno solare (art. 70 Dlgs. 276/2003) (E’ stato abrogato il limite dei trenta giorni) Credo (perchè non ho mai sentito la dizione), che i mini cococo siano proprio questi.
7) Ho collaborato per circa un anno per un giornale come cronista di nera e giudiziaria, ma avevo un contratto di collaborazione occasionale. Era regolare o potevo chiedere qualcos’altro?
Non si può rispondere perchè dipende dalle modalità di esecuzione del rapporto. Se lo stesso, nei fatti, era subordinato, il contratto di collaborazione non era da considerarsi legittimo.
8) Da mesi ho cominciato a collaborare con una testata, ma ancora non ho visto alcun contratto o lettera di incarico. Cosa devo fare?
Se il lavoro, nei fatti, è subordinato, vi è il diritto di azionare un giudizio per il riconoscimento di ciò, con ogni conseguenza relativa (retribuzione, contributi, ecc.). Se il lavoro è realmente autonomo, non vi sono mezzi per obbligare il committente a stipulare un contratto.
9) Nei giorni scorsi la Corte di appello di Brescia, con la sentenza n. 70/2011 ha obbligato un’azienda a convertire un contratto di lavoro a progetto in rapporto subordinato perché al di là della certificazione, il lavoro era svolto in forma subordinata. Come facciamo ad usare questa sentenza? Mi pare che non importa come si chiama il rapporto di lavoro nominalmente, se di fatto è subordinato, allora deve essere riconosciuto come tale… e che cos’è la certificazione? È obbligatoria?
La subordinazione si può sempre accertare, a prescindere dalla forme dei contratti di lavoro scritti dalle parte. Al fine di ridurre il contenzioso in materia di lavoro, la legge Biagi ha introdotto l’istituto della certificazione, da ultimo modificato dal cosiddetto Collegato lavoro. Le parti possono ora ottenere la certificazione di tutti i contratti in cui sia dedotta una prestazione di lavoro secondo una particolare procedura. La certificazione, entro certi limiti, vincola il Giudice sia nella qualificazione del contratto di lavoro, sia nell’interpretazione delle relative clausole.
10) Un giornale mi offre una co.co.co. ma vogliono l’esclusiva. Possono farlo? E allora quanto dovrebbero pagarmi se posso lavorare solo per loro?
Il cococo è un contratto autonomo ed in esso possono essere inserite tutte le clausole volute dalle parti. E’ evidente che se, nei fatti, vi è la subordinazione, l’obbligo di esclusiva in esso inserito è un ulteriore indice della medesima.
11) Ho fatto un periodo di prova di due settimane per un’agenzia, poi non mi hanno preso, per quei giorni di lavoro non mi devono nulla?
Anche il periodo di prova è retribuito (se il lavoro è subordinato) o compensato (se il lavoro è autonomo).
12) L’editore può ridurmi unilateralmente i compensi? E allora a cosa serve l’accordo firmato? Posso fare causa?
I compensi, una volta scritti nel contratto di collaborazione, non possono essere unilateralmente ridotti. Se ciò avviene si può azionare un giudizio.
13) Un giornale mi ha proposto un contratto di collaborazione, ma non capisco bene tutto, devono darmene una copia perché la possa fare vedere alla mia associazione di stampa?
Tutti hanno diritto ad avere, prima della firma, una copia di qualsiasi contratto.
14) Un’azienda mi propone un contratto ma pretende una lettera di dimissioni in bianco. Come posso difendermi? Se accetto, come faccio a dimostrare che ho subito un’imposizione?
E’ questo un grave mal costume. Consiglio di non accettare mai questa imposizione, anche perchè è poi quasi impossibile la relativa dimostrazione in giudizio.
15) Da mesi non ricevo più il compenso, nonostante le mie continue richieste, cosa devo fare per farmi pagare?
Se il lavoro è subordinato, si può agire con la richiesta di un decreto ingiuntivo. Se il lavoro è svolto in regime di collaborazione coordinata e continuativa, si può ugualmente richieder un decreto ingiuntivo, ma solo se vi è la prova scritta delle prestazione effettuate e dell’importo (generalmente scritto sul contratto) che non è stato pagato.
16) Quando un sito deve essere registrato come testata giornalistica?
Quando pubblica informazioni di natura giornalistica (attualità, politica, cronaca, ecc.)
17) Il direttore di una testata giornalistica online può esser accusato di “omesso controllo”?
Sì.
18) Quando un sito copia ed incolla contenuto di un altro sito qual è l’azione da intraprendere?
In genere, contro il sito che ha copiato, è possibile chiedere giudizialmente la cancellazione di ciò che è stato “copiato” e l’eventuale risarcimento del danno.
19) Quando una testata giornalistica on line pubblica contenuti di un altro sito o testata giornalistica on line a cosa va incontro? Quando un giornalista scrive su un sito che non è testata giornalistica a cosa va incontro?
Vedi risposta precedente. Un giornalista può scrivere dove vuole.
20) La diffamazione a mezzo stampa su una testata giornalistica è un’aggravante?
La diffamazione a mezzo stampa è una fattispecie autonoma di reato e prescinde dall’esistenza di una testata registrata.
21) Quali sono i tempi di rettifica di una testata giornalistica online?
I medesimi della carta stampata. Due giorni dalla richiesta di rettifica.
22) Quando una testata giornalistica online deve iscriversi al Roc? Le testate giornalistiche online possono accedere ai contributi per l’editoria?
I soggetti che pubblicano in modalità elettronica testate giornalistiche, sono obbligati ad iscriversi al Roc. L’iscrizione è condizione per l’inizio delle pubblicazioni (art. 5, comma 6, Regolamento Agcom ed art. 16, legge n. 62/2001) e per ottenere eventuali contributi per l’editoria.
23) Un giornalista può scrivere gratis per una testata giornalistica?
Sì. Ognuno è libero di scrivere gratuitamente. Ma se il rapporto è subordinato, la volontà del giornalista di non percepire la retribuzione (ipotesi che si può considerare remota), può ripensarci e chiedere la retribuzione (art. 36 della Costituzione). Attenzione, gli istituti previdenziali, anche se il giornalista non vuole la retribuzione, hanno sempre il diritto di chiedere i contributi. (www.fnsi.it)