in www.affaritaliani.it 30/10/2011
Gentile direttore, le chiedo ospitalità per poter commentare l’intervista rilasciata dall’inviato di Panorama Edmondo Rho al suo quotidiano online.
Mi chiamo Paola Ciccioli e sono una giornalista, in questo momento in aspettativa, della stessa testata. Grazie al collega apprendo che fila tutto liscio: l’indipendenza dei giornalisti viene "conquistata giorno dopo giorno"; l’ex direttore Maurizio Belpietro ha perfino spezzato la tradizione di mettere in copertina il presidente del consiglio-editore in occasione delle elezioni; l’attuale non ha fatto storie di sorta, anzi gli ha detto "auguri", quando Rho lo ha informato che stava per dare alle stampe il suo instant book.
Se problemi ci sono riguardano, casomai, un non meglio precisato collega del settimanale concorrente: "Io non penso – afferma Rho – che un giornalista dell’Espresso avrebbe potuto fare un libro elogiativo di Berlusconi, io invece…». Sapesse che fatica ho fatto a buttare giù queste poche righe, proprio non riuscivo a trovare le parole. "Forse è segno che non devo replicare", mi sono detta. Ma è proprio il silenzio, l’assoluto silenzio di certi sindacalisti di lungo corso come Edmondo Rho, a costituire un problema nel problema per chi – nell’era del conflitto diinteressi – ha cercato e cerca di lavorare con serietà e rispetto dei codici della professione.
La scelta del silenzio ha per esempio accompagnato anche uno dei fatti a mio giudizio più gravi accaduti negli ultimi tempi. Mi riferisco all’indagine di Brescia che ha riguardato un componente della redazione di Panorama e un finanziere che hanno patteggiato pene a uno e due anni per “accesso abusivo a sistema informatico”, cioè al Servizio per le informazioni sul contribuente del Ministero delle finanze. Le cronache riferiscono che il Servizio – in grado di raccontare la vita fiscale e patrimoniale di ogni singolo cittadino, dalle proprietà al pagamento delle bollette del gas - è stato illecitamente interrogato per quanto riguarda giornalisti e noti esponenti della politica e della magistratura. Compreso Raimondo Mesiano, il giudice che ha emesso la sentenza di primo grado sul lodo Mondadori, condannando la Fininvest a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di Carlo De Benedetti. A proposito di silenzio, sconosciuto è il dettaglio che la ricerca di informazioni ha riguardato anche Delia e Pasquale Mesiano, cioè la sorella e il padre del magistrato, padre che il futuro giudice dai calzini turchesi ha perso nel 1957, quando aveva appena 5 anni. A quale interesse giornalistico ci si può appellare per inchieste di questo genere? Su Internet, dopo la notizia dei due patteggiamenti, qualcuno ha scritto: "E’ la fine di una vicenda disonorevole che però domani nessuno ricorderà". Concordo. Nel frattempo mi illudo che Edmondo Rho e tutti i sindacalisti di consolidata esperienza come lui si spendano per consentire all’ipotetico collega dell’Espresso di pubblicare il tomo "benevolo" sull’operato del premier. Del resto: "Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo". Appellarsi a Voltaire, dunque? No, più pragmaticamente citofonare Rho.
Paola Ciccioli
(testo in http://affaritaliani.libero.it/mediatech/la-polemica-proprio-il-silenzio-di-certi-sindacalisti-come-edmondorho.html)
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Edmondo Rho ad Affaritaliani.it. "Il suicidio" di Berlusconi
Lunedì, 24 ottobre 2011 - 14:00:32
Edmondo Rho, inviato di Panorama ed esperto degli intrecci tra politica ed economia in Italia, partecipa alla riunione di redazione di Affaritaliani.it per presentare il suo libro "Il suicidio - Il declino del berlusconismo. Cronache e retroscena". Ecco le cause della caduta del Cavaliere: tutto iniziò con la cacciata di Geronzi dalle Generali...
Nel tuo libro "Il Suicidio", parli della fine di Berlusconi. E la fai partire in un momento ben preciso.
"Sì. Tutto ebbe inizio quando Giulio Tremonti diede il via libera, in aprile, alla cacciata di Cesare Geronzi dal vertice delle Generali. Il banchiere di Marino venne defenestrato con una operazione fatta da Mediobanca, dagli altri grandi soci e dal management della compagnia dopo che Geronzi non era riuscito a portare a termine i suoi piani (tra cui la fusione Generali-Mediobanca). Lì Berlusconi si rese conto che Tremonti era diventato il referente dei principali gruppi della finanza italiana, tra cui Intesa e Unicredit. Il primo, vero scontro tra il premier e il suo ministro avvenne però in giugno, quando Tremonti accusò il premier di usare contro di lui il 'metodo Boffo, con tanto di dossier".
Come si ricomposero gli equilibri di potere?
"All'interno di Mediobanca le posizioni dei soci francesi, di Ligresti e in generale di tutti gli amici di Berlusconi furono indebolite. Si impose una presenza molto più forte rispetto al passato del management".
La gestione di Profumo di Unicredit ha demolito l'ipotesi dell'entrata dei banchieri nel governo?
"Occorre aspettare la magistratura sul caso Unicredit-Barclays. Ma le banche italiane da questo punto di vista hanno fatto delle operazioni sconvolgenti in negativo. Pensiamo solo all'uso dei derivati sia nei confronti dei privati sia degli enti pubblici. Profumo stesso ha utilizzato questi strumenti in maniera molto aggressiva e in alcuni casi penso anche oltre il lecito, soprattutto nei confronti dei piccoli e medi imprenditori".
Servirebbe la discesa in campo di un nuovo imprenditore?
"C'è bisogno in questo momento di una buona politica, che pensi al bene comune, non ad imprenditori che scendono in campo".
In Italia chi comanda, la politica o l'economia?
"L'economia incide molto sulla politica. Ma questa, intesa come arte di mediare interessi contrapposti, è la quintessenza del vivere insieme dei cittadini. Per questo sono molto preoccupato dal senso di antipolitica che si respira oggi".
Nel tuo libro prosegui con lo scandalo P4, l'arresto di Papa, gli intrighi di Bisignani, l'affaire Verdini, Tremonti, la sua casa romana e le manovre della Lega. E proprio la Lega sembra avere un ruolo rilevante negli equilibri politici del Paese.
"La Lega ha una doppia anima, i seguaci di Maroni con una impostazione molto pragmatica e attenta al territorio. Poi c'è una parte legata a Bossi che ripete sempre più stancamente degli slogan ormai sempre meno credibili. Bossi e Berlusconi si fanno continuamente dispetti, sono come due pugili sul ring che si abbracciano l'un l'altro per non cadere a terra".
Cosa imploderà prima, Bossi o Berlusconi?
"Sembra che i due non aspettino altro che cada prima l'altro. Bossi non sta bene, è malato e di questo bisogna tenere conto".
Nella cronologia del "suicidio di Berlusconi" l'arresto di Papa ha un ruolo fondamentale.
"Certo, e non bisogna scordare che la Lega è stata decisiva per l'arresto del deputato".
In questi giorni lo scontro Lega-Pdl è sulle pensioni. Su questo tema può cadere il governo come accadde nel '94?
"Potrebbe essere. Non dimentichiamo che le riforme delle pensioni le hanno sempre fatte governi tecnici".
Montezemolo scenderà in campo? Di chi sarà leader?
"Montezemolo non ha grande seguito, non può replicare l'exploit di Berlusconi. Potrebbe forsi collegarsi con il Terzo Polo".
Alfano ha il carisma per diventare leader del Pdl o verrà scalzato da Formigoni?
"Alfano è stato eletto all'unanimità, ma questo è un segnale di debolezza. La vera scelta del leader deve essere fatta con le primarie. E se si faranno questo cambia molto le carte in tavola".
Le primarie sarebbero sufficienti a rilanciare il Pdl?
"Le primarie sono un meccanismo utile e lo ha dimostrato la sinistra a Milano con Pisapia. Non so se questo può avvenire nel Centrodestra, è certo un modo per rigenerarsi".
Il Pdl dovrebbe riscoprire i valori cattolici?
"Il Centrodestra si deve completamente rigenerare e si deve ricollegare al mondo cattolico".
Nel tuo libri parli degli errori della "stampa amica e dei consigli di Rosa e Olindo", spiegaci cosa intendi.
"Rosa e Olindo sono Sallusti e Santanché. Il soprannome venne coniato da Feltri per il ruolo che ebbero nella campagna elettorale della Moratti, un vero autogol. Pisapia dovrebbe mandargli un mazzo di fiori. Ricordiamo i cartelloni "Fuori le Br dalle procure" o la storia della macchina rubata da Pisapia. La campagna elettorale della Moratti è stata talmente sguaiata da far scappare gli elettori moderati."
Tu sei un giornalista di "Panorama", settimanale della Mondatori e quindi della famiglia Berlusconi. Non c'è un conflitto di interessi o una limitazione della tua autonomia?
"Io non parlo di Mondatori e non parlo di Berlusconi come manager. Io guardo il Cavaliere come leader politico, non come editorie".
Il settimanale "Panorama" è indipendente?
"E' una indipendenza che deve essere conquistata di giorno in giorno. Ma non penso che un giornalista dell'Espresso avrebbe potuto fare un libro oggettivo su Berlusconi".
Panorama ha rivelato l'esistenza dell'inchiesta di Napoli per cui Berlusconi sarebbe stato ricattato da Lavitola e Tarantini. Un attacco amico?
"Panorama ha fatto il suo mestiere. Ha cercato di avere delle notizie in anteprima e le ha pubblicate".
In questo periodo si ha una perdita dell'indipendenza dei giornalisti?
"Sicuramente l'editoria italiana è molto diversa da quella degli anni '80. La mancanza di editori puri ha portato ad un intreccio tra giornali, economia e politica. L'arrivo di colossi stranieri può cambiare le cose. Il vero tema è riuscire di nuovo a fare prodotti editoriale che siano interessanti per i lettori e che siano al passo coi tempi e con la tecnologia".
Nella tua cronistoria del declino di Berlusconi citi anche i casi di Napoli e Milano.
"Sì, in quei casi il Cavaliere ha cercato di esternalizzare la sconfitta attribuendola alla scelta di candidati sbagliati".
L'ultimo autogol è stato il referendum sul nucleare.
"Certo, anche se indirettamente, è stato un giudizio sulla sua persona. Alcuni hanno detto che l'effetto Berlusconi è valso il 7 per cento di affluenza. Come quando Bettino Craxi disse di andare al mare al referendum sulla riforma elettorale".
Le elezioni anticipate potrebbero favorire la replica a livello nazionale dell'esperimento milanese?
"Serve tempo per capire se questo laboratorio può produrre una soluzione che vada bene anche a livello nazionale".
Che cosa ne pensi invece delle amicizie internazionali strette da Berlusconi?
"L'asse Roma-Tripoli-Mosca ha un effetto negativo per il Paese. Inutile negare che Berlusconi aveva puntato molto su Gheddafi e sappiamo la fine che ha fatto".
Cosa salvi di questo ventennio berlusconiano?
"Una cosa si salva: i giovani, i ventenni di oggi. Berlusconi è stato un esempio negativo da cui imparare".
(Testo in http://affaritaliani.libero.it/politica/edmondo-rho-ad-affaritaliani-it-il-suicidio-di-berlusconi241011.html?refresh_ce)