Roma, 29 novembre 2011. «Nessuno ha mai parlato di abolizione degli ordini» professionali, perchè «liberalizzare non vuole dire consentire a chiunque di svolgere la professione di avvocato, ma liberare gli ostacoli eccessivi all'esercizio delle professioni». Nella sua audizione in commissione Giustizia al Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero, il Guardasigilli, Paola Severino, lancia «un segnale di tranquillità» al mondo delle professioni. «Bisogna fare presto -aggiunge il ministro- perchè non è rinviando una riforma che si risolve un problema» che va invece affrontato alla radice per garantire libera concorrenza all'interno dei Paesi. Il rasserenamento e l'apertura al dialogo -conclude Severino- credo siano ottime strade«. (Adnkronos)
LINKEDIN: 52% PROFESSIONISTI ITALIANI PRONTI a ricollocarsi in Europa e negli Stati Uniti. PARLA ARIEL ECKSTEIN. SOCIAL NETWORK SBARCA A MILANO
di Titti Santamato-ANSA
ROMA, 29 NOVEMBRE 2011. «Il 52% dei professionisti italiani è pronto a ricollocarsi in Europa e negli Stati Uniti per continuare a seguire la propria carriera»: a parlare è Ariel Eckstein, amministratore delegato per Europa, Africa e Medio Oriente di LinkedIn, il social network dedicato al lavoro che conta 135 milioni di iscritti nel mondo, diventato per questo un osservatorio economico ma anche una grande possibilità di collocamento per singoli e aziende. Dopo Parigi, Stoccolma, Londra, Dublino, Amsterdam e Monaco, e in un clima di incertezza economica e lavorativa mondiale, LinkedIn sbarca da oggi anche in Italia, a Milano. «Con la crisi economica la competizione nel lavoro è diventata più intensa e mai come ora è importante per i professionisti, anche in Italia, avere un punto di riferimento come LinkedIn - spiega all'ANSA, Ariel Eckstein -. Gli italiani sono 'social networkers' avidi, abbiamo superato i due milioni e mezzo di iscritti. I più numerosi sono a Milano, Roma e Bologna. In pratica, un terzo dei professionisti italiani crede che i social media siano importanti per far progredire la loro carriera». I dati snocciolati da Eckstein, sono contenuti in una ricerca elaborata da Ipsos per LinkedIn da cui si scopre, appunto, che il 52% dei professionisti italiani è disposto ad andar via per migliorare la propria carriera (il 62% rimarrebbe in Europa, il 24% andrebbe negli Stati Uniti). «È chiaro che il panorama lavorativo diventa sempre più internazionale - dice Eckstein - anche se i professionisti intervistati per la ricerca non segnalano, per il 2012, nessuna riduzione della forza lavoro nelle proprie aziende». LinkedIn nato nel 2003 grazie ad un'idea di Reid Hoffman ha sede, ovviamente, nella Silicon Valley, a Paolo Alto. Sei mesi fa si è quotata in Borsa e guarda sempre più ai paesi in via di sviluppo. Di recente ha aperto un laboratorio di ricerca a Bangalore: un centro propulsore per le aziende hi-tech in India. «Gli italiani usano LinkedIn come gli iscritti di tutto il mondo. Per costruire il proprio profilo professionale, per trovare ed essere trovati da altri professionisti e per acquisire conoscenze e informazioni - spiega Eckestein -. Abbiamo una divisione abbastanza equa tra uomini e donne E aziende come Telecom, Ferrari, Ibm, ma anche l'Università Bocconi, usano LinkedIn per coinvolgere il pubblico professionale. I settori italiani più rappresentati sul social network sono l'information technology, le telecomunicazioni, il marketing e la pubblicità. Anche se, man mano che cresciamo, si inizia a delineare sempre più il ritratto economico di questo paese. Il nostro - aggiunge - è un modello 'freemium' con la maggior parte dei servizi gratuiti ma anche con ricavi provenienti da abbonamenti, soluzioni marketing, pubblicità e reclutamento per le aziende. Stiamo crescendo al ritmo di due nuovi membri al secondo e tra i nostri clienti ci sono tante aziende in Europa». «LinkedIn offre agli iscritti la possibilità di avere una precisa identità professionale online, utile in un mondo digitale in cui circolano le notizie più disparate - conclude Eckstein - ma anche di acquisire esperienza e accesso alle informazioni aziendali e di connettersi ovunque. Le visite al sito dal mobile hanno raggiunto l'11%. In futuro cercheremo di essere sempre più vicini ai bisogni de membri aggiornando le nostre applicazioni per iPhone, BlackBerry e dispositivi Android ma anche di offrire alle aziende sempre più strumenti informativi e d'integrazione». (ANSA).
La CRISI NON RISPARMIA I PROFESSIONISTI. REDDITI CALATI DEL 6%. ADEPP: NOTAI E AVVOCATI I PIÙ COLPITI nel BIENNIO 2008-2010
ROMA, 29 NOVEMBRE 2011. Tra il 2008 e il 2010 le categorie professionali italiane hanno subito una perdita del 3% del loro reddito nominale e di ben il 6% in termini di reddito reale. È quanto emerge dai dati dell'Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati), secondo cui la crisi economica ha portato a una «forte battuta d'arresto tale da invertire il trend crescente degli anni precedenti». Le più colpite sono state le professioni dell'area giuridica (avvocati e notai), che nel biennio hanno perso l'11%. L'analisi dell'Adepp si concentra anche sul quinquennio 2005-2010. Anche in questo caso sono i professionisti dell'area giuridica a dover fare i conti con la contrazione maggiore, in parte dovuta però anche all'incidenza di alcune riforme apportate all'attività notarile. La perdita di valore subita dal reddito medio reale è stata infatti di circa il 20% e quella registrata dal reddito medio nominale di circa l'11%. Quella che l'associazione definisce l'area «tecnica» (geometri, periti, biologi) e l'area «economico sociale» (giornalisti, commercialisti, ragionieri) presentano un andamento più lineare e meno sfavorevole, perdendo rispettivamente circa il 7% e il 5% del loro reddito medio reale (rispettivamente circa il 3% e il 5% del loro reddito medio nominale) nel periodo 2005-2010. Anche l'area sanitaria (farmacisti, medici e odontoiatri, psicologi, infermieri e veterinari) registra una importante diminuzione dei redditi reali medi nel periodo 2006-2010. Tale perdita però, precisa ancora l'Adepp, è stata in gran parte compensata dal guadagno in termini di reddito medio reale registrato nel periodo 2005-2006 e pari a circa il 9%. Grazie a questo fenomeno l'area sanitaria è quella che risulta aver perso meno in termini di reddito medio reale durante il periodo 2005-2010. Nel periodo 2006-2010 l'area sanitaria ha perso il 4,5% in termini di reddito medio nominale. Invece, il guadagno in termini di reddito medio nominale nel periodo 2005-2006 è stato dell'11%. (ANSA).