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Corsera del 3/12/2011.
Sergio Romano risponde
alle nota di Franco Abruzzo

QUELLA CORPORAZIONE
dal FASCISMO alla DEMOCRAZIA.

(Abruzzo: “Anche la corporazione degli ambasciatori e quella dei prefetti sono sfuggite alle epurazioni e sono sopravvissute al fascismo. Non è così?”)

Sul Corriere del 30 novembre lei torna a scrivere che l' Ordine dei Giornalisti è stato creato dal regime fascista. Sbaglia. L'Ordine di Mussolini non è mai nato. Dal 1928 al 1943 l'Albo è stato gestito dal sindacato fascista dei giornalisti e poi dal 1944 al 1965 dal governo tramite la «Commissione unica per la tenuta dell' Albo». L' Ordine dei Giornalisti, invece, è nato con la legge 3 febbraio 1963 n. 69. Gli sponsor furono due eminenti personalità della democrazia repubblicana: Aldo Moro e Guido Gonella. Ne ho scritto, grazie al suo invito, sul Corriere della Sera del 3 gennaio 2007. Come lei ben sa, l' Ordine della Lombardia è stato sempre aperto alle istanze dei giovani creando l' istituto giuridico del praticantato d' ufficio e la scuola di giornalismo denominata «Istituto Carlo De Martino per la Formazione al Giornalismo». Non devo aggiungere nuove considerazioni.


Franco Abruzzo Consigliere dell'Ordine Giornalisti della Lombardia e dell' Associazione lombarda dei Giornalisti


Caro Abruzzo, L' Albo, vale a dire l' elenco dei membri della corporazione, è il cuore di qualsiasi ordine professionale. Là dove esiste un Albo, vi sono regole per entrarvi, regole per uscirne e una frontiera che separa gli inclusi dagli esclusi. Fra l' Albo voluto da Mussolini nella seconda metà degli anni Venti e l' Ordine creato nel 1963 con la legge proposta da Moro e Gonella esiste quindi una evidente continuità. Certo vi sono anche alcune importanti differenze. L' Albo di Mussolini fu affidato al sindacato fascista dei giornalisti, mentre l' Ordine è un organo di autogoverno. Ma se il lettore riuscirà a rinvenire l' elenco degli iscritti al sindacato fascista nell' ultimo anno del regime (1943) e quello degli iscritti all' Albo e all' Ordine dopo la fine della guerra, constaterà che i nomi, al netto delle morti e delle nuove iscrizioni, sono in buona parte gli stessi. La continuità in Italia prevale quasi sempre sulla rottura e ha il nome storico di trasformismo. La scuola milanese di giornalismo intitolata al nome di Carlo De Martino (fu il mio capocronista al Popolo nel 1947) è una buona iniziativa; e iniziative altrettanto buone sono, mi auguro, i master in giornalismo organizzati presso alcune università italiane. Ma quando vengono organizzati d'intesa con la corporazione ed equivalgono al periodo di praticantato previsto per l'esercizio della professione, questi corsi danno nuovi soci all' Ordine, ma rischiano di essere, soprattutto in questo momento, una fabbrica di disoccupati. Come Riccardo Chiaberge, che ha citato il passaggio in un articolo scritto più di un anno fa per Il fatto quotidiano , continuo a pensare che la migliore definizione del giornalista sia quella che ne dette Luigi Einaudi nel dicembre 1945: «Giornalisti sono tutti coloro che hanno qualcosa da dire o che semplicemente sentono di poter dire meglio o presentar meglio la stessa idea che gli altri dicono o presentano male (...). Giudice della dignità o indegnità del giornalista non può essere il giornalista, neppure se eletto membro del consiglio dell' Ordine o altrimenti chiamato a dar sentenza sui colleghi (...). In una professione della quale tutti possono essere chiamati a far parte per una ora o per un anno o per tutta la vita (...) nella quale sono sempre vissuti, gli uni accanto agli altri, imbrattacarte e grandi pubblicisti, (...) che cosa significa un tribunale di pari?».


Sergio Romano


Pagina 61 - 3 dicembre 2011 - Corriere della Sera


………………………


Ma anche gli ambasciatori e i prefetti sono rimasti nel 1946 quelli del 1943. E allora?


Ma gli ambasciatori e i prefetti non sono rimasti gli stessi al 90%? E allora? Giuliano Amato è il teorico della continuità tra Stato fascista e Stato repubblicano. I giornalisti potevano sfuggire a  quell’andazzo intriso di perdonismo e di intrallazzi?


Franco Abruzzo



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L’ambasciatore Romano


continua a ripetere che


l’Ordine dei Giornalisti


è opera di Mussolini.


Sbaglia. L’Ordine è nato nel 1963


ed è figlio della Costituzione, che


tutela le formazioni sociali.


Anche la Ue è d’accordo.


In http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=7805


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