E’ innegabile la grave crisi economica e sociale che stiamo vivendo e che ha probabilmente, o inevitabilmente, generato il sentimento dell'antipolitica. Allo stesso modo, però, il malcontento generale seguito all'impoverimento di una buona parte degli Italiani, sta producendo un altro pericoloso fenomeno: l'antigiornalismo. Ad ogni latitudine nella nostra penisola e a tutti i livelli, troppo spesso si punta il dito contro i giornalisti, che vengono accusati e allontanati da conferenze solo in quanto tali, con toni offensivi per il lavoro svolto e senza tener conto delle loro reali intenzioni. Tacciati di essere 'venduti' al politico di turno, 'venduti' ai poteri forti in genere perchè malpagati e senza garanzie, sfruttati e ricattati dagli editori che devono salvaguardare i propri interessi, i giornalisti subiscono attacchi pericolosi in un momento in cui i giornali sono in crisi manifesta. E l'antigiornalismo contribuirà ad affossarli del tutto.
Qual è, a questo punto, il senso del nostro lavoro? Cui prodest se il dubbio coglie il lettore sulla veridicità delle notizie, se ogni servizio giornalistico viene commentato facendo infide dietrologie, se si pensa che incarniamo il ruolo di moderni valvassini al servizio di un feudatario sfruttatore e senza scrupoli? Spesso accade ciò, ma i giornalisti liberi ci sono ancora, dentro e fuori le redazioni, tra le strade, nei luoghi del potere e rischiano nel tentativo di divulgare i 'fatti'. E quando non si trova ospitalità in alcuna testata, si denuncia a voce tra gli amici, i conoscenti, al bar e nei luoghi dove qualcuno presta attenzione alle notizie date alla stregua di semplici 'passaparola'.
Perchè, allora, questo accanimento contro i giornalisti? Quanti sono i medici, gli avvocati, gli ingegneri, i giudici, i commercialisti, gli insegnanti che si piegano a richieste poco lecite, a ricatti, che svendono la propria professione? A fronte di un cospicuo numero di corrotti, c'è una parte di loro che agisce onestamente, che si scontra con i colleghi 'venduti' e che sopperisce con un surplus di lavoro ai danni provocati da chi preferisce la strada semplice per far carriera e per poi rimanere sulla cresta dell'onda, senza alcun merito professionale ed etico. Nessun settore è stato ed è immune da corruzione e immoralità, ma solo i giornalisti, tutti, senza distinzione, sono oggi vittime di aggressioni preoccupanti.
Una siffatta situazione non rende giustizia ai giornalisti che sono morti per divulgare la verità, che si sono messi contro i poteri forti e che spesso sono stati lasciati solo. E non rende giustizia ai tanti giornalisti precari che per una manciata di centesimi di euro sfidano istituzioni, chiesa, politici, massoni deviati, mafiosi e tante volte cittadini timorosi e omertosi. Non rende giustizia per tutte le volte che abbiamo cercato e scritto notizie che poi non ci hanno pubblicato, vanificando così il nostro impegno; non rende giustizia per tutte le volte in cui i nostri articoli sono stati tagliati, integrati, modificati e oltraggiati con strafalcioni ortografici o con frasi che mai avremmo voluto scrivere. Non rende giustizia per tutte le volte in cui sono stati preferiti gli stagisti e per il futuro che non abbiamo, per i contratti vergognosi che ci hanno sottoposto, per le recenti normative che ci tolgono ogni speranza e per la lontananza, nei fatti, dell'Ordine e del Sindacato. E soprattutto non rende giustizia per le lettere minatorie, per gli avvertimenti e per le denunce che riceviamo a fronte... già, a fronte di che?
E ora l'antigiornalismo a coronare la nostra tragica condizione, ma l'antigiornalismo, sia esso una moda o voluto da una regia occulta, è pericoloso perchè sopprimerà anche le penne libere, perchè non consentirà inversioni di tendenza né la liberazione del bavaglio che tanti editori hanno imposto ai loro dipendenti. E' pericoloso perchè impedirà che professione e professionisti possano risorgere da un presente difficile e ingiusto.