"Care colleghe, cari colleghi, sta arrivando una nuova ondata di piani di riorganizzazione che avranno pesanti ricadute sulle casse dell’Inpgi. E’ l’effetto di una crisi sicuramente diversa, più grave e insidiosa di quella iniziata tre anni fa dopo la firma del Contratto nazionale". Così Giovanni Negri, presidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti, esordisce nella lettera in cui convoca per lunedì 16 aprile l'assemblea dei Comitati e dei Fiduciari di redazione, per discutere l'azione sindacale sui temi dell'occupazione nel settore editoriale.
Quante e quali siano le situazioni a rischio, lo specifica lo stesso Negri intervistato da Affaritaliani.it.
"Ha chiuso Maxim, L'Opinione ha licenziato due persone a Roma e una a Milano, ieri si è discusso lo stato di crisi delle Edizioni San Paolo (Famiglia Cristiana), un paio di giorni fa si è chiusa la partita di Libero con il via al contratto di solidarietà, Leditore di Massimo Bacchetti ha chiuso tutte le sue attività, La Libertà di Abbiatgrasso non ha chiesto lo stato di crisi ma ha obbligato i giornalisti ad accettare un part time, C5 Editore (Il Nuovo Diaro del Nord Milano e la Gazzetta del Nord Milano) ha cessato le pubblicazioni. Senza contare tanti grandi gruppi...".
Ma no, contiamoli.
"Class l'anno scorso ha chiuso Campus, ha richiesto lo stato di crisi per Case & Country e, dopo avere chiesto a fine 2011 una nuova decurtazione volontaria degli stipendi - definita 'Accordo Cooperazione & Solidarietà 2012-2013' - ha unilateralmente tagliato le buste paga anche dei giornalisti che non avevano assentito alla richiesta, provocando nei giorni scorsi una dura reazione del sindacato. Poi ci sono lo stato di crisi all'Ansa, a Rcs Periodici, a Domus, alla Provincia di Como, alla Padania, i contratti di solidarietà al Sole 24 Ore e ancora i ben noti casi di Liberazione, Il Manifesto, Il Foglio. Ma non è finita, ne arriveranno altri. Cito il segretario della Fnsi, preoccupatissimo, secondo il quale, di questa crisi, non abbiamo ancora visto niente".
Quanti sono i giornalisti interessati da queste situazioni?
"Ad oggi abbiamo 600 prepensionamenti, 1200 casse integrazione, oltre mille contratti di solidarietà a livello nazionale. Peraltro il 95 per cento dei periodici viene editato in Lombardia".
Le cause? Crisi economica, trasformazione del mercato editoriale portata dai media digitali...?
"Parlano i numeri: in quattro anni i periodici hanno perso il 35-40 per cento in edicola e il 30 per cento della pubblicità. Questo è il problema. E non regge più nemmeno il settore radiotelevisivo, che fino a qualche tempo fa ancora si teneva in equilibrio".
E ora?
"Con l'avvento del digitale è aumentata la concorrenza ma la pubblicità è sempre quella, sempre drenata dai soliti grandi gruppi. Tutte le televisioni medio-piccole sono in crisi: solo in Lombardia abbiamo assistito ai 35 licenziamenti a Telereporter, ma le cose non vanno bene neanche a Telenova (anch'essa di proprietà delle Edizioni Paoline) e a Telelombardia. E il problema è che le tv, per legge, non hanno diritto agli ammortizzatori sociali, previsti solo per i quotidiani, per le agenzie di stampa e - da poco - per i periodici".
Ma è possibile fare una stima delle riprecussioni di questa situazione sui conti dell'Inpgi?
"I conti dell'istituto al momento reggono, anche se i contratti di solidarietà stanno costando molto più del previsto. Il problema si porrà in futuro: i prepensionati ovviamente non vengono sostituiti, non ci sono nuove assunzioni, manca una politica di contratti a tempo determinato o a tempo indeterminato con possibilità di trasformazione in tempo determinato. Non a caso, agli editori che assumono disoccupati, l'Inpgi concede uno sconto triennale del 60 per cento sui contributi".
Le soluzioni?
"Chiederemo un intervento straordinario dello Stato".
Non mi sembra il momento giusto...
"E' un problema strutturale: l'editoria sta attraversando la stessa crisi che trent'anni fa attraversarono la chimica e la siderurgia".
Insomma, lo Stato dovrebbe cercare i soldi.
"Beh, innanzi tutto, anziché aumentare le tariffe postali, bisognerebbe trovare il modo di contenerle. E poi non dimentichiamo che i contributi statali all'editoria, che ammontavano a 414 milioni nel 2008, nel 2011 si sono ridotti a 195 milioni, meno 52 per cento. Dallo Stato sono arrivati 20 milioni all'anno per tre anni per gestire prepensionamenti e stati di crisi, ora non c'è più nulla: a differenza di altri settori in cui paga lo Stato, nell'editoria ci paghiamo tutto da soli attraverso l'Inpgi. Ma è la collettività che deve farsi carico della crisi, non il nostro istituto".
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ASSOCIAZIONE LOMBARDA dei Giornalisti: in un anno
persi 1.000 iscritti (per lo più morosi da tempo).
Nella regione continua il ricorso agli stati di crisi
con esuberi e scomparsa di posti di lavoro.
Il punto su City, “Leditore” di Massimo Bacchetti, La Padania, Periodici Rcs, Edisport, Provincia di Como, la Cronaca di Cremona e di Piacenza.
di Francesco M. De Bonis
In http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=8248
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