Torino, 19 giugno 2012. "Il giornale di carta non morirà", assicurano gli editori, riuniti nella conferenza internazionale organizzata oggi e domani al Museo dell'auto di Torino dalla Wan-Ifra, l'associazione che raccoglie i principali esponenti dell'industria editoriale e della stampa. Ma il mondo della carta stampata ha comunque di fronte a sé un cammino accidentato. E soprattutto orientato a un leto ma inesorabile calo.
Giornalisti a rischio. "Nel 1982 in Italia si vendevano 8 milioni di copie di quotidiani, ora siamo a quattro milioni e tra cinque anni le previsioni parlano di una discesa a 2 milioni", ha detto Sergio Vitelli, segretario dell'Asig, l'Associazione stampatori italiani di giornali. Che poi fa notare: "Gli editori fanno fatica a sostenere determinati costi strutturali. Il rischio è che tra non molto queste spese diventeranno insostenibili. E chi ne farà le spese temo siano soprattutto i giornalisti". Vitelli durante il convegno ha infatti portato l'esempio degli Stati Uniti, dove "centinaia di professionisti sono stati mandati a casa, oppure riutilizzati in altri ruoli più legati al web".
La speranza multimediale. Il fatto è che gli editori hanno davanti a sé una lunga serie di sfide: "I nostri veri concorrenti sono Facebook, Twitter, Google, Apple: realtà che sono ante per altri scopi ma che stanno sempre più spesso facendo a loro volta gli editori di contenuti. A questi si aggiungono le testate esclusivamente online: in Italia ne abbiamo 300", ha spiegato il segretario della Asig. Ma Vitelli ha fatto anche il punto su come in tutto il mondo il "vecchio" giornale sta inventando diversi modi per sopravvivere, o per cambiare pelle. Si va da RSera di Repubblica, il primo esempio al mondo di giornale della sera su iPad che vanta già alcune imitazioni, fino a iniziative pittoresche come quella del britannico Grimsby Telegraph, che ha lanciato un'edizione cartacea che, grazie a un additivo chimico, ha l'odore del pane appena sfornato. Ma in mezzo ci sono le "personal App", cioè applicazioni per smartphone con cui il giornale (ad esempio il New York Times) consigliano al lettora cosa comprare, il geotagging, ossia la possibilità di dare all'utente le notizie che riguardano il luogo in cui l'utente si trova, ma anche il coupining, cioè la vendita di abbonamenti attraverso i coupon, e il citizen journalism, basato sul coinvolgimento di chi legge nella creazione del contenuto.
"Ma il giornale non scomparirà". Una visione più ottimistica è invece stata offerta da Giulio Anselmi, presidente della Fieg, la Federazione italiana degli editori di giornali. Che ha spiegato: "Tante volte i giornali sono stati dati per morti eppure sono ancora vivi. Attraversano uno stato di crisi superabile". Poi Anselmi ha ricordato i numeri della crisi: nei primi tre mesi dell'anno la pubblicità nei giornali ha subito un calo dell'8,7% "rispetto a un anno già pessimo" e le vendite sono calatedel 5%. "Se si vuole che ci sia un futuro - ha sottolineato Anselmi - occorre una politica industriale di sviluppo". Una strada da seguire è quella della multimedialità, che "per molti giornali è ancora poco più di uno slogan: se ne parla tanto e si trovano giornalisti che oppongono resistenza quasi come se non fosse una condizione di sopravvivenza".
Testo in http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/06/19/news/vendite_dei_quotidiani_in_calo_ma_la_carta_non_scomparir-37541613/
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EDITORIA: UN MILIONE IN PIU' di LETTORI sui SITI dei QUOTIDIANI in 2 ANNI
CONTINUANO DIFFICOLTA' PER FREE PRESS: -40% VENDITE nei primi 3 mesi del 2012
Torino, 20 giugno 2012. In soli due anni il numero di chi frequenta ogni giorno almeno un sito di un quotidiano e' cresciuto di un milione di unita'. Tra il 2009 e il 2011 gli utenti delle edizioni web dei giornali sono aumentati del 47%. I dati sono nel Rapporto 2012 sull'industria dei quotidiani in Italia, presentato alla Conferenza Internazionale per l'industria editoriale e della stampa italiana, promossa da Wan-Ifra, l'Associazione Mondiale degli Editori e della Stampa quotidiana, Fieg, Federazione Italiana Editori Giornali, e Asig, l'Associazione Stampatori Italiana Giornali. Negli Usa le edizioni digitali rappresentano ormai per la maggior parte delle testate una componente strutturale della strategia: un terzo della diffusione per il Wall Street Journal, addirittura piu' della meta' per il New York Times, che pure da circa un anno ha adottato la strategia del 'paywall', cioe' dell'accesso al pagamento al proprio sito. Restano le difficolta' per la free press: nel 2011 il fatturato in Italia e' calato del 22% e nei primi tre mesi del 2012 addirittura del 40%. (ANSA).