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Corte dei conti:
severo monitoraggio
della riforma

Camporese frena i giudici
contabili: “L'Inpgi resta
un modello di equità,
solidità e solidarietà”

Roma, 6 luglio 2012. La relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria dell'Inpgi ripercorre e conferma le difficoltà congiunturali che vive il settore dell'editoria, l'opportunità e la validità delle riforme adottate, la solidità del patrimonio dell'Ente.


Il richiamo ad un severo monitoraggio degli interventi correttivi adottati è per la struttura e la storia dell'Istituto non solo da accogliere ma si sostanzia in pratiche quotidiane.


La sottolineatura rispetto all'obbligo di rispettare la norma di legge che prevede la sostenibilità a 50 anni, che non sarebbe rispettata tra gli anni 2023 e 2040, appare superata dalle nuove proiezioni attuariali che si stanno predisponendo.


L'entrata in vigore della riforma, in particolare per il primo punto di aumento di aliquota previdenziali operativo dal primo gennaio 2012, la proiezione dei parametri forniti recentemente dai Ministeri vigilanti riguardanti i trend di inflazione, occupazione e Pil sul lungo termine, e l'utilizzo del rendimento del patrimonio, pur con un tetto fissato all'1% oltre l'inflazione, migliorano ulteriormente il quadro di sostenibilità.


"In attesa che l'attuario completi il suo lavoro - afferma il Presidente Andrea Camporese - posso anticipare che lo stato di salute dell'Ente è tale da rientrare nella norma di stress-test prevista nel "Salva Italia". D'altro canto, come sottolinea la stessa Corte in riferimento al bilancio attuariale 2009, il patrimonio accantonato non viene mai eroso nei 50 anni a venire. Non solo, tra cinquanta anni passeremo da circa 2,3 miliardi di euro di riserva attuali ad oltre 10. In presenza di questo quadro qualsiasi preoccupazione sulla tenuta prospettica dell'Inpgi appare ingiustificata. Come ho avuto molte volte modo di sottolineare - continua il Presidente - l'attenzione rispetto ad un mercato del lavoro gravemente depresso esiste e ci chiama a grandi responsabilità in stretta connessione con le parti sociali. Gli indicatori occupazionali contingenti negativi rivestono un valore relativo su proiezioni attuariali di così grande gittata. Le uscite, rilevanti, per ammortizzatori sociali non possono che essere considerate un valore nel senso della solidarietà e della coesione sociale. Lo stato dell'occupazione e la difficoltà nel mettere in campo elementi anticiclici nel Paese non aiutano. Rivendichiamo, la scelta di mettere in campo forti sgravi per la stabilizzazione  a tempo indeterminato, unici in Italia per quantità, quale scelta di coraggio e consapevolezza. Presentarsi al test della sostenibilità a 50 anni con le carte in regola non significa - conclude il Presidente Inpgi - che si possa aderire ad una semplice visione matematico finanziaria della previdenza, né che possano essere tollerate invasioni di campo nell'ambito dell'autonomia che rivendichiamo piena e validata dal rigore della gestione e dall'efficienza di un sistema di regole che non ho difficoltà a definire più equo e più efficiente del contributivo pro rata".


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Relazione al Parlamento.


INPGI. Corte dei Conti:


“La riforma del luglio 2011


non assicura l’equilibrio


tra entrate e uscite nel


cinquantennio 2009-2059”.


Previsto il saldo negativo


nel periodo 2023 – 2040.


 


La Corte dei conti valuta il bilancio 2011 ed è perplessa sul futuro dell’Inpgi: “L’intervenuta riforma, volta a ristabilire l’equilibrio previdenziale nel medio lungo periodo, deliberata da INPGI nel luglio del 2011, pur avendo conseguito effetti positivi sulla sostenibilità della gestione, non assicura – alla luce delle proiezioni elaborate dall’attuario con base 31.12.2009 – per tutto il cinquantennio l’equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni (il saldo previdenziale è, infatti, negativo dal 2023 al 2040)”.


Le altre considerazioni;


1. peggiora il saldo fra entrate contributive e prestazioni (pari a -€/mgl 1.303 nel 2011 a fronte di +€/mgl 31.808 nel 2010), a causa della diminuzione dei ricavi pari all’1,64 per cento sull’esercizio precedente e dell’aumento dei costi del 6,67 per cento;


2. il rapporto fra numero degli iscritti attivi e il numero delle pensioni è in lieve calo, passando 2,58 del 2010 a 2,45 del 2011;


3. l'avanzo di esercizio diminuisce nel 2011 dell’81,2 per cento, attestandosi sul valore di €/mgl 12.741 (€/mgl 67.783 nel 2010);


4. la redditività netta del patrimonio immobiliare si è mantenuta sostanzialmente stabile, mentre diminuisce sensibilmente il rendimento netto degli investimenti mobiliari, sia al valore di mercato (che passa dal 9,16 per cento nel 2010 al 3,14 per cento nel 2011), sia ai valori di bilancio (dal 4,90 per cento nel 2010 all’1,68 nel 2011);


5. l’indice di copertura della spesa pensionistica IVS da parte del correlato gettito contributivo si è attestato sul valore di 0,95, inferiore a quello del 2010 (pari a 1,02);


6. peggiora il rapporto tra la riserva IVS (dopo la destinazione dell’avanzo) e l’ammontare delle pensioni in essere a fine esercizio, pari a 4,38 annualità nel 2011, a fronte delle 4,62 nel 2010.


In coda e in allegato il testo dell'intera relazione.


IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=9517


 


 


 





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