Roma, 12 luglio 2012. Nuovi requisiti di accesso ai contributi pubblici, in modo da renderli più selettivi, per stampa di partito, società cooperative, e nuove norme sulla rete di distribuzione della stampa quotidiana e periodica: sono queste le linee guida a cui si ispira il decreto legge sull’editoria messo a punto dal sottosegretario Paolo Peluffo che è stato definitivamente approvato dall’Aula della Camera a stragrande maggioranza. L’unico gruppo parlamentare a votare contro il testo è stato quello dell’Idv, ma contro si sono espressi anche due deputati delle Minoranze linguistiche. La correlazione tra contributi e vendite effettive delle testate, con un determinante salto di qualità rispetto al requisito della legislazione precedente, ed ai livelli di occupazione professionale è il principio alla base del provvedimento. Ecco, in pillole, le principali innovazioni:
CORRELAZIONE TRA COPIE VENDUTE E DISTRIBUITE - Passa al 25% (attualmente è al 15%, al 30% nel testo base ) la percentuale relativa al rapporto tra le copie vendute e quelle distribuite necessaria per accedere ai contributi. Per le testate locali la quota è del 35%. Vengono considerate testate nazionali quelle che vengono distribuite in almeno tre regioni.
ABBONAMENTI AD AGENZIE - Nell’ambito del computo del contributo alle testate, il 50% è calcolato in base ai costi per il personale dipendente, per l’acquisto della carta, della stampa ma anche per gli abbonamenti ai notiziari delle agenzie di stampa.
AIUTI A ONLUS - Sconti sulle tariffe postali per l’editoria non profit.
GIORNALI PUBBLICATI ALL’ESTERO - Arriva un contributo di 2 milioni di euro annui per i periodici italiani pubblicati all’estero.
WEB - Le piccole testate online (che abbiano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100mila euro) non sono obbligate alla registrazione. La pubblicità online viene fatta rientrare nel paniere dei ricavi del Sic, su cui si applica il tetto ‘anti posizioni dominanti’ del 20%.
RADIO RADICALE - L’emittente mantiene, salvo verifiche, per intero il contributi relativi all’anno 2010.
NORMA SALVA-MANIFESTO - Le cooperative editoriali non dovranno rispettare il requisito di 5 anni dalla loro costituzione nel caso di subentro o acquisto di una testata e dunque per accedere ai contributi per l’editoria. (ANSA).
Editoria/ La riforma dei finanziamenti è legge, giro di vite. Per avere sovvenzioni bisognerà vendere almeno il 25% delle copie. Pubblicità online entra nel Sic per calcolo posizione dominante. Siddi (Fnsi): “In Dl buone regole, ora coerenza. Occorre adeguata copertura dei fondi”
In http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=9557
Roma, 12 luglio 2012. L’Aula della Camera ha approvato oggi in via definitiva la conversione in legge del decreto editoria, testo che fissa le nuove norme sui contributi pubblici alla stampa di partito, sulle cooperative giornalistiche e sulla vendita di quotidiani e periodici. Svariate le novità al testo rispetto alla versione uscita da palazzo Chigi, che aveva come principale obiettivo la rideterminazione dei requisiti di accesso ai contributi, in modo da renderli più selettivi. Il principale criterio per raggiungere l’obiettivo è la correlazione tra entità dei contributi e vendite effettive delle testate, con un determinante salto di qualità rispetto al requisito della legislazione precedente, ed ai livelli di occupazione professionale.
La prima è l’abbassamento al 25% (nel testo base era il 30%) del rapporto tra copie vendute e copie distribuite. Dall’anno prossimo, quindi, i giornali che vorranno vedersi riconosciuti i contributi dovranno vendere almeno il 25% del totale delle proprie copie di tiratura in edicola, escluso lo strillonaggio o le vendite in blocco. Attualmente, per aver accesso alla contribuzione basta vendere in edicola appena il 15% delle copie, filtro considerato troppo esiguo. Per le testate locali, invece, il rapporto tra copie tirate e copie vendute in edicola deve essere almeno del 35%. Ancora, abbassamento anche del numero di regioni in cui bisogna distribuire la testata per essere considerati periodico a tiratura nazionale: da 5 regioni a 3.
Novità in vista anche sul fronte della pubblicità on line (comprese le risorse raccolte da motori di ricerca, da piattaforme sociali e di condivisione). Tutti i ricavi rientreranno nel paniere dei ricavi del Sic, il Sistema integrato di comunicazioni, su cui si calcola anche il tetto ‘anti posizioni dominanti’ del 20%. Inoltre viene previsto che le concessionarie di pubblicità sul web dovranno essere iscritte nel registro degli operatori di comunicazione.
Cambiano le regole anche per le cooperative editrici: per accedere ai contributi pubblici, oltre a garantire il fatto di essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali con prevalenza di giornalisti e di avere la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto a tempo indeterminato, “devono comunque essere in possesso del requisito della mutualità prevalente per l’esercizio di riferimento dei contributi”. Per il resto, il requisito occupazionale prevede che le società editrici di testate quotidiane abbiano almeno 5 dipendenti con contratto a tempo indeterminato per l’intero esercizio di riferimento, mentre per le testate periodiche tali dipendenti scendono a 3.
Ancora, le nuove norme prevedono la delegificazione per i ‘piccoli’ periodici on line e semplificazioni in materia di tariffe postali per l’editoria no profit. Con una modifica, chiesta dalla commissione Bilancio, si prevede che dalla fine del contenzioso con Poste italiane sul rimborso delle tariffe agevolate relative ai primi tre mesi del 2010 devono derivare risparmi per almeno 10 milioni di euro.
Infine, il decreto interviene anche sulla distribuzione, imponendo a edicole e rivenditori, a partire dal primo gennaio 2013, la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso l’utilizzo degli opportuni strumenti informatici e telematici basati sulla lettura dei codici a barre. Per favorire l’adeguamento tecnologico degli operatori è previsto un credito di imposta per il 2012 nel limite di 10 milioni di euro, da finanziare attraverso risparmi. La disposizione mira anche alla diffusione della moneta elettronica. (TMNews)
Editoria/Siddi (Fnsi): “In Dl buone regole, ora coerenza. Occorre adeguata copertura dei fondi”
Roma, 12 lug. - “La legge approvata oggi dev’essere un punto di partenza per un vero intervento organico che accompagni le trasformazioni industriali e di tutta l’editoria italiana e ne sostenga lo sviluppo, garantendo le condizioni indispensabili di pluralismo in una fase cruciale della vita del Paese.
La discussione che si apre sulla legge delega in Parlamento è l’occasione da cogliere perché, raccogliendo anche le istanze delle parti sociali, secondo un virtuoso processo di concertazione, che non è un danno ma una risorsa per tutta il Paese, si scriva finalmente quella riforma organica dell’editoria che manca da anni”. Lo dichiara Franco Siddi, segretario della Fnsi, a proposito del Dl editoria approvato alla Camera.
“La legge rende finalmente chiaro che l’editoria è un settore che merita sostegno pubblico soltanto sulla base di criteri di trasparenza e di qualificazione professionale espressa e misurata attraverso il lavoro giornalistico regolarmente inquadrato secondo contratto collettivo, diritto del lavoro e obblighi previdenziali. In una parola: contributi sì ma a giornali veri fatti da giornalisti e solo se espressione di idee politiche, culturali, cooperative vere, minoranze linguistiche o destinati alle comunità italiane all’estero. Ma la legge sarebbe sprecata e inutile se resterà senza adeguata copertura di fondi, visto che per l’esercizio in corso, sinora, sono previsti solo 57milioni di euro. In questo momento, perciò, accanto a questa legge voluta dal Sottosegretario Paolo Peluffo, devono trovare presto puntuale e coerente esito gli ordini del giorno per una copertura di bilancio commisurata al fabbisogno, a firma dell’onorevole Giulietti, e per l’equo compenso del lavoro dei giornalisti autonomi e precari, oggi sfruttati spesso ignobilmente, presentato dagli onorevoli Moffa e Carra. I due ordini del giorno impegnativamente accolti dal governo non possono finire nel cassetto come troppo spesso ci hanno abituato vari governi in casi simili”, conclude. (TMNews)