di Marco Mele
Il Sole 24 Ore del 13/7/2012
ROMA. Anna Maria Tarantola è, a tutti gli effetti, il presidente della Rai, il terzo presidente donna nella storia del servizio pubblico. Ha ottenuto, ieri, il parere favorevole della commissione di Vigilanza. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto gli auguri al neo-presidente per l'elezione «con un mandato altamente impegnativo nell'interesse generale del servizio pubblico e del Paese». Anna Maria Tarantola ha ringraziato il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio, i presidenti di Camera e Senato, il Cda della Rai e i componenti della Vigilanza «per la fiducia accordatami». «Nell'affrontare questo impegnativo e delicato incarico - sottolinea il neo-presidente Rai - ho ben presente la speciale natura dell'azienda Rai che le viene dall'essere servizio pubblico, condizione questa che richiede una particolare cura alla qualità del prodotto, alle competenze, alla cultura. Intendo esercitare tale mandato con equilibrio, indipendenza e trasparenza». Per Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, «da oggi la Rai e il servizio pubblico sono una realtà diversa». Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, commenta: «Ho visto che il gruppo dirigente del Pdl è stato ricevuto a Palazzo Chigi per discutere di Rai. Se il Pdl ritiene di essere il padrone della Rai, vorrà dire che il canone lo pagano loro».
Si tratterà di capire cosa ha ottenuto il Pdl in cambio della decisione di votare a favore di Tarantola. Si parla di alcune nomine, in particolare a RaiFiction e RaiCinema, magari unificate, da affidare al direttore uscente Lorenza Lei e di una ridefinizione delle deleghe che l'azionista ha chiesto ai consiglieri di affidare al presidente, magari riducendo la "forbice" dei contratti che Anna Maria Tarantola potrà approvare direttamente senza passare dal Cda. Mario Monti ha parlato di quelli da 2,5 sino a dieci milioni. Lo scontro si sposta in Cda.
A proposito di servizio pubblico sono importanti le affermazioni della sentenza del Tar Lazio relativa ai ricorsi presentati da Sky contro i provvedimenti che consentono alla Rai di fornire ad una sola piattaforma satellitare (di cui è socio di maggioranza) i suoi contenuti. Il Tar nega la tesi dell'Agcom sulla possibilità per la Rai di scegliere le piattaforme cui affidare la programmazione. La neutralità tecnologica ha come finalità la «garanzia della visibilità del servizio pubblico in maniera piena ed effettiva da parte della generalità dell'utenza pubblica», utilizzando tutte le piattaforme distributive. E a titolo gratuito purché non vi siano costi aggiuntivi per gli utenti. Il Tar ricorda come il contratto di servizio garantisca, agli utenti in regola con il canone e impossibilitati a ricevere il segnale terrestre della Rai (tanti, ndr), «la piena accessibilità all'intera programmazione anche via satellite». Questo non è più possibile da quando Rai non ha rinnovato l'accordo con Sky, rinunciando a 50 milioni l'anno. Tale scelta «ha costretto i cittadini abbonati a Sky all'acquisto di un nuovo decoder quale quello di Tivùsat» (o a vedere altri canali, a scapito dell'audience, ndr). Il Tar, però, salva il nuovo contratto di servizio, approvato dal governo Berlusconi, in quanto «non sembra introduca discriminazioni preventive in danno di Sky». Vi si prevede, infatti, «la messa a disposizione della programmazione a tutte le piattaforme commerciali che ne facciano richiesta» senza obblighi di cessione gratuita rispetto al precedente contratto. La distribuzione attraverso un'unica piattaforma «può essere ritenuta compatibile con gli obblighi di servizio pubblico», ma «nel rispetto del principio di non discriminazione e di salvaguardia delle condizioni concorrenziali nel mercato televisivo». Sta di fatto che i cittadini che pagano il canone e non ricevono la tv terrestre, devono acquistare il decoder Tivùsat per avere accesso ai programmi del servizio pubblico. Per il Tar, piuttosto, costituisce un aiuto di stato la promozione effettuata dalla Rai a favore di Tivùsat: altera «la parità di condizioni nel mercato concorrenziale televisivo».
CHI È
Da Palazzo Koch alla Rai
Nata a Casalpusterlengo (Lodi) il 3 febbraio 1945, Anna Maria Tarantola (foto) si è laureata in Economia e commercio alla Cattolica di Milano. Nel 1971 l'ingresso nella Banca d'Italia, all'Ufficio Vigilanza I a Milano. Da quel momento una carriera tutta in ascesa fino al direttorio di Palazzo Koch di cui è stata vicedirettore generale dal 2009, fino alla nomina in Rai
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La Commissione di Vigilanza ha dato il suo parere favorevole. Anna Maria Tarantola è il nuovo presidente Rai. Siddi: “Né applausi, né contestazioni. Aspettiamo i fatti”. Usigrai: "Finalmente un vertice con cui confrontarsi"
Anna Maria Tarantola è il nuovo presidente della Rai dopo aver ottenuto il parere favorevole della commissione di Vigilanza a maggioranza di due terzi. I voti favorevoli sono stati 31 (quelli necessari erano 27); una scheda nulla, due schede bianche e sei assenti.
"Per ora c’è un dato rilevante definito: il Cda Rai, con il via libera alla nomina della Presidente Anna Maria Tarantola, è nella pienezza delle sue funzioni". Lo afferma il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi.
"La circostanza, tuttavia, non può essere, né lo è per noi, motivo per prematuri applausi né per pregiudiziali contestazioni o assalti critici.
Il Sindacato nazionale di tutti i giornalisti italiani, la Fnsi, valuterà la nuova dirigenza sulla base del programma e del lavoro che farà il Consiglio di amministrazione. C’è una gestione che va ricondotta alla missione e al rispetto del ruolo e della funzione del servizio pubblico senza le inutili inframmettenze politiche che l’hanno devastata, ma anche senza pretendere di applicare alla Rai modelli meramente ragionieristici o disegni economicistici non rapportati ai valori e, appunto, alla missione dell’azienda. E, in primo luogo, per poter esprimere un primo pieno giudizio di merito saranno fondamentali atti concreti di uscita da precedenti gestioni eccessivamente politicizzate e poco rispettose di tutte le professionalità, molte delle quali – e di grande livello - emarginate, allontanate dal lavoro attivo, talune sostanzialmente pagate per non lavorare pur essendo in grado di portare importanti contributi di innovazione e qualità.
Alla Presidente Tarantatola e al nuovo Cda, perciò, un saluto rispettoso nell’auspicio di un buon lavoro e di un serio rapporto con le parti sociali.”
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RAI: USIGRAI, TARANTOLA PORTI SPIRITO D'INDIPENDENZA
BUON LAVORO AL NEO PRESIDENTE, GRAZIE A GARIMBERTI
Roma, 12 luglio 2012. ''Finalmente la Rai ha un vertice con cui potremo confrontarci. Il cda presieduto da Annamaria Tarantola, cui auguriamo buon lavoro, può cominciare a fare quel che deve, sperando che lo riesca a fare con quello spirito d'indipendenza che si riconosce alla Banca d'Italia, da cui la dottoressa Tarantola proviene''. E' il commento di Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, al via libera da parte della commissione di Vigilanza alla nomina del nuovo presidente della tv pubblica.
''La sua è missione possibile, è più fortunata di Paolo Garimberti, che ringraziamo per il lavoro svolto, avendo un quadro di numeri agibile dalla sua parte, visto quanto è decisivo in cda il voto del rappresentante del ministero del Tesoro, omogeneamente espresso da Monti. Sfrutti bene questa opportunità - conclude Verna - al di là di ogni diatriba sui poteri''. (ANSA)
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FINALMENTE VOTATO DAL CDA IL PRESIDENTE RAI. PER ANNA MARIA TARANTOLA SETTE VOTI A FAVORE E UN ASTENUTO
Roma, 10 luglio 2012. Anna Maria Tarantola è stata votata dal Cda Rai presidente dell'azienda. Per lei sette voti a favore, mentre si è astenuto Antonio Verro. Al voto si è arrivati nel corso della seconda parte dei lavori del Cda di viale Mazzini, quando i consiglieri sono tornati a riunirsi dopo il nulla di fatto nella prima parte, ovvero non si era votato. Ai lavori non ha preso parte il presidente designato: "per garbo istituzionale e rispetto verso il Cda" per metterlo in condizione di votare, ha fatto sapere. Adesso occorrerà il parere definitivo della commissione parlamentare bicamerale di Vigilanza Rai perché il nuovo presidente possa effettivamente assumere i poteri.
E lì servirà una maggioranza qualificata dei due terzi del numero dei componenti della stessa commissione, vale a dire 27 su 40, e ago della bilancia saranno Pdl e Lega: senza la loro partecipazione ai lavori della Commissione non si raggiunge il numero legale. I prossimi passaggi burocratici sono la convocazione dell'Ufficio di presidenza della Commissione, presieduta da Sergio Zavoli, e la convocazione della seduta plenaria della stessa Commissione perché si proceda al voto di gradimento o meno del presidente designato. La convocazione non avverrà prima di 48 ore, e per questo è facile pensare a giovedì pomeriggio o venerdì mattina, nella più ottimistica delle previsioni. Diversamente la seduta plenaria e il voto sulla Tarantola potrebbero essere programmati per martedì mattina della prossima settimana. Lo scontro vero è sui nuovi poteri del presidente, sull'ampliamento delle deleghe operative che finirebbe per rendere il Cda quasi costretto a un ruolo 'marginale'. Poteri che potrebbero essere ampliati intervenendo sulle norme statutarie Rai, e potrebbe essere lo stesso Cda – con presumibile voto a maggioranza - a fare questo intervento. Ma in ambienti politici di centrodestra si fa rilevare che non è un fatto così automatico per il Cda quello di mettere mano alle norme dello statuto, visto che la materia è regolata dalla legge Gasparri e più sentenze della Corte costituzionale rimandano al Parlamento la competenza ad intervenire. Intanto l'esecutivo Usigrai parla di "un passo indietro con l'assenza del presidente designato, poi un passo avanti con il voto che nomina 'in contumacia' la dottoressa Tarantola presidente. Poca normalità, troppe polemiche che si mescolano e si sente puzza di ostruzionismo". (AGI)