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CORRIERE DELLA SERA. Il CdR scrive al direttore: “Il costo dei collaboratori è passato nel giro di un anno da circa 9,1 mln a circa 12 mln. Redattori in panchina per favorire gli interventi esterni”.
Scontro durissimo. Scrive il CdR: "Enormi spazi delle pagine più importanti vengono quotidianamente lasciati a rappresentanti politici sotto l'ipocrita forma di "lettera", dando luogo di fatto alla diffusione di qualcosa di ben diverso dall'informazione: note di partito libere dalla benché minima, e indispensabile, intermediazione giornalistica. Membri del governo scrivono editoriali senza che neppure ne venga indicato al lettore il ruolo istituzionale. Così come succede per chi, ricoprendo incarichi di nomina politica, firma rubriche fisse".
Milano, 8 agosto 2012. Pubblichiamo la lettera che oggi il CdR ha trasmesso al direttore del Corriere della Sera sul tema dei collaboratori della testata. Si tratta di una decisione unanime dell'organismo sindacale di base. Naturalmente, come è facile evincere dal testo, ll CdR ritiene che “nell'aumento della spesa per i collaboratori non possano rientrare i costi degli storici colleghi precari”.
Caro direttore, sempre nel pieno rispetto delle prerogative che ti assegna l’articolo 6 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico, e non avendo ricevuto alcuna risposta alla nostra precedente lettera, torniamo a denunciare quelle che riteniamo gravi e dannose anomalie per il giornale su materie di tua assoluta pertinenza.
Nonostante le ripetute asserzioni sulla necessità/volontà di diminuire la spesa per le collaborazioni, assistiamo a un costante aumento dei collaboratori e dei costi relativi: che, appena un anno fa, la direzione quantificava ufficialmente in "circa 9,1 milioni di euro"; e che oggi sono lievitati a circa 12 (e molto difficilmente le ultime nuove iniziative possono giustificare questo forte aumento). Eppure la direzione sceglie sempre più spesso di non far scrivere i redattori presenti per favorire interventi esterni al Corriere della Sera.
Oltre all'aspetto economico, tanto importante in epoche di crisi come questa, crediamo che questo tipo di gestione stia causando profonde ferite all'identità e alla credibilità del Corriere e una colpevole confusione nel lettore.
Enormi spazi delle pagine più importanti vengono quotidianamente lasciati a rappresentanti politici sotto l'ipocrita forma di "lettera", dando luogo di fatto alla diffusione di qualcosa di ben diverso dall'informazione: note di partito libere dalla benché minima, e indispensabile, intermediazione giornalistica che prevede diritto di cronaca e di critica.
Membri del governo scrivono editoriali senza che neppure ne venga indicato al lettore il ruolo istituzionale. Così come succede per chi, ricoprendo incarichi di nomina politica, firma rubriche fisse.
Rinunciando all'esclusività delle proprie firme (una incomprensibile pratica di annacquamento del marchio sconosciuta ai grandi giornali del mondo), la direzione assegna molti servizi a collaboratori e persino dipendenti di altre testate (si va dal Foglio, alla Rai, al Sole 24 Ore, a Panorama…).
Al di là delle asserzioni contro il criterio di cooptazione, e senza voler giudicare l'eventuale valore delle singole persone, sembra essere diventato ormai prassi un quanto meno inopportuno sistema dinastico, visto che assistiamo quotidianamente alla comparsa sul giornale di componenti della stessa famiglia: fratelli, padri e figli, padri e figlie, mariti e mogli, mariti di…, mogli di…, generi di…
Giornalisti pensionati svolgono mansioni di cronisti, inviati e corrispondenti; mentre i redattori vengono sempre più spesso relegati a una mera funzione tecnica.
E' nostra opinione che tutto questo, oltre a minare il futuro del Corriere, danneggi la professionalità e la dignità dei colleghi, che anche nei momenti più difficili non hanno risparmiato né forze né sacrifici pur di garantire in ogni modo il giornale.
A dispetto delle affermazioni sull'"orgoglio di appartenenza al Corriere che altrove non esiste", sono rimasti disattesi gli impegni presi per la valorizzazione professionale dei suoi redattori e per il rafforzamento dell'identità del Corriere al fine di garantire qualità e - di conseguenza - tenuta del marchio.
Il Corriere della Sera costituisce il vero elemento vincente in un quadro aziendale negativo. Soltanto difendendo la sua qualità e la sua autorevolezza, insieme con la redazione che negli anni ne ha resa possibile l'affermazione, sarà possibile continuare ad affrontare positivamente le sfide e le innovazioni attuali.
Cari saluti
Il Cdr
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