Home     Scrivimi     Cercadocumenti     Chi è     Link     Login  

Cerca documenti
Cerca:
in:


Documenti
Attualità
Carte deontologiche
CASAGIT
Corte di Strasburgo
Deontologia e privacy
Dibattiti, studi e saggi
Diritto di cronaca
Dispensa telematica per l’esame di giornalista
Editoria-Web
FNSI-Giornalismo dipendente
Giornalismo-Giurisprudenza
I fatti della vita
INPGI 1 e 2
Lavoro. Leggi e contratti
  » Lettere
Ordine giornalisti
Premi
Recensioni
Riforma professione
Scuole di Giornalismo e Università
Sentenze
Storia
Tesi di laurea
TV-Radio
Unione europea - Professioni
  Lettere
Stampa

Le accuse di Tavaroli,
l’ira di Fassino.
Il suicidio dei cronisti.
Non esiste la libertà
di pubblicare notizie
che ledono (gratuitamente!)
la dignità delle persone.
Bisogna dare sempre la
prova che le notizie sono vere
e solo a questa condizione
la pubblicazione è lecita!
Il silenzio assordante di Fnsi,
Ordine, Unci e Usigrai.
La conseguenza: il ddl “Alfano”
sulle intercettazioni verrà
approvato all’unanimità
come è già accaduto
con il “ddl Mastella”!

In: www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/dossier-telecom/nota-fassino/nota-fassino.html


L'ex segretario dei Ds: "Ho chiesto ai miei legali di tutelarmi contro questa vigliaccata"


Il Pd fa quadrato. Veltroni rinnova "fiducia e stima personale e politica"


 


Caso Tavaroli, Fassino: "Falsità"


Colaninno annuncia querela


 


Roma, 22 luglio 2008. L'ex segretario dei Ds Piero Fassino smentisce le affermazioni di Tavaroli pubblicate oggi da Repubblica. "Ho dato mandato ai miei legali di tutelarmi contro questa vigliaccata. L'affermazione pubblicata, nell'intervista di Giuseppe D'Avanzo al sig. Tavaroli secondo cui non meglio precisate tangenti sarebbero "APPRODATE A LONDRA NEL CONTO DELL'OAK FUND A CUI ERANO INTERESSATI I FRATELLI MAGNONI E DOVE AVEVANO LA FIRMA NICOLA ROSSI E PIERO FASSINO" è una pura falsità, inventata di sana pianta. Non conosco i fratelli Magnoni. Non ho mai avuto firme su conti esteri né a Londra, né altrove. Non so neanche cosa sia l'Oak Fund. Per queste ragioni ho immediatamente dato mandato ai miei legali di tutelarmi contro Tavaroli, D'Avanzo e chiunque altro sia responsabile di questa vigliaccata, nonché contro chiunque continuasse a diffonderla. Trovo inconcepibile che La Repubblica pubblichi, e per di più richiamandola con titoli di prima e seconda pagina e mia fotografia, una notizia del tutto falsa senza neanche verificarne non dico la fondatezza, ma la minima attendibilità. NON SI INVOCHI IL DIRITTO DI CRONACA O LA LIBERTÀ DI STAMPA, CHE NON C'ENTRANO NIENTE. QUI SI SPUTTANA UNA PERSONA ONESTA E PULITA LEDENDONE LA ONORABILITÀ E LA DIGNITÀ. E QUESTO È INACCETTABILE".  (www.repubblica.it)


 


IL SIGNOR ROSSI E TELECOM ITALIA…


Paolo Madron per “Il Sole 24 Ore” - D' accordo. È il cognome più comune che ci sia, in genere lo si accompagna con un qualsiasi: un signor Rossi qualsiasi, ad indicare la quintessenza dell'anonimato. Ma confondere Nicola Rossi, stimato economista nonché autorevole esponente del Partito democratico, con Toni Rossi, industriale della Campari che qualche anno fa vendette le sue azioni per dissidi con al famiglia Garavoglia e con il ricavato ha creato l'Oak Fund, è un po' troppo.  Secondo la ricostruzione di Repubblica, il fondo Oak compare nel dossier "Baffino" raccolto dall'investigatore Emanuele Cipriani come prova di tangenti pagate ai Ds per aver favorito la scalata di Colaninno e Gnutti alla Telecom. Sui conti del fondo, secondo Cipriani, avevano la firma niente meno che Piero Fassino e appunto Nicola Rossi, clamorosamente scambiato con Toni. Sarà per via di quel nome, Oak, Quercia, che allude al simbolo dei Ds. Certo, se questa è la precisione delle indagini di Cipriani e compagnia, qualche inquietante dubbio insorge. Non sarà che dietro questi emuli della Spectre si celano degli intemerati pasticcioni? (Dagospsia, 23 luglio 2008)


……………………………….


Ma di quale libertà di cronaca parliamo? La libertà di “sputtanare” le persone?!!!


INTERCETTAZIONI: COLUMBA "SALVAGUARDARE LIBERTA' DI CRONACA"


Roma, 22 luglio 2008.  "La Commissione Giustizia salvaguardi la libertà di stampa". L'appello di Guido Columba, presidente dell'Unione nazionale cronisti, arriva alla vigilia dell'avvio dell'esame del DDL del Governo sulle intercettazioni da parte della Commissione Giustizia della Camera. "La proposta impedisce che i cittadini siano informati sulle inchieste giudiziarie. L'Unci - prosegue Columba - si attende, pertanto, che i commissari apportino profonde modifiche al testo per salvaguardare il diritto costituzionale dei cittadini alla informazione. L'attuale formulazione degli articoli infatti impedirebbe ai cronisti di riferire sulla attività della magistratura e delle forze di polizia anche una volta che sia caduto il segreto di indagine e fino all'udienza preliminare. Per mesi, e a volte per anni, quindi i giornalisti non potrebbero scrivere o raccontare nulla e i cittadini non potrebbero sapere che sono stati commessi reati di rilevante interesse sociale e cosa il sistema giudiziario ha fatto per punire i colpevoli. La preoccupazione per questo silenzio che il Procuratore aggiunto di Milano Spataro ha definito 'una pietra tombale sulla liberta' di stampa', accomuna magistrati - tra gli altri il Procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli, il Procuratore generale del Veneto Ennio Fortuna, il Sostituto Procuratore della Cassazione Giovanni Salvi - forze sociali, cittadini. Unione Cronisti, Fnsi e Ordine dei giornalisti, con le loro articolazioni regionali, si sono schierati immediatamente e decisamente contro un disegno di legge che punta solo alla repressione della liberta' di stampa invece di prevedere correttivi, pure possibili, alle eventuali disfunzioni del sistema dell'informazione. L'Unione Cronisti- conclude Columba - d'intesa con Federazione e Ordine, sta promuovendo manifestazioni in tutta Italia che si sono gia' svolte a Venezia, Roma, Viareggio, Bolzano, Trento, Milano. Venerdi' 25 sara' la volta di Napoli e il 26 di Senigallia".(AGI)


 


INTERCETTAZIONI: USIGRAI, IN ONDA VIDEOCOMUNICATO, NO A DDL


Roma, 23 luglio 2008. Il sindacato dei giornalisti Rai, l'Usigrai ha chiesto ed ottenuto, sulla base delle norme contrattuali vigenti, la lettura di un comunicato, concordato con la Fnsi, in tutte le principali edizioni di telegiornali e giornali radio, nonchè il suo inserimento in televideo, sul tema delle intercettazioni. È questa la prima iniziativa dei giornalisti del servizio pubblico sulla delicata questione delle intercettazioni telefoniche e del diritto di cronaca, che va contemperato con quello alla riservatezza, ma non può essere svilito. Cancellare di fatto la cronaca giudiziaria significa affievolire notevolmente la qualità della democrazia. Il videocomunicato, che riprende la nota della Fnsi di alcuni giorni fa. Nel testo in onda si dice: «Il nostro diritto di informare è la vostra libertà di sapere. È la possibilità che abbiamo di difendervi dalle truffe e dalle cliniche degli orrori, da imbrogli grandi e piccoli, dalla mala politica fatta di interessi e clientele, da chi vi ruba persino le emozioni truccando o condizionando i risultati sportivi. Dovremmo tacere anche su 'calciopolì, in futuro, se venisse approvato il disegno di legge del Ministro della Giustizia. La tutela della riservatezza è un valore anche per noi giornalisti, ma non può essere usata come pretesto per bloccare l'informazione giudiziaria. Per queste ragioni l'Usigrai sostiene la difesa del diritto di cronaca che la Federazione Nazionale della Stampa sta attuando con tutte le iniziative possibili. Consideriamo il disegno di legge sulle intercettazioni un autentico bavaglio. Le norme proposte affievoliscono il diritto - dovere di informare e travolgono il diritto dei cittadini a sapere. Facciamo sindacato insieme, diciamo 'nò alla legge-bavaglio». (ANSA).


 ................


 INTERCETTAZIONI.


DA DOMANI ESAME


IN COMMISSIONE


DELLA CAMERA.


 


Roma, 22 luglio 2008. Parte domani in commissione Giustizia alla Camera l'esame dei progetti di legge sulle intercettazioni telefoniche. Occhi puntati sul ddl del governo, a firma del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che prevede una stretta sui reati intercettabili e il carcere per i giornalisti che pubblicano le telefonate. Tra le norme, anche quella che obbliga all'astensione il giudice, quando rende pubbliche dichiarazioni sul processo. Il confronto sarà con una proposta di legge presentata ieri dal Partito democratico, che riprende, con alcuni ammorbidimenti, il ddl Mastella che fu approvato solo alla Camera nella scorsa legislatura. "Siamo aperti a qualsiasi tipo di proposta intelligente" assicura il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno (Pdl). E fanno ben sperare, in vista del dialogo, alcuni punti di contatto tra i testi di maggioranza e opposizione. Ma il ministro ombra del Pd Lanfranco Tenaglia sottolinea il nodo di più forte attrito: "No alla stretta sui reati intercettabili". Ecco i punti principali al centro del dibattito.


REATI INTERCETTABILI - In caso di approvazione del ddl del governo, si potranno registrare tutte le telefonate che rientrano nelle indagini per reati con pene superiori ai 10 anni. Il Pd vorrebbe invece mantenere il limite attuale, più basso, di cinque anni. Per i reati contro la pubblica amministrazione, il testo preparato da Alfano non cambierebbe nulla rispetto a quanto previsto oggi: sono inclusi i delitti che prevedono pene fino a cinque anni, e quindi anche la corruzione. Sarebbero, poi, intercettabili in ogni caso i delitti gravissimi, come quelli di mafia e pedofilia, ma anche l'ingiuria, la minaccia, l'usura e lo stalking.


SANZIONI AI GIORNALISTI - Il ddl del governo prevede il carcere da uno a tre anni e un'ammenda fino a 1.032 euro per chi pubblica le intercettazioni telefoniche di cui sia vietata la divulgazione. Verrebbero così irrigidite di molto le sanzioni per i giornalisti, che in base all'attuale articolo 684 del codice penale, arrivano al massimo a 30 giorni di arresto e 258 euro di ammenda. Elimina del tutto il carcere, invece, il progetto di legge del Pd. Solo un'ammenda da 500 a 5.000 euro, che può arrivare in alcuni casi anche a 10.000. Un ammorbidimento rispetto al ddl Mastella, che voleva introdurre ammende fino a 100.000 euro.


SANZIONI ALLE 'TALPE' - Concordano maggioranza e opposizione sulle pene da applicare a chi "prende diretta cognizione degli atti del procedimento penale coperti da segreto": da uno a tre anni di carcere. E potrà essere condannato alla reclusione fino a cinque anni chi rivela gli atti secretati di cui è venuto a conoscenza "in ragione del proprio ufficio".


DIVIETO DI PUBBLICAZIONE - Divieto assoluto di pubblicazione, nel ddl del governo, per gli atti di indagine preliminare, anche quando è venuto meno il segreto istruttorio e fino alla conclusione delle indagini o, se prevista, dell'udienza preliminare. Il Pd chiede di far coincidere il limite con la fine delle indagini preliminari.


ARCHIVIO RISERVATO - E' un'idea originariamente contenuta nel ddl Mastella, quella di istituire un archivio riservato nel quale custodire il testo delle intercettazioni. La ripropongono sia il governo che il Pd.


ASTENSIONE E SOSTITUZIONE - Il ddl di Alfano reintroduce una norma che, come spiega Tenaglia, il governo Prodi aveva cancellato: la sostituzione del pubblico ministero quando venga iscritto nel registro degli indagati per l'illecita rivelazione di segreti inerenti al procedimento penale di cui è titolare. Il governo vuole anche prescrivere l'obbligo di astensione del giudice ogni volta che rende pubbliche dichiarazioni sul processo.


GIUDICE COLLEGIALE - Il testo di Alfano affida l'autorizzazione a intercettare non più a un singolo magistrato, ma a un collegio, costituito presso il tribunale del capoluogo della provincia cui fa capo il pm.


PROCESSI IN CORSO - Maggioranza e opposizione concordano nel non applicare le nuove


disposizioni ai processi in corso. (ANSA).




 


 


 





Editore/proprietario/direttore: Francesco Abruzzo - via XXIV Maggio 1 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - telefono-fax 022484456 - cell. 3461454018
---------------------------------
Decreto legge n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012. Art. 3-bis (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni): 1. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall'articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni. 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati.
---------------------------------
Provider-distributore: Aruba.it SpA (www.aruba.it) - piazza Garibaldi 8 / 52010 Soci (AR) - Anno XV Copyright � 2003

Realizzazione ANT di Piccinno John Malcolm - antconsultant@gmail.com