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Giornalisti: due manifestazioni per la libertà di stampa. Lorusso annuncia iniziative. Giulietti, incontro con Mattarella . IN CODA un articolo di Michele Albanese (cronista soto scorta).
NAPOLI, 25 aprile 2018. - "Sei tu il giornalista? Ti faccio fare io uno scoop" e via con le 'mazzate'. Stefano Andreone, giornalista della testata online MetNews, racconta la cronaca locale dei Comuni a nord di Napoli e si e' ritrovato in ospdale, picchiato da tre persone per un articolo che aveva scritto sulle 'mazzette' sulle esumazioni. Oggi, a distanza di tempo, e' lui stesso a raccontare che quella frase fu il preambolo di un pestaggio da parte di tre persone. Andreone ha raccontato la sua storia, oggi a Napoli, in occasione della manifestazione per la liberta' di stampa, organizzata dal Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, Odg Campania e Fnsi. Come Andreone, anche Domenico Rubio e Giuseppe Bianco, nel 2014, hanno ricevuto minacce: "Vi spariamo". Era una lettera anonima indirizzata ai due cronisti per il loro lavoro di inchiesta sulla commistione tra politica e camorra ad Arzano, hinterland partenopeo. Oggi resta la paura, ma la tenacia di continuare a raccontare i fatti. Le loro sono storie tra tante portate a esempio della difficolta' di essere giornalisti oggi. "Liberi di informare, contro le minacce delle mafie, senza discriminare. No al linguaggio dell'odio, no al carcere per i giornalisti, alle querele bavaglio". I cartelloni parlano chiaro: la liberta' di stampa "e' minacciata".Da Napoli la Fnsi lancia due manifestazioni nazionali in difesa della liberta' di stampa, una a Milano, l'altra nel capoluogo partenopeo. A Milano si parlera' di contrasto al lavoro precario, a Napoli (a giugno) di bavaglio alla liberta' di informazione. Perche' di fronte, come spiega Giuseppe Giulietti,presidente della Fnsi, "abbiamo una emergenza democratica" che rende necessario "un incontro urgente al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e ai presidenti di Camera e Senato". "Ogni testata data a un giornalista, e' una testata all'articolo 21 della Costituzione - dice - E' diventato normale minacciare, picchiare, aggredire". Vittime non sono solo "i 19 cronisti sotto scorta, ma decine di cui dobbiamo parlare perche' non vanno lasciati soli", accendendo i riflettori, formando "una scorta mediatica" a tutela di chi corre rischi per il suo lavoro. La Campania, ad oggi, e' tra le regioni in cui risiede il maggior numero di giornalisti minacciati. "A Caserta - ha affermato Claudio Silvestri, segretario del Sugc - ci sono 4 giornalisti sotto scorta armata e solo 10 denunce. Questo significa che la camorra e' riuscita a mettere a tacere i cronisti. Dobbiamo essere presenti". Non ci sono solo le minacce fisiche e le aggressioni. L'altra faccia della medaglia sono le querele temerarie, quelle che mettono il bavaglio alla liberta' di informazione. "Chi querela un giornalista molesta il diritto di cronaca - aggiunge - edovremmo prevedere che il querelante che perde lasci meta' deisoldi a un fondo per il precariato". "Nella passata legislatura ha ricordato Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi- proposte di legge a tutela della stampa sono state scientificamente fatte naufragare, come, per esempio, quella che puntava al contrasto del precariato, altra debolezza del nostro mestiere". Invoca un "fronte comune del giornalismo" Carlo Verna, presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. "Dobbiamo essere tutti uniti - ha sottolineato - contro la precarieta' che si salda con le minacce fisiche e morali. Dobbiamo resistere per rilanciare il ruolo dell'informazione". Ottavio Lucarelli, presidente dell'Odg Campania, parla di "fenomeno diffuso" a cui occorre contrapporre "una scorta mediatica, la viva cronaca dei fatti, tornare nei luoghi di cui si racconta senza timori".(ANSA).
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Michele Albanese, la mia vita da cronista sotto scorta Voglio solo tornare a utilizzare il mio taccuino da uomo libero (di Michele Albanese) CATANZARO, 25 aprile 2018. - Spesso mi chiedono cosa significhi vivere con la scorta. E quando rispondo che questa misura di protezione, non voluta ne' cercata ma imposta per ragioni di sicurezza dello Stato, costituisce una sorta di confessionale, una dimensione intima che ti aiuta a capire molte cose, in tanti storcono il naso o mi chiedono perche' la vivo cosi'. Nella mia vita ho sempre evitato il vittimismo, la retorica becera e l'ipocrisia. Si', l'esperienza della scorta mi ha cambiato la vita, mi sta servendo a conoscere bene il mio mondo, che nell'ipocrisia e nella retorica spesso ci sguazza. Ho fatto solo il mio dovere, come lo fanno tantissimi colleghi giornalisti, che non si nascondono dietro i condizionali. Lo ammetto, la scorta la vivo con sofferenza, accentuata davanti ai sorrisi degli stolti o alle provocazioni dei professionisti della superficialita'. Io ritengo di aver fatto solo il mio dovere, nulla di piu'. Ho fatto incazzare qualche 'ndranghetista con il mio lavoro, ma - ripeto - ho fatto solo quello che dovevo, come tanti che ancora credono nel futuro del nostro Paese. La mia dimensione protetta la vivo come un confessionale, il mio confessionale, nel quale entrano solo in pochi, perche' gli altri, tanti altri, non capiscono. Anzi dimenticano presto. E dentro questo mio mondo mi danno l'anima e nascondo le mie paure e la mia rabbia, cercando conforto in quelli che intendono lavita e il lavoro come me. Dentro questo mio mondo trovo la forza per rincorrere i fantasmi che anneriscono la mia terra e la miagente. Mi incazzo quando cercano di collocarmi sopra piedistalli di cartone, come una sorta di icona da strumentalizzare alla bisogna. Io sono solo un giornalista al quale e' capitato di vivere un periodo della vita sotto scorta, ma non per questo ho definitivamente perso la mia liberta', anzi. La speranza che continua a sorreggermi e' quella di poter continuare a fare qui il mio lavoro, a sporcarmi le mani e a non girarmi dall'altra parte, sopportando per come posso questo periodo della vita e sperando che duri poco. Voglio tornare ad utilizzare il mio taccuino da giornalista libero: e' questo il mio sogno prevalente. Tornare ad essere me stesso e stimolare con il mio lavoro l'interesse di chi oggi non percepisce i pericoli delle nuove mafie, i loro disegni, le loro strategie sempre piu' raffinare e grigie. Temi che sono ormai spariti da molte agende pubbliche. (ANSA).
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