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ROMA/PALERMO. Vertenza promossa da Assostampa di Palermo e Roma sull'Equo compenso dei giornalisti non dipendenti: depositati i ricorsi al Tar Lazio contro la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Giustizia.


PALERMO/Roma, 29 gennaio 2019. - Giornalisti, sola professione senza equo compenso, sfruttata e precarizzata dagli editori. Sarà ora il Tar a pronunciarsi sulle prolungate omissioni e sperequazioni nei confronti degli appartenenti all’Ordine dei giornalisti, per la mancata applicazione di normative che risalgono al 2012.  Con il deposito dei ricorsi al Tar del Lazio da parte dell’Associazione Siciliana della Stampa e dell’Associazione della Stampa Romana, si è aperta la fase giudiziaria della vertenza tra il sindacato dei giornalisti e il Governo nazionale per la mancata applicazione di due distinte norme, disattese dal 2012, che riguardano l’Equo compenso dei giornalisti non dipendenti. Il ricorso è stato presentato dai due segretari regionali delle due Associazioni, Roberto Ginex per Assostampa Siciliana e Lazzaro Pappagallo per Assostampa Romana.  Gli atti sono stati firmati congiuntamente anche dai giornalisti freelance Dario Fidora (Sicilia) e Monica Soldano (Lazio).









Le inadempienze di cui alla legge 233/012 da parte del Ministero della Giustizia hanno assunto maggiore gravità con l’entrata in vigore dell’equo compenso per tutte le attività professionali (legge 172/2017, art. 19-quaterdecies), che per il settore dell’informazione comprende anche l'ambito delle prestazioni rese per i grandi gruppi editoriali e gli uffici stampa nelle pubbliche amministrazioni. Nonostante le ripetute denunce da parte della categoria, sono state finora emanate dal ministro della Giustizia le remunerazioni specifiche degli appartenenti ad altri ordini professionali, ma non dei giornalisti.









La seconda vertenza riguarda le inadempienze contestate al dipartimento all’Editoria della presidenza del Consiglio dei Ministri. La legge 233/2012 ha per oggetto l’equità retributiva per i giornalisti autonomi, stabilendo che il compenso dei non subordinati debba essere commisurato in coerenza con quello dei subordinati. La norma ha semplicemente introdotto per il lavoro autonomo un dispositivo di tutela analogo a quello del Durc: non è possibile per l’editore ricevere alcun tipo di beneficio pubblico se non viene certificata la sua iscrizione nell’elenco delle aziende che rispettano l’equo compenso. “Il Governo Gentiloni prima e quello Conte adesso – sottolinea il segretario di Assostampa Siciliana Roberto Ginex  – non hanno dato seguito alle nostre diffide, malgrado il ministro Di Maio abbia annunciato più volte di voler contrastare il fenomeno dei giornalisti sotto pagati. Sarà quindi il Tribunale amministrativo a pronunciarsi per far rispettare la legge e far sì che i giornalisti abbiano applicato, come tutte le categorie professionali, un compenso adeguato al loro lavoro”.   









La Commissione istituita dalla legge 233/2012 ha approvato nel 2014 una delibera con cui ha inteso definire l’equo compenso dei giornalisti non subordinati, ritenendo però di doverlo applicare solo a coloro che pubblicano un numero minimo di articoli l’anno, con determinate caratteristiche minime, stravolgendo così la norma. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha impugnato la delibera al Tar, che l’ha annullata con sentenza n. 5054/2015. La presidenza del Consiglio dei ministri si è a sua volta appellata al Consiglio di Stato, che ha confermato l’annullamento nel 2016.









 Ma la Commissione non si è mai più riunita per definire nuovamente l’equo compenso e gli adempimenti conseguenti, lasciando così la legge del tutto inapplicata.









 Attraverso la diffida, Assostampa Siciliana e Assostampa Romana avevano quindi richiesto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Editoria convocasse la Commissione per l'equo compenso nel lavoro giornalistico. Il sindacato chiedeva che la Commissione procedesse alla definizione dell’equo compenso, avuto riguardo alla natura e alle caratteristiche della prestazione nonché in coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato, e a redigere attraverso la semplice applicazione del principio di tracciabilità degli articoli realizzati, il previsto elenco dei quotidiani, dei periodici, anche telematici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive che ne garantiscono il rispetto.









 Il ricorso al Tar per la tutela dei diritti dei giornalisti non assunti come dipendenti è in assoluta coerenza con le rivendicazioni espresse dalla categoria attraverso la Commissione lavoro autonomo della Federazione nazionale della stampa italiana, sindacato unitario dei giornalisti, seguite sin dal 2012 con costante impegno dall’Associazione siciliana della stampa.









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8.4.2015 - EQUO COMPENSO, il Tar Lazio annulla totalmente la delibera 19 giugno 2014 della Commissione di Palazzo Chigi (delibera ora da riesaminare e da riapprovare “tempestivamente”): “La delibera introduce parametri di 'equo compenso' non proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, e del tutto insufficienti a garantire un'esistenza libera e dignitosa al giornalista autonomo”. Vittoria napoleonica dell’Ordine nazionale dei giornalisti contro Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, nonché Fieg, Fnsi e Inpgi. La sentenza riconosce il ruolo dell’Ordine, che tutela la “dignità” dei propri iscritti (ex sentenza 11/1968 della Consulta). “(La delibera realizza) una “indebita restrizione del campo applicativo rispetto alla chiara indicazione della legge ("giornalisti iscritti all'albo non titolari di rapporto di lavoro subordinato ...")”. La legge sull’equo compenso include “sia il lavoro autonomo libero professionale sia il lavoro autonomo coordinato e continuativo”. “Il 19 giugno 2014 (giorno della firma della libera oggi annullata, ndr) è stato un giorno di vergogna per il sindacato, il 7 aprile 2015 (giorno del deposito della sentenza, ndr) riapre la speranza in quanti vengono trattati da anni come schiavi” ha commentato Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti.  TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=17405









 









 







 





 





 






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