
|
 |
Dispensa telematica per l’esame di giornalista |
|
CONGRESSO FNSI DI LEVICO TERME (TN) - Il segretario generale Raffaele Lorusso ha trattato con vigore il tema delle QUERELE BAVAGLIO collocandolo tra le priorità del sindacato: "Non va dimenticata un’altra forma di minaccia ai cronisti, subdola, ma non meno pericolosa. È quella costituita dalle cosiddette QUERELE BAVAGLIO e dalle richieste di risarcimento in sede civile a mero scopo intimidatorio". "Se i magistrati e i pubblici ufficiali hanno l’obbligo di tutelare il segreto istruttorio, è dovere dei giornalisti pubblicare tutte le notizie che hanno una rilevanza sociale. Quelle notizie, cioè, la cui pubblicazione è essenziale per soddisfare il diritto dei cittadini ad essere informati. Anche su questo punto, l’indirizzo della Corte europea dei diritti umani è chiaro e inequivocabile: i giornalisti hanno il diritto-dovere di pubblicare le notizie che hanno rilevanza per l’opinione pubblica, anche quelle coperte da segreto. Per gli enti della categoria si pone il problerma della coerenza tra pensero e azione (Mazzini docet).
14.2.2019 - Pubblichiamo quella parte della relazione che il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha dedicato al problema delle querele-bavaglio: "Non va dimenticata un’altra forma di minaccia ai cronisti, subdola, ma non meno pericolosa. È quella costituita dalle cosiddette querele bavaglio e dalle richieste di risarcimento in sede civile a mero scopo intimidatorio. Per contrastare questo fenomeno, sempre più diffuso, abbiamo presentato a governo e Parlamento, nella passata e nella legislatura in corso,una proposta in linea con l’indirizzo giurisprudenziale consolidato della Corte europea dei diritti umani. Oggi è molto semplice, e perfino conveniente, provare a intimidire un cronista, e talvolta anche il suo editore, soprattutto se è molto piccolo, con una richiesta di risarcimento danni milionaria. In caso di soccombenza, il rischio è quello di pagare le spese del giudizio, ossia poche migliaia di euro. Se invece la sanzione pecuniaria fosse proporzionale all’entità del risarcimento richiesto–esattamente come sancito dalla Corte europea dei diritti umani–il discorso cambierebbe radicalmente. Su questa proposta la politica ha deciso di non decidere. Nella passata legislatura, la modifica, inserita nella riforma del processo civile, sia pure con una formula non del tutto soddisfacente, è finita su un binario morto, fermandosi al Senato in quarta lettura. Nella legislatura in corso, è stata ripresa in una proposta di legge, che ha anche ricevuto il nostro pubblico sostegno, a firma di tre parlamentari del Movimento 5 Stelle, ma ad oggi nulla è cambiato. Tenere sotto scacco i cronisti con le richieste di risarcimento milionarie fa comodo a tutti. Anche alla politica. Che, più o meno per la stessa ragione, continua a tergiversare sull’abrogazione dell’articolo 595 del codice penale, ossia del carcere per i giornalisti, la cui presenza nel nostro ordinamento contribuisce a far sì che l’Italia continui ad occupare posizioni poco onorevoli nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa. Il contrasto alle querele bavaglio e l’opposizione al carcere per i giornalisti continueranno a figurare fra le nostre priorità esattamente come il rigetto degli attacchi all’indipendenza e all’autonomia della professione attraverso l’attacco al segreto professionale e alla tutela delle fonti. Su questo versante negli ultimi anni si è registrata una pericolosa involuzione, anche per l’azione invasiva di alcune procure. Le perquisizioni personali, nelle redazioni e nelle abitazioni dei cronisti, cosi come il sequestro degli strumenti di lavoro e dei telefoni cellulari, al solo fine di risalire alle fonti, rappresentano un’inaccettabile invasione della sfera personale e lavorativa, oltre che un’inammissibile violazione del segreto professionale. I provvedimenti adottati nell’ultimo biennio a Torino, Milano, Brescia, Tempio Pausania, Salerno –sicuramente ne dimentico qualcuno –talvolta con modalità degne di Paesi in cui la stampa viene considerata nemica della democrazia, sono un chiaro attacco alla segretezza delle fonti. Le interlocuzioni avviate con il Consiglio superiore della Magistratura e con l’Associazione nazionale magistrati hanno consentito di rappresentare il problema nella sua gravità. In alcuni casi, è stata la stessa magistratura a porre rimedio a quei provvedimenti. Il procuratore di Torino, Armando Spataro, arrivò a chiedere pubblicamente scusa ai colleghi della Stampa, ma il problema rimane. La politica ha pensato di risolverlo più volte – l’ultima con il Guardasigilli Andrea Orlando – con norme, penso a quelle sulle intercettazioni, che fortunatamente non sonoentrate in vigoreperché erano dirette a imbavagliare in qualche modo la stampa. Al ministro Orlando rispondemmo “no, grazie”, disertando il tavolo in cui avrebbero voluto farci ingoiare norme chiaramente restrittive per il diritto di cronaca. Ferme restando le prerogative di tutti, il problema è che giornalisti e magistrati fanno lavori diversi. Se i magistrati e i pubblici ufficiali hanno l’obbligo di tutelare il segreto istruttorio, è dovere dei giornalisti pubblicare tutte le notizie che hanno una rilevanza sociale. Quelle notizie, cioè, la cui pubblicazione è essenziale per soddisfare il diritto dei cittadini ad essere informati. Anche su questo punto, l’indirizzo della Corte europea dei diritti umani è chiaro e inequivocabile: i giornalisti hanno il diritto-dovere di pubblicare le notizie che hanno rilevanza per l’opinione pubblica, anche quelle coperte da segreto. È un principio che fatica ad affermarsi nel nostro Paese, come dimostra anche la vicenda del collega condannato per concorso in violazione di domicilio per averdocumentato un’azione del Movimento “No Tav”". - Il testo integrale della relazione del segretario Lorusso è in http://www.28congressofnsi.it/Docu_cong/Relazione_Lorusso_Congresso_Levico.pdf
|
 |

|
Editore/proprietario/direttore: Francesco Abruzzo - via XXIV Maggio 1 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - telefono-fax 022484456 - cell. 3461454018 |
---------------------------------
Decreto legge n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012. Art. 3-bis (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni):
1. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall'articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni. 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati.
--------------------------------- |
Provider-distributore: Aruba.it SpA (www.aruba.it) - piazza Garibaldi 8 / 52010 Soci (AR) - Anno XV Copyright � 2003
Realizzazione ANT di Piccinno John Malcolm - antconsultant@gmail.com |
|