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Risposta di Franco Abruzzo a Daniele Capezzone.
Giornalisti: 5 ragioni a favore dell’Ordine.
Non vogliamo tornare al vecchio “mestiere”.
Una volta abolito l’Ordine, rimarranno
soltanto gli ordini degli editori della Fieg.
Minaccia indiretta ai 2 milioni di professionisti italiani.
Del Boca, Abruzzo e Tucci attaccano
ripetutamente Capezzone e Serventi Longhi.
IL DIBATTITO dall'11 agosto ad oggi
Come è regolata la professione di giornalista in Italia

Milano, 11 agosto 2006. Pubblichiamo la lettera aperta che Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ha indirizzato all’onorevole rosapugnista Daniele Capezzone, che oggi ha proposto l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, accogliendo i suggerimenti degli editori e in generale dei padroni delle ferriere:


Caro compagno Capezzone, ho letto con interesse le tue dichiarazioni solitarie all’interno della maggioranza di governo e contrastate dall’opposizione. Mi permetto sommessamente di ricordare che la parola Ordine significa riconoscimento giuridico di una professione, nel caso particolare della professione giornalistica. L’Ordine, inoltre, è la deontologia. Nel caso specifico le "regole" fissate dal legislatore sono il perno, come afferma il nostro contratto di lavoro, dell’autonomia dei giornalisti. I Consigli degli Ordini sono per legge i giudici disciplinari e in questo campo fanno la loro parte, certamente con alti e bassi.


Sottolineo l’importanza strategica per una società democratica del nuovo diritto fondamentale dei cittadini all’informazione ("corretta e completa"), costruito dalla Corte costituzionale sulla base dell’articolo 21 della Costituzione e dell’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (che è legge "italiana" dal 1955). Questo nuovo diritto fondamentale presuppone la presenza e l’attività di giornalisti vincolati a una deontologia specifica e a un giudice disciplinare nonché a un esame di Stato, che ne accerti la preparazione come prevede l’articolo 33 della Costituzione.


Le considerazioni sopra esposte consentono di risalire alle ragioni che hanno spinto il Parlamento nel 1963 a tutelare la professione giornalistica. L’eventuale abrogazione della legge n. 69/1963 sull’ordinamento della professione giornalistica comporterà questi rischi:


1) quella dei giornalisti non sarà più una professione intellettuale riconosciuta e tutelata dalla legge.


2) risulterà abolita laa deontologia professionale fissata nell’articolo 2 della legge professionale n. 69/1963.


3) senza la legge n. 69/1963, cadrà per giornalisti (ed editori) la norma che impone il rispetto del "segreto professionale sulla fonte delle notizie". Nessuno in futuro darà una notizia ai giornalisti privati dello scudo del segreto professionale.


4) senza legge professionale, direttori e redattori saranno degli impiegati di redazione vincolati soltanto da un articolo (2105) del Codice civile che riguarda gli obblighi di fedeltà verso l’azienda. Il direttore non sarà giuridicamente nelle condizioni di garantire l’autonomia della sua redazione.


5) una volta abolito l’Ordine, scomparirà l’Inpgi. I giornalisti finiranno nel calderone dell’Inps, regalando all’Inps un patrimonio di 2.500 miliardi di vecchie lire (immobili e riserve).


Governo e Parlamento devono preoccuparsi di riformare le leggi sugli ordini e i collegi nonché di tutelare i saperi dei professionisti. La formazione e gli esami per l’accesso devono essere delegati a un altro soggetto (l’Università) anche per garantire il rispetto del principio costituzionale dell’imparzialità. Non possono essere i professionisti a giudicare chi debba entrare nella cittadella delle professioni. E’ condivisibile, infatti, quella parte del decreto legislativo 300/1999 sul riordino dei ministeri che affida l’accesso alle professioni - e quindi anche della professione giornalistica - all’Università. Oggi deve essere tolto agli editori il potere che hanno dal 1928 di “fare” i giornalisti. I giornalisti devono nascere soltanto in Università. Su questo fronte sei in difficoltà, caro compagno Capezzone: il tuo partito, parlo dei radicali, ha promosso un referendum per abolire l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ha perso anche questo referendum come quello contro l’Ordine dei Giornalisti. Oserai oggi metterti contro i padroni, che negano ai giornalisti il rinnovo del contratto?


Non dimenticare: a) che l’Ordine ha cercato di liberalizzare la professione creando 19 scuole di giornalismo; b) che i suoi minimi tariffari non sono vincolanti (come vuole l’Europa); c) che l’Europa, con la direttiva 36/2005 (“Zappalà”) ha dato disco verde gli Ordini e ai Collegi italiani.


Quella direttiva e poi il dlgs 30/2006 (“La Loggia”) hanno stabilito che le professioni intellettuali si possono svolgere sia in via autonoma sia in via dipendente.


Ti auguro un ravvedimento operoso. Per ora sei un giovane vecchio, prigioniero degli schemi pannelliani rottami di una storia con pagine anche dignitose sul terreno dei diritti civili. Vogliamo rimanere professionisti e non tornare alla stagione mortificante del “mestiere”. Di quella stagione il buon Giacinto Marco Pannella (mio collega a “Il Giorno” di Mattei) è testimone parigino prezioso. Tu, caro Capezzone, guarda avanti e non sposare le aspettative degli editori, che vogliono i giornalisti asserviti ai loro voleri. Senza Ordine, infatti, rimarranno soltanto gli ordini degli editori.


Nota/La tua proposta sull'Ordine dei Giornalisti è un messaggio indiretto di "abolizione" ai 2 milioni di iscritti agli Ordini e ai Collegi italiani. I giornalisti non saranno soli nella loro battaglia!.


Cordiali saluti e buone ferie,


Franco Abruzzo


presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia


cell. 3357227238 – fabruzzo39@yahoo.it


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GIORNALISTI: CAPEZZONE PRESENTA PDL PER ABOLIZIONE ORDINE = APPELLO BIPARTISAN PER RIAPRIRE DIBATTITO IN PARLAMENTO Roma, 11 ago 06. (Adnkronos) - Abolizione dell'Ordine dei giornalisti e istituzione di una carta d'identita' professionale in grado di certificare che l'occupazione principale, regolare e retribuita del soggetto intestatario e' la professione giornalistica. Sono i due elementi principali contenuti nella proposta di legge presentata questa mattina dal segretario dei Radicali italiani e presidente della commissione Attivita' produttive della Camera, Daniele Capezzone, insieme con Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno. Capezzone chiede a Lorenzo Del Boca, presidente dell'Ordine dei giornalisti, di riaprire in Italia un discussione seria su un argomento ''da troppo tempo chiuso nel cassetto''. Un vero e proprio appello bipartisan e' stato infatti sottoscritto da numerosi giornalisti per l'apertura di ''un grande dibattito in Parlamento e nel paese che conduca all'abolizione -si legge in una nota- o comunque al superamento dell'attuale Ordine dei giornalisti''. L'iniziativa trasversale e' firmata da protagonisti dell'informazione di tutti gli orientamenti: da Gad Lerner a Oliviero Beha, da Maurizio Belpietro a Pietro Sansonetti, da Franco Bechis a Gian Antonio Stella, Stefano Menichini. Aderisce all'appello anche l'ex presidente dell'Ordine, Mario Petrina.


''Credo che ci sia un principio di mercato -afferma Capezzone- al quale non ci si puo' sottrarre: un giornalista e' tale fino a quando trova un editore che lo paga''. L'obiettivo del segretario dei Radicali e' dunque proseguire verso la strada delle liberalizzazioni. L'Italia e' infatti, dopo la Grecia, il paese con il piu' alto tasso di regolamentazione per le libere professioni e occupa l'ultimo posto nell'avviamento delle riforme indicate dall'Unione europea. La stessa Antitrust italiana ha rilevato, ricorda Capezzone, che la legislazione esistente e' ''sproporzionata e si traduce in privilegi''. ''Noi ci troviamo di fronte a due modelli -aggiunge De Lucia- il monopolio italiano e il sistema americano delle libere associazioni tra professionisti dove il controllo di qualita' viene svolto dagli aderenti stessi, giacche' la sciocchezza commessa da un singolo si ripercuote su tutti gli altri. Fuori dalle mura domestiche ci sono esempi da imitare. Minano qualche privilegio -conclude- ma vanno senz'altro a beneficio della comunita'''. (Slt/Pe/Adnkronos) 11-AGO-06 13:36 NNNN


GIORNALISTI: CAPEZZONE, UNA PDL PER ABOLIRE L'ORDINE / ANSA E UN APPELLO PER APRIRE DIBATTITO, FIRMA ANCHE EX PRESIDENTE ODG (ANSA) - ROMA, 11 AGO 06 - Abolire l'Ordine dei giornalisti e istituire una carta d'identita' professionale che certifichi l'effettivo esercizio della professione giornalistica: e' l'obiettivo di una proposta di legge illustrata oggi da Daniele Capezzone, presidente della commissione Attivita' Produttive della Camera e primo firmatario, e Michele De Lucia, della direzione dei Radicali e della Rosa nel Pugno. E ad aprire un dibattito che porti alla cancellazione, o almeno al superamento dell'Ordine punta un appello, gia' firmato da 21 personalita' tra cui l'ex presidente dell'organismo Mario Petrina. La pdl, ha spiegato De Lucia, ricalca sostanzialmente quella presentata nel 1992 dalla Lista Pannella: ''In sintesi, si basa sul principio che e' giornalista chi effettivamente svolge questa professione''. All'articolo 1 la proposta prevede appunto l'abolizione dell'Ordine; all'articolo 2 l'istituzione della carta d'identita' professionale del giornalista; all'articolo 3 definisce come giornalista professionista chi abbia ''per occupazione principale, regolare e retribuita, l'esercizio della professione di giornalista in una pubblicazione quotidiana o periodica, in un'emittente radiofonica o televisiva o in un'agenzia di stampa, anche quando le stesse abbiano diffusione prevalentemente o esclusivamente telematica''. Gli ultimi due articoli stabiliscono che la carta d'identita' viene rilasciata dall'Autorita' per le garanzie nelle Comunicazioni, viene rinnovato ogni tre anni e resta valida ''fino a quando non cessano le forme di rapporto professionale'', caso in cui il titolare ''decade da ogni beneficio''. ''L'obiettivo - ha sottolineato De Lucia - e' abolire lo status sociale vitalizio del giornalista. Le polemiche sul decreto Bersani e sulle liberalizzazioni dimostrano che in Italia le professioni non sono realmente libere''. A conferma delle sue valutazioni, De Lucia ha citato i recenti rilievi dell'Unione Europea sull'eccesso di regolamentazione ordinistica nel nostro Paese, riconosciuto anche dall'Autorita' Antitrust. ''La nostra battaglia - ha precisato Capezzone - non riguarda il sindacato dei giornalisti: anzi, in un sistema in cui viene meno l'Ordine, il sindacato ha ancora piu' forza''. Quanto alla deontologia, il controllo potrebbe essere attribuito a una libera associazione di giornalisti, come nei Paesi anglosassoni. Ad aprire un dibattito su questi temi punta poi l'appello che si richiama alle parole scritte da Luigi Einaudi nel 1945: ''L'albo obbligatorio e' immorale, perche' tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero''. Trasversali le firme di adesione all'iniziativa, da Maurizio Belpietro a Pietro Sansonetti passando per Stefano Menichini, da Franco Bechis a Gian Antonio Stella, da Gad Lerner a Oliviero Beha. Tra le altre, quella dell'ex presidente dell'Ordine, Mario Petrina. ''Formalizzeremo la proposta di legge - ha concluso Capezzone - appena sara' possibile. Intanto chiedo al presidente dell'Ordine Lorenzo Del Boca di avviare subito un dibattito''. (ANSA). MAJ 11-AGO-06 13:30 NNN


GIORNALISTI: DEL BOCA, ORDINE VA RAFFORZATO NON DISTRUTTO = PRESIDENTE ORDINE NAZIONALE, PROPOSTA RADICALI DESTABILIZZA CATEGORIA Roma, 11 ago. - (Adnkronos) - ''E' un errore proporre l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. L'Ordine deve essere tutelato, rafforzato e non distrutto. Quella dei Radicali e' una proposta che destabilizza le condizioni di una intera categoria''. E' quanto afferma il presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti Lorenzo Del Boca, all'ADNKRONOS, sulla proposta di legge presentata oggi dal segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, insieme a Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno, nella quale si chiede l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. ''E' necessario modificare la legge del 1963 dell'Ordine dei Giornalisti, perche' ormai datata, ma di certo non abolirla, e' l'unica forma di tutela per la categoria'', aggiunge Del Boca, per quale anzi ''serve una forte cooperazione per migliorare la legge in vigore''. (Lmg/Pn/Adnkronos) 11-AGO-06 14:50


GIORNALISTI: TUCCI (ODG LAZIO), ORDINE NON VA ABOLITO = ''QUELLO DEI RADICALI E' UN VECCHIO VIZIO, ODG VA TUTELATO'' Roma, 11 ago. - (Adnkronos) - ''L'Ordine di Giornalisti va tutelato, non e' possibile che venga abolito. Quello dei Radicali e' un vecchio vizio, infatti alcuni anni fa Pannella presento' cinque quesiti referendari per l'abolizione dell'Ordine, fortunatamente il quorum non fu raggiunto, e l'Ordine non fu eliminato''. E' quanto ha dichiarato all'ADNKRONOS Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, in merito alla proposta di legge presentata questa mattina dal segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, insieme a Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno, nella quale si chiede l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. ''L'Ordine dei Giornalisti -osserva Tucci- e' una fondamentale tutela per tutti, professionisti e pubblicisti, dagli interessi di editori e politici. Questi ultimi, senza l'Ordine continuerebbero a lottizzare e a decidere quali posti e cariche devono essere assunte dai giornalisti''. ''Noi, come Ordine dei Giornalisti del Lazio -spiega Tucci - sentiamo la necessita' di un cambiamento della legge attuale, che risale al 1963. Le regole di allora non sono piu' adatte al giornalismo di oggi, sono necessari dei mutamenti''. (Lmg/Col/Adnkronos) 11-AGO-06 14:00


GIORNALISTI: ABRUZZO, INIZIATIVA CAPEZZONE SENZA VALORE = PRESIDENTE ODG LOMBARDIA, ORDINE E' TUTELA PER CATEGORIA Roma, 11 ago. (Adnkronos) - ''Quella di Capezzone e' un'iniziativa 'turistica', che non ha alcun valore''. ''L'Ordine dei Giornalisti non deve essere abolito, perche' rappresenta una tutela per la categoria''. Lo ha dichiarato, all'ADNKRONOS, Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine Giornalisti della Lombardia, in merito alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti, presentata oggi dal segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, insieme a Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno. ''I Radicali -ha ricordato Abruzzo- hanno gia' fatto un tentativo con il referendum del '97, con il quale chiedevano l'abolizione dell'Ordine, ma che fortunatamente non ha raggiunto il quorum''. (Lmg/Gs/Adnkronos) 11-AGO-06


GIORNALISTI: CAPEZZONE, INCOMPRENSIBILI REAZIONI DI DEL BOCA TUCCI E ABRUZZO = NO ALL'ARROCCAMENTO, E' UN ERRORE SOFFOCARE DISCUSSIONE SUL NASCERE Roma, 11 ago. - (Adnkronos) - ''Leggo le reazioni di Del Boca, Tucci, Abruzzo, e francamente non capisco, trasecolo. Perche' questa chiusura totale al dibattito? Perche' questo arroccamento? Perche' questo dire 'no' a loro autorevolissimi colleghi? Confermo di essere non solo disponibile, ma lieto, se gli esponenti dell'Ordine vorranno, anche nei prossimi giorni estivi, dare vita con me, con noi, ad un grande dibattito su questo tema''. A parlare e' il presidente della commissione Attivita' produttive della Camera e segretario dei Radicali, Daniele Capezzone. ''Non voglio neanche pensare -aggiunge- che i vertici di una corporazione vogliano cosi' perfino impedire una discussione, o soffocarla sul nascere. Sarebbe un errore, una gaffe, un infortunio, anche perche' gli interlocutori non siamo tanto e solo noi radicali -conclude- ma svariati e qualificatissimi esponenti del mondo giornalistico''. (Slt/Pn/Adnkronos) 11-AGO-06 15:51 NNNN


GIORNALISTI: DEL BOCA A CAPEZZONE, ODG DISPOSTO AL DIALOGO = 'PERO' I RADICALI DIALOGHINO ANCHE SU NOSTRA PROPOSTA' Roma, 11 ago. - (Adnkronos) - ''L'Ordine nazionale dei Giornalisti e' disposto al dialogo, ma noi non condividiamo la loro proposta di legge sull'abolizione dell'Ordine''. A parlare e' Lorenzo Del Boca, presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, che controreplica cosi', all'ADNKRONOS, ai commenti di Daniele Capezzone sulla reazione dello stesso Del Boca alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti che proprio il segretario dei Radicali ha presentato oggi. ''Vorremmo -aggiunge Del Boca- che i Radicali dialoghino anche con l'Ordine dei Giornalisti sulla nostra proposta, che prevede di rivedere e modificare la legge attuale che risale al 1963, e non di abolire l'Ordine''. (Lmg/Pn/Adnkronos) 11-AGO-06 16:18 NNNN


GIORNALISTI: PEDIVA (IDV), SENZA ORDINE NON CI SAREBBE TUTELA = Roma, 11 ago. - (Adnkronos) - ''Che vada riveduta la riforma degli ordini professionali e' un obbligo che spetta al governo e al Parlamento, ma che proprio Capezzone voglia abolire l'ordine dei giornalisti, per facilitare la lottizzazione, per decidere posti e cariche dei gruppi che controllano l'informazione, proprio non me l'aspettavo''. Lo afferma Stefano Pedica, capo della segreteria politica di Italia dei valori. ''Sono d'accordo con Tucci che senza l'ordine professionale non ci sarebbe una tutela per tutti i giornalisti, professionisti o pubblicisti, e sono convinto che sia meglio un dibattito aperto che una proposta di legge ferragostana'', sottolinea. (Pol-Leb/Pn/Adnkronos) 11-AGO-06 16:58 NNNN


GIORNALISTI: TUCCI A CAPEZZONE, DIALOGO SOLO CON CHI LEGIFERA = 'E' NECESSARIO MODIFICARE LEGGE DEL 1963' Roma, 11 ago. (Adnkronos) - ''Sono disponibile a parlare soltanto con chi legifera, ovvero con gli esponenti del Parlamento. E' necessario un dialogo per modificare la legge del 1963, che va assolutamente rivista. Ad altri dialoghi non sono disposto''. A parlare e' Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, che controreplica cosi', all'ADNKRONOS, ai commenti di Daniele Capezzone sulla reazione dello stesso Tucci alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti che e' stata presentata oggi dal segretario dei Radicali. (Lmg/Gs/Adnkronos) 11-AGO-06 16:52


GIORNALISTI: MANTINI (DL), NO ALL'ABOLIZIONE DEGLI ORDINI (ANSA) - ROMA, 11 AGO - ''La proposta di abolizione dell'Ordine dei giornalisti fatta da Capezzone non e' in sintonia con il programma di governo. Noi siamo per la riforma e la modernizzazione degli ordini professionali, gia' avviata nel decreto Bersani e non per l'abolizione degli ordini''. Lo sottolinea in una nota il responsabile del settore Professioni della Margherita, l'on. Pierluigi Mantini, secondo il quale ''occorre piu' concorrenza ma anche piu' professionalita', piu' responsabilita', piu' deontologia soprattutto in un settore delicato come quello dell'informazione''. Gli ordini professionali, per il parlamentare dell'Ulivo ''devono funzionare meglio nella promozione della formazione permanente e nella garanzia della qualita' e dell'etica professionale a tutela dei cittadini piu' che degli iscritti. A settembre si avviera' alla Camera l'esame della proposta di legge dell'Ulivo per la riforma delle professioni e sara' quella l'occasione per una iniziativa politica organica e non episodica. Le fughe in avanti e le predicazioni pseudoliberiste servono a poco, occorre comprendere e far comprendere che la modernizzazione delle professioni - conclude Mantini - e' per la crescita del paese e delle professioni e non contro le professioni''. (ANSA). COM-MAJ/SOR 11-AGO-06 17:33


GIORNALISTI: CAPEZZONE, DEL BOCA SCELGA DATA E LUOGO PER DIBATTITO PUBBLICO = PRONTO A DISCUTERE MIA PROPOSTA, PRESIDENTE ORDINE PORTI LA SUA Roma, 11 ago. (Adnkronos) - ''Dunque la discussione prende finalmente corpo, grazie alla nostra iniziativa e alle grandi firme del giornalismo protagoniste dell'appello per l'abolizione dell'Ordine. Per questo, dico al presidente Del Boca che sono pronto a raggiungerlo, in questi giorni, per una discussione pubblica su questo tema, io con la mia proposta e lui con la sua. Scelga sede, data e modalita' della discussione. Non chiedo di meglio che di poter aprire questo dibattito e lo ringrazio sin d'ora se accettera'''. E' la replica del segretario dei Radicali italiani e presidente della Commissione attivita' produttive della Camera, Daniele Capezzone, al presidente dell'Ordine dei giornalisti per avviare un dibattito sulle regole della professione in Italia. (Slt/Gs/Adnkronos) 11-AGO-06 18:46


ABRUZZO, DA CAPEZZONE ATTACCO A TUTTI I PROFESSIONISTI = 'LE SUE SONO DICHIARAZIONI SOLITARIE E CONTRASTATE'


Roma, 11 agosto 2006. - (Adnkronos) - ''Si tratta di un attacco indiretto ai 2 milioni di professionisti italiani''. E' quanto si legge, in riferimento agli iscritti a tutti gli ordini professionali e non solo a quello dei giornalisti, in una lettera aperta di Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, a Daniele Capezzone che oggi ha presentato una proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. Per Abruzzo quelle del segretario dei Radicali sono ''dichiarazioni solitarie all'interno della maggioranza di governo e contrastate dall'opposizione. Mi permetto sommessamente di ricordare che la parola Ordine significa riconoscimento giuridico di una professione, nel caso particolare della professione giornalistica. L'Ordine, inoltre, e' la deontologia. Nel caso specifico -aggiunge- le 'regole' fissate dal legislatore sono il perno, come afferma il nostro contratto di lavoro, dell'autonomia dei giornalisti. I Consigli degli Ordini sono per legge i giudici disciplinari e in questo campo fanno la loro parte, certamente con alti e bassi''.


DIRITTO ALL'INFORMAZIONE PRESUPPONE GIORNALISTI VINCOLATI A UNA DEONTOLOGIA - Abruzzo sottolinea ''l'importanza strategica per una societa' democratica del nuovo diritto fondamentale dei cittadini all'informazione, costruito dalla Corte costituzionale sulla base dell'articolo 21 della Costituzione e dell'articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. Questo nuovo diritto fondamentale presuppone la presenza e l'attivita' di giornalisti vincolati a una deontologia specifica e a un giudice disciplinare nonche' a un esame di Stato, che ne accerti la preparazione come prevede l'articolo 33 della Costituzione''. Secondo il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia ci sono cinque ragioni per sostenere la presenza dell'Ordine ''le considerazioni sopra esposte consentono di risalire alle ragioni che hanno spinto il Parlamento nel 1963 a tutelare la professione giornalistica. L'eventuale abrogazione della legge n. 69/1963 sull'ordinamento della professione giornalistica comportera' questi rischi: Anzitutto quella dei giornalisti non sara' piu' una professione intellettuale riconosciuta e tutelata dalla legge''.


GOVERNO E PARLAMENTO RIFORMINO LE LEGGI SUGLI ORDINI - ''Inoltre risultera' abolita -prosegue Abruzzo-la deontologia professionale fissata nell'articolo 2 della legge professionale n. 69/1963. 3). Senza la legge n. 69/1963, cadra' per giornalisti (ed editori) la norma che impone il rispetto del 'segreto professionale sulla fonte delle notizie'. Nessuno in futuro dara' una notizia ai giornalisti, privati dello scudo del segreto professionale. Senza legge professionale, direttori e redattori saranno degli impiegati di redazione vincolati soltanto da un articolo (2105) del Codice civile che riguarda gli obblighi di fedelta' verso l'azienda''. ''Il direttore non sara' giuridicamente nelle condizioni di garantire l'autonomia della sua redazione. Una volta abolito l'Ordine, scomparira' l'Inpgi. I giornalisti finiranno nel calderone dell'Inps, regalando all'Inps un patrimonio di 2.500 miliardi di vecchie lire'', prospetta ancora Abruzzo. ''Governo e Parlamento devono -sostiene poi Abruzzo- preoccuparsi di riformare le leggi sugli ordini e i collegi nonche' di tutelare i saperi dei professionisti. La formazione e gli esami per l'accesso devono essere delegati a un altro soggetto (l'Universita') anche per garantire il rispetto del principio costituzionale dell'imparzialita'''.


I GIORNALISTI DEVONO NASCERE SOLTANTO IN UNIVERSITA' - ''Non possono -dice Abruzzo- essere i professionisti a giudicare chi debba entrare nella cittadella delle professioni. E' condivisibile, infatti, quella parte del decreto legislativo 300/1999 sul riordino dei ministeri che affida l'accesso alle professioni, quindi anche della professione giornalistica, all'Universita'. Oggi deve essere tolto agli editori il potere che hanno dal 1928 di 'fare' i giornalisti. I giornalisti devono nascere soltanto in Universita'''. Secondo il presidente dell'Ordine della Lombardia e' necessario non dimenticare ''che l'Ordine ha cercato di liberalizzare la professione creando 19 scuole di giornalismo; inoltre che i suoi minimi tariffari non sono vincolanti, che l'Europa, con la direttiva 36/2005 ('Zappala'') ha dato disco verde gli Ordini e ai Collegi italiani. Quella direttiva -conclude- e poi il dlgs 30/2006 ('La Loggiap) hanno stabilito che le professioni intellettuali si possono svolgere sia in via autonoma sia in via dipendente''. (Lmg/Gs/Adnkronos- 11-AGO-06 18:09).


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Abruzzo attacca Serventi Longhi:


“L’Ordine dei Giornalisti è un


giudice amministrativo,


non il giustiziere della categoria”.


Anche Del Boca e Tucci contro il segretario Fnsi



Milano, 12 agosto 2006. Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fnsi, nel contesto della proposta del parlamentare rosapugnista Daniele Capezzone di abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, ha rilasciato una dichiarazione, che rappresenta un capovolgimento di fronte e una pugnalata alla schiena di quanti operano nei Consigli dell’Ordine nonché una caduta personale che denota approssimazione e scarsissima preparazione giuridica. Serventi Longhi scrive che “….un Ordine che non riesce a svolgere tempestivamente e con efficacia il ruolo di garante etico dei giornalisti, ma soprattutto dei cittadini, non ha proprio più alcun senso ed anche le regole dell'accesso alla professione appaiono inadeguate di fronte al dilagare del precariato e del lavoro nero”. Vogliamo tranquillizzare Serventi Longhi: a partire dal 18 settembre, di fronte al Consiglio dell’Ordine di Milano, compariranno, come è già noto, i giornalisti coinvolti nelle vicende Calciopoli, Sismi, “bimbo mai nato” e commistione pubblicità/informazione. Anche l’Ordine del Lazio ha convocato i giornalisti coinvolti nelle analoghe vicende. La giustizia è una cosa tremendamente seria: i Consigli dell’Ordine non sono giustizieri della categeoria. I termini a difesa sono un istituto anche amministrativo, che i Consigli devono rispettare in maniera rigorosa (in caso contrario, le decisioni verrebbero cancellate dal giudice di appello). La Corte costituzionale, con la sentenza 505/1995, ha vincolato i Consigli a una disciplina austera: Non è fondata, nei sensi di cui in motivazione, la questione di legittimità costituzionale dell'art. 56 comma 2 legge 3 febbraio 1963 n. 69, sull'ordinamento della professione di giornalista, proposta, in riferimento agli art. 3 e 24 cost., sotto il profilo che la norma non consentirebbe al giornalista incolpato di partecipare alla fase istruttoria del procedimento disciplinare a suo carico: la norma infatti può essere interpretata nel senso che, quando in istruttoria si proceda all'accertamento dei fatti attraverso la raccolta di prove, l'incolpato abbia la possibilità di visione dei verbali e di utilizzo di ogni strumento di difesa con memorie illustrative, presentazione di nuovi documenti e deduzione di altre prove, compresa la richiesta di risentire testimoni su fatti e circostanze rilevanti ed attinenti alle contestazioni (Corte cost., 14 dicembre 1995, n. 505; Parti in causa: Pietroni c. Consiglio naz. ord. giornalisti e altro; Riviste: Giust. Civ., 1996, I, 651 e Rass. Forense, 1996, 32)”.


A questo punto ho un suggerimento da dare all’amico Paolo Serventi Longhi: quello di studiare la “carte” prima di parlare e di capire che le inchieste citate sono state bloccate anche dal “generale estate”.


Anche sull’accesso Serventi Longhi dice cavolate: l’Ordine si è battuto e si batte in solitudine per togliere agli editori il potere di “fare” i giornalisti, un potere che risale al 1928. L’Ordine ha creato 19 scuole o master di giornalismo. Con il praticantato d’ufficio – avviato proprio da Milano nel 1967 – l’Ordine ha stroncato l’abusivismo nelle redazioni. Chieda lumi a Mario Ajello, che oggi sul “Messaggero” scrive un articolo ingeneroso sull’Ordine, dimenticando le sue vicende professionali risolte dall’Ordine di Milano secondo legge e nel rispetto del valore della dignità della persona.


Le procedure garantiste –dettate dall’articolo 56 della legge professionale 69/1963 e dalla legge 241/1990 – non possono essere superate allegramente a patto che l’Ordine dei Giornalisti rimanga ente pubblico e giudice disciplinare amministrativo. E su questo non ho dubbi: Capezzone ha lanciato una proposta estiva, che è isolatissima all’interno della maggioranza di governo (come ha scritto l’on. Pierluigi Mantini, autorevole esponente della Margherita).


Paolo Serventi Longhi si preoccupi piuttosto di portare a casa il contratta atteso da due anni, ma senza capitolazioni di fronte alle pretese degli editori.


Franco Abruzzo


Presidente Ordine Giornalisti Lombardia


3357227238 – fabruzzo39@yahoo.it


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FNSI 'APRE' SU ORDINE DA ABOLIRE, E' POLEMICA/ RIEPILOGO. SERVENTI LONGHI SU PDL CAPEZZONE, 'NON VA LIQUIDATO CON UN NO' . LE RISPOSTE.


Roma, 12 ago. 06- (Adnkronos) - Abolire l'Ordine dei Giornalisti?E' polemica sulla proposta di legge presentata dal segretario dei radicali italiani, Daniele Capezzone. A sopresa, il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Paolo Serventi Longhi, apre ai radicali ed invita i giornalisti ad avviare il dibattito sull'abolizione dell'Ordine professionale. Tanto basta, ad accendere la miccia e a scatenare la reazione dell'Ordine, al quale Serventi Longhi rimprovera, sull'onda di scandali come Calciopoli e Sismi che hanno visto coinvolti alcuni giornalisti, di non aver svolto con tempestivita' ed efficienza il ruolo di garante etico. ''La proposta degli onorevoli Capezzone e De Lucia di abolire l'Ordine dei giornalisti ed istituire una carta professionale, sul modello francese, non puo' essere liquidata con un semplice no. Anzi, va valutata con estrema attenzione anche perche' puo' riaprire nelle istituzioni e nella categoria un serio dibattito sul ruolo dell'organo di autogoverno dei giornalisti'', avverte Serventi Longhi. Secondo il leader del sindacato nazionale di categoria, e' necessario ''specie nell'attuale difficile momento che vede il governo proporre nuove pericolose leggi sulle intercettazioni mentre perquisizioni e sequestri di materiale informativo tendono a limitare il diritto di cronaca''. ''Allo stesso tempo alcuni nostri colleghi, fortunatamente pochi-osserva- confondono un corretto rapporto con le fonti con improprie commistioni e perfino con rapporti di dipendenza con i poteri. Come e' accaduto nelle recenti inchieste giudiziarie sul Sismi e sul calcio. In questo quadro un Ordine che non riesce a svolgere tempestivamente e con efficacia il ruolo di garante etico dei giornalisti, ma soprattutto dei cittadini, non ha proprio piu' alcun senso ed anche le regole dell'accesso alla professione appaiono inadeguate di fronte al dilagare del precariato e del lavoro nero. Per questo -spiega il segretario generale della Fnsi- ritengo che la proposta degli esponenti della Rosa nel Pugno debba rafforzare la posizione di quanti si battono da anni, dentro e fuori l'Ordine, per una radicale riforma della legge istituiva di questo organismo. Una legge -conclude- che ne cancelli qualche scoria corporativa e risponda alle esigenze di una informazione coraggiosa, corretta e plurale''.


LE RISPOSTE DI TUCCI E DEL BOCA: Il primo a replicare a Serventi Longhi e' Bruno Tucci,presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio. ''Al mio amico Serventi Longhi lancio un suggerimento: si preoccupi di piu' del rinnovo del contratto di lavoro e meno dell'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. ''A ciascuno il suo. Le parole di Serventi Longhi -afferma Tucci- mi meravigliano molto, spero che siano soltanto frutto di una cattiva interpretazione, soprattutto quando dice che l'Ordine dei Giornalisti, del Lazio e della Lombardia, non hanno fatto nulla per gli scandali del calcio e dei servizi segreti. Il segretario generale della Fnsi -aggiunge- dovrebbe sapere che entrambi gli Ordini hanno aperto provvedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi che sono stati coinvolti in questi fatti''. ''Serventi Longhi dovrebbe sapere -incalza Tucci- che ci sono delle forme di garanzia della difesa che anche l'Ordine dei Giornalisti deve rispettare. Altrimenti si emetterebbero sentenze non giuste. Mi meraviglia molto il fatto che Serventi Longhi si schieri con quegli esponenti politici che vogliono abolire l'Ordine dei Giornalisti. Noi dell'Ordine -prosegue il presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio- non avremmo fatto lo stesso se i politici avessero chiesto o l'abolizione della Fnsi o l'abolizione di un sindacato unico, qual e' quello dei giornalisti. Sono finalmente d'accordo -conlude- con il nostro segretario quando dice di rivedere la legge ordinistica datata 1963, cosa che chiediamo da diverso tempo e sulla quale non siamo mai stati ascoltati da chi deve legiferare''. Ancora piu' dura la risposta del presidente nazionale, Lorenzo Del Boca. ''Che cosa si debba rispondere a Capezzone lo faccia dire a noi, lui pensi ai suoi compiti. Serventi Longhi si preoccupi piuttosto di rinnovare il contratto, dal momento che e' un suo dovere. Il segretario della Fnsi forse ha perso un po' di lucidita', perche' da due anni si aspetta il rinnovo del contratto, una situazione del genere e' intollerabile. La riforma dell'accesso -continua Del Boca- per l'Ordine e' fondamentale, ed e' sicuramente una priorita'. E' poi fuor di dubbio che si debbano dare delle garanzie sulla trasparenza dell'informazione soprattutto per i cittadini, infatti i casi di 'Calciopoli' e dei Servizi segreti sono da censurare. Il problema vero -conclude Del Boca- sta nel fatto che non si puo' cambiare l'accesso e non si possono dare garanzie ai cittadini per l'inadeguatezza della legge 69 del 1963. Un risultato positivo per un accesso serio e un'informazione trasparente verrebbero dalla modifica della legge e non dalla sua abolizione''.


ABRUZZO,DA SERVENTI LONGHI UNA PUGNALATA ALLA SCHIENA - Contro Serventi Longhi e' anche il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo. ''Paolo Serventi Longhi nel contesto della proposta del parlamentare rosapugnista Daniele Capezzone di abolizione dell'Ordine dei Giornalisti, ha rilasciato una dichiarazione, che rappresenta un capovolgimento di fronte e una pugnalata alla schiena di quanti operano nei Consigli dell'Ordine nonche' una caduta personale che denota approssimazione e scarsissima preparazione giuridica''. ''Vogliamo tranquillizzare Serventi Longhi -afferma poi Abruzzo in merito ai rilievi sul ruolo di garante etico dell'Ordine- a partire dal 18 settembre, di fronte al Consiglio dell'Ordine di Milano, compariranno, come e' gia' noto, i giornalisti coinvolti nelle vicende Calciopoli, Sismi, 'bimbo mai nato' e commistione pubblicita'/informazione. Anche l'Ordine del Lazio ha convocato i giornalisti coinvolti nelle analoghe vicende. La giustizia e' una cosa tremendamente seria e i Consigli dell'Ordine non sono giustizieri della categoria''. ''I termini a difesa -prosegue Abruzzo- sono un istituto anche amministrativo, che i Consigli devono rispettare in maniera rigorosa, in caso contrario, le decisioni verrebbero cancellate dal giudice di appello. La Corte costituzionale, con la sentenza 505/1995, ha vincolato i Consigli a una disciplina austera''.


ABRUZZO, PRIMA DI PARLARE SERVENTI LONGHI STUDI LE CARTE - Abruzzo aggiunge che ''a questo punto ho un suggerimento da dare all'amico Paolo Serventi Longhi: quello di studiare la ''carte'' prima di parlare e di capire che le inchieste citate sono state bloccate anche dal ''generale estate''. ''Anche sull'accesso -sostiene il presidente dell'Ordine Giornalisti della Lombardia- Serventi Longhi dice cavolate, l'Ordine si e' battuto e si batte in solitudine per togliere agli editori il potere di ''fare'' i giornalisti, un potere che risale al 1928. L'Ordine ha creato 19 scuole o master di giornalismo. Con il praticantato d'ufficio, avviato proprio da Milano nel 1967, l'Ordine ha stroncato l'abusivismo nelle redazioni''.''Le procedure garantiste -prosegue Abruzzo- dettate dall'articolo 56 della legge professionale 69/1963 e dalla legge 241/1990, non possono essere superate allegramente a patto che l'Ordine dei Giornalisti rimanga ente pubblico e giudice disciplinare amministrativo''. Abruzzo afferma infine che ''Capezzone ha lanciato una proposta estiva, che e' isolatissima all'interno della maggioranza di governo, come ha scritto Pierluigi Mantini, autorevole esponente della Margherita'' e dunque ''Paolo Serventi Longhi si preoccupi piuttosto di portare a casa il contratta atteso da due anni, ma senza capitolazioni di fronte alle pretese degli editori''.


ROIDI, INSOPPORTABILE CARNEVALE DI STAGIONE DA RADICALI VECCHIO REFRAIN - Nel dibattito interviene anche il segretario dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, Vittorio Roidi. ''Quello dei radicali e' un vecchio 'refrain'. Abolire un Ordine professionale ma senza un perche'. Affermano che la sua esistenza ostacola la libera professione. Il che e' assurdo, basta guardare quante centinaia di persone scrivono sui giornali senza possedere alcuna tessera e quante, circa 1200 ogni anno, vanno ad affrontare l'esame di stato'', scrive Roidi sul sito di ''Articolo 21''.''Che si apra finalmente una discussione e' positivo'', osserva comunque Roidi, secondo il quale ''qualcosa si muove'' ma ''per ora nella direzione sbagliata''. ''Torna la proposta dei radicali di abolire l'Ordine dei Giornalisti e subito si accodano alcuni presunti liberalizzatori. Ci sono colleghi autorevoli e ce ne sono non pochi che in passato dall'Ordine ricevettero sanzioni di natura disciplinare. Ancora non sappiamo -continua Roidi- se il governo Prodi proporra' qualcosa per riformare l'organizzazione dei giornalisti. Puo' darsi che si occupi anche di questa il ministro Bersani. E sarebbe un bene, visto che da molti anni e' stata chiesta una profonda modifica della vecchia legge del '63, ormai difficilmente applicabile. Finora il Parlamento non ha mai trovato il tempo di occuparsene''. Roidi scrive che ''i giornali non si occupano mai di questa questione, per una sorta di strano pudore. Invece, e' probabile che al cittadino interessi sapere chi debba considerarsi giornalista, quale preparazione debba possedere e quali doveri. Avanti allora. Ma si dicano, per favore cose precise. Anzitutto se si vuole una professione giornalistica. Oppure se, in un nome di una anarco-liberta' ciascuno possa fregiarsi di questo titolo''. ''Alle professioni, dice ad esempio l'Unione europea, si deve accedere attraverso una laurea almeno triennale-prosegue il segretario dell'Ordine nazionale dei giornalisti-Se si vuole abolire il giornalismo professionale, per lasciare spazio a quello dilettantistico, si spieghi comunque quali sono gli obblighi dei giornalisti: la ricerca della verita', come afferma la legge del '63? Chiunque puo' diffondere notizie, anche se in realta' si rivelano solo pensieri personali? Il giornalista sara' come uno scrittore o un poeta? Se si vuole fare un discorso costruttivo si deve spiegare cosa devono studiare gli aspiranti giornalisti? E dove: all'universita', oppure e' sufficiente apprendere un po' di mestiere, nelle redazioni, come si faceva una volta? Trovate le risposte a questi interrogativi, si abolisca pure la vecchia legge. Quel giorno saro' d'accordo. Ma oggi serve una discussione in profondita'. Chi ha dedicato parecchie energie alle questioni della professione, il carnevale di stagione -conclude Roidi- lo trova insopportabile''.


SEGRETARIO FNSI, GRAZIE AI COLLEGHI PER GLI INSULTI - Immediata la replica di Serventi Longhi,che ribadisce la sua presa di posizione. ''In questo momento la cosa importante e' aprire un dialogo serio senza polemiche, un dibattito che coinvolga la categoria dei giornalisti e il mondo politico. La cosa importante e' che si parli e si dialoghi sulla questione''. E conclude: ''Ringrazio comunque i colleghi per gli insulti''. Sulla posizione di Serventi Longhi e' anche Mario Adinolfi,blogger fondatore di ''Generazione U'' e conduttore radiotelevisivo. ''L'apertura di Paolo Serventi Longhi alla proposta di abolizione dell'Ordine dei giornalisti avanzata da Daniele Capezzone e' un ottimo passo in avanti per l'avvio di un dibattito serio. Serventi Longhi ha ragione e mi spingerei ancora piu' in la' -prosegue Adinolfi- Non e' solo l'Ordine a dover essere messo in discussione, perche' cosi' com'e' davvero non ha piu' senso, ma e' la professione giornalistica nel suo insieme che va ripensata. La rivoluzione dei blog, l'evoluzione del citizen journalism certificata dalla nascita di centomila nuovi blog ogni giorno secondo i dati forniti da Technorati, pone davanti a noi la necessita' di una riflessione vera del ruolo del mediatore tra il fatto che accade e la sua trasformazione in notizia. Sta accadendo qualcosa di enorme, sotto i nostri occhi tutti i giorni, la risposta conservatrice ed autoconservativa proprio non basta piu'''. Per Adinolfi ''i segnali forniti da Serventi Longhi e Petrina, cosi' come la reazione di chiusura totale di Tucci e Del Boca, rendono chiaro quanto la proposta Capezzone possa essere in grado di avviare un confronto che non deve riguardare solo i giornalisti, ma il paese''. Adinolfi conclude annunciando una ''grande mobilitazione dei blogger italiani per sostenere e ampliare questo dibattito, visto che le pagine che produciamo on line ormai assommano un numero di lettori superiore a quello dei quotidiani e probabilmente non e' un caso''.


CAPEZZONE, IMPORTANTISSIMO INTERVENTO SERVENTI - Dalla parte di Serventi Longhi si schiera l'autore della contestata proposta di legge, Daniele Capezzone. ''L'intervento del segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi sulla proposta di abolizione dell'Ordine dei giornalisti e' importantissimo, perche' segnala una disponibilita' al dibattito e respinge ogni tentazione di arroccamento e chiusura'', dice Capezzone, che in queste ore sta ricevendo decine e decine di adesioni alla sua proposta ''da parte dell'informazione libera, dei blog, e di singoli giornalisti''. Quanto alle prese di posizione del presidente dell'Ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, Capezzone si dice ''pronto a incontrare Del Boca ovunque, quando vuole lui, anche a Ferragosto per un grande dibattito pubblico. L'unica cosa che non possiamo fare, stavolta, e' lasciare che cali il silenzio su una riforma necessaria''. L'esponente radicale ironizza, inoltre, sulla polemica a distanza tra il capo del sindacato dei giornalisti e il numero uno dell'Ordine. ''Ci mancherebbe che un presidente dell'Ordine dei giornalisti volesse impedire a chicchessia la libera manifestazione del pensiero! Non vorrei -conclude Capezzone- che dal presidente di un ordine si passasse ad uno 'd'ordine', di quelli che decidono a priori chi puo' parlare su quale argomento...''.


STORACE, STAVOLTA HA RAGIONE SERVENTI- VERDI, ODG NON VA ABOLITO - Con Capezzone e Serventi Longhi, scende in campo l'ex ministro di An della Salute, Francesco Storace. ''Se ci fosse stato l'ordine dei musicisti non ci sarebbe stato Mozart; con l'ordine degli scrittori non avremmo avuto Alessandro Manzoni'', ironizza l'ex governatore del Lazio, che precisa:''La frase non e' mia, ma di un grande statista della Prima repubblica e in fondo anche della seconda, pronunciata nel 1991''. ''Credo -aggiunge il senatore di An- sia attualissima alla luce del dibattito sull'inutile presenza dell'Ordine dei giornalisti. Una volta tanto ha ragione Serventi Longhi ed e' inutile -conclude l'ex ministro della Salute- che si scaldino quanti non muovono mai un dito per tutelare la deontologia professionale e la dignita' delle persone''. Eppure, la polemica diventa trasversale e vede, al fianco dei giornalisti, la difesa di verdi e leghisti. ''L'Ordine dei giornalisti non va abolito, ma al contrario profondamente riformato. Occorre infatti una riforma per garantire la massima trasparenza e per tutelare maggiormente i diritti dei giornalisti, in particolare dei precari e delle categorie piu' deboli'', afferma il deputato e responsabile Comunicazione dei Verdi Marco Lion.


PER LA LEGA CAPEZZONE COME TOTO' - ''L'uscita del radicale Capezzone riguardo all'abolizione dell' Ordine dei giornalisti ricorda tanto il ferroviere Toto' in 'Destinazione Piovarolo' che, per fermare il treno con il ministro, si inventa una frana. Capezzone per risolvere la sua acredine di astinenza parlamentare dei radicali, si inventa una cosa che non ha ne' capo ne' coda, a parte qualche collega che lo segue'', e' il commento al pdl dei capigruppo del Carroccio in commissione Lavori Pubblici e Comunicazione e in commissione Cultura del Senato, Piergiorgio Stiffoni e Michelino Davico. ''Qual e' lo scopo? -si chiedono entrambi i senatori- Far arrivare piu' soldi alle casse del governo Prodi con i soldi dei professionisti iscritti all'Inpgi e alla Casagit? Se e' questo ebbene il binario e' totalmente morto. Almeno per quanto ci riguarda. L'Ordine non deve essere abolito, ma alcune cose vanno cambiate come in altri ordini professionali. Per esempio, i favoritismi dei 'figli di...' in alcune redazioni di giornali e televisioni devono finire. Tanti bravi precari -concludono- sono da anni in attesa di un contratto sicuro''. (adnkronos, 12 agosto 2006)


GIULIETTI, VA RIFORMATA LA LEGGE NECESSARI INTERVENTI STRUTTURALI SU ACCESSO E DEONTOLOGIA


ROMA, 12 AGO 06- ''Si discute da mesi della questione degli Ordini professionali: sarebbe singolare escludere dal dibattito quello dei giornalisti, anzi e' necessario che la discussione prosegua liberamente, perche' e' del tutto evidente che la legge istitutiva dell'Odg e' largamente superata e rischia di rendere l'Ordine un ente inutile''. E' il punto di vista di Giuseppe Giulietti (Ds). Secondo Giulietti, ''sarebbe auspicabile che una radicale proposta di riforma dell'Ordine nascesse in primo luogo all'interno delle componenti piu' aperte e sensibili del giornalismo italiano. Sia in tema di accesso alla professione, sia dal punto di vista deontologico sono necessari interventi strutturali: in particolare e' sempre piu' evidente come i 'tribunali corporativi' non siano in grado di fornire adeguate e tempestive garanzie ai diritti di rettifica, riservatezza e privacy dei cittadini''. ''In mancanza di una riforma radicale - insiste il parlamentare della Quercia - non vi e' dubbio che la tesi abrogazionista e' destinata a conquistare nuovi favori, anche perche' finora si e' fatto di tutto, anche in sede politica, per affossare qualsiasi tentativo di riforma''. In ogni caso Giulietti auspica che ''alla ripresa dei lavori parlamentari governo e maggioranza procedano in modo convinto all'abrogazione della legge sul conflitto d'interessi e della Gasparri, prima di affrontare la questione del futuro dell'Ordine dei giornalisti: non vorrei che mentre sono ben visibili difetti delle corporazioni, restassero in ombra - conclude - le insidie delle corporation, molto piu' difficili da abrogare''. (ANSA)


GIORNALISTI: DEL BOCA-TUCCI-ABRUZZO, FNSI PENSI AL CONTRATTO V. 'GIORNALISTI: SERVENTI (FNSI), SERVE...'


ROMA, 12 AGO 06- L'apertura del segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti presentata ieri dal presidente della commissione Attivita' produttive della Camera, Daniele Capezzone, non va giu' al presidente dell'Odg nazionale, Lorenzo Del Boca e ai presidenti degli Ordini del Lazio, Bruno Tucci, e della Lombardia, Franco Abruzzo. Tutti e tre suggeriscono a Serventi di occuparsi ''piuttosto del rinnovo del contratto''. ''Serventi Longhi si preoccupi di rinnovare il contratto, fermo da due anni'', esordisce Del Boca. ''La riforma dell'accesso alla professione e' un tema fondamentale, cosi' come la necessita' di garantire un'informazione trasparente ai cittadini. Ma - ribadisce Del Boca - non si puo' cambiare l'accesso e non si possono dare garanzie ai cittadini perche' la legge istitutiva dell'Ordine, che risale al 1963, e' inadeguata. Va dunque modificata la legge, non abolito l'Ordine''. ''Il mio amico Serventi Longhi - sottolinea Bruno Tucci - si preoccupi di piu' del rinnovo del contratto di lavoro e meno dell'abolizione dell'Ordine dei giornalisti''. Tucci contesta le affermazioni del segretario Fnsi sull'incapacita' dell'Odg di svolgere ''tempestivamente il suo ruolo di garante etico dei giornalisti, e soprattutto dei cittadini'', in occasione delle inchieste sul Sismi e sul calcio: ''Gli Ordini del Lazio e della Lombardia - ricorda - hanno aperto provvedimenti disciplinari a carico dei colleghi coinvolti in queste vicende''. Sulla stessa linea il commento di Franco Abruzzo: ''Vogliamo tranquillizzare Serventi Longhi: a partire dal 18 settembre, di fronte al Consiglio dell'Ordine di Milano, compariranno, come e' gia' noto, i giornalisti coinvolti nelle vicende Calciopoli, Sismi e commistione pubblicita'/informazione. Anche l'Ordine del Lazio ha convocato i giornalisti coinvolti nelle analoghe vicende''. Abruzzo ricorda anche che ''l'Ordine si e' battuto e si batte in solitudine per togliere agli editori il potere di 'fare' i giornalisti, un potere che risale al 1928. L'Ordine ha creato 19 scuole o master di giornalismo. Con il praticantato d'ufficio, avviato proprio da Milano nel 1967, l'Ordine ha stroncato l'abusivismo nelle redazioni''. Il segretario Fnsi, conclude Abruzzo, ''si preoccupi piuttosto di portare a casa il contratto atteso da due anni, ma senza capitolazioni di fronte alle pretese degli editori''. (ANSA).


GIORNALISTI: LION, NO AD ABOLIZIONE ORDINE, SI' A RIFORMA


ROMA, 12 AGO - ''L'Ordine dei giornalisti non va abolito, ma certamente profondamente riformato'': lo sostiene il deputato e responsabile Comunicazione dei Verdi Marco Lion, secondo il quale ''occorre una riforma dell'Ordine per garantire la massima trasparenza e per tutelare maggiormente i diritti dei giornalisti, in particolare dei precari e delle categorie piu' deboli''. (ANSA).


STIFFONI E DAVICO (LEGA), NO ALL'ABOLIZIONE DELL'ORDINE = DEVONO FINIRE PIUTTOSTO I FAVORITISMI IN REDAZIONE


Roma, 12 ago. 06 - ''L'uscita del radicale Capezzone riguardo all'abolizione dell' Ordine dei giornalisti ricorda tanto il ferroviere Toto' in 'Destinazione Piovarolo' che, per fermare il treno con il ministro, si inventa una frana. Capezzone per risolvere la sua acredine di astinenza parlamentare dei radicali, si inventa una cosa che non ha ne' capo ne' coda, a parte qualche collega che lo segue''. A commentare la proposta del segretario dei Radicali italiani sono i capigruppo del Carroccio in commissione Lavori Pubblici e Comunicazione e in commissione Cultura del Senato, Piergiorgio Stiffoni e Michelino Davico. ''Qual e' lo scopo? -si chiedono entrambi i senatori- Far arrivare piu' soldi alle casse del governo Prodi con i soldi dei professionisti iscritti all'Inpgi e alla Casagit? Se e' questo ebbene il binario e' totalmente morto. Almeno per quanto ci riguarda. L'Ordine non deve essere abolito, ma alcune cose vanno cambiate come in altri ordini professionali. Per esempio, i favoritismi dei 'figli di...' in alcune redazioni di giornali e televisioni devono finire. Tanti bravi precari -concludono- sono da anni in attesa di un contratto sicuro''. (Slt/Gs/Adnkronos)



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GIORNALISTI: DEL BOCA, SERVENTI LONGHI PENSI A SUOI COMPITI = PRESIDENTE NAZIONALE ODG, RISPONDIAMO NOI A CAPEZZONE SU ORDINE


Roma, 12 ago. (Adnkronos) - ''Che cosa si debba rispondere a Capezzone lo faccia dire a noi, lui pensi ai suoi compiti. Serventi Longhi si preoccupi piuttosto di rinnovare il contratto, dal momento che e' un suo dovere. Il segretario della Fnsi forse ha perso un po' di lucidita', perche' da due anni si aspetta il rinnovo del contratto, una situazione del genere e' intollerabile''. Cosi' Lorenzo Del Boca, presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, commenta, all'ADNKRONOS, l'apertura fatta da Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa italiana, alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti presentata ieri dal segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, insieme a Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno. ''La riforma dell'accesso -continua Del Boca- per l'Ordine e' fondamentale, ed e' sicuramente una priorita'. E' poi fuor di dubbio che si debbano dare delle garanzie sulla trasparenza dell'informazione soprattutto per i cittadini, infatti i casi di 'Calciopoli' e dei Servizi segreti sono da censurare''. ''Il problema vero -conclude Del Boca- sta nel fatto che non si puo' cambiare l'accesso e non si possono dare garanzie ai cittadini per l'inadeguatezza della legge 69 del 1963. Un risultato positivo per un accesso serio e un'informazione trasparente verrebbero dalla modifica della legge e non dalla sua abolizione''.


GIORNALISTI: TUCCI, SERVENTI LONGHI SI PREOCCUPI DEL CONTRATTO = PRESIDENTE ODG LAZIO, SU SCANDALI CALCIO E SERVIZI SEGRETI L'ORDINE E' INTERVENUTO


Roma, 12 ago. 06 - (Adnkronos) - ''Al mio amico Serventi Longhi lancio un suggerimento: si preoccupi di piu' del rinnovo del contratto di lavoro e meno dell'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. 'A ciascuno il suo'''. Cosi' Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, commenta l'apertura fatte da Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa italiana, alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti presentata ieri dal segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, insieme a Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno. Serventi Longhi ha affermato che la proposta non puo' essere liquidata con un semplice no ed ha indicato alcuni limiti dell'Ordine professionale. ''Le parole di Serventi Longhi -afferma Tucci all'ADNKRONOS- mi meravigliano molto, spero che siano soltanto frutto di una cattiva interpretazione, soprattutto quando dice che l'Ordine dei Giornalisti, del Lazio e della Lombardia, non hanno fatto nulla per gli scandali del calcio e dei servizi segreti. Il segretario generale della Fnsi -aggiunge- dovrebbe sapere che entrambi gli Ordini hanno aperto provvedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi che sono stati coinvolti in questi fatti''.


''Al mio amico Serventi Longhi lancio un suggerimento: si preoccupi di piu' del rinnovo del contratto di lavoro e meno dell'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. 'A ciascuno il suo'''. Cosi' Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, commenta l'apertura fatte da Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa italiana, alla proposta di legge per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti presentata ieri dal segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, insieme a Michele De Lucia, esponente della direzione Radicali e Rosa nel Pugno. Serventi Longhi ha affermato che la proposta non puo' essere liquidata con un semplice no ed ha indicato alcuni limiti dell'Ordine professionale. ''Le parole di Serventi Longhi -afferma Tucci all'ADNKRONOS- mi meravigliano molto, spero che siano soltanto frutto di una cattiva interpretazione, soprattutto quando dice che l'Ordine dei Giornalisti, del Lazio e della Lombardia, non hanno fatto nulla per gli scandali del calcio e dei servizi segreti. Il segretario generale della Fnsi -aggiunge- dovrebbe sapere che entrambi gli Ordini hanno aperto provvedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi che sono stati coinvolti in questi fatti''. (segue) (Lmg/Pn/Adnkronos) 12-AGO-06 11:52


GIORNALISTI: SERVENTI LONGHI, DA VALUTARE PROPOSTA CAPEZZONE =


Roma, 12 ago. (Adnkronos) - ''La proposta degli onorevoli Capezzone e De Lucia di abolire l'Ordine dei giornalisti ed istituire una carta professionale, sul modello francese, non puo' essere liquidata con un semplice no. Anzi, va valutata con estrema attenzione anche perche' puo' riaprire nelle istituzioni e nella categoria un serio dibattito sul ruolo dell'organo di autogoverno dei giornalisti''. Lo ha dichiarato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi. Il dibattito,secondo Serventi Longhi, e' necessario ''specie nell'attuale difficile momento che vede il governo proporre nuove pericolose leggi sulle intercettazioni mentre perquisizioni e sequestri di materiale informativo tendono a limitare il diritto di cronaca''. ''Allo stesso tempo alcuni nostri colleghi, fortunatamente pochi-osserva- confondono un corretto rapporto con le fonti con improprie commistioni e perfino con rapporti di dipendenza con i poteri. Come e' accaduto nelle recenti inchieste giudiziarie sul Sismi e sul calcio. In questo quadro un Ordine che non riesce a svolgere tempestivamente e con efficacia il ruolo di garante etico dei giornalisti, ma soprattutto dei cittadini, non ha proprio piu' alcun senso ed anche le regole dell'accesso alla professione appaiono inadeguate di fronte al dilagare del precariato e del lavoro nero''. ''Per questo -spiega il segretario generale della Fnsi- ritengo che la proposta degli esponenti della Rosa nel Pugno debba rafforzare la posizione di quanti si battono da anni, dentro e fuori l'Ordine, per una radicale riforma della legge istituiva di questo organismo. Una legge -conclude- che ne cancelli qualche scoria corporativa e risponda alle esigenze di una informazione coraggiosa, corretta e plurale''. (Com/Gs/Adnkronos) 12-AGO-06 10:43


GIORNALISTI:SERVENTI (FNSI), SERVE DIBATTITO SERIO SU ORDINE. VALUTARE CON ATTENZIONE PROPOSTA CAPEZZONE E DE LUCIA (ANSA) -


ROMA, 12 AGO - ''La proposta degli onorevoli Capezzone e De Lucia di abolire l'ordine dei Giornalisti e di istituire una carta professionale non puo' essere liquidata con un semplice no. Anzi, va valutata con estrema attenzione anche perche' puo' riaprire nelle istituzioni e nella categoria un dibattito serio sul ruolo dell'organo di autogoverno dei giornalisti'': lo afferma il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi. ''Nell'attuale difficile momento - aggiunge Serventi Longhi - il governo propone nuove pericolose leggi sulle intercettazioni, mentre perquisizioni e sequestri di materiale informativo tendono a limitare il diritto di cronaca. Allo stesso tempo alcuni nostri colleghi, fortunatamente pochi, confondono il corretto rapporto con le fonti con improprie commistioni e veri e propri rapporti di dipendenza con i poteri. Come accaduto nell'inchiesta sul Sismi e in quella sul calcio. In questo quadro un Ordine che non riesce a svolgere tempestivamente il ruolo di garante etico dei giornalisti, ma soprattutto dei cittadini, non ha proprio piu' alcun senso''. Secondo il segretario del sindacato dei giornalisti, ''anche le regole dell'accesso alla professione appaiono inadeguate di fronte al dilagare del precariato e del lavoro. Per questo ritengo che la proposta degli esponenti della Rosa nel Pugno debba rafforzare la posizione di quanti si battono da anni, dentro e fuori l'Ordine, per una radicale riforma della legge istitutiva di questo organismo. Una legge che ne cancelli qualche scoria corporativa e - conclude Serventi Longhi - risponda alle esigenze di una informazione coraggiosa, corretta e plurale''.(ANSA). COM-MV/LP 12-AGO-06 10:38


MERLO (ULIVO), RIFORMA DELL'ORDINE SENZA PREGIUDIZI = ''SAREBBE CURIOSO SE PROPOSTA DI CAPEZZONE REGISTRASSE CONSENSI OLTREMISURA''


Roma, 13 ago. 06 - ''Anche per l'ordine dei giornalisti serve una profonda riforma senza furore ideologico. Sarebbe curioso se dovessimo escludere dal dibattito sulle riforme solo l'ordine dei giornalisti. Non si tratta di cambiare tutto e in fretta, ma di mettere mano a una riforma che non puo' essere ulteriormente elusa, checche' ne dica Lorenzo Del Boca''. Lo ha dichiarato Giorgio Merlo, membro della commissione parlamentare vigilanza Rai e deputato dell'Ulivo. ''Comunque - ha detto ancora Merlo - una riforma che deve preservare, garantire e rafforzare la liberta' di stampa, il rafforzamento della democrazia e anche uno strumento di autogoverno, purche' non contempli piu' privilegi e corsie preferenziali. Sarebbe curioso se, in mancanza di una riforma indispensabile e urgente, la proposta del segretario radicale Capezzone registrasse consensi oltremisura, accrescendo la tesi abrogazionista. Tesi gia' fortemente presente nella societa' italiana e anche in molti altri settori politici''. ''Pertanto - ha concluso il membro della commissione parlamentare vigilanza Rai - e alla luce delle numerose richieste, va subito inserita nell'agenda politica la riforma dell'ordine dei giornalisti, ma senza pregiudizi di nessun genere''. (Mzz/Pe/Adnkronos) 13-AGO-06 17:46


GIORNALISTI: CAPEZZONE, COSTITUZIONE TUTELA LIBERTA' DI STAMPA E NON DELLA STAMPA = 'INACCETTABILE CHE DEL BOCA, TUCCI E ABRUZZO CONSIDERINO GIORNALISMO AFFAR LORO'


Roma, 13 ago.-(Adnkronos) - Nella sua consueta trasmissione della domenica mattina a Radio Radicale, Daniele Capezzone, segretario di Radicali italiani, presidente della Commissione attivita' produttive della Camera,e' tornato sulla sua proposta di legge di abolizione dell'Ordine dei Giornalisti e ha stigmatizzato le prese di posizione dei presidenti degli ordini nazionali,del Lazio e della Lombardia. ''Non e' accettabile che Del Boca, Tucci e Abruzzo considerino il giornalismo come ''affar loro'', come una cosa di cui altri, al di fuori della corporazione, non possano neanche discutere. La Costituzione tutela la liberta' di stampa, non la liberta' della stampa, intesa come categoria chiusa: insomma, ad ogni cittadino e non solo ai titolari di una tessera deve poter essere garantita quella liberta''', ha detto Capezzone. ''E invece-ha proseguito- ecco il ''lapsus'' di Abruzzo, Tucci e De Boca: dopo anni in cui ci hanno raccontato (balla!) che l'Ordine tutelava i cittadini, ora la verita' viene fuori, e loro stessi dicono che serve a tutelare i giornalisti''. ''Ma in tutto il mondo non e' cosi', le cose vanno in modo diverso e piu' libero. E sia i cittadini che i giornalisti sono ben tutelati da libere associazioni e dal sindacato, senza corporazioni parapubbliche.Lo chiedeva -ricorda il segretario radicale- Luigi Einaudi 60 anni fa, e continuano a chiederlo i giornalisti, i direttori e le firme del giornalismo che, con noi, si schierano per il superamento e l'abolizione dell'Ordine''. (Red-Pol/Pe/Adnkronos) 13-AGO-06 12:03


GIORNALISTI: SERVENTI, ERRORE DIFENDERE SCORIE CORPORATIVE (ANSA) –


ROMA, 14 ago - Si alla proposta di Capezzone che e' seria, no all'immobilismo dei giornalisti. Lo dice il segretario Fnsi Paolo Serventi Longhi intervistato da Radio Radicale sul dibattito suscitato dalla proposta di abolire l'Ordine dei giornalisti rilanciata dai radicali Daniele Capezzone e Michele De Lucia. ''Occorre un dibattito serio - ha detto Serventi Longhi - perche' questa e' una proposta seria. Ho stima di Capezzone, ci conosciamo da tempo, e quello che conta e' il merito. Quello che non mi e' piaciuto e' il senso di immobilismo che la categoria dei giornalisti da', rispetto alle trasformazioni in atto della nostra professione. C'e' una necessita' inderogabile di cambiamento''. Secondo il segretario ''l'attuale condizione dell'Ordine non e' sufficiente e non consente ai giornalisti italiani di far conto su un organismo che agisca efficacemente, anche sul piano deontologico o per cio' che riguarda l'accesso alla professione. Cosi', con una legge del '63, vecchia di piu' di quarant'anni, nelle condizioni attuali, l'Ordine non ha senso. Invece, e' necessario parlare di una riforma''. ''In Francia - ha spiegato - c'e' una Commissione nazionale eletta da giornalisti che ha il solo compito di verificare chi fa il giornalista e di consegnargli una 'carta'. E' un modello che a me non dispiace. Sono d'accordo con Capezzone su questo concetto: sul fatto che chi svolge attivita' giornalistica sia riconosciuto come giornalista (e penso a tanti colleghi che hanno pagato prezzi salatissimi per la loro attivita', pur non essendo iscritti all'Ordine). Questa e' una proposta seria. Invece, difendere l'esistente, pensare che tutto debba rimanere come prima, e' un gravissimo errore. Se c'e' un paese e un Governo che finalmente discutono di liberalizzazioni, di togliere le scorie corporative che ancora ci sono, questa e' un'opportunita' positiva. Certo, il ruolo dei giornalisti e' delicato, ma difendere scorie corporative e' un errore''. (ANSA). STF 14-AGO-06 15:06


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IL SOLE 24 ORE del 15 agosto 2006


I giornalisti, l'Ordine e le zone d'ombra


di Guido Gentili


Che si sia aperto uno spiraglio di dibattito serio sull'Ordine dei giornalisti e, soprattutto, sulle prospettive della professione che contribuisce in modo decisivo alla formazione dell'opinione pubblica, lo ritengo, personalmente, un bene. A condizione che il confronto sia davvero tale e faccia luce sulle (troppe) zone d'ombra che fin qui l'hanno contraddistinto. I fatti e le posizioni sono noti. Il presidente della Commissione attività produttive della Camera, il rosapugnista Capezzone, ha proposto un dibattito parlamentare sull'abolizione dell'Ordine o, comunque, sul suo superamento. A Capezzone ha risposto Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della stampa (l'Fnsi è il sindacato dei giornalisti) dichiarandosi disponibile all'ipotesi. Il quale ha però raccolto un «pensa piuttosto al contratto, scaduto da due anni» dal presidente dell'Ordine nazionale Del Boca e dai presidenti degli Ordini di Lombardia e Lazio, Abruzzo e Tucci, fermamente contrari all'abolizione dell'albo. Contraria anche la Lega Nord. La battaglia per l'abolizione degli albi professionali è uno degli strumenti che compongono la "cassetta degli attrezzi" dei liberali autentici. Luigi Einaudi, nel 1945, affermava che l'albo obbligatorio dei giornalisti «èimmorale perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libertà di pensiero». In linea di principio, non si può che essere d'accordo: la libertà di pensiero non è imbrigliabile da chicchessia, e in nessuna forma. E poi l'albo rappresenta una "barriera all'entrata" e tende a tutelare la "corporazione". Infine: che senso ha più, nell'era di internet e della comunicazione senza frontiere, un Ordine dei giornalisti la cui legge istitutiva, in Italia, risale al 1963? Si discuta, allora. Ma a condizione che lo si faccia fino in fondo, perché la questione è delicata e perché l'abolizione dell'albo dei giornalisti, da sola, non garantisce alcunché. A partire dall'opinione pubblica, già bombardata da una miriade di pareri e riflessioni (anche le più sciatte e demenziali) di chi non appartiene alla "categoria" dei giornalisti con la tessera dell'Ordine in tasca. Basta sfogliare i giornali o guardare i tg: tutto pare meno che manchino i contributi, a vario titolo, dei non-tesserati. Per non dire di internet, dove il problema è piuttosto la selezione e la qualità delle informazioni, non certo il suo ammontare. La discussione non può che essere più ampia. E non elusiva. Ad esempio, non tappandosi gli occhi di fronte all'espansione reticolare del "capitalismo delle relazioni" all'italiana, che incide sulla gestione dei giornali in modo assai penetrante. I suoi incroci stretti possono rivelarsi portoni molto più blindati di qualsiasi albo professionale. Per ultima una considerazione sui giornalisti e sulla loro deontologia. Diciamo la verità. Sono troppe le "zone d'ombra" venute a galla negli ultimi mesi: caso delle intercettazioni telefoniche, calciopoli, scandalo Savoia e rapporti con i servizi segreti (questi vietati dalla legge e dalla normativa istitutiva dell'Ordine). È qui che si coltivano rapporti non professionali, ma di potere. È qui che scorrono denari e favori di scambio, alla faccia dei conflitti d'interesse, della trasparenza e della correttezza dell'informazione. Per dirla col galantuomo Einaudi, anche questo è "immorale". Molto "immorale". L'Ordine vuole sopravvivere? Ecco il terreno su cui può battere un colpo. gentili.guido@libero.it ..………


IL SOLE 24 ORE del 26 agosto 2006


LETTERE AL GIORNALE


Le prescrizioni dei giornalisti


Ho apprezzato l'articolo di Guido Gentili sul Sole-24 Ore del 15 agosto sulla funzione disciplinare dell'Ordine dei giornalisti. Funzione che di fatto viene paralizzata da una normativa che prevede cinque - dico cinque - gradi di giudizio. E tutto si deve svolgere in un tempo massimo di 7 anni e 6 mesi, pena la prescrizione. Ora, il giudizio davanti al Consiglio regionale (primo grado) e nazionale (secondo grado) può svolgersi anche nel giro di 8-10 mesi. Ma quando si approda davanti a Tribunale, Corte d'appello e Cassazione si parla di anni e anni. Morale, qualunque collega sanzionato è sufficiente che presenti sempre ricorso perché il giudizio che lo riguarda cada in prescrizione. E questo è il primo problema. Il secondo riguarda il Consiglio nazionale, formato da più di 120 componenti, che alle prossime elezioni diventeranno sicuramente più di 130. È impossibile che il suo giudizio sia tecnico: il più delle volte diventa politico, come dimostrano clamorosi casi di assoluzione o di lieve sanzione in riforma delle decisioni dei Consigli regionali. Terzo e ultimo problema, l'assenza di un "promotore di giustizia", cioè di una figura che svolga la funzione di pubblico accusatore. Oggi il procedimento disciplinare è promosso dal presidente dell'Ordine regionale che spesso, proprio per ricavarsi una minima terzietà, delega un consigliere a rappresentare l'accusa. Un po' poco, se si considera che poi il presidente comunque presiede la riunione in cui avviene l'audizione e, soprattutto, vota la decisione finale, insieme con il consigliere "accusatore". E in caso di parità il voto del presidente vale doppio. Di fronte a queste falle, i Consigli regionali avvertono una sorta d'impotenza (nei casi più limpidi) o di comodi alibi dietro cui rifugiarsi e gestire così le situazioni, magari perché al prossimo turno si possa essere rieletti. Altro che abolire l'Ordine, andrebbero abolite queste distorsioni.


Michele Partipilo


presidente dell'Ordine dei giornalisti della Puglia


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PROFESSIONI: CAPEZZONE A VITTADINI, GLI ORDINI VANNO SUPERATI = ALTRIMENTI NON CI SARA' ALCUNA VERA LIBERALIZZAZIONE


Roma, 20 ago. (Adnkronos) - Gli ordini professionali ''vanno superati''. Il presidente della Commissione Attivita' Produttive della Camera, Daniele Capezzone, replica alle parole pronunciate dal presidente della Fondazione della Sussidiarieta', Giorgio Vittadini, al Meeting di Rimini. ''Davvero, non capisco l'enfasi e l'energia con cui ha ritenuto di difendere gli ordini professionali, che sono e restano uno dei maggiori fattori di chiusura illiberale del nostro sistama economico e sociale, di impedimento o comunque di restrizione nell'accesso alle professioni, e di negazione di una vera concorrenza e di effettive condizioni di mercato'', afferma Capezzone. ''Lo dico da cittadino e da politico che, come si sa, e' in prima fila nella lotta per le liberalizzazioni. Non avremo nessuna vera liberalizzazione, di cui abbiamo invece un drammatico bisogno, se non si attiveranno meccanismi di superamento degli ordini, e delle strozzature corporative che caratterizzano il sistema-Italia. Il paese e' prigioniero di lobby e corporazioni'', aggiunge l'esponente radicale, concludendo che ''e' davvero curioso organizzare convegni che portano la parola "liberalizzazioni" nel titolo, e poi, nei fatti, difendere quelle che Ernesto Rossi chiamava le "bardature corporative" italiane''. (Sec-Fin/Col/Adnkronos) 20-AGO-06 14:33


PROFESSIONI: PIAZZA A CAPEZZONE, GLI ORDINI SONO PRESIDIO DI LEGALITA' = OCCORRE UNA RIFORMA MA NON VANNO ABOLITI


Roma, 20 ago. (Adnkronos) - ''Capezzone sbaglia profondamente, gli ordini professionali sono un presidio di legalita' e qualita' del servizio in tutte le professioni in cui e' necessario un vaglio nella ammissione all'esercizio della attivita' e un controllo sulla correttezza del suo svolgimento, e cio' nell'interesse dei cittadini e della collettivita'''. Angelo Piazza, ex ministro della Funzione Pubblica e deputato della Rnp, replica al presidente della Commissione Attivita' produttive della Camera che, a sua volta, era intervenuto a commentare le parole del presidente della Fondazione della Sussidiarieta', Giorgio Vittadini. ''Occorre certo una riforma, che anteponga la funzione di garanzia degli ordini in favore degli utenti, rispetto a quella di tutela corporativa degli aderenti; si eviti di creare nuovi ordini inutili; ma abolire gli ordini professionali non aiuterebbe cittadini e imprese e li esporrebbe in troppi casi alla anarchia della mancanza di regole e controlli in attivita' di rilevante interesse pubblico'', argomenta Piazza, sottolineando che ''sarebbe come volere sopprimere, perche' non funzionano in modo efficiente, ospedali o uffici pubblici: si riordina, si migliora, non si butta tutto a mare''. (Sec-Fin/Col/Adnkronos) 20-AGO-06 17:27


GIORNALISTI: DEL BOCA, POLITICI SI IMPEGNINO PER RIFORMA ORDINE** = PRESIDENTE ODG, ALTRE STRADE DANNOSE E IMPRATICABILI


Roma, 21 ago. (Adnkronos) - ''In Italia la giustizia non funziona. Istruttorie spropositate che, non di rado, mandano in carcere persone che non c'entrano niente. Occorrono anni per ottenere una sentenza di primo grado ma spesso - dopo altri anni di attesa - viene contraddetta dal verdetto d'appello. Meglio - molto meglio - i giudici anglosassoni e i francesi. Persino gli spagnoli e i greci potrebbero insegnarci qualche cosa. Dunque aboliamo la giustizia italiana?''. Lorenzo del Boca, presidente dell'Ordine dei Giornalisti, apre con questo paradosso un suo intervento sulla querelle circa l'abrogazione dell'Ordine stesso, pubblicato oggi da ''il Giornale'', nel quale invita la classe politica ad approvare una legge di aggiornamento dell'Ordine, per la quale la categoria si e' piu' volte pronunciata favorevolmente. ''Ma, allora, perche' mai si dovrebbe abolire l'Ordine dei giornalisti? Ammesso - e non concesso! - che il suo funzionamento lasci a desiderare e che altrove sia meglio, perche' chiudere bottega? Perche' solo i giornalisti e perche' i giornalisti prima di tutti?'', osserva Del Boca, che si dice ''consapevole che l'istituto che presiedo non rappresenta il migliore dei mondi possibili'' e suggerisce poi: ''Mi piacerebbe che l'accesso alla professione venisse regolato da un serio praticantato all'universita'''. ''Le imprecisioni, qualche approssimazione di troppo e, a volte, gli errori grossolani (anche nella sintassi) ci fanno perdere credibilita' presso i lettori'', osserva quindi Del Boca, per il quale, inoltre, ''sarebbe necessario che l'Ordine potesse esercitare un controllo deontologico efficiente, in modo da intervenire con tempestivita' nei casi di inadempienza dei colleghi''. Insomma ''per ottenere l'Ordine che tutti vorremmo basterebbero dei piccoli ritocchi. La categoria e' d'accordo e, dunque, gli aggiornamenti sarebbero pure i benvenuti. E, allora, perche' non realizzarli?''. La domanda Del Boca la gira ai politici e conclude: ''Occorre che la politica si metta nelle condizioni di approvare la riforma che ci riguarda. Se qualcuno ha ancora a cuore gli interessi dell'informazione. Altre strade, prima che impraticabili, sono dannose. Le notizie sono un bene prezioso che, tutti quanti, dovremmo tentare di salvaguardare. Altro che affidarle al mercato che, malamente interpretato dai liberisti degli ultimi cinque minuti, ha già provocato sufficienti danni''. (Sin/Opr/Adnkronos) 21-AGO-06 10:32.


Ed ecco il testo integrale dell’articolo di Lorenzo Del Boca:


Il Giornale del 21-08-06 pagina 15


Giornalisti, la politica riformi l’Ordine


di Lorenzo Del Boca*


Caro direttore, in Italia la giustizia non funziona. Istruttorie spropositate che, non di rado, mandano in carcere persone che non c'entrano niente. Occorrono anni per ottenere una sentenza di primo grado ma spesso - dopo altri anni di attesa - viene contraddetta dal verdetto d'appello. Meglio - molto meglio - i giudici anglosassoni e i francesi. Persino gli spagnoli e i greci potrebbero insegnarci qualche cosa.


Dunque aboliamo la giustizia italiana? La cancelliamo?! In Italia nemmeno i treni funzionano. I ritardi sono abituali e il personale è scorbutico. Le carrozze risultano sempre sporche e, qualche volta, fanno persino schifo. Hai viaggiato sui convogli austriaci, su quelli tedeschi, su quelli della Gran Bretagna? Una delizia. Si scusano un'infinità di volte per aver superato l'orario previsto di otto secondi - il battito delle ciglia - e quando, per inconvenienti di eccezionale gravità, vanno oltre i venti, l'amministrazione rimborsa il biglietto. Un altro mondo...


Allora, aboliamo le ferrovie dello Stato? Via binari... stazioni... passaggi a livello... coincidenze... e via anche i capistazione: quelli cortesi e quelli maleducati?!


Per la verità non viaggiano bene nemmeno gli aerei. Lì i ritardi sono anche più cronici e più consistenti. Per un viaggio Torino-Roma che dovrebbe durare 50 minuti, si sbarca dopo un'ora e mezzo. In proporzione, il trasferimento in Sud America dovrebbe comportare il ritardo di due giorni: code - anche frustranti - per il check in, code per entrare nell'atrio partenze, code per imbarcarsi, code all'arrivo. A Linate e Malpensa, per complicare la vita dei passeggeri, hanno inventato il doppio pagamento: il biglietto ha un costo e si può utilizzare la carta di credito ma poi c'è una non meglio precisata «tassa» e quella va saldata in contanti.


All'estero sai che all'ora di partire si parte e - minuto più, minuto meno - all'ora di arrivare si arriva. Puoi programmare gli impegni, accettare appuntamenti, chiedere a una persona di venire a prenderti all'aeroporto perché sai che non la costringerai a un bivacco, con dilatazioni temporali impreviste.


Cancelliamo l'Alitalia? E chiudiamo gli scali nazionali?


Ma, allora, perché mai si dovrebbe abolire l'Ordine dei giornalisti? Ammesso - e non concesso! - che il suo funzionamento lasci a desiderare e che altrove sia meglio, perché chiudere bottega? Perché solo i giornalisti e perché i giornalisti prima di tutti?


Ovviamente, sono consapevole che l'istituto che presiedo non rappresenta il migliore dei mondi possibili. Mi piacerebbe che l'accesso alla professione venisse regolato da un serio praticantato all'università. Gli ingegneri si formano al Politecnico e i futuri avvocati vanno a giurisprudenza. Con l'accelerazione sociologica di questi ultimi anni, gli aspiranti giornalisti devono studiare, prepararsi sui libri e conoscere gli argomenti di cui parlano. Le imprecisioni, qualche approssimazione di troppo e, a volte, gli errori grossolani (anche nella sintassi) ci fanno perdere credibilità presso i lettori.


All'esame di Stato sarebbe bene arrivare con gli strumenti moderni, abitualmente in uso nella quotidianità e, quindi, nelle nostre redazioni. Dimostrare di sapere scrivere ma doverlo fare con la Olivetti Lettera 22 che ormai sta nei musei e nella foto del 1940 che ritrae Montanelli nei corridoi del Corriere sembra francamente un po' desueto.


E poi sarebbe necessario che l'Ordine potesse esercitare un controllo deontologico efficiente, in modo da intervenire con tempestività nei casi di inadempienza dei colleghi. Adesso le sanzioni arrivano dopo anni perché i procedimenti della magistratura professionale seguono gli iter dei procedimenti amministrativi dove - sembra - non c'è fretta.


Per ottenere l'Ordine che tutti vorremmo basterebbero dei piccoli ritocchi. La categoria è d'accordo e, dunque, gli aggiornamenti sarebbero pure i benvenuti. E, allora, perché non realizzarli?


Perché l'Ordine dei giornalisti è regolato dalla legge del 1963 che, approvata quando in Italia esisteva una radio nazionale e un canale televisivo, era stata costruita sulle esigenze di allora e non poteva prevedere gli sviluppi - e i progressi - della società negli anni a venire.


I dirigenti politici degli ultimi quindici anni - a mia memoria - si sono dichiarati d'accordo sulla necessità di riformare il nostro istituto, secondo le indicazioni che noi stessi avevamo dato loro. Avessero detto che erano contrari, si sarebbe potuto discutere; ma andava bene...


Ministri, sottosegretari, capigruppo, responsabili dell'informazione, di maggioranza e di opposizione della dozzina di governi che si sono succeduti in questo periodo.


Dunque non è l'onorevole Capezzone che deve chiedere conto a me delle inefficienze dell'Ordine che presiedo. Sono io che devo chiedere conto a lui del perché il Parlamento non ha mantenuto le promesse. Occorre che la politica si metta nelle condizioni di approvare la riforma che ci riguarda. Se qualcuno ha ancora a cuore gli interessi dell'informazione. Altre strade, prima che impraticabili, sono dannose.Le notizie sono un bene prezioso che, tutti quanti, dovremmo tentare di salvaguardare. Altro che affidarle al mercato che, malamente interpretato dai liberisti degli ultimi cinque minuti, ha già provocato sufficienti danni.


*presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti


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GIORNALISTI: CAPEZZONE, UNA RISPOSTA 'TASSINARA' A FNSI =


(ASCA) - Roma, 21 ago - ''Quella di Lorenzo del Boca, Bruno Tucci e Franco Abbruzzo all'apertura da parte della Federazione Nazionale della Stampa sull'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti mi sembra una risposta 'tassinara', propria di quei tassisti che si sono opposti anche con prepotenza a qualsiasi tipo di riforma''. Daniele Capezzone, leader dei radicali, torna sul tema 'caldo' dell'abolizione dell'Ordine dei giornalisti, dopo il suggerimento volto a Paolo Serventi Longhi segretario dell'Fnsi, di occuparsi del contratto di lavoro piuttosto che aprire al dibattito sull'abolizione dell'Ordine, e l'intervento di Del Boca su il 'Giornale' di oggi, in cui proprio il presidente dell'Ordine chiede conto a Capezzone ''dell'inerzia delle Camere''. Ma l'esponente dei radicali ribatte: ''Io sono in parlamento da tre mesi, e del Boca rimprovera me di una riforma che non si fa da 43 anni! Chiedo invece a Del Boca, come si spiega il fatto che nessun paese occidentale ha un meccanismo come quello dell'Ordine dei Giornalisti? Voglio invece ringraziare Serventi Longhi perche' ha detto 'apriamo la discussione'''.


''L'Ordine dei giornalsiti - afferma Capezzone - e' servito a radiare Enzo Tortora, a polemizzare con Alberto Castagna, e con Mara Venier, ma su Calciopoli e Spiopoli - continua l'esponente radicale - risultano solo aperture di procedimenti''. L'abolizione dell'Ordine dei giornalisti e' una specie di 'pallino' per i radicali. L'argomento e' stato infatti un cavallo di battaglia dello stesso Marco Pannella, che alla fine degli anni 60 assieme ad altri giornalsiti radicali ''prestarono il loro nome per consentire l'uscita di una serie di riviste'', ricorda Capezzone. All'Appello per l'abolizione dell'Ordine hanno ora aderito ''giornalisti come Maurizio Belpietro - prosegue Capezzone - ma anche Piero Sansonetti, Ritanna Armeni, o Gad Lerner''. Ma mentre Serventi Longhi ha detto no all'immobilismo dei giornalisti, spiegando che ''se c'e' un paese e un governo che finalmente discutono di liberalizzazioni, di togliere le scorie corporative che ancora ci sono, questa e' un'opportunita' positiva'', per Del Boca ''il problema vero sta nel fatto che non si puo' cambiare e non si possono dare garanzie ai cittadini per l'inadeguatezza della legge 69 del 1963''. In sostanza bisognerebbe modificare la legge e non abrogarla. Mentre anche il presidente dell'Ordine della Lombardia Abruzzo spiega che ''L'Ordine e' un giudice amministrativo e non il giustiziere della categoria''. E Tucci, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio prova meraviglia per le posizioni dimostrate da Serventi Longhi ''spero - dice - che siano frutto di una cattiva interpretazione, soprattutto quando dice che l'Ordine dei Giornalisti del Lazio e della Lombardia non hanno fatto nulla per gli scandali del calcio e dei servizi segreti. Il segretario della Fnsi dovrebbe sapere che entrambi gli Ordini hanno aperto provvedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi che sono stati coinvolti in questi fatti''. ram/mcc/alf 211706 AGO 06





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Dichiarazione di Maurizio Andriolo nella querelle “Che fare dell’Ordine?”


Roma, 21 agosto 2006. “Si discute molto - e non è uno scoop ferragostano - se “abolire il nostro Ordine. Personalmente ho sempre definito “satrapie”, i vari Ordini regionali.


Abolire un Ordine sarebbe cosa da poco, ma diffido dei proponenti e delle proposte che - come al solito - invocano un “allineamento” dell’Italia a paesi europei. In Europa sul tema di come fare i giornalisti c’è grande confusione, varietà di regole, arbitri e pochissima considerazione per chi fa il giornalista. Unico valore: chi scrive sui giornali non è quasi mai un “galoppino”. In Italia quanto a disordine, abuso, prevaricazione ce n’è a sufficienza…


Se non c’è stata finora una riforma dell’Ordine è perché la volontà e l’assenso politico sono mancati. L’Ordine fa comodo così com’è…


Ma non è con l’abolizione dell’Ordine sic et simpliciter che risolveremo il problema di come si diventa giornalisti.


Né sarà con l’affidamento dell’accesso ad Authority (?), a regole etiche (?), sindacati (peggio) e consorterie varie che salveremo il prossimo futuro del giornalismo italiano. Il rischio oggi è che i giornalisti facciano la fine dei polli di Renzo”.



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Del Boca, Abruzzo e Tucci a Capezzone:


“Ti preghiamo di studiare e di documentarti.


I Consigli degli Ordini garantiscono


l’accesso anche a chi è giornalista di fatto.


La Costituzione vuole l’esame di Stato”.


GIORNALISTI: CAPEZZONE, RICONOSCERE CHI LO FA PER DAVVERO. SEGRETARIO RADICALI TORNA ALLA CARICA CONTRO ORDINE


Roma, 23 ago. (Adnkronos) - Il segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone, torna sulla proposta di abolizione dell'Ortdine dei giornalisti con un intervento pubblicato oggi da ''il Giornale'', sotto il titolo ''L'equivoco della tessera da giornalista'', nel quale rilancia la proposta di considerare ''giornalista non solo e non tanto chi sia titolare di una tessera, ma chi il giornalista lo fa per davvero, perche' a questo dedica la sua attivita' lavorativa e professionale'', e ribatte al presidente dell'Ordine, Lorenzo del Boca, che dalle pagine dello stesso quotidiano lunedi' aveva rigettato la proposta di abolizione e fatto carico alla classe politica della mai avvenuta riforma della legge istitutiva dell'Ordine. Un ''curioso intervento'' afferma oggi Capezzone delle parole di Del Boca, che ''rimproverava a me (che sto in Parlamento da tre mesi!) una riforma non fatta da circa quarantatre' anni... Ma lasciamo perdere, e veniamo al punto. Primo. Sa dirmi Del Boca come mai l'Italia e' l'unico paese o quasi del mondo occidentale ad avere una struttura di questo genere? E sa dirmi -chiede oggi il presidente della commissione Attivita' produttive della Camera- come mai, nonostante questo 'gioiello' chiamato a garantire (se ben capisco) il diritto dei cittadini ad essere informati, l'Italia e' (a torto o a ragione) in fondo a tutte le classifiche mondiali sulla liberta' di stampa?'' ''Secondo. Sa dirmi qualche altro difensore dell'Ordine come mai, nel mondo anglosassone (dove non esiste questa corporazione, ma - com'e' giusto - vivono libere associazioni di professionisti, accanto ad un forte sindacato), c'e' una severita' e un'attenzione alla deontologia che qui non abbiamo mai visto neppure con il cannocchiale? Quando, qualche mese fa, un redattore del New York Times e' stato beccato a copiare un articolo, non e' stato cacciato solo lui ma (giusto o sbagliato che fosse) si e' dimessa l'intera direzione del giornale'', ricorda Capezzone. (segue) (Sin/Opr/Adnkronos) 23-AGO-06 10:28


GIORNALISTI: DEL BOCA A CAPEZZONE, DISCUTIAMO MA ORDINE NON SI TOCCA = 'DISPONIBILI AL DIALOGO SOLO PER RIFORMARE LEGGE ISTITUTIVA'


Roma, 23 ago. - (Adnkronos) - ''Nessuno si esime dalla discussione, ma se la discussione vuole puntare all'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti e' un dialogo suicida, nessuno puo' chiederci di ucciderci da soli''. A parlare e' Lorenzo Del Boca, presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, che ribatte cosi', all'ADNKRONOS, all'intervento di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, oggi su ''il Giornale''. Capezzone rispondeva a sua volta ad un precedente intervento, sullo stesso quotidiano, di Del Boca in merito alla proposta di legge dei Radicali per l'abolizione dell'Ordine dei Giornalisti. ''Se invece si dovesse trattare -aggiunge Del Boca- di un dialogo per una riforma credibile dell'Ordine, saremmo disponibili, perche' siamo proprio noi che l'abbiamo sollecitata, anche se non abbiamo trovato ancora una risposta in Parlamento''. Il presidente dell'Ordine ribadisce infine che ''l'Ordine potrebbe funzionare meglio solo se ci fosse una riforma della legge attualmente in vigore''. (Lmg/Col/Adnkronos) 23-AGO-06 11:58


GIORNALISTI: TUCCI, NESSUN DIALOGO CON CAPEZZONE SU ORDINE = PRESIDENTE ODG LAZIO, OBIETTIVO RESTA MODIFICA LEGGE ISTITUTIVA


Roma, 23 ago. - (Adnkronos) - ''Ho gia' detto una prima volta che con il signor Capezzone, del quale non conosco l'iter professionale, non intendo dialogare, in quanto i presidenti degli Ordini dei giornalisti casomai dialogano con chi dovrebbe modificare la legge del '63, che noi per primi vogliamo cambiare, non adeguata ai tempi''. Bruno Tucci, presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, ribatte cosi', all'ADNKRONOS, all'intervento di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, oggi su ''il Giornale'', nuovamente a sostegno della proposta di abolizione dell'Ordine, secondo la logica di considerare ''giornalista non solo e non tanto chi sia titolare di una tessera, ma chi il giornalista lo fa per davvero, perche' a questo dedica la sua attivita' lavorativa e professionale''. Tucci rivendica comunque l'adempimento da parte dell'Ordine dei doveri di sorveglianza in campo deontologico, a fronte delle critiche in materia di Capezzone al quale ricorda poi che l'Ordine regionale dovette intervenire nei confronti di Radio Radicale per garantire ai redattori l'inquadramento professionale. Tucci chiarisce anche i meccanismi che portarono alla sospensione dall'ordine di Enzo Tortora, criticata da Capezzone.


''Nello specifico vorrei render noto che l'Ordine e' intervenuto sempre e comunque nei confronti dei colleghi che hanno violato le norme deontologiche'', afferma Tucci che sottolinea come ''a Radio Radicale, emittente che il signor Capezzone dovrebbe conoscere, intervenimmo noi dell'Ordine del Lazio perche' le persone che lavoravano all'interno della redazione non erano inquadrati nella legge professionale ed erano pagati come semplici impiegati''. ''Da allora anche il direttore Massimo Bordin -ricorda il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio- e' divenuto giornalista professionista grazie a noi''. Tucci spiega infine che, ''il collega Enzo Tortora fu sospeso dall'Ordine dei giornalisti perche' la legge prevede che quando un iscritto viene condotto in carcere, lo stesso venga sospeso per tutto il tempo della detenzione, per poi essere in caso reiscritto a reclusione finita''. (Lmg/Col/Adnkronos) 23-AGO-06 11:27


GIORNALISTI: ABRUZZO A CAPEZZONE, SENZA ORDINE NESSUNA TUTELA. PRESIDENTE ODG MILANO, PER CATEGORIA CONSEGUENZE DEVASTANTI. ABOLIRE TUTTI GLI ORDINI O NESSUNO


Roma, 23 ago. - (Adnkronos) - ''Abolire l'Ordine dei Giornalisti avrebbe soltanto conseguenze devastanti, perché la categoria non sarebbe più tutelata''. A parlare è Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, che ribatte così, all'ADNKRONOS, all'intervento di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, pubblicato oggi su ''il Giornale'' a sostegno della propria proposta di abolizione dell'Ordine. ''Mi batto da trent'anni -afferma Abruzzo- per ottenere un assetto innovativo, per avere una riforma della legge '63 dell'Ordine professionale ancorata all’Università e alla direttiva 89/48/Cee''. L’Europa vuole che i professionisti regolamentati abbiano alle spalle almeno una laurea triennale. Il ministro Mussi il 4 luglio in Parlamento ha dichiarato che adeguerà gli ordinamenti vigenti a quella direttiva. Il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia spiega inoltre che sarebbe d'accordo ''soltanto con l'abolizione di tutti gli Ordini professionali. Sarebbe necessaria, dunque, una riforma totale, dove tutti gli albi dovrebbero essere gestiti direttamente dallo Stato: gli Albi potrebbero essere pubblicati nel portale del Ministero della Giustizia; l’esame di Stato (previsto dall’articolo 33, V comma, della Costituzione) potrebbe essere affidato alle Università, mentre le prime sezioni civili dei Tribunali di capoluoghi di Regione potrebbero svolgere le funzioni di giudice disciplinare. Capezzone non ha ancora capito che la “Carta” francese non è adattabile al sistema italiano, perché la nostra Costituzione impone l’esame di Stato a chi intende esercitare una professione intellettuale. Il Parlamento e oggi l’Università hanno decretato che esiste la professione di giornalista. Capezzone non sa che coloro i quali esercitano di fatto la professione possono diventare giornalisti di diritto, chiedendo ai Consigli dell’Ordine la delibera di iscrizione d’ufficio al Registro. In Lombardia abbiamo sanato d’ufficio almeno 3mila posizioni. Capezzone è disinformato quanto impreparato”.


“Capezzone – conclude Abruzzo -, isolato nella maggioranza, deve smetterla di lavorare per gli editori e di dire cavolate. Studi, ne ha bisogno. Colpisce che non spenda una parola contro gli editori padroni della professione dal 1928: sono gli editori che assumono ad libitum i praticanti. La sfacciataggine ha un limite, quello costituzionale del buon costume e della decenza (sesto comma dell’articolo 21). L’eventuale abrogazione della legge n. 69/1963 sull’ordinamento della professione giornalistica comporterà questi rischi:


1) quella dei giornalisti non sarà più una professione intellettuale riconosciuta e tutelata dalla legge.


2) risulterà abolita laa deontologia professionale fissata nell’articolo 2 della legge professionale n. 69/1963.


3) senza la legge n. 69/1963, cadrà per giornalisti (ed editori) la norma che impone il rispetto del "segreto professionale sulla fonte delle notizie". Nessuno in futuro darà una notizia ai giornalisti privati dello scudo del segreto professionale.


4) senza legge professionale, direttori e redattori saranno degli impiegati di redazione vincolati soltanto da un articolo (2105) del Codice civile che riguarda gli obblighi di fedeltà verso l’azienda. Il direttore non sarà giuridicamente nelle condizioni di garantire l’autonomia della sua redazione.


5) una volta abolito l’Ordine, scomparirà l’Inpgi. I giornalisti finiranno nel calderone dell’Inps, regalando all’Inps un patrimonio di 2.500 miliardi di vecchie lire (immobili e riserve)”.


Capezzone scrive che quella dell’Ordine dei Giornalisti e degli Ordini italiani è una anomalia mondiale. Gli consiglio di leggere un bel saggio di Sabino Cassese (Professioni e ordini professionali in Europa, Il Sole 24 Ore 1999). Capirà finalmente che ogni Paese ha la sua organizzazione delle professioni, tutte legittime secondo la direttiva “Zappalà” 36/2005. Questa direttiva consente agli Stati membri di delegare parte della gestione delle professioni a organismi autonomi, come gli Ordini professionali. Il risultato è che non solo gli Ordini non vanno eliminati, ma vanno regolate per legge anche le associazioni, senza necessariamente farne degli ulteriori Ordini. (Lmg/Gs/Adnkronos) 23-AGO-06 17:28



GIORNALISTI: PEDICA (IDV), RIVEDERE LEGGE NON ABOLIRE ORDINE


ROMA, 23 ago -''La voglia di abolire un'ordine per sperare nella liberta' di stampa sarebbe come dire: entro in una gabbia di leoni per dimostrare che riesco a vivere. Senza l'ordine il giornalismo muore istantaneamente, senza agonia, e questo non si deve pensare minimamente''. Lo sostiene Stefano Pedica, capo della Segreteria politica di Italia dei Valori. ''Sono d'accordo con Tucci, Abruzzo e Del Boca a rivedere la legge, che si studi per modificare alcuni punti, che si svolga un dibattito che qualifichi e migliori la tutela del giornalista. L'ordine - aggiunge - non serve per formare caste di lobbisti, ma per garantire la professionalita' e la carriera del giornalista. Bisogna tutelare i free lance che spesso combattono in prima linea per conquistare un po' di notorieta'. Dobbiamo tutelare chi e' inviato nei paesi a rischio e muore senza un riconoscimento dello stato. Questo vuol dire migliorare. Invito Capezzone ad un confronto serio e qualificato per capire quanto e' importante per noi giornalisti un organo di tutela che garantisca la liberta' di stampa''.(ANSA). STF 23-AGO-06 18:33


GIORNALISTI: CAPEZZONE AD ABRUZZO, ESCI DAL BUNKER = SEGRETARIO RADICALI, DIRIGENTI ORDINE ORMAI ISOLATI


Roma, 23 ago - (Adnkronos) - ''Vorrei dire a Franco Abruzzo non solo di calmarsi, perche' sembra abbastanza agitato e sovreccitato, ma soprattutto di uscire dal bunker in cui si e' infilato. Lui e gli altri dirigenti dell'Ordine, ormai isolati, sono asserragliati a difesa di una corporazione che esiste solo in Italia''. Ad affermarlo e' Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, presidente della Commissione attivita' produttive della Camera, che replica cosi' alle dichiarazioni di Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, all'interno della polemica sull'abolizione dell'Ordine dei giornalisti. ''Non sono solo io a chiedere di voltare pagina, ma decine di direttori, editorialisti, firme illustri del giornalismo italiano. Appare patetica una difesa fatta di insulti e di non argomenti. Ma questa poverta' di ragioni sara' giudicata dall'opinione pubblica nei prossimi mesi'', conclude Capezzone. (Lmg/Gs/Adnkronos) 23-AGO-06 18:42


GIORNALISTI: ABRUZZO, POSIZIONE DI CAPEZZONE ISOLATA


Roma, 23 ago. - (Adnkronos) - ''Capezzone sa di essere isolato non solo nella maggioranza di Governo, ma anche nella Rosa nel Pugno. Uno schieramento politico, che ha raccolto soltanto il 2% del consenso elettorale, non puo' imporre alcuna decisione. Gli ordini professionali, come e' nei piani del Governo, saranno riformati, ma non cancellati. Questa e' anche la volonta' dell'Unione europea''. Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, ribatte cosi', all'ADNKRONOS, alle dichiarazioni di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali Italiani, nell'ambito della 'querelle' sull'abolizione dell'Ordine. Capezzone aveva chiesto ad Abruzzo di ''uscire dal bunker'' riferendosi alla sua difesa dell'Ordine dei Giornalisti. (Lmg/Gs/Adnkronos) 23-AGO-06 19:12


GIORNALISTI: RHO (QUARTO POTERE), CAPEZZONE E DEL BOCA SI CONFRONTINO = INVITATI ENTRAMBI A SETTEMBRE AL CIRCOLO DELLA STAMPA DI MILANO


Milano, 25 ago. 06 (Adnkronos) - ''Invito il Segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, e il Presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, a una tavola rotonda sul futuro della nostra professione: li aspettiamo a settembre al Circolo della Stampa di Milano''. Lo afferma Edmondo Rho, Segretario del Circolo della Stampa e leader del movimento di giornalisti ''Quarto Potere''. Al confronto, oltre a Capezzone e Del Boca, dovrebbero partecipare altri politici: ''Il Circolo della Stampa intende invitare piu' parlamentari, scelti tra chi intende presentare proposte di legge per riformare l'Ordine dei giornalisti, e non per abolirlo come vorrebbe Capezzone'', spiega Rho. Il confronto al Circolo di Milano tra il presidente dell'Ordine e i politici dovra' affrontare ''i nodi dell'accesso alla professione e del diritto del cittadino a un'informazione corretta'', aggiunge Rho, che si dice preoccupato dal ''rischio di deriva della nostra professione in una grande Giornalistopoli. E' singolare che si riproponga l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti proprio nell'estate in cui sono emersi gravi episodi, dallo scandalo del calcio al Sismigate, che coinvolgono nostri colleghi''. A proposito di quella che definisce ''Giornalistopoli'', il leader di Quarto Potere sostiene che ''bisogna spronare i Consigli regionali dell'Ordine a fare bene il loro mestiere, sanzionando chi non rispetta la deontologia della professione giornalistica: la riforma della legge istitutiva, anzi, dovrebbe rendere piu' incisivo il potere di garante etico dell'Ordine. Altrimenti, dovremmo arrivare alla conclusione che siccome in Italia la giustizia funziona male, la soluzione del problema e' l'abolizione dei tribunali''. Inoltre, secondo Rho, ''lascia perplessi il fatto che molti direttori di giornale siano a favore dell'abolizione dell'Ordine che deve vigilare sulla deontologia di tutti i giornalisti, compresi loro. Il problema nelle redazioni e' spesso un altro: quando il direttore e' indebolito, per responsabilita' dell'editore, non esercita in pieno i suoi poteri. Cosi' si crea un circolo vizioso, anche nei rapporti tra pubblicita' e informazione, da spezzare: piu' che chiedere di abolire l'Ordine, i direttori dovrebbero garantire l'autonomia delle redazioni, come previsto dalla legge e dall'art. 6 del contratto giornalistico, evitando di farsi calpestare come stuoini dagli editori''. Il leader di Quarto Potere conclude affermando che ''un Ordine riformato potrebbe dimostrare di non essere un carrozzone inutile e battersi per far diventare virtuoso il circolo dell'informazione, tutelando efficacemente la dignita' di tutti i giornalisti''. (Sin/Col/Adnkronos) 25-AGO-06 14:06



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Il Coordinamento delle Associazioni per un Sindacato di servizo: "L'Ordine così com'è non serve a nulla contro il degrado della professione (calciopoli, scandalo Servizi), la disoccupazione e il precariato dilagante" Roma, 01/09/06. Ritenere che sia “necessaria e urgente una radicale riforma della legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti” è un dato di fatto. Ma è bastato che a dirlo fosse il segretario generale della Fnsi Paolo Serventi Longhi perché si scatenasse una scomposta reazione dei vertici dell’Ordine nazionale. Una reazione che ci sembra, oltretutto superficiale nei contenuti.


COORDINAMENTO DEI PRESIDENTI E SEGRETARI DELLE ASSOCIAZIONI STAMPA PER UN SINDACATO DI SERVIZIO (ABBRUZZO, BASILICATA, EMILIA ROMAGNA, LIGURIA, MARCHE, MOLISE, PUGLIA, TRENTINO ALTO ADIGE, UMBRIA, VALLE D’AOSTA E VENETO)


Condividiamo infatti le dichiarazioni di Serventi Longhi a commento della proposta degli onorevoli Capezzone e De Lucia di abolire l’Ordine dei Giornalisti e di istituire una carta professionale, sul modello francese. Lontani dal condividere la proposta dei radicali, come Serventi Longhi, pensiamo però che un Ordine “che non riesce a svolgere tempestivamente e con efficacia il ruolo di garante dell’etica dei giornalisti e dei cittadini non abbia alcun senso, e che anche le regole dell’accesso alla professione appaiono inadeguate di fronte al dilagare del precariato e del lavoro nero”. Le compromissioni di alcuni giornalisti con i poteri dello stato (i Servizi) e il dilagare del malcostume professionale, come è stato purtroppo dimostrato nel caso di “calciopoli”, rafforzano tra i colleghi e in tutti noi la convinzione che l’Ordine sia inadeguato o, quantomeno, impotente ad affrontare problemi che ormai toccano l’essenza stessa della professione. Diciamo questo prescindendo da un giudizio sui dirigenti dell’Ordine che invece stimiamo e che appaiono, spesso, impotenti di fronte ad una legge ordinistica vecchia e farraginosa. Dopo decenni di proposte di riforma provenienti tra l’altro anche dall’interno della categoria e dell’Ordine stesso, sembra quasi di trovarsi di fronte ad un organo di autogoverno irriformabile. E il fatto che dalla politica vengano segnali espliciti di voler cancellare l’istituto non può né scandalizzarci, né essere preso come una provocazione da ignorare. Purtroppo siamo di fronte ad una situazione talmente grave che l’alzata di scudi del vertice dell’Ordine non fa altro che peggiorare. Alla debolezza della risposta dell’Ordine sul piano dell’etica si aggiunge la inadeguatezza delle regole dell’accesso alla professione. La corretta indicazione della via universitaria si scontra con il dilagare senza regole dei master in giornalismo regolati da convenzioni inadeguate in molti casi, ad una vera formazione e con l’uso selvaggio degli stagisti sfruttati e usati come massa di manovra per spingere al ribasso il costo del lavoro. Da notare poi che ogni anno l’Ordine sforna attraverso l’esame di stato almeno mille nuovi giornalisti professionisti che vanno ad ingrossare le file delle liste di disoccupazione (leggi sottoccupati) che ormai sfiorano le 3000 unità. Il problema dell’accesso alla professione demandato all’Ordine rischia di tradursi in un grave problema sindacale (disoccupazione e precariato di massa). Ci appare quindi davvero strano che l’attuale presidente dell’Ordine Lorenzo del Boca, che è stato a lungo nel sindacato assumendo anche il ruolo di presidente della Fnsi, bacchetti il segretario generale solo perché ha osato affermare quello che pensa la stragrande maggioranza dei giornalisti che tutti i giorni fanno i conti con il degrado etico della categoria e con i gravi problemi del lavoro, e cioè che “così com’è l’Ordine dei giornalisti non ha senso”. Quindi ribadiamo: sono più che maturi i tempi per una radicale autoriforma prima che siano altri a pensarci.


FELICE SALVATI (Coordinatore) ....................................


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Analisi dell'Agenzia Adnkronos


COME È REGOLATA LA PROFESSIONE DI GIORNALISTA.


Abolire o meno l'Ordine dei Giornalisti? La proposta di abolizione lanciata dal segretario dei radicali italiani Daniele Capezzone, ha riaperto il dibattito sul mantenimento dell'Ordine dei Giornalisti. Vediamo come, attualmente, è regolata in Italia la professione giornalistica. Legge 3 febbraio 1963, n. 69 - Regolamento per l'esecuzione della Legge n. 69/63 (D.P.R. 4 febbraio 1965, n. 115 - D.P.R. 3 maggio 1972, n. 212 - D.P.R. 21 settembre 1993, n. 384). I principi introdotti dalla legge n. 69/63 prevedono, da un lato, un particolare regime d'accesso e di svolgimento dell'attività giornalistica; dall'altro la configurazione strutturale dell'Ordine professionale, con l'attribuzione dei poteri di amministrazione attiva, contenziosa, etc., ai suoi organismi di articolazione. La disciplina sull'attività prevede: a) l'obbligo di appartenenza all'Ordine per chi voglia assumere il titolo ed esercitare la professione di giornalista; b) la definizione dei diritti e dei doveri inerenti allo status di giornalista e la corrispondente previsione dei poteri disciplinari e delle sanzioni, quali l'avvertimento, la censura, la sospensione dall'esercizio professionale e la radiazione dall'Albo; c) la suddivisione dei giornalisti che svolgano l'attività in forma professionale in due categorie: quella dei ''professionisti'' e quella dei ''pubblicisti'': la prima, composta da coloro che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione giornalistica; la seconda, da coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se contestualmente ad altre professioni o impieghi. A tale distinzione corrisponde la suddivisione dell'Albo in due elenchi; d) la previsione e la disciplina della ''pratica giornalisticà', il cui svolgimento, per almeno 18 mesi di tempo, è posto come condizione per l'accesso all'elenco dei ''professionisti'', e la corrispondente istituzione di un apposito registro dei praticanti; e) la previsione di una speciale prova di idoneità professionale; f) l'istituzione di elenchi speciali per i giornalisti stranieri, e per i direttori di periodici o riviste a carattere tecnico, professionale o scientifico. La disciplina ''strutturalè', cioè l'autogoverno, si realizza invece attraverso l'articolazione dell'Ordine in due gradi di organi: il primo, costituito dai Consigli regionali o interregionali, eletti su base territoriale dagli iscritti; il secondo, costituito dal Consiglio nazionale dell'Ordine, formato da membri eletti in sede regionale, ed avente la peculiare funzione di decidere sui ricorsi proposti contro le deliberazioni dei Consigli regionali.


I SOGGETTI DELL'ORDINAMENTO. La legge professionale, in relazione alle diverse modalità di esercizio dell'attività giornalistica ed alle particolari connotazioni soggettive degli operatori, distingue diverse categorie di soggetti: a) i giornalisti ''professionisti''; b) i giornalisti ''pubblicisti''; c) i giornalisti di nazionalità straniera, per i quali è prescritta l'iscrizione in un elenco speciale annesso all'Albo (art. 28) - Norme CEE; d) i direttori responsabili di periodici o riviste a carattere tecnico, professionale o scientifico (esclusi quelli sportivi e cinematografici) che non esercitino attività di giornalista, soggetti all'iscrizione in un elenco speciale annesso all'Albo (art. 28); e) i praticanti, per i quali è previsto un apposito registro con una particolare disciplina di iscrizione. I ''praticanti'' sono coloro che intendono avviarsi alla professione giornalistica e che abbiano compiuto almeno 18 anni di età. La legge prevede che la pratica giornalistica debba svolgersi presso un quotidiano o presso un servizio giornalistico della radio o della televisione, o presso un'agenzia quotidiana di stampa a diffusione nazionale con almeno quattro giornalisti professionisti redattori ordinari, ovvero presso un periodico a diffusione nazionale con almeno sei giornalisti professionisti redattori ordinari. Dopo un periodo di 18 mesi i praticanti possono chiedere al direttore responsabile della pubblicazione, del servizio, ecc., il rilascio di una dichiarazione motivata sull'attività giornalistica svolta. I praticanti vengono iscritti nell'apposito registro, con una delibera del competente Consiglio dell'Ordine avente natura di atto di accertamento dello status di praticante; riscontrata, infatti, la ricorrenza dei requisiti di legge, il provvedimento trasforma da potenziale in attuale il diritto (soggettivo) dell'aspirante alla qualifica ed allo status di praticante. L'iscrizione al Registro dei praticanti è limitata ad un periodo massimo di tre anni (art. 34, ult. comma). Ai fini dell'iscrizione, è previsto il superamento di un esame di cultura generale diretto ad accertare l'attitudine all'esercizio della professione; sono esonerati, tuttavia, dalla prova, gli aspiranti in possesso del titolo di studio non inferiore alla licenza di scuola media superiore.


LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA GENERALE. L'ordine dei giornalisti è articolato in una struttura collegiale centrale, il Consiglio Nazionale, e in una serie di strutture collegiali periferiche, i Consigli regionali e interregionali, aventi natura di persone giuridiche di diritto pubblico. I Consigli sono organi eletti su base regionale e sono composti da sei professionisti e tre pubblicisti. I componenti del Consiglio restano in carica un triennio e sono rieleggibili. Ciascun Consiglio elegge nel suo seno un presidente (il quale ha la rappresentanza dell'Ordine, convoca e presiede l'assemblea degli iscritti, etc.) un vice Presidente, un Segretario e un Tesoriere. Ogni Ordine ha anche un Collegio dei revisori dei conti (art. 12 L. n. 69) costituito da tre componenti eletti tra gli iscritti che non ricoprano o non abbiano ricoperto negli ultimi tre anni la carica di consigliere. Il Collegio controlla la gestione dei fondi, e verifica i bilanci predisposti dal Consiglio riferendone all'assemblea.


POTERI CONNESSI CON LO ''STATUS'' DI GIORNALISTA - I Consigli provvedono alle iscrizioni all'Albo professionale e alle cancellazioni. Le cancellazioni sono deliberate d'ufficio per le seguenti cause: a) trasferimenti: nessuno può essere iscritto contemporaneamente in piu' di un albo; in caso di cambiamento di residenza il giornalista deve chiedere il trasferimento nell'albo del luogo di nuova residenza; b) perdita del godimento dei diritti civili: essa opera come causa di cancellazione qualunque ne sia il titolo da cui è derivata; c) perdita della cittadinanza italiana: in tal caso il giornalista può essere iscritto - a sua domanda - nell'elenco speciale per gli stranieri; d) condanna penale: sono cancellati dall'Albo coloro che abbiano riportato condanne penali che comportino l'interdizione perpetua dai pubblici uffici; nel caso di interdizione temporanea dai pubblici uffici, ovvero di interdizione dalla professione giornalistica, l'iscritto è ''sospesò' di diritto durante il periodo di interdizione; nell'ipotesi di condanna penale che non importi la detta pena accessoria, il Consiglio inizia l'azione disciplinare ove ne ricorrano le condizioni; e) perdita dell'esclusività prevista dalla legge ''professionalè': si prevede la cancellazione del giornalista professionista quando risulti che sia venuto a mancare il requisito della ''esclusività'' professionale; ricorrendo tale ipotesi, il professionista può essere trasferito - a sua domanda - nell'elenco dei pubblicisti; f) inattività: è disposta la cancellazione dagli elenchi dopo due anni di attività professionale. Tale termine è elevato a tre anni per il giornalista che abbia almeno dieci anni di iscrizione; nel calcolo dei termini non si tiene conto dei periodi di inattività professionale dovuta all'assunzione di cariche o di funzioni amministrative politiche o scientifiche, o all'espletamento di obblighi militari. La cancellazione per inattività è comunque esclusa per i giornalisti che abbiano maturato almeno quindici anni di iscrizione all'Albo, salvo i casi di iscrizione in altro albo, o di svolgimento di altra attività lavorativa con le caratteristiche di continuità e remuneratività; g) cessazione dei requisiti di legge per i direttori responsabili di periodici o riviste a carattere tecnico, professionale o scientifico: la cancellazione dal relativo elenco speciale, nel caso vengano a cessare i requisiti previsti in genere per i direttori responsabili di quotidiani o periodici dalla legge sulla stampa (cittadinanza italiana e possesso degli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche), nonchè in caso di decadenza della registrazione della pubblicazione, o intervenuto mutamento della natura della rivista o periodico. I Consigli provvedono, inoltre, alla reiscrizione (art. 42 L. n. 69) dei giornalisti cancellati dall'Albo che ne facciano richiesta quando siano cessate le ragioni che hanno determinato la cancellazione.


LA TENUTA, LA REVISIONE DELL'ALBO ED ALTRE COMPETENZE - I Consigli curano la tenuta dell'Albo ed annualmente la revisione (art. 30 Regolamento esecuzione). I Consigli hanno l'amministrazione dei beni dell'Ordine e sono tenuti, annualmente, alla compilazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo da sottoporre all'approvazione dell'assemblea; dispongono la convocazione dell'assemblea; fissano, nei limiti previsti dalla legge, le quote annuali dovute dagli iscritti e determinano i contributi per l'iscrizione nell'albo e nel registro dei praticanti, nonchè il rilascio dei certificati.


I POTERI DI VIGILANZA - Ogni Consiglio vigila per la tutela del titolo di giornalista, in qualunque sede, anche giudiziaria, e svolge ogni attività diretta alla repressione dell'esercizio abusivo della professione. Tale attribuzione, si ricollega direttamente alla natura di organismo rappresentativo dell'Ordine, a sua volta preposto alla tutela di tutti gli interessi pubblici, oggettivamente immanenti, della categoria professionale. Al detto potere di tutela ''a valenza esternà' si accompagna quella sfera di attribuzioni direttamente connesse alla peculiare natura dell'Ordine (che è quella di garantire l'osservanza delle norme di etica professionale); questa natura si ricollega al peculiare potere di tutela a ''valenza internà', nella sua applicazione di solo appartenenti all'Ordine. Pertanto, ogni Consiglio ''vigila sulla condotta e sul decoro degli iscritti'' e può adottare provvedimenti disciplinari nei confronti di coloro che si rendano colpevoli di fatti non conformi al decoro o alla dignità professionale, o di fatti che compromettano la propria reputazione e la dignità dell'Ordine. Le sanzioni sono: o l'avvertimento: viene inflitto nel caso di abusi o mancanze di lieve entità e consiste nel richiamo del giornalista all'osservanza dei suoi doveri (art. 52 L. n. 69). Il provvedimento può anche essere disposto dal Presidente oppure conseguente ad un giudizio disciplinare; o la censura, è connessa ad abusi o mancanze di grave entità e consiste nel biasimo formale per la trasgressione accertata; o la sospensione dall'esercizio professionale può essere inflitta nei casi in cui l'iscritto abbia compromesso, con la sua condotta, la propria dignità professionale; o la radiazione è diretta a sanzionare la condotta dell'iscritto che abbia gravemente compromesso la dignità professionale sino a renderla incompatibile con la permanenza nell'Albo. La legge prevede la reiscrizione, su domanda dell'interessato, trascorsi cinque anni dal giorno della radiazione. C'è da chiedersi se la mancata previsione di fattispecie tipiche di illecito disciplinare esponga il giornalista, alla censura sulla sua attività di giornalista. La Corte Costituzionale con la Sent. n.11 del 1968, escludendo che il potere disciplinare possa risolversi in una forma di sindacato sul contenuto degli scritti del giornalista, ha affermato che l'intera materia trova un limite nell'art. 2 della legge n. 69, intendendo implicitamente che le fattispecie di illecito disciplinare vadano costruite in relazione alla violazione degli obblighi ''deontologici'' posti da detta disposizione. Diritti e doveri del giornalista (di cui all'art. 2) costituiscono il parametro di correttezza, obiettività e completezza informativa la cui violazione nell'ambito di una attività ''professionale', e solo limitatamente a tale ipotesi, comporta l'esercizio da parte dell'Ordine del potere sanzionatorio pubblico. Tale potere giustifica non solo l'esistenza dell'Ordine, ma anche la sua funzione al servizio di una corretta e veritiera informazione concepita come diritto dei singoli e della collettività.


IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE -La competenza per il giudizio disciplinare appartiene al Consiglio dell'Ordine presso il quale è iscritto l'incolpato. L'azione disciplinare è iniziata d'ufficio dal competente Consiglio o anche su richiesta del Procuratore Generale (art. 48, ult. comma, legge n.69). Si applicano, per i componenti del Consiglio, le disposizioni in materia di astensione e ricusazione previste dagli artt. 51 e 52 del Codice di procedura civile. Non può essere inflitta alcuna sanzione disciplinare senza che l'incolpato sia stato formalmente invitato a comparire davanti al Consiglio. Questo, assunte sommarie informazioni, contesta all'interessato, con lettera raccomandata, i fatti addebitati e le eventuali prove raccolte, assegnando un termine non inferiore a trenta giorni per essere sentito a discolpa. L'interessato ha facoltà di presentare documenti e memorie difensive. I provvedimenti disciplinari sono adottati a votazione segreta e corredati di motivazione; vengono notificati all'interessato ed al Pubblico Ministero a mezzo di ufficiale giudiziario entro trenta giorni. L'azione disciplinare si prescrive nel termine di cinque anni dal fatto (salvo gli eventi interrottivi del termine previsto dalla legge).


LA VIGILANZA DEL MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA - La legge attribuisce al Ministro di Grazia e Giustizia l'alta vigilanza su tutti i Consigli. Il Ministro, sentito il parere del Consiglio Nazionale, ha il potere di sciogliere, con decreto motivato, un Consiglio regionale (o interregionale) che non sia in grado di funzionare regolarmente, o che illegittimamente, sia in regime di prorogatio (quando, cioè sia scaduto il termine di legge per l'elezione del nuovo Consiglio senza tuttavia procedervi), ovvero che sia recidivo nell'inosservanza degli obblighi ad esso imposti, benchè ritualmente richiamato. (scheda/adnkronos, 12 agosto 2006).


POLEMICA SU ABOLIZIONE DELL'ORDINE, LA SUA STORIA.


La professione di giornalista in Italia e' regolata da una legge dello Stato: la legge 3 febbraio 1963 n. 69. Questa legge prevede che l'attivita' giornalistica e' un'attivita' intellettuale a carattere professionale, caratterizzata quindi da quell'elemento di ''creativita''' che fa del giornalista non un impiegato o un operatore esecutivo, ma, appunto, un professionista. La legge riconosce poi la rilevanza sociale del giornalismo e impone, a chi lo eserciti in forma professionale, di iscriversi obbligatoriamente in un Albo dettandone condizioni e modalita'; tutto cio', soprattutto a garanzia della pubblica opinione e del lettore che e' il destinatario dell'informazione. La legge, inoltre, prevede l'autogoverno della categoria, la gestione dell'Albo affidata cioe' a giornalisti che siano eletti democraticamente dalla categoria. Si sente molto spesso dire che solo in Italia esiste un Ordine dei Giornalisti. Questo e' vero, ma e' altrettanto vero che in tutto il mondo, e non solo in Europa, per quanto riguarda la tutela dei giornalisti, si registra una tendenza che e' quella dell'autoregolamentazione. Si avverte in sostanza tutta la delicatezza di un intervento dello Stato, o di altri soggetti esterni che pongano limiti all'autonomia dell'informazione. Questa attenzione esiste non solo nei paesi latini, ma anche nei paesi anglosassoni che hanno una cultura giuridica diversissima: tutti insistono nel rivendicare che certi interventi, come ad esempio quello di natura deontologica, spettino agli organismi della categoria, siano essi Ordini professionali, Sindacati o Associazioni, e nel chiedere una protezione legislativa.


Come e perche' storicamente si e' arrivati alla legge del '63 sull'ordinamento professionale dei giornalisti? Del giornalismo inteso come prestazione intellettuale a carattere professionale si comincia a parlare dal 1877, con la nascita dell'Associazione della Stampa Periodica Italiana. Nello statuto di tali associazioni erano previste infatti tre Categorie: gli effettivi coloro che esercitavano esclusivamente l'attivita' giornalistica, i pubblicisti, ai quali era concesso svolgere con il giornalismo anche altre professioni, e i frequentatori, cioe' quelle personalita' del mondo culturale e politico che con carattere di periodicita' pubblicavano articoli su quotidiani e, in genere, sulla stampa. Nel 1908 avviene in Italia il primo riconoscimento giuridico della professione e la nascita del primo embrione di albo: la legge n. 406 del 9 luglio, infatti, concede, ai giornalisti 8 scontrini ferroviari con la riduzione del 75% sulle tariffe. E lo concede a coloro che ''fanno del giornalismo la professione abituale, unica e retribuita''. Sempre questa legge prevede la costituzione di un'apposita commissione presso le Ferrovie dello Stato con lo scopo di compilare l'elenco de direttori, dei redattori e dei corrispondenti di quotidiani ai quali concedere gli scontrini. L'albo viene poi recepito in sede contrattuale nel marzo del 1925 quando fra la Federazione della Stampa e gli editori fu firmato un accordo che prevedeva la costituzione presso ciascuna Associazione regionale di un comitato paritetico giornalisti - editori per la compilazione dell'albo locale. Al centro venne costituito un comitato d'appello per giudicare sui ricorsi avverso l'esclusione dagli albi locali. Nel contratto stipulato poi il 14 luglio del '25, si affermava che dovevano considerarsi ''giornalisti professionisti coloro che da almeno 18 mesi facciano del giornalismo la professione unica retribuita''.


Sempre nel '25, e precisamente a dicembre, con la legge n. 2307, fu istituito l'Ordine dei Giornalisti avente le sue sedi nelle citta' dove esisteva la Corte d'Appello. L'Ordine avrebbe dovuto formare gli albi locali e solo agli iscritti sarebbe stato consentito di esercitare la professione. La normativa non ebbe pero' alcun seguito. Anzi, avvenne che nel febbraio del '28 un Regio decreto - ignorando la precedente legge - dette norme soltanto per ''l'istituzione dell'albo professionale dei giornalisti''. Cio' e' facilmente spiegabile: nel '26 era stato infatti istituito il sistema del ''Sindacato unico di diritto pubblico'' per tutte le categorie dei professionisti. Con questo sistema venivano mantenuti in vita - con forti limitazioni - gli ordini gia' esistenti. Gli altri come l'Ordine dei Giornalisti, furono invece bloccati. Il Regio Decreto del '28 prevedeva l'albo dei giornalisti suddiviso in tre distinti elenchi: i professionisti (cioe' coloro che da almeno 18 mesi esercitavano esclusivamente la professione giornalistica), i praticanti (coloro che pur esercitando esclusivamente la professione non avevano raggiunto l'anzianita' di 18 mesi o i 21 anni di eta') e i pubblicisti (coloro che esercitavano, oltre all'attivita' retribuita di giornalista, anche altre attivita' o altre professioni).


Sotto il profilo della disciplina sostanziale, c'e' una certa continuita' con il passato e una certa somiglianza con l'ordinamento professionale attuale: le categorie (i professionisti, i praticanti e i pubblicisti), i 18 mesi di pratica sono previsti ancora oggi, ecc. Non si puo' pero' parlare di un organismo autogovernato dai giornalisti; l'albo era infatti gestito da un comitato di 5 membri nominati dal Ministro di Grazia e Giustizia di concerto con il Ministero dell'Interno e delle Corporazioni. Contro le decisioni del Comitato dell'albo si poteva ricorrere ad una commissione superiore per la stampa composta da 10 membri; commissione nominata con decreto su proposta del Ministro di Grazia e Giustizia di concerto anche qui con il Ministero dell'Interno e delle Corporazioni. Dei 10 membri, 5 erano scelti fra i giornalisti designati dal Direttorio del Sindacato Nazionale Fascista. Caduto il fascismo rinascono gli organismi della categoria basati sulla libera associazione. Per la prima volta viene ricostituita la Federazione della Stampa (26 luglio 1943) presso il Circolo della Stampa di Palazzo Marignoli a Roma. Il Sindacato si pose subito il problema dell'albo. Le strade da seguire potevano essere: 1) abolire tout court la legislazione fascista; 2) disciplinare ex novo la professione; 3) accertare la legislazione del '28 con alcuni correttivi. Fu scelta quest'ultima via e il Sindacato ottenne dal governo (peraltro presieduto da un antico Presidente della Federazione della Stampa stessa, l'on. Ivanoe Bonomi) l'emanazione di un decreto che sostituiva i Comitati interregionali per l'albo e la Commissione Superiore per la stampa con una Commissione Unica, avente sede a Roma, alla quale veniva affidata la tenuta degli 11 albi regionali e interregionali e la disciplina degli iscritti (D.L.L. 23.10.1944).


Questa Commissione Unica avrebbe dovuto avere un carattere provvisorio e invece rimase in vita fino al 1963 quando, appunto, nacque l'ordinamento professionale. Essa pero' ha costituito una prima formula di autogoverno della categoria in quanto i suoi componenti, pur se nominati dal Ministero di Grazia e Giustizia, venivano tutti designati dal Sindacato dei giornalisti italiani. La Commissione, pur avendo carattere nazionale, si organizzo' perifericamente istituendo presso ciascuno degli 11 albi regionali sub Commissioni o Comitati delegati, ai quali furono affidati i compiti di istruire le istanze di iscrizione. In questa maniera la Commissione Unica assicurava di fatto, se non di diritto, un doppio esame di merito di ciascun iscritto, anche se la deliberazione definitiva apparteneva alla sede nazionale. Nel 1959 il Ministro di Grazia e Giustizia, l'on. Gonella, dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri, presento' alla Camera il disegno di legge n. 1563 sull'ordinamento della professione giornalistica. Le ripetute sollecitazioni della Federazione della Stampa, in particolare i documenti approvati al Congresso di Sorrento del '62, ebbero l'effetto di imprimere ai lavori della Commissione un ritmo piu' accelerato, tanto che il disegno di legge fu approvato all'unanimita' e con il voto favorevole di tutti i gruppi della Camera in sede legislativa dalla Commissione il 12 dicembre 1962 e trasmesso cinque giorni dopo alla presidenza del Senato. Il disegno di legge fu infatti esaminato, sempre in sede legislativa, dalla Commissione del Senato e, in una sola seduta, il 24 gennaio 1963, ottenne l'approvazione definitiva. (scheda/Red/Opr/Adnkronos) 12-AGO-2006).




Al via dibattito interno su riforma Ordine


Oggi presentato Pdl Capezzone e se ne discute in un convegno alla Fnsi


Roma, 19 settembre 2006. E' stata presentata oggi in Parlamento la proposta di legge sull'abolizione dell'Ordine dei giornalisti che vede come primo firmatario il segretario dei Radicali Daniele Cappezzone, e oggi è partito anche il dibattito della categoria per arrivare ad una proposta con cui anticipare la politica.


Fu la semplice illustrazione del Pdl Capezzone ad aprire in agosto un accesso dibattito tra politica e rappresentati dei giornalisti, sul futuro dell'Ordine. Per non far cadere la provocazione e aprire ''un dibattito serio a cui dovranno seguire iniziative forti, insieme all'Ordine, per avanzare proposte alla politica italiana'', ha spiegato il segretario nazionale Fnsi Paolo Serventi Longhi, sulla questione, oggi si sono messi intorno ad un tavolo il presidente Franco Siddi e il segretario Fnsi, il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Vittorio Roidi e lo stesso Capezzone. A promuovere l'iniziativa Autonomia e Solidarietà, la componente Fnsi a nome della quale oggi ha preso la parola Giovanni Rossi, coordinatore nazionale per chiedere prima di tutto che ''le cose cambino e che in questo cambiamento i giornalisti dicano la loro''. Il punto di partenza, da tutti condiviso oggi, è che ''la legge istitutiva dell'Ordine non sta più in piedi, e sono anni che lo diciamo'', ha spiegato ancora Serventi. A suo avviso però ''vanno fatte proposte serie perché la professione di oggi con quella legge ha in comune solo i principi di saper scrivere bene un articolo e non dare notizie false''. Per il segretario del sindacato è importante arrivare ad una riforma, ''evitando chiusure a riccio'', prima di tutto perché ci si trova in una situazione in cui ''si vuole comprimere la libertà d'informazione. Oggi - ha aggiunto - è quasi impossibile fare informazione giudiziaria senza avere il computer sequestrato dalla magistratura. Quest'estate ci sono stati almeno 10 casi, abbiamo avuto poi la legge sulle intercettazioni che noi non condividiamo, e non si ha invece il coraggio di perseguire seriamente i magistrati che danno le informazioni. Andiamo dal Ministro Mastella perché noi vogliamo continuare a fare i giornalisti''. Ma insieme Serventi, e con lui anche Siddi e Rossi, hanno puntato il dito sull'incapacità dell'Ordine di prendere provvedimenti e in tempi adeguati. ''Non possiamo avere organismi di categoria deputati solo alla difesa di tutti i giornalisti - ha aggiunto il segretario Fnsi - mentre dobbiamo essere severi con chi ha gettato fango sul giornalismo italiano negli scandali degli ultimi tempi''. Su questo, secondo il presidente Fnsi Siddi, ''ci potrebbe essere anche la possibilità di intervenire con un decreto legge, per fare la riforma di articoli come il 49, a proposito degli interventi in caso di violazione della deontologia. Ad esempio per cacciare via subito Renato Farina che andrebbe immediatamente radiato dall'albo. Bisogna poi introdurre il Giurì dell'informazione, sulla linea di quello nato e presto scomparso, del '94. Bisogna avere la possibilità di intervenire, quando ad esempio ci sono violazioni della privacy, anche in tre-quattro giorni''. Tutto questo per lui potrebbe chiamarsi anche ''Pippo, o meglio Consiglio dell'informazione libera e democratica, ma deve esserci per garantire accesso qualificato, segreto delle fonti, autonomia e appunto un Giurì''.


''La proposta di legge che oggi è stata formalmente depositata - ha spiegato da parte sua Daniele Capezzone - ricalca lo schema adottato da tanti e dalla Francia in particolare: sia giornalista chi lo fa effettivamente e per questo merita il tesserino. Non dimentichiamo chi, come Antonio Russo, ha fatto il giornalista senza avere una tessera in tasca''. Il Pdl parte da alcune domande: ''Perché l'Italia è quasi l'unico paese ad avere un Ordine e nonostante questo le classifiche sulla libertà di stampa non la vedono certo in posizioni lusinghiere? Come mai - ha chiesto Capezzone - non c'è la severità che ad esempio c'è in Gran Bretagna nonostante lì l'Ordine non esista? Perché si interviene su Mara Venier o la Ventura ma non si è abbastanza solerti quando si tratta di questioni delicate come calciopoli o le intercettazioni?'' Alle argomentazioni di Capezzone, ma anche a quelle del sindacato, ha risposto Vittorio Roidi a nome dell'Ordine dei giornalisti, ammettendo in primo luogo che ''la legge al momento non consente interventi rapidi di tipo deontologico, e se sospendiamo mister Betulla lui domani può fare ricorso al Tar. Le leggi non le facciamo noi ma abbiamo i cassetti pieni di proposte, abbiamo fatto quello che potevamo fare''. Secondo Roidi bisogna capire ''quali sono gli obiettivi e con che cosa si sostituisce l'esistente''. Non si sostituisce a suo avviso con la proposta di legge di Cappezzone che ''apre ai somari mentre l'accesso alla professione deve essere per quelli che hanno almeno una laurea triennale, perché così dice l'Europa''. Nè per Serventi si sostituisce dando il potere sanzionatorio alle Autorità, come quella della privacy o quella per le garanzie nelle comunicazioni ''che sono scarsamente indipendenti dalla politica''. (ANSA)


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Le follie forcaiole del vertice della Fnsi

“Chi viola le regole deontologiche


va cacciato subito dall’Albo”.


Ma il diritto di difesa esiste ancora!


Nota di Franco Abruzzo/presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia; docente a contratto di diritto dell’Informazione presso l’Università di Milano Bicocca e presso l’Università Iulm di Milano


Milano, 20 settembre 2006. Oggi sulla prima pagina di “Italia Oggi” campeggia questo titolo: “Il primo ordine kamikaze. I giornalisti si consegnano al governo in cambio di un dl anti-Betulla”. Questo titolo è frutto di un clamoroso errore fatto dal direttore Franco Bechis e dal redattore Chris Bonface, che hanno erroneamente attribuito a Franco Siddi il ruolo di presidente dell’Ordine dei Giornalisti, quando, invece, Siddi è presidente del Consiglio nazionale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana). Siddi ha parlato nell’ambito di un convegno tenutosi nella sede della Fnsi. Questo il resoconto diramato dall’Ansa: Ma insieme Serventi, e con lui anche Siddi e Rossi, hanno puntato il dito sull'incapacità dell'Ordine di prendere provvedimenti e in tempi adeguati. ''Non possiamo avere organismi di categoria deputati solo alla difesa di tutti i giornalisti - ha aggiunto il segretario Fnsi - mentre dobbiamo essere severi con chi ha gettato fango sul giornalismo italiano negli scandali degli ultimi tempi''. Su questo, secondo il presidente Fnsi Siddi, ''ci potrebbe essere anche la possibilità di intervenire con un decreto legge, per fare la riforma di articoli come il 49, a proposito degli interventi in caso di violazione della deontologia. Ad esempio per cacciare via subito Renato Farina che andrebbe immediatamente radiato dall'albo”. Bisogna poi introdurre il Giurì dell'informazione, sulla linea di quello nato e presto scomparso, del '94. Bisogna avere la possibilità di intervenire, quando ad esempio ci sono violazioni della privacy, anche in tre-quattro giorni''. Tutto questo per lui potrebbe chiamarsi anche ''Pippo, o meglio Consiglio dell'informazione libera e democratica, ma deve esserci per garantire accesso qualificato, segreto delle fonti, autonomia e appunto un Giurì''.


Siddi, Paolo Serventi Longhi (segretario generale Fnsi) e Giovanni Rossi (segretario aggiunto Fnsi) hanno fatto affermazioni stupide e profondamente forcaiaole sul piano giuridico: l’ordinamento della Repubblica non consente la fucilazione morale degli iscritti negli Albi professionali. La Corte costituzionale ha spiegato più volte che anche i Consigli degli Ordini (=giudici amministrativi) devono rispettare il diritto di difesa e tutte le garanzie, che spettano normalmente ai cittadini sotto indagine. Le fasi processuali sono normalmente quattro: avviso disciplinare, delibera di apertura del procedimento, audizione della persona incolpata, decisione finale. Occorrono dai 3 ai 4 mesi. Quale giudice ordinario decide una causa in 4 mesi? Consiglio ai tre capi della Fnsi di rileggersi Beccarla e poi di studiare il diritto costituzionale, il diritto del giornalismo e le procedure disciplinari (con la giurisprudenza) sul Codice dell’informazione e della comunicazione (edito nel maggio 2006 dal Centro di Documentazione giornalistica, piazza di Pietra 26, telef. 0667.914.96 - 06 67.981.48 - Fax 0667.974.92, Roma). Io ne sono l’autore, come ben sanno i tanti, che si preparano e che si sono preparati in passato all’esame di Stato. E’ un testo, dicono, di facile lettura. Richieda una buona preparazione culturale e una capacità di studio e di analisi.


Giurisprudenza


Legge pofessionale: l’articolo 56 non viola la Costituzione - Diritto di difesa


Non è fondata, nei sensi di cui in motivazione, la questione di legittimità costituzionale dell'art. 56 comma 2 legge 3 febbraio 1963 n. 69, sull'ordinamento della professione di giornalista, proposta, in riferimento agli art. 3 e 24 cost., sotto il profilo che la norma non consentirebbe al giornalista incolpato di partecipare alla fase istruttoria del procedimento disciplinare a suo carico: la norma infatti può essere interpretata nel senso che, quando in istruttoria si proceda all'accertamento dei fatti attraverso la raccolta di prove, l'incolpato abbia la possibilità di visione dei verbali e di utilizzo di ogni strumento di difesa con memorie illustrative, presentazione di nuovi documenti e deduzione di altre prove, compresa la richiesta di risentire testimoni su fatti e circostanze rilevanti ed attinenti alle contestazioni (Corte cost., 14 dicembre 1995, n. 505; Parti in causa: P. c. Consiglio naz. ord. giornalisti e altro; Riviste: Giust. Civ., 1996, I, 651 e Rass. Forense, 1996, 328)



L'art. 56 legge 3 febbraio 1963 n. 69, che regola il procedimento disciplinare a carico dei giornalisti, deve essere interpretato, alla luce dei principi affermati dalla Corte cost. nella sent. n. 505 del 1995, nel senso che ove l'istruttoria prosegua in detta sede, per l'accertamento dei fatti attraverso la raccolta delle prove, pur non essendo prevista la presenza dell'incolpato e del suo difensore, deve essere riconosciuto il diritto di prendere visione dei verbali e di confutare le prove raccolte non solo attraverso memorie illustrative, ma anche con la presentazione di nuovi documenti e con la deduzione di altre prove, compresa la richiesta di risentire testimoni su fatti e circostanze specifiche rilevanti ed attinenti alle contestazioni (Cass. civ., sez. II, 29 novembre 1996, n. 10638; Parti in causa: P. c. Consiglio naz. ord. giornalisti e altro; Riviste: Mass., 1996).



E' infondata, nei sensi di cui in motivazione, la questione di legittimità costituzionale in riferimento agli art. 3 comma 1 e 24 comma 2 cost. dell'art. 56 comma 2 l. 3 febbraio 1963 n. 69 (Ordinamento della professione di giornalista). (Nella specie la Corte di cassazione, nel corso di un giudizio vertente tra P. P. e il consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, avente ad oggetto la cassazione della sentenza emessa dalla corte di appello di Milano, con la quale, in riforma della sentenza pronunciata dal tribunale di Milano, era stata confermata la sanzione disciplinare della censura irrogata al P. a seguito di procedimento disciplinare, ha denunciato la detta disposizione nella parte in cui non prevede che il giornalista incolpato possa partecipare alla fase istruttoria indicando testimoni a discarico, sospettandone il contrasto con l'art. 3 comma 2 cost. determinando un'ingiustificata disparità di trattamento fra i giornalisti e gli appartenenti ad altre categorie professionali, specie gli avvocati e i procuratori legali, ai quali, ex art. 48 del r.d. 22 gennaio 1934 n. 37, è consentito di assistere alla escussione dei testi d'accusa; con l'art. 24 comma 2 cost., in quanto l'impossibilità di partecipare alla fase istruttoria del procedimento disciplinare comporta una non completa attuazione del diritto di difesa) (Corte cost., 14 dicembre 1995, n. 505; Parti in causa P. c. Consiglio naz. ord. giornalisti, Riviste Giur. Costit., 1995, fasc. 6; Rif. ai codici COST art. 3, COST art. 24; Rif. legislativi L 3 febbraio 1963 n. 69, art. 56).



Nei giudizi disciplinari a carico dei professionisti la garanzia costituzionale del diritto di difesa dell'incolpato (operante non solo nel giudizio di impugnazione dinanzi al Consiglio nazionale ma anche nel procedimento davanti al Consiglio dell'ordine, in quanto funzionalmente preordinato e connesso alla successiva fase di natura giurisdizionale) comporta, fra l'altro, che l'interessato abbia diritto di essere adeguatamente informato tanto dell'instaurazione e dello svolgimento del procedimento quanto del contenuto degli addebiti, con la duplice conseguenza del sorgere di corrispondenti obblighi a carico del soggetto che inizi il procedimento, e della delimitazione del giudizio in relazione al contenuto della contestazione. Pertanto una sanzione disciplinare non può fondarsi su una condotta del professionista successiva al momento della contestazione dell'addebito (salvo l'autonomo rilievo di questa ai fini dell'apertura di altro procedimento) nè può prescindere da una chiara informazione del professionista circa la natura disciplinare della contestazione mossagli, soprattutto se essa sia applicata in relazione ad aspetti tecnici dell'attività professionale, dovendosi in tale caso, per il necessario rispetto della garanzia di difesa, connettere ai fatti una qualificazione, sia pure ipotetica o preventiva, che caratterizzi l'inoculazione sotto il profilo della disciplina professionale o come incompetenza o sotto il profilo dell'errore o della colpa inescusabile o comunque sotto diversi profili di rilievo disciplinare (Cass. civ., sez. un., 27 settembre 1997, n. 9501; Riviste: Mass., 1997).












































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