Dal nostro corrispondente F. de Bonis per l’Agenzia Stefani@-web
Roma, 13/14 giugno 2007. Negli ambienti giornalistici romani è un gran parlare di Michele Urbano e di Mario Molinari. I più saggi chiedono lumi al neo-consigliere nazionale dell’Ordine, Pierluigi Franz, maestro di dottrina e di codicilli (è il fratello gemello del nostro Franco Abruzzo). Il succo dei discorsi è questo: la loro decadenza va promossa d’ufficio e senza indugi dal presidente dell’Ordine della Lombardia, Letizia Gonzales, che ha in mano i certificati anagrafici rilasciati dal Comune di Milano a Franco Abruzzo. Tutti puntano gli occhi sull’articolo 37 (“Trasferimenti”) della legge 69/1963: “Nessuno può essere iscritto contemporaneamente in più di un albo. In caso di cambiamento di residenza, il giornalista deve chiedere il trasferimento nell'albo del luogo della nuova residenza; trascorsi tre mesi dal cambiamento senza che ne sia fatta richiesta, il Consiglio dell'Ordine procede di ufficio alla cancellazione dall'albo del giornalista che si è trasferito in altra sede ed alla comunicazione di tale cancellazione al Consiglio nella cui giurisdizione è compreso il luogo della nuova residenza, che provvederà ad iscrivere il giornalista nel proprio albo”. Parole chiare e in claris non fit interpretatio. Sollecitato dal presidente, il Consiglio dell’Ordine di Milano, nella seduta del 21 giugno, dovrà necessariamente deliberare la cancellazione di Urbano e Molinari dall’Albo, trasferendo i relativi fascicoli all’Ordine di Genova, che provvederà a iscriverli nei due elenchi dell’Albo ligure.
Gli amici di Urbano tentano in queste ore una estrema patetica e ridicola difesa, cercando di costruire un “domicilio professionale” (inesistente) in Milano. Costoro ignorano: a) che Urbano percepisce la pensione di anzianità dal gennaio 2006; b) che Urbano ha dichiarato all’Inpgi di risiedere in Genova (piazzale F. n. 1); c) che Urbano ha ammesso di prestare una sola collaborazione per di più gratuita (si presume quella relativa a “Giornalisti”, periodico organo di Odg, Fnsi, Inpgi, Casagit e Fondo complementare).
Per Urbano vale la regola fissata nel punto 3 dell’articolo 15 del regolamento dell’Inpgi: “Le pensioni di anzianità non sono cumulabili con i redditi da lavoro dipendente nella loro interezza. Sono, invece, cumulabili con quelli da lavoro autonomo fino al limite massimo dei 7.746 Euro. La quota di reddito eccedente tale limite è incumulabile fino a concorrenza del 50% del predetto trattamento pensionistico, al netto della quota cumulabile”. La gratuità della prestazione non esclude che l’editore (Odg, Fnsi, Inpgi, Casagit e Fondo) non riconosca a Urbano il rimborso spese, che non può essere giammai in cifra fissa mensile tale da mascherare uno stipendio. Su questo punto l’Inpgi avrà imposto il suo apprezzato rigore come già fa con Mimmo Ferrara (presidente di un fantomatico coordinamento degli enti professionali dei giornalisti). Mimmo Ferrara, titolare di una pensione ex legge 416/1981, non può percepire stipendi (da lavoro autonomo o dipendente).
Ripetiamo quanto Abruzzo, smaliziato cronista d’assalto (del “Giorno”) degli anni 60 e 70, ha scoperto: dai registri dell’Ordine di Milano emerge che il giornalista professionista pensionato Michele Urbano, nato a Terlizzi, risulta residente a Milano. Dal certificato anagrafico storico, rilasciato l’11 giugno 2007 dall’Ufficio anagrafe del Comune di Milano, si apprende che Michele Urbano, nato a Terlizzi, in data 4 luglio 2005 “è emigrato a Genova”.
Dai registri dell’Ordine di Milano emerge che il giornalista pubblicista Mario Molinari, nato a Milano, risulta residente a Milano. Dal certificato anagrafico storico, rilasciato l’11 giugno 2007 dall’Ufficio anagrafe del Comune di Milano, si apprende che Mario Molinari, nato a Milano, “è stato cancellato da questa anagrafe della popolazione residente dal 20/03/2003 per irreperibilità ai sensi dell’art. 11 Dpr 223/89”. La posta dell’Ordine, su sua richiesta, gli viene spedita in viale P.C. 4 a Savona.
Letizia Gonzales è avvisata: non può sottrarsi ai suoi doveri e ai suoi obblighi di legge. Non ha scappatoie. Deve trasferire Urbano e Molinari all’Ordine della Liguria. Amen.
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Nota - Le nuove regole sulla privacy sembrano ispirate dal concetto americano di “etica pubblica”, riservando “un’attenuata riservatezza per i personaggi politici e i pubblici funzionari sui quali il cittadino ha sempre diritto di essere informato”. In dottrina si ritiene, infatti, che l’esercizio del “diritto di cronaca può essere tanto più penetrante quanto più elevata sia la posizione pubblica della persona nelle istituzioni, nel mondo politico, in quello economico o scientifico, nella collettività, per il riflesso che le sue condotte anche private possono assumere sulla sua dimensione pubblica” (M. Polvani, La diffamazione a mezzo stampa, Cedam, Padova 1995, 108).